Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/08/2018 Qui - A dispetto di quello che si potrebbe pensare, Io c'è, pellicola del 2018 diretta da Alessandro Aronadio, è una commedia ironica e dissacrante (caustica e divertente) ma mai volgare. Il film e il regista soprattutto infatti, realizza quella commedia impeccabile che fa centro sotto un po' tutti i punti di vista (tuttavia solo parzialmente in alcuni casi). In Io c'è difatti c'è una storia ori-geniale, un senso dell'umorismo costante ma che non eccede mai ed un cast di attori assolutamente in stato di grazia. Giacché in questa commedia, che racconta di un gestore di un bed & breakfast, che subendo la "concorrenza sleale" di un convento di suore, si inventa una religione per non pagare le tasse (situazione che ovviamente creerà assurde situazioni), tutto è al suo posto, tutto è perfetto. In primissima istanza si lascia apprezzare il coraggio dell'autore di aver voluto ironizzare, talvolta in maniera velata ed altre in modo più diretto, su un argomento che nel nostro Paese è sempre un po' tabù: la religione. Ma la capacità di Aronadio è quella di scherzare sulle religioni, tutte e non solo quella cristiana, in modo intelligente e spiritoso senza correre il rischio di poter offendere la sensibilità di nessuno. Quelli che vengono messi alla berlina, infatti, non sono le religioni in quanto tali bensì molti usi e costumi legati ai culti sacri, tanti dei quali hanno davvero dell'incredibile senza il necessario bisogno di esagerazioni al fine di generare risate. In questo Io c'è fa un centro clamoroso e molte sequenze, come il pernottamento del protagonista al convento delle suore o la genesi dello Ionismo (che poi in verità come religione non è un'idea del tutto malvagia, essere dio di se stessi e quindi cercare in noi la forza per andare avanti e fare le cose senza aspettare che cadano dal cielo, non è una brutta idea), riescono a suscitare grasse risate pur mantenendo il massimo rispetto verso qualunque credo religioso. E comunque Io c'è, che non è un film religioso, si rivela però e inaspettatamente profondo e intenso.
La prima parte è brillante, divertente e nonostante l'impronta cinica e politicamente scorretta mai offensiva. La seconda, invece, si sposta su una dimensione più filosofica ed esistenziale, affrontando i temi della morte e della libertà di cura. Nel complesso, il film è equilibrato, dissacrante e provocatorio nei modi giusti. Anche perché Io c'è riflette sull'importanza del credere e sulla responsabilità delle religioni. Questo perché oltre alla riuscita sotto un punto di vista etico-concettuale, la sceneggiatura del film (brillante e in grado di mantenere il ritmo e la vis comica) si distingue in tutte le sue sfumature che, al di là del già citato senso dell'umorismo costante, riserva un lavoro magistrale sulla caratterizzazione dei personaggi in scena. I tre protagonisti sono perfetti e se non occorre aggiungere altro per sottolineare i meriti di Edoardo Leo, va evidenziata la grandiosità di Giuseppe Battiston (che nel film interpreta l'esaltato scrittore-ideologo Marco Cilio, un personaggio-spalla perfetto a cui sono affidati molti dei momenti più divertenti del film). Notevole anche l'interpretazione di Margherita Buy, la sorella del protagonista, che torna a prestare una performance divertente lontana dai suoi soliti cliché filo-drammatici a base di ansia e depressione. Ma Aronadio non si accontenta di scrivere alla perfezione i tre protagonisti, no, ci fornisce un campionario di psicologie interessanti anche per ciò che riguarda tutti i personaggi secondari, tra cui citiamo la brava Giulia Michelini e un simpatico Massimiliano Bruno. Tutti quindi al servizio di un film divertente, ma con interessanti spunti di riflessione, decisamente caustico e, con una satira feroce e audace verso le più diverse forme di religione. Un film, un prodotto di buon intrattenimento, che si inserisce brillantemente nel filone di questa nuova e promettente corrente della commedia italiana, che sta cercando di tornare alla corrente di un tempo, quella divertente e cinica al tempo stesso che sapeva ironizzare in modo pungente sui vizi e le virtù di noi italiani, che sembra ultimamente latitare. Un film perciò, seppur non perfetto e non eccezionale, decisamente originale, geniale e ironicamente divertente da vedere. Voto: 6+