venerdì 31 dicembre 2021

Bellezze cinematografiche/serialtelevisive edizione 2021

Classifiche pubblicate su Pietro Saba World il 31/12/2021 Qui - Immancabile come ogni anno è questo post, ode alla bellezza ed alla sensualità, immancabilmente arriva alla fine dell'anno, il Saba Beauty Awards che "premia" le più belle/sensuali donne apparse in tutte le pellicole e serie tv viste quest'anno. Immancabilmente in questo senso ricordo che se le foto di seni nudi o altro vi infastidiscono e le trovate disdicevoli, di ignorare questo post, ricordandovi al tal proposito che sono tutte immagini pubbliche quelle che qui trovate, di film che tanti e molti hanno visto, e niente di scabroso che vada riferito ai minori di 14 anni, che oltretutto non penso mi seguano. Niente è cambiato insomma, a parte il fatto che è stata abolita da quest'anno la regola delle più presenze vietate, a parte il fatto che ci sono ovviamente delle "nuove" protagoniste, ed a parte il fatto che cambiata è la madrina. L'anno scorso (Qui) a fare gli onori c'era la Olivia de Havilland di Via col Vento, quest'anno a farli è Tanya Roberts, morta a 65 anni all'inizio di gennaio, inizialmente era stata persino data per morta molti giorni prima. Chi era direte voi, penso invece che la conoscevate tutti, era nota infatti, e soprattutto, per aver interpretato il ruolo di Julie Rogers nella serie televisiva "Charlie's Angels" e la Bond girl Stacey Sutton in "007 - Bersaglio mobile" nel 1985 accanto a Roger Moore. Ma anche il personaggio di Sheena nel film "Sheena, regina della giungla". Ecco, per molti adolescenti (compreso me) Sheena è rimasta nel cuore, e non solo, perché era davvero bella, come belle sono tutte le altre donne di quest'edizione, la sesta.
 
BELLEZZE CINEMATOGRAFICHE
11. Ex aequo per Berenice Marlohe vista in Dalle 5 alle 7, per Vica Kerekes vista in Resistance, per Doria Tillier vista in La belle èpoque, per Ana Girardot vista in Someone, Somewhere, per Carla Salle e Juliana Lohmann viste entrambe in Motorrad, per Jessica McNamee vista in Mortal Kombat e per Cara Delevigne vista in Life in a year

giovedì 30 dicembre 2021

Le migliori attrici e i migliori attori, più altri premi e le migliori colonne sonore, dei film visti nel 2021

Classifiche pubblicate su Pietro Saba World il 30/12/2021 Qui - Messo in conto il fatto che tutto è già stato raggruppato (lo scorso anno, Qui), che tutti i premi collaterali al meglio del Cinema visto quest'anno sono in quest'unico post, vediamo le novità principali, che per l'esattezza sono due. Semplicemente ho visto così tanti film, tante buone performance attoriali, che ho aggiunto una "posizione" in più (6 ulteriori spazi), tanta musica che come con le serie tv ho evitato di mettere video, ma solamente link, a tal proposito i suddetti alle recensioni ci saranno in ordine di apparizione. Questo è tutto, tuttavia una semplice nota ancora, tornando ai migliori film pubblicati ieri, se menzione meritava il film Lost in translation, ugualmente la meritano i componenti, ovvero e principalmente gli attori Bill Murray, Scarlett Johansson (tra l'altro sarà ugualmente presente) e la regista Sofia Coppola (non era male neanche la colonna sonora), tutti in questa classifica potevano benissimo stare. Come quelli che già stanno, meritatamente e giustamente, ecco chi e cosa.

I MIGLIORI ATTORI
 
5. Ex aequo per il grande Harry Dean Stanton, che in Lucky, nella sua ultima interpretazione, da sfoggio delle abilità di una carriera intera, per lo sfortunato Chadwick Boseman, che in Ma Rainey's Black Bottom, nella sua ultima interpretazione, è abile e bravo, per il già Premio Oscar Gary Oldman, che in Mank non smette di brillare, per il bravo Riz Ahmed, abilissima la sua performance in Sound of Metal, per l'altrettanto bravo Adam Driver, capacissimo in Storia di un matrimonio, e per l'italiano, l'unico connazionale, Elio Germano, in Volevo nascondermi abile trasformista.

4. Ex aequo per l'istrionico Sacha Baron Cohen, che ne Il processo ai Chicago 7 è proprio perfetto nel ruolo, come perfetti sono nei panni de I due papi Anthony Hopkins e Jonathan Pryce, nei panni di un avvocato delle cause perse e di un presunto terrorista (povero Richard Jewell) sono Sam Rockwell e Paul Walter Hauser, e nei panni di Fred Rogers (Un amico straordinario veramente) è il mitico Tom Hanks, bravi tutti e soprattutto complimenti a chi li ha scelti.

mercoledì 29 dicembre 2021

I migliori film visti nel 2021

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 29/12/2021 Qui - Anche quest'anno ho superato quota 300 film visti di quelli "moderni", anche quest'anno tanti film sono entrati nella classifica finale (solo uno in più dello scorso anno), non è cambiato infatti il metodo di classificazione (per delucidazioni ecco il post del 2020), anche quest'anno (come in tutti gli altri anni) trovate la lista di tutti i film "esaminati" in questo 2021 nell'apposita pagina del blog (vi do un aiuto se vi servisse, questo è il link diretto), ed ovviamente anche quest'anno abbiamo un vincitore, non dimenticando tuttavia che tutti i film di questa classifica consiglio di vedere. Cos'è cambiato quindi? Il Cinema, con tanti nuovi film, nuove chicche e possibili cult. C'è comunque una nota finale, semplicemente come già successo con i peggiori film, anche tra questi migliori un film ci sarebbe potuto essere, se non fosse già stato da me visto, è Lost in translation, che approssimativamente dalla tredicesima posizione alla settima sarebbe stato inserito, perché era ed è un bellissimo film.

