Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2021 Qui - Interamente ambientato e girato durante la pandemia e completamente integrato nella stessa, il nuovo film di
Doug Liman (quello di Barry Seal per intenderci) è brillante nella sua
lettura, non perfetto ma certamente più originale dell'italiano,
prevedibilmente orrido, Lockdown. La protagonista del film è la sempre
affascinante Anne Hathaway supportata dal bravo Chiwetel Ejiofor in una
storia a metà fra la commedia romantica ed il sottogenere heist quasi
interamente retta sul lavoro dei due attori. Il film funziona fin quando
la pandemia detta i confini e le riflessioni sull'evento esterno che,
mettendo in pausa la routine (altro confinamento), fa deperire le
convinzioni sulla propria esistenza privata/lavorativa. Steven Knight
(talentuoso sceneggiatore che tuttavia con Serenity fece un buco nell'acqua) è abile nel vivacizzare le dinamiche con
videochiamate, tormentoni, il mix di generi e aperture all'esterno (le
poesie diegetiche declamate per strada). Funziona fin quando il regista è
al servizio degli interpreti, degli estri della sceneggiatura in
interni e non promuove troppo una commedia sin lì piacevolmente parca
(grande Ben Kingsley). Con un titolo così evocativo e contingente,
invece, gli autori ad un certo punto pretendono la sospensione
d'incredulità con l'heist movie compiacente ed inverosimile. Nonostante
ciò, ed anche se a tratti approssimata, opera gradevole. Voto: 6
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