Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2021 Qui - Aaron Sorkin (affermato sceneggiatore già vincitore di un Oscar e
candidato con quest'ultimo film agli ultimi Premi) dirige (il suo
secondo dopo Molly's Game) una pellicola sul processo che si svolse a
Chicago dopo le contestazioni alla convention democratica del 1968.
Un'opera al tempo stesso informativa (di un fatto poco noto ai più) e
avvincente (basata su tempi e dialoghi serrati), e che si avvale di una
sceneggiatura molto ben scritta (ovviamente dello stesso regista) e di
un'ottima ricostruzione ambientale, con sequenze coinvolgenti (la
ricostruzione degli scontri tra manifestanti e polizia), nonché di una
prova eccellente di un cast corale nel quale si segnalano i calzanti
Frank Langella e Mark Rylance, ma soprattutto un efficacissimo Sacha
Baron Cohen (che con la sua vena ironica ma profonda riesce a far ridere
ma allo stesso tempo riesce a fare strenua opposizione pacifica),
quest'ultimo non a caso, come il lato puramente tecnico (montaggio e
fotografia), ha ricevuto una candidatura agli ultimi Oscar, ma a fronte
delle 6 complessive (comprese quella per il miglior film, che sicuramente ci stava, e migliore
canzone, sinceramente niente di eccezionale) nessuna statuetta vinta (un po' dispiace). A proposito degli Oscar 2021,
paradossale notare che uno dei personaggi in scena è proprio Fred
Hampton, il leader delle "Black Panther" co-protagonista in Judas and the Black Messiah (interpretato da Daniel Kaluuya), che in questo The
Trial of the Chicago 7 (è il turno di Kelvin Harrison Jr.)
deve invece
accomodarsi una fila dietro, anche se il suo ruolo non rimane certo
secondario. In un film di denuncia perfetto per ricordarci che a volte
la manipolazione della realtà è più subdola di quanto immaginiamo.
Nulla di originale sia chiaro, ma gli americani son maestri nel girare
questo tipo di pellicole. E così le due ore abbondanti di durata
scorrono via veloci, coinvolgenti e divertenti senza che ci sia un solo
attimo, ma davvero nemmeno uno, di pausa. Forse prevedibile (quando il
processo ha una chiara matrice politica è ben chiaro come andrà a
finire) e classico, ma gran bel film, peccato anche per le scivolate
nella
retorica che potevano essere risparmiate. Voto: 7+
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