43. Divertente e godibilissimo, senza un attimo di pausa (rocambolesco, esagerato e delirante). Un gran bel divertimento, il mio guilty pleasure di quest'anno (7)

42. Un buon anime, un film carino, pop e piacevole. (7)

41. Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo il flop di Reuma Park e il fallimentare esordio da solista di Aldo Baglio con Scappo a casa, tornano (finalmente) quelli di una volta grazie a una commedia divertente, sincera, anche un po' commovente e con un inedito tono agrodolce. (7)

venerdì 24 dicembre 2021

I peggiori film visti dell'anno (2021)

Classifica pubblicate su Pietro Saba World il 24/12/2021 Qui - Le statistiche non sono cambiate dallo scorso anno, dalla scorsa edizione dei miei personali Razzie Awards (Qui), a non raggiungere la sufficienza quasi 1/3 di tutti i film visti quest'anno. Tuttavia solo 16 film hanno toccato il "baratro" e saranno proprio quest'ultimi i protagonisti di questa edizione (cliccando sul banner del film potrete leggerne la recensione completa). Un'edizione che, come in quella delle serie tv, vede l'abolizione delle mie personali "delusioni". Deludenti film che tuttavia non mancheranno nella lista, perché anche a prescindere dai gusti personali, a deludere può essere la tecnica. Ma ricordate, prendete tutto con le pinze, io non condanno, esprimo il mio giudizio, la scelta di visione è solo e unicamente vostra. Infine vorrei menzionare una decisione, in questa classifica meritava d'esserci anche Speed Racer (era tra le vostre Richieste), similmente tra la terza e sesta posizione, ma come detto in altre occasioni, poiché già visto è stato esentato da tutto ciò, però fate finta che c'è, che qualcuno non credo si arrabbierà mai (era ed è proprio un film pessimo).

16. Non è una questione di scandalo, quanto che manca il contenuto essenziale, e si tappa i buchi con sesso su sesso in maniera esplicita e col tentativo di far parlare di sé (4,5)
 
15. Deludente pellicola da un regista da cui ci si aspetta sempre qualcosa in più. Robert Zemeckis anche sceneggiatore insieme a Guillermo Del Toro provano a rinvigorire il romanzo di Roald Dahl aggiornandolo al giorno d'oggi con delle aggiunte random nella trama, ma il risultato, al di là della confezione lussuosa, delude (4,5)

14. Definito da Luca Guadagnino non un remake ma un omaggio alle emozioni che ha provato quando l'ha visto, avrà visto un altro film (4,5)

lunedì 20 dicembre 2021

Movies Vintage Awards 2021

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 20/12/2021 Qui - Quest'anno ho proprio esagerato nella visione (e in alcuni casi revisione) di film Vintage (ovvero antecedenti agli anni 2000), ma tra filmografie, retrospettive (molte incluse nelle Promesse cinematografiche), speciali e quant'altro, non mi ero reso ancora conto di averne visti 65. Ben più dei 48 dello scorso anno (Qui) e moltissimi di più di quelli dell'anno precedente ancora (l'anno prossimo dovrò darmi indubbiamente una regolata), così tanti insomma, che per forza di cose non ho potuto metterci la locandina/poster per ognuno (sarebbe stato un post troppo chilometrico), e infatti ho creato una lista, però sempre con il link per il rimando alla recensione. E a fine lista, come di consueto (è la quarta edizione questa), le categorie tecniche e susseguenti riconoscimenti. Ma amenità a parte, è stato un anno particolarmente interessante sul piano Vintage, ho visto/rivisto tanti grandissimi film, alcuni capolavori e/o quasi capolavori, ma anche film iconici, di culto e di solo intrattenimento, ma anche (per fortuna pochissime) schifezze. Molti generi, epoche, ho attraversato, però è stato (nonostante tutto) un gran piacere.
 
  • 65 Riti, magie nere e segrete orge nel trecento (1973) (3) Incomparabile horror che viaggia allegramente tra l'assurdo e l'inverosimile senza soluzione di continuità.
  • 64 Creepozoids (1987) (4) Un prodotto davvero modesto con poche idee e sfruttate male, che tuttavia nel suo essere trash/brutto all'ennesima potenza riesce persino a divertire.
  • 63 Buffy l'ammazzavampiri (1992) (4,5) Sebbene siano presenti tutti gli elementi da commedia che mi erano piaciuti nel telefilm (anche troppi), la regia scialba (del mai più visto Fran Rubel Kuzui) e la totale assenza di effetti speciali (i vampiri non diventano neanche polvere quando vengono infilzati dai paletti) rendono il film quasi inguardabile.
  • 62 Incubo sulla città contaminata (1980) (5,5) Film da guardare per alcune intuizioni importanti, ma sempre tenendo presente il livello (basso) della pellicola.
  • 61 Dovevi essere morta (1986) (6) Un simpatico mix fra Re-Animator o Frankenstein e Corto circuito, che si lascia seguire con piacere forse proprio perché strizza l'occhio a modelli già sperimentati.
  • 60 Dèmoni (1985) (6) A conti fatti non riuscitissimo, ma piuttosto divertente.
  • 59 Il mostro della palude (1982) (6) Alla fin fine ho trovato simpatico questo adattamento da un fumetto della DC. Non l'ho trovato infatti così orribile come lo definiscono in molti. Ho visto pellicole meno datate (o tratte dai fumetti) ben peggiori di questa.
  • 58 Cannibal Ferox (1981) (6) Un'operazione certamente "limite" e iper-violenta con un primo tempo promettente e agghiacciante che si fa sostituire troppo presto da un intreccio più debole, ripetitivo e incontrollato.
  • 57 Puppet Master - Il burattinaio (1989) (6) Molto piacevole da vedere, con attori migliori e un po' di splatter in più sarebbe potuto diventare anche un piccolo classico (non si può non pensare a un classico come La bambola assassina, sicuramente superiore a questo), ma è diventato di culto, e non è poco.
  • 56 Detective Stone (1992) (6) Fanta/horror di vecchio stampo che purtroppo risente parecchio degli anni trascorsi, in cui bisogna ammettere che in realtà c'è ben poco da salvare. Ma pasticcio godibile.
  • 55 Benedizione mortale (1981) (6) Una fotografia abbastanza curata, qualche buon colpo di scena ed alcune sequenze, che fanno di questo film una specie di prova generale per il futuro Nightmare.
  • 54 Zeder (1983) (6) Un buon film che punta sulle atmosfere e sulla tensione in crescendo, regalando anche qualche discreto momento di spavento. Tuttavia nella "metaforica" massa Zeder non brilla certamente, ma si mantiene vivo a spallate.
  • 53 Ai confini della realtà (1983) (6) Un film che viene oggi ricordato più che per il suo valore artistico, per la grave tragedia che colpì la produzione, rientrando in quel ristretto gruppo di opere considerate "maledette". Ed è un peccato, perché a parte questa tragica vicenda il film, seppur abbastanza ordinario, è godibile e valido.
  • 52 Due occhi diabolici (1990) (6) Discreto film diretto da due mostri sacri del cinema come George A. Romero e Dario Argento ad omaggiare un maestro della letteratura come Edgar Allan Poe.

