Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/11/2021 Qui - Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e in seguito allo sgancio delle
atomiche, l'isola giapponese di Shikotan viene occupata dall'esercito
russo. Nonostante la situazione sia particolarmente drammatica (la
convivenza praticamente forzata), due bambini, provenienti da contesti
culturali e geografici molto differenti, diventano amici. Quello che
viene dopo è la lotta che diventa molto più dura con il passare dei
giorni e sopravvivere diventa una sfida. Questo anime quindi ripercorre
quei drammatici accadimenti, così come era già stato fatto per Una tomba per le lucciole, attraverso gli occhi di un bambino, che
assisterà al susseguirsi degli eventi (tragici) che segneranno in modo
indelebile tutta la sua esistenza. Il film (diretto da Mizuho Nishikubo) può essere diviso in due
parti: nella prima, nonostante l'invasione nemica, viene lanciato un
messaggio di speranza sulla possibilità di convivenza fra due popoli
diversi. Vediamo, infatti, bambini giapponesi cantare in russo e, per
tutta risposta, bambini russi cantare in giapponese. Banale ma efficace.
Nella seconda parte, invece, viene descritto l'orrore della
deportazione e della separazione dai propri familiari. E' una parte
molto intensa seppur caratterizzata da una serie di scelte che ho
trovato molto inverosimili. Ma la scelta che mi ha lasciato più
perplesso è quella inerente proprio al titolo ed ai suoi riferimenti
letterari, Giovanni viene infatti da "Una notte sul treno della
Via Lattea" di Kenji Miyazawa, racconto poetico che viene assorbito dal
film stesso, facendolo diventare purtroppo per me, leggermente pedante.
Nonostante ciò, oggettivamente un buon film, certamente istruttivo e
sicuramente riuscito. Voto: 6,5
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