martedì 14 dicembre 2021

Turbo Kid (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Presentato al Sundance 2015, Turbo Kid è esempio lampante che da buone idee infarcite d'amore per il genere si possono partorire opere magari non memorabili ma senz'altro da coccolare (particolarmente efficace la capacità della scrittura di rimanere sospesa tra crudeltà e ironia). Mescolanza assoluta di generi, tra le lande desolate di Mad Max, l'amore per la memorabilia anni '80, lo splatter e l'ironia sarcastica del Peter Jackson prima maniera. Inseguimenti a bordo di BiMX (un uso geniale questo delle biciclette, basta auto in un mondo senza risorse), duelli all'arma bianca e corpi che deflagrano sono declinati all'intrattenimento più puro, ma grazie al cielo genuino e per niente ruffiano. Sfortunatamente però, non si può non notare un calo nella narrazione e quindi dopo un'ora la pellicola comincia ad essere pesante come un macigno, per poi riprendersi in un finale bello e teso. Diciamola tutta, l'elemento più riuscito di tutto il film è la caratterizzazione dei personaggi (con un Michael Ironside eccellente) e, secondo me, solo per questo merita di essere visto. Voto: 6+

Sulla infinitezza (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, Canzoni dal secondo piano, You, the living: Roy Andersson aveva già detto tutto e ammirevolmente, con una cifra stilistica sua, originale e che rimane ben impressa. Sulla infinitezza finisce così per sembrare una sorta di riassunto della precedente trilogia, di compendio del pensiero del regista e sceneggiatore sul miserabile splendore dell'esistenza umana, ma al di là di questo c'è ben poco da cogliere in questa pellicola. C'è la grande arte del regista svedese, certo, la sua capacità di creare scene e atmosfere con pochi e curatissimi dettagli, ma Sulla infinitezza non sembra il lavoro più ispirato di Andersson, o quello che meglio esemplifichi le sue grandi potenzialità come artista. Macro e micro si fondono nelle sue storie, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo (idea che dà il senso del titolo italiano) si incontrano e sorrisi e lacrime trovano posto contemporaneamente sul volto dei suoi protagonisti, da sottolineare come di consueto il trucco che maniacalmente cerca di conferire un aspetto cadaverico agli interpreti, aumentando il senso di smarrimento per lo spettatore, e i movimenti di macchina sostanzialmente azzerati. Rare le concessioni alla musica e un solo filo conduttore per l'intera opera: una (alquanto inutile) voce off femminile che introduce le varie sequenze con testi a dir poco laconici. Voto: 6

No Sudden Move (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Un thriller dalle evidenti tinte noir, ma anche un gangster movie e film di denuncia. Un qualcosa di semplice che diventa sempre più complesso ed articolato dove delinquenti di piccola/media caratura si imbattono in gioco più complessi, avendo la presunzione anche di dominarli e manipolarli. Steven Soderbergh è perfettamente a suo agio (come lo era stato in parte ne La truffa dei Logan) con una storia che prende binari precisi, rispettando i clichè del genere, ma mettendo a nudo tematiche attuali anche se il film è ambientato negli anni '50, i suoi riflessi come il potere delle corporation, l'intreccio della legalità con l'illegalità e le tensioni razziali sono attuali ancora oggi (insomma, un buon esercizio di stile). Cast di prim'ordine (c'è anche Matt Damon in una parte importante, ma non accreditata) con Don Cheadle e Benicio Del Toro sugli scudi. Voto: 6,5

Corpus Christi (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - E' un film sulla religione o almeno sul sentimento religioso che alberga nella gente. Non apertamente contro, sicuramente critico nei confronti della religione sotto certi aspetti. L'approccio anticonvenzionale di questo giovane ragazzo spacciatosi per prete conduce a risultati che si dimostrano più efficaci di tanti sermoni. Dopo la visione di un film del genere il quesito che rimane è se sia meglio un ragazzo perduto finto prete, che ha "vissuto" la vita, ma dotato di un innato senso religioso alla sua radice o un prete "ufficiale" disilluso che ha condotto la propria vita all'interno di un guscio e celebra messa come timbrare un cartellino? Un lavoro buono sotto certi aspetti di contenuto, un po' meno quando, probabilmente per la troppa carne al fuoco, cede a qualche schematismo. Piuttosto buona anche la prova del protagonista, mentre la storia comunque, nel suo epilogo, non mi ha nè convinto nè soddisfatto del tutto. Meritevole comunque di una visione questo film diretto da Jan Komasa e candidato ai Premi Oscar 2020 nella categoria miglior film internazionale. Voto: 6,5

Una donna promettente (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Trainato dalla grandiosa performance di Carey Mulligan, Promising Young Woman è uno strano revenge thriller, che svela le sue carte piano piano. Il progetto della sua enigmatica protagonista non è chiaro fin da subito, ma i tasselli verranno amalgamati ottimamente e saranno evidenti nella parte finale. Proprio il finale imprevedibile sarà di grande impatto e non si scorderà facilmente. Alla sua prima regia, Emerald Fennell filma un revenge movie non lontano dal modello di Oltre la notte, Kill Bill o Lady Vendetta. Lo stile sta tra il dramma psicologico, il grottesco, la commedia rosa e quella nera. E per quanto il ritmo abbia qualche cedimento, le sorprese e i colpi di scena non mancano. Un film incentrato sicuramente sul dolore che tuttavia indugia davvero poco sulla spettacolarizzazione della violenza, se non in una scena abbastanza dura più per il peso che ha sulla storia che per le immagini. Un cast tecnico e artistico in prevalenza femminile che manda un messaggio ben preciso agli uomini in maniera diretta e grintosa che ricorda la quarta stagione de Il racconto dell'ancella. Sicuramente un film figlio del #metoo, ma non di propaganda e con una sua dignità cinematografica. L'Oscar come migliore sceneggiatura originale, quindi, non sembra essere stato assegnato con intenti politici, come si sospettava. A trovar qualche difetto, una voce narrante troppo invasiva e una prima ora abbastanza criptica e ripetitiva, ma una volta capite le intenzioni il film è un fiume in piena. Un film sorprendente che la visione certamente la vale. Voto: 8-

Motherless Brooklyn - I segreti di una città (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - La New York degli anni '50 è ricostruita alla perfezione nelle mani di scenografi e direttori della fotografia al servizio di Edward Norton, alla sua seconda prova in cabina di regia e a diciannove anni di distanza dal precedente film. Un giallo di tutto rispetto, che non lesina momenti di grande cinema. Purtroppo il problema è nello script, le vicende narrate sono infatti tante e particolareggiate ma rendono difficile la trasposizione causa pesantezza e confusione della sceneggiatura. La lunghezza del film un pò eccessiva alla fine annoia nonostante la prova recitativa di Norton tornato a grandi livelli. Nonostante il resto del cast sia di prima scelta rimane un film non perfettamente riuscito, magari se la sceneggiatura fosse stata affidata a qualcun altro sarebbe stato meglio, Norton troppo ambizioso. Qualche tic e qualche minuto in meno avrebbero giovato ma riconosciamogli uno stile e dei dialoghi abbastanza ricercati. Motherless Brooklyn, sorta di omaggio al noir degli anni '50 con una storia non troppo originale di corruzione urbanistica venata di razzismo e una sottotrama sentimentalistica un po' accomodata per affiancare la vicenda principale, a conti fatti apprezzabile. Voto: 6

Caccia al 12° uomo (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Una squadra di 12 sabotatori norvegesi, 11 vengono catturati ed uccisi dai nazisti che occupano il paese, il superstite tenta di raggiungere la neutrale Svezia. Da una vicenda realmente avvenuta, una tesissima caccia all'uomo che è anche un inno alla capacità di sopravvivere in condizioni estreme e alla solidarietà pur a rischio della vita, in quanto il protagonista, interpretato da Thomas Gullestad con grande intensità, viene aiutato dai suoi connazionali con una "staffetta" umana che lo trasforma nel simbolo della resistenza contro l'invasore (una menzione particolare anche a Jonathan Rhys Meyers nella valida interpretazione dell'ostico funzionario della Gestapo che non si da pace nella caccia al dodicesimo uomo). Film a tratti convenzionale (la lunghezza eccessiva in alcuni momenti e il ripetersi di alcune scene vanificano certamente la completa riuscita finale), ma forte, emozionante. Indubbiamente la retorica appare ma non disturba affatto. Un film da vedere, anche solo per conoscere questa incredibile (poco conosciuta) vicenda. Voto: 6,5

Mandibules (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - L'ennesima follia di Quentin Dupieux (che ricordiamo essere in arte l'iconico Mr. Oizo), autore di un cinema surreale e sfrenato (dal punto di vista della logica, delle idee, delle invenzioni) che non smette di stupire. Questa volta l'artista francese si esibisce con una storia che punta tutto sull'assurdo (e questa non è certo una novità per lui) e su un solo effetto speciale: un'adorabile mosca gigante, intelligente e affettuosa come un cagnolone. La sceneggiatura di Mandibules (dello stesso Dupieux, anche montatore e direttore della fotografia) è un congegno brillante, il nonsense regna sovrano trascinati dall'idiozia dei due protagonisti e dalle trovati, a volte geniali del regista. Ricalca il filone demenziale di Scemo & più scemo con forse una trama più esile ma non per questo meno godibile. Una trama kafkiana che inanella una serie di facezie e incontri al limite del surreale che scorre senza cadere nel becero e che nella sua brevità, non annoia. Gli attori sono ben assortiti (se la coppia protagonista non propone niente di particolare, nota positiva per Adele Exarchopoulos in un ruolo particolare) e alcune location gradevoli. L'enigmatico e assonnato insetto gigante filo conduttore delle varie stramberie riserva un finale sorprendente. Un'altra piccola perla da aggiungere alla collana demenziale con cui Quentin Dupieux sta deliziando lo spettatore ghiotto di humor nero. Qui di nero in realtà ce n'è poco, dato che, oltre al buon senso, si conta un'altra sola vittima ma è impossibile non sorridere davanti alla dabbenaggine del grosso Manu e di Jean-Gab, domatore principiante. Voto: 6,5

L'immortale (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Dopo Sion Sono anche Takashi Miike sbarca su Netflix, per adattare un celebre manga, ma sfortunatamente meglio non fa, anzi delude. Infatti, per me che sono uno spettatore che conosce e apprezza Miike (in altre opere) e che ho visto numerosi film d'azione sui samurai devo spiacevolmente ammettere che questo oltre ad avermi leggermente annoiato non mi ha stupito. Miike è riuscito a farlo in molte altre opere d'azione splatter con trovate e bizzarrie pregevoli, ma qua no. Certo, c'è una mattanza praticamente dall'inizio alla fine, combattimenti quasi continui, ma spesso banali e quasi tutti uguali, soprattutto quelli di massa. Le spadate non rendono come dovrebbero, non hanno un effetto reale e molto spesso non si vede neanche la spada che colpisce l'avversario. Dal punto di vista dei personaggi non è stato fatto un gran lavoro su tutti anche se è apprezzabile sia il protagonista che Anotsu. Molto sangue, molte spadate ma poca sostanza e si arriva un pochino a fatica ad oltre 2 ore senza essere sufficientemente soddisfatti. Voto: 5,5

Way Down - Rapina alla banca di Spagna (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Anche Jaume Balagueró (regista di Rec 4: Apocalypse, suo precedente film visto) si cimenta nell'heist movie, considerando il successo mondiale de La casa di carta. Una rapina considerata impossibile da mettere in opera, l'elaborato piano con il genietto/faccia da bamboccio di turno, ma nessuno spunto veramente originale che non sia stato già visto negli ultimi anni (comunque affascinanti i metodi della banda cosi come la lunga sequenza della rapina). Il regista spagnolo ha offerto decisamente di meglio nella sua carriera, tuttavia questo film garantisce una certa dose intrattenimento (buona l'idea di affiancare tutto ai mondiali di calcio del 2010), partendo dal presupposto che di sorprese se ne trovano poche. Voto: 5,5

Quelli che mi vogliono morto (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Bimbo nei boschi inseguito da killer che lo devono far fuori a tutti i costi. Thriller survival che parte con il forte handicap costituito dall'attendibilità della Angelina Jolie come pompiera paracadutista oppressa dai sensi di colpi. Digerito il personaggio e la banalità del plot, il resto si fa seguire senza problemi, nonostante gli stereotipi a manetta e incongruità sparse, grazie all'ambientazione silvestre con bei paesaggi. Film action di routine non indecoroso ma prevedibile, derivativo e certo molto deludente rispetto al film con cui Taylor Sheridan ha esordito nella regia. Voto: 5+

Willy's Wonderland (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - "The Banana Splits Movie vs. Nicolas Cage": questo sarebbe il sottotitolo più indicato per l'opera in questione. Il regista Kevin Lewis, ben conscio di ciò che il pubblico si aspetta da simili premesse, imposta Cage in modalità massacratore over-the-top à la Mandy (gli taglia del tutto pure i dialoghi, completando così la sua metamorfosi in pupazzone semovente) e gli fa prendere a sganassoni un mucchio di robot assassini. Il divertimento sta tutto qui, fra balletti dell'eroe, duelli leoniani, botte da orbi e "Free Bird" sul finale. Il resto (splatter incluso) è un contorno scipito. Voto: 5

martedì 30 novembre 2021

Collective (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Un documentario asciutto ed essenziale che segue per la maggior parte le vicende di un gruppo di giornalisti (di un quotidiano sportivo, e quelli non sportivi facevano le tre scimmiette?) intento a indagare su un caso di corruzione e frode in Romania, venuto a galla dopo un incendio in un locale durante un concerto. Molti giovani persero la vita nell'incendio ma allo stesso tempo tanti altri morirono in ospedale per la bassa qualità delle cure ricevute. Ma il documentario di Alexander Nanau (candidato come miglior documentario e miglior film internazionale ai premi Oscar 2021) si pone l'obiettivo di seguire anche la vicenda umana, stando dalla parte delle vittime di questo genocidio senza precedenti. Un film duro non tanto nelle immagini ma per (appunto) l'asciutta determinazione con cui racconta la diffusione del problema corruttivo in Romania e l'indifferenza verso di esso di buona parte della società, tra complicità e sottovalutazione. Asciutto anche nelle scelte narrative, tanto che un difetto lo si riscontra nell'avvicinarsi troppo al documentarismo. Documentarismo potente e quasi mai compromissorio (il che è anche un limite) in cui però qualche sotto-trama poteva trovare uno sviluppo adeguato. Interpretazioni valide, anche considerando che parte degli attori interpretano sè stessi. Più che discreto reportage di denuncia, incalzante e coinvolgente, un lavoro di grande qualità. Voto: 7

Every Breath You Take - Senza respiro (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Un buonissimo cast e un soggetto originale erano le premesse di una visione stimolante, e invece tutto si perde nei meandri di una storia piatta, senza grinta. Eppure il film meriterebbe di essere guardato, soprattutto nel caso in cui si vuol passare una serata rilassante, con un thriller psicologico che non mette ansia. È infatti un film che non indulge nella violenza oltre lo stretto necessario, e che crea la tensione e l'azione che servono senza spingersi troppo oltre. Qual è il limite di questo film? Il promettere (appunto) più di quanto riesca a mantenere. Vi sono, difatti, evidenti limiti di sceneggiatura. Tutta la narrazione si svolge sul doppio registro di ciò che appare rispetto a ciò che davvero è. Purtroppo, la costruzione del racconto e la psicologia dei personaggi non rende onore all'intuizione iniziale che avrebbe potuto portare il film (diretto comunque bene da Vaughn Stein) su binari assai coinvolgenti. I colpi di scena comunque ci sono, e alcune idee narrative sono anche piuttosto interessanti, ma il film nel suo complesso non colpisce come vorrebbe. Casey Affleck e Michelle Monaghan faticano ad emozionare lo spettatore, Sam Claflin riesce però a dare vita ad un villain sottilmente inquietante. Voto: 5+

Un divano a Tunisi (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Dramedy franco-tunisina, primo lungometraggio per Manele Labidi Labbé, che vuole descrivere vita e difficoltà lavorative di una psicoanalista a Tunisi, tra scetticismi, ostacoli burocratici e parenti invadenti. Una storia abbastanza semplice per come strutturata ma che non manca di affrontare dei temi interessanti e di una certa importanza, utili a delineare lo stato di diritto in Tunisia, senza essere troppo pressante e senza rinunciare a qualche sorriso. Quasi sempre brillante ma a tratti più serio, il film è infatti meno superficiale di quello che sembra, tuttavia non così coraggioso, sfugge via e risulta leggermente sopravvalutato. Diciamo che la protagonista, brava e a modo suo bellissima (è Goshifteh Farahani, per lei una piccola particina in La notte ha divorato il mondo, ad interpretarla), regge tutto il film. Un film seppur non del tutto convincente (con un finale di storia che non è riuscito a colpirmi), comunque grazioso e simpatico. Perché non tutto funziona nella sceneggiatura (talvolta incapace di rendere tangibili le emozioni, a tratti forzata nella sua leggerezza, con personaggi troppo fuori le righe), ma il risultato è interessante (fa inoltre piacere ascoltare tra le pieghe della colonna sonora due canzoni di Mina). Voto: 6

Rifkin's Festival (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - I film di Woody Allen sono (quasi) sempre meritevoli di visione ma questa volta il "maestro" sembra meno ispirato che in altre occasioni (meno che in Un giorno di pioggia a New York per esempio) tanto da ricorrere all'escamotage di realizzare sequenze "ispirate" a celebri film europei (citazioni per Fellini, Pasolini, Truffaut, Bunuel, Godard, Bergman, e qualcun altro che mi sarà sfuggito) forse per "corroborare" una sceneggiatura che pare esile e troppo ripetitiva, basata com'è su un personaggio che appare essere un alter ego del regista (nei panni di un anziano signore con un matrimonio in crisi e che si sogna sempre al centro di alcuni film che hanno segnato la sua vita). Una commedia votata al sentimentale, un po' nostalgica e decadente nei dialoghi, anche se non manca una corposa vena ironica, dal ritmo ragionato, ma forse troppo lineare nelle dinamiche che offrono pochi spunti davvero degni di nota. E tuttavia si guarda volentieri dall'inizio alla fine. Merito al cast (Elena Anaya, Louis Garrel, Gina Gershon, Wallace Shawn) che mi è sembrato abbastanza credibile. Voto: 5,5

Synchronic (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Due paramedici (Anthony Mackie e Jamie Dornan, che sinceramente una gran prova non offrono) si imbattono in persone morte o gravemente ferite dopo aver fatto uso di una nuova droga sintetica che provoca una alterazione della percezione temporale. Dopo un paio di film a basso costo piuttosto originali (V/H/S: Viral e Spring quelli da me visti), Justin Benson e Aaron Scott Moorhead affrontano per vie traverse un tema tra i più affascinanti della fantascienza con un risultato convincente solo a metà: la prima parte intriga ma si rivela essere solo un lungo preambolo, mentre la seconda, nonostante la bella resa dei "viaggi nel tempo" indotti dalla droga, risulta appesantita da troppe spiegazioni. Film gradevole ma sbilanciato. L'idea non era malvagia, ma lo sviluppo, allorché poco fluido (con tanto di dialoghi stucchevoli e prolissi), lo si aspettava decisamente migliore, nonché più compatto (sembrano due film in uno). Comunque vedibile senza grossi patemi, anche se non mi sembra un prodotto destinato ad essere ricordato a lungo. Voto: 5,5

Paradise Hills (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Colori sgargianti, cura visiva maniacale per questo Paradise Hills, centro immerso in un'isola avente lo scopo di rieducare ragazze dell'alta borghesia ad essere ad immagine della propria famiglia. Lo scopo quindi è spersonalizzare i soggetti sottoposti alla cura e renderli più inclini al conformismo. L'immagine è molto importante, l'apparenza domina ma è legato troppo al modello di riferimento, cioè Picnic ad Hanging Rock ma senza la forza ed il fascino misterioso del film di Peter Weir (o della serie omonima), come pure La fabbrica delle mogli di Bryan Forbes. Troppa forma e poco contenuto o almeno quest'ultimo poco solido rispetto all'impianto visivo. Il cast (prettamente femminile) non è male (le bellissime Emma Roberts, Eiza González e Milla Jovovich, più la brava Awkwafina), la regia debuttante (della Alice Waddington) non mostra grandi pecche, ma il ritmo della narrazione e la storia in sè mostrano poca fluidità e scarsa propensione al coinvolgimento vero e proprio. Si lascia vedere, ma rimangono poche tracce. Voto: 5,5

Tom & Jerry (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - La tecnica mista non giova particolarmente al duo inossidabile, celebri personaggi creati da William Hanna e Joseph Barbera, soprattutto a causa di una storia avulsa dal loro mondo abituale che ai bambini, in teoria i principali fruitori del film, dice molto poco (duo che, in un hotel di lusso americano, rovinano un matrimonio sontuoso pieno di animali animati in 2D, in un mondo reale). Nulla da eccepire a livello tecnico: l'ingente dispiego di mezzi si vede tutto, ma il tentativo di allargare il bacino di utenza diventa un'arma a doppio taglio e ci si diverte davvero solo quando sono i cartoni a farla da padroni. In questo senso, tutto è simpatico, molto carino, ma manca quel guizzo alla "Roger Rabbit", che ti dia anche solo una motivazione del perchè tutto questo avvenga (e la comparsata di Paolo Bonolis proprio non c'azzecca, sembra trovarsi lì e basta). Buona la prova della sexy protagonista (Chloë Grace Moretz, sempre deliziosa), poco più che anonimi gli altri (tra cui Michael Peña). Si fa guardare (questo filmetto diretto da Tim Story, già regista tra gli altri della duologia del "Poliziotto in prova"), ma per i nostalgici dei personaggi originali (tra questi anch'io) è una delusione. Voto: 5+

Locked Down (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Interamente ambientato e girato durante la pandemia e completamente integrato nella stessa, il nuovo film di Doug Liman (quello di Barry Seal per intenderci) è brillante nella sua lettura, non perfetto ma certamente più originale dell'italiano, prevedibilmente orrido, Lockdown. La protagonista del film è la sempre affascinante Anne Hathaway supportata dal bravo Chiwetel Ejiofor in una storia a metà fra la commedia romantica ed il sottogenere heist quasi interamente retta sul lavoro dei due attori. Il film funziona fin quando la pandemia detta i confini e le riflessioni sull'evento esterno che, mettendo in pausa la routine (altro confinamento), fa deperire le convinzioni sulla propria esistenza privata/lavorativa. Steven Knight (talentuso sceneggiatore che tuttavia con Serenity fece un buco nell'acqua) è abile nel vivacizzare le dinamiche con videochiamate, tormentoni, il mix di generi e aperture all'esterno (le poesie diegetiche declamate per strada). Funziona fin quando il regista è al servizio degli interpreti, degli estri della sceneggiatura in interni e non promuove troppo una commedia sin lì piacevolmente parca (grande Ben Kingsley). Con un titolo così evocativo e contingente, invece, gli autori ad un certo punto pretendono la sospensione d'incredulità con l'heist movie compiacente ed inverosimile. Nonostante ciò, ed anche se a tratti approssimata, opera gradevole. Voto: 6

Nomadland (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Realizzato quasi in forma di documentario, un interessante reportage sul "nomadismo" moderno, non privo tuttavia di suggestioni narrative legate alla vicenda del personaggio principale. Un ruolo che si adatta perfettamente all'ottima Frances McDormand, il cui personaggio compie una scelta apparentemente radicale ma in realtà naturale considerate le sue inclinazioni caratteriali. Il suo percorso, geografico e umano viene raccontato in modo lineare, senza grandi sussulti ma realisticamente in un film in cui il paesaggio, spesso aspro, diventa coprotagonista. Chloé Zhao riesce a imporsi nel panorama cinematografico internazionale (ha vinto l'Oscar per la migliore regia con questo film) non cambiando per nulla il suo lodevole stile di regia, riconoscibile ormai dal mix che fa di finzione e realismo documentaristico (esattamente come in The Rider, film ugualmente riuscito, forse più, anche a livello emozionale), e puntando tutto sul carisma e la bravura della McDormand, forse unica attrice in grado di reggere un ruolo così complesso oggi (e non gli si può dire niente, l'Oscar ci sta). Le ragioni del successo sono dovute alla comunque buona fattura del film (riuscito l'utilizzo di attori "presi dalla strada" cit.), che esplora una cultura già vista nel cinema americano ma sotto differenti punti di vista, e inquadrature in stile western. Alla buona riuscita contribuiscono fotografia e musiche. Un bel film, ma non assolutamente il miglior film, eppure a fronte delle sei candidature, il terzo Oscar eccolo lì, diciamo che qualche sbadiglio scappa. Voto: 7

L'ombra delle spie (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Un film di spionaggio classico (ambientato in un periodo di alta tensione come quello della crisi cubana del 1962) senza troppi fronzoli. Il film di Dominic Cooke, regista del sopravvalutato Chesil Beach, ci racconta infatti, in modo ben scandito e chiaro, una vicenda complessa, che nel film riesce a esplicitarsi senza eccessiva farraginosità. Non è certo un action ma si basa principalmente sui personaggi senza avere la profondità di un La Talpa tanto per fare un esempio. Però il soggetto, tratto da una storia vera (basato sulla vita della spia britannica Greville Wynne), non è niente male. Questa spia un po' improvvisata, ma efficace in questo ruolo per lui tutto nuovo che determina il suo modo di agire specialmente nel suo rapportarsi a livello umano, tanto da diventare amico del suo omologo russo. Proprio alla base di questo rapporto personale, contrariamente ad una normale spia lo spinge a rischiare oltre il dovuto, anche pagando un prezzo per questo. La presenza di Benedict Cumberbatch poi è una garanzia, in considerazione della sua profonda trasformazione fisica. Tutto per un film di spionaggio di stampo classico che, nonostante la continua sensazione di déjà vu, riesce a intrigare e intrattenere lo spettatore. Voto: 6,5

Magical Girl (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Un padre ama così tanto sua figlia che è pronto a commettere un crimine per esaudire il suo desiderio. Ma il suo errore apparentemente piccolo, porta a una reazione a catena e non c'è modo di fermarla. Pregevole lavoro che osserva l'ineluttabilità del destino e l'incapacità dell'uomo a governarlo, Magical Girl del regista spagnolo Carlos Vermut è opera seducente e dalla struttura narrativa originale. Un'opera misteriosa, che mescola magia, erotismo e psicopatologia, con qualche snodo narrativo poco credibile, ma affascinante e una volta tanto non scontata. Peccato che tutto questo non sia sufficiente a tenere alta l'attenzione per le due ore circa di durata. Lungo il percorso narrativo infatti, che intreccia, in un valzer di ricatti e sangue su piani temporali paralleli e sovrapposti, i destini di tre personaggi apparentemente lontani, si verifica una perdita e una dispersione graduale della suspense e della tensione che, unita a una costruzione altalenante del ritmo, a conti fatti finisce con l'indebolire il racconto e di riflesso la sua trasposizione (il suo "messaggio"). Gli attori sono anche bravi (in particolar modo Bárbara Lennie, vincitrice dell'unico Premio Goya a fronte di 7 nomination nel 2015, già vista in Contrattempo, Tutti lo sanno e Il regno) e il film, sotto l'aspetto puramente estetico, di Cinema, se la cava, ma non tutto funziona bene od impressiona positivamente (compreso il disturbante finale). Voto: 6

Appunti di un venditore di donne (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Film diviso in due parti. La prima, veramente riuscita, ambienta benissimo la vicenda nella Milano anni Ottanta, usa molto bene le maestranze a disposizione e costruisce un clima malinconico e amaro, molto adatto a un noir. La tavola sembra apparecchiata per una sorpresa, ma la seconda parte deraglia purtroppo in una storia sgangherata e senza molto senso, che pesca a piene mani nell'improbabile. Casting assortito alla bell'e meglio (c'è pure Libero De Rienzo, al suo ultimo film), un protagonista intollerabilmente monocorde (raramente si sono visti attori tanto legnosi come Mario Sgueglia) e un intreccio (tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Faletti) alla perenne ricerca del colpo di scena, in barba alla minima plausibilità dello sviluppo narrativo. E così tra agenti donna del Sisde con licenza d'uccidere, senatori con la pistola, brigatisti part time, la vicenda si sfascia sotto gli occhi dello spettatore illuso di aver trovato un noir italiano di livello. Un deciso passo indietro per Fabio Resinaro, co-regista del buonissimo Mine, che mette troppa carne al fuoco e non riesce ad impiattare la tavola come si deve. Peccato, l'idea di partenza avrebbe meritato una sorte migliore. Voto: 5

mercoledì 24 novembre 2021

L'isola di Giovanni (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e in seguito allo sgancio delle atomiche, l'isola giapponese di Shikotan viene occupata dall'esercito russo. Nonostante la situazione sia particolarmente drammatica (la convivenza praticamente forzata), due bambini, provenienti da contesti culturali e geografici molto differenti, diventano amici. Quello che viene dopo è la lotta che diventa molto più dura con il passare dei giorni e sopravvivere diventa una sfida. Questo anime quindi ripercorre quei drammatici accadimenti, così come era già stato fatto per Una tomba per le lucciole, attraverso gli occhi di un bambino, che assisterà al susseguirsi degli eventi (tragici) che segneranno in modo indelebile tutta la sua esistenza. Il film (diretto da Mizuho Nishikubo) può essere diviso in due parti: nella prima, nonostante l'invasione nemica, viene lanciato un messaggio di speranza sulla possibilità di convivenza fra due popoli diversi. Vediamo, infatti, bambini giapponesi cantare in russo e, per tutta risposta, bambini russi cantare in giapponese. Banale ma efficace. Nella seconda parte, invece, viene descritto l'orrore della deportazione e della separazione dai propri familiari. E' una parte molto intensa seppur caratterizzata da una serie di scelte che ho trovato molto inverosimili. Ma la scelta che mi ha lasciato più perplesso è quella inerente proprio al titolo ed ai suoi riferimenti letterari, Giovanni viene infatti da "Una notte sul treno della Via Lattea" di Kenji Miyazawa, racconto poetico che viene assorbito dal film stesso, facendolo diventare purtroppo per me, leggermente pedante. Nonostante ciò, oggettivamente un buon film, certamente istruttivo e sicuramente riuscito. Voto: 6,5

Mirai (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Per Mamoru Hosoda il tema della famiglia è molto importante, visto che già in altre occasioni è messa al centro dei suoi racconti. Questa volta viene evidenziata nel processo di crescita e nella consapevolezza di un bambino di 4 anni che vede il suo mondo cambiare con l'arrivo di una sorellina. Tra magia e realtà si snoda il racconto del regista giapponese, caricato di molta umanità e di sensazioni positive, perfettamente calibrato e dotato di una buonissima grafica che pur senza sensazionalismi evidenti riesce a rendere la storia fluida e interessante, incastrando le dinamiche famigliari con i "sogni" di un bambino che man mano vede il proprio ego mettersi da parte in favore di un'armonia comune. Il film, quindi, è un tentativo di rivisitazione del nucleo famigliare ai giorni nostri, sempre con un pizzico di elemento fantasy, ma senza esagerazioni, com'è tipico dei suoi film precedenti. Ovviamente, il suo pensiero è puramente soggettivo, e non è detto che a tutti può piacere com'è stata giostrata la visione della condizione famigliare, ma rimane sempre un film dalle buone morali e animazioni. Un film, che come tutti gli altri di Mamoru Hosoda (che ormai bisognerebbe considerare un grande), va visto, perché anche questo è bello, anzi, personalmente è il suo più bello, praticamente bellissimo. Mirai, l'ennesima (la più splendente) perla di un regista che veramente non riesce a sbagliare un colpo (molto bello La ragazza che saltava nel tempo, belli sia Summer Wars che The Boy and the Beast, non male Wolf Children). Un grande autore contemporaneo che grazie alle sue esperienze e nell'essere un prodigio nel campo dell'animazione, ci regala la sua opera più autobiografica. Sacrificando magari la spettacolarità del genere per una narrazione più intima, ma ugualmente (se non più) efficace. Mirai è piaciuto a tanti, tra cui ai signori dell'Oscar, che lo misero (prima volta in assoluto per un film d'animazione giapponese non prodotto dallo Studio Ghibli) nella cinquina del 2019, dove vinse Spiderman - Un nuovo universo, e anche questo ci sta. Mirai è il nome della sorellina del protagonista e in giapponese vuol dire futuro. Voto: 7,5

Penguin Highway (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - La durata appare oggettivamente eccessiva, soprattutto perchè il film prende una piega piuttosto surreale, manchevole di spiegazioni razionali, che perde di incisività facendo, conseguentemente, scivolare l'attenzione e il coinvolgimento verso il basso, non consentendo una godibilità della storia che per lunghi tratti appare indigesta (troppo ambiguo il rapporto tra i protagonisti). La grafica è buona, la prima parte della storia si segue bene e in maniera fluida, ma complessivamente il film di Hiroyasu Ishida, per quanto mi riguarda, manca di concretezza e di vero appeal, nonostante la fantasia e l'originalità che appaiono evidenti. Lo Studio Colorido, che trae ispirazione (anch'esso) da quello della Ghibli, debutta con questo prodotto a metà tra il surreale e la fantascienza, tratto da un racconto di Tomihiko Morimi che ha avuto grande successo di pubblico in Giappone. A mio parere un film non totalmente riuscito e non per tutti. Un racconto di formazione sicuramente apprezzabile ma sfortunatamente alquanto, e troppo, sbilanciato. Voto: 5,5

Modest Heroes (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Il primo capitolo della serie Ponoc Short Films Theatre raccoglie tre cortometraggi in tecnica mista (appunto) dello Studio Ponoc, uno studio di animazione giapponese in cui, qualche anno fa, sono convenuti alcuni animatori dello Studio Ghibli, e che ha già realizzato il lungometraggio Mary e il fiore della strega (2017). I corti animati che compongono questo progetto affrontano tutti argomenti diversi (due su tre sono fantasy), adottando differenti stili e toni. Il risultato finale è incerto, anzi, citando il titolo del progetto, modesto. Quel che mi ha lasciato più perplesso è l'inconsistenza della materia narrativa di ciascun corto. A questa considerazione fa leggermente eccezione il terzo corto, "Invisible" Man, forse il più centrato dal punto di vista delle suggestioni, sicuramente affascinante per la sua estetica, ma, comunque, incerto in alcuni passaggi del racconto. Il peggiore fra tutti mi è sembrato il primo, Kanini & Kanino, banale e ingenuo nella storia e nelle risoluzioni, sia narrative che grafico-estetiche. Life Ain't Gonna Lose è una storia di formazione carina (di un ragazzino allergico), ma innocua. Però, le riconosco il pregio di aver messo in scena con abbondanza di dettagli (il cibo!) vari aspetti della vita jappo. Punto a sfavore: rapporto madre-figlio e character design/cromatismi ricordano troppo (troppo) quelli di Ponyo di Miyazaki (e alcune soluzioni ricordano anche il mood estetico de La principessa splendente di Takahata). Insomma, lo Studio Ponoc merita attenzione, ma ha ampi margini di crescita. In particolare, mi auguro che si affranchi a sufficienza dagli standard dello Studio Ghibli, pur mantenendone la qualità formale. Voto: 5,5

Flavors of Youth (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Nato dalla collaborazione tra uno studio di animazione cinese e uno giapponese e realizzato tra tre registi, Flavors of Youth è un anime i cui tre episodi hanno in comune il sentimento di malinconia e rimpianto per il passato. I personaggi raccolgono spunti che li portano a pensare a fatti della loro infanzia che hanno indelebilmente segnato la propria vita. Realizzato con uno stile grafico suggestivo e una tecnica impeccabile, è un film molto maturo per la sottigliezza psicologica con cui sono rappresentati i personaggi. Anche se a volte la retorica è in agguato, il film è onesto e risveglia uno spontaneo sentimento di tenerezza verso la vita che scorre. C'è comunque da dire che non tutti gli episodi sono dello stesso livello. Il primo cortometraggio ha come filo conduttore il cibo, ed è dal mio punto di vista il cortometraggio più riuscito, è nostalgico e malinconico. Evoca nella mente sapori e momenti del passato che non torneranno mai più. Il secondo episodio, dal titolo "La piccola sfilata di moda", è il corto più debole a livello di sceneggiatura. Per quanto la storia sia piacevole, non riesce ad essere efficace ed evocativa come le altre due. Amore a Shangai, l'ultimo dei racconti, è una storia romantica e coinvolgente in cui i protagonisti sono legati dal filo rosso del destino. A tratti che ricorda alla lontana i film di Makoto Shinkai, 5 cm al secondo e il più recente Your name. I tre mediometraggi sono ben narrati e il tema del cambiamento è ben sviluppato. Nella fattispecie il cibo, la moda e la casa. I registi sono tutti e tre giovani al loro esordio e nel complesso hanno fatto un buon lavoro, complice un character design semplice ed efficace, delle buone animazioni e una colonna sonora coinvolgente. Voto: 6

Miss Hokusai (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Un'immersione nella Edo della prima metà del XIX secolo. Una storia di formazione personale e professionale tanto curata nei dettagli quanto densa di carica espressiva, e tuttavia fredda e compassata nel ritmo. La storia di O-ei, talentuosa figlia del più famoso Hokusai (personalmente sconosciuto pittore, ma uno dei principali artisti giapponesi dello stile ukiyo-e [mondo fluttuante]: genere di stampa artistica giapponese), che una propria via al di fuori dell'ombra del padre vorrebbe trovare. L'impostazione è quella di uno slice of life, quindi non esiste, sostanzialmente, una trama, anche se si possono suddividere i diversi episodi in due categorie: una parte riguarda il rapporto fra il pittore e i suoi discepoli e figlie, un'altra riguarda episodi soprannaturali legati al mondo della pittura tradizionale. Questi ultimi episodi sono quelli che maggiormente mi hanno interessato al film, ma anche la figura di O-nao, figlia cieca del pittore, è ben caratterizzata e interessante, più noiosi i vari discepoli che servono ad alleggerire complessivamente il film. Degna di nota (negativa) la musica: il rock è davvero inappropriato e avrei preferito una musica più contestuale. Insomma un film, diretto da Keiichi Hara, prodotto dallo studio Production I.G, tratto dal manga Sarusuberi di Hinako Sugiura, visivamente e concettualmente interessante, ma lento e non convincente del tutto. Voto: 6

Voglio mangiare il tuo pancreas (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Tenendo bene a mente Quel fantastico peggior anno della mia vita (o qualunque altro film dalle simil dinamiche, soprattutto finali), Shinichirō Ushijima combina il tema della malattia con lo shoujo (una categoria di manga e anime indirizzati principalmente a un pubblico femminile, a partire dalla tarda infanzia fino alla maggiore età) con stramboidi silenziosamente attratti l'un l'altro. Qualche eccesso nella caratterizzazione dei personaggi, ma si apprezzano i disegni eleganti e mai spocchiosi (animazione di buon livello anche se non esaltante, bella la spiegazione dello strano titolo) e la tenacia, tipicamente asiatica, nel percorrere le strade del sentimento e dell'emozione senza paura di esagerare. E infatti si esagera, ma con purezza, in maniera non programmatica. Riuscito il colpetto di scena, che non modifica la sostanza ma preserva il candore del personaggio coinvolto. Tratto dal romanzo omonimo di Yoru Sumino del 2014, da cui sono stati tratti anche un manga e un film live action, Voglio mangiare il tuo pancreas fa quindi, e decisamente il suo dovere, nonostante tutto. Perché sì, il film non ha un incipit originalissimo, ma riesce a rendersi interessante, poetico e coinvolgente quanto basta per mantenere in costante attenzione lo spettatore. Un buon film animato, da consigliare. Voto: 6,5