Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2021 Qui - Il giovane Shaka King (all'attivo un solo film prima di questo, film che tra l'altro non ho visto) è abile nella regia e nel gestire tempi narrativi che mischiano ricostruzioni storiche con parti romanzate per mettere in scena una storia dolorosa, politica, d'impatto, scomoda. Un argomento complicato da rappresentare con efficacia se non attraverso un efficace accostamento biblico, che ai conti storici, rende molto bene le dinamiche che si creano tra il protagonista William O'Neal (ben interpretato da Lakeith Stanfield, era nel cast di Knives Out) e il leader della Pantere Nere. Daniel Kaluuya (migliore attore non protagonista agli ultimi Oscar, già applaudito per Scappa - Get Out) è perfetto nel rendere credibile e umana la scomoda figura del carismatico Fred Hampton ucciso dalla polizia a soli 21 anni (bravo anche Jesse Plemons nei panni dell'agente dell'FBI, era in The Irishman). Judas and the Black Messiah è una pellicola molto ben fatta. Dall'ottimo ritmo narrativo è in grado di creare riflessioni sulla corrente rivoluzionari di Hampton, l'ultimo salvatore della comunità afroamericana che ha tentato si smuovere le masse proponendo una rivoluzione dal basso, dal popolo, in grado di sovvertire il marcio della politica. Forse il neo del film è quello di concentrarsi troppo sul suo "Messiah" e di mischiare aspetti amorosi, di secondo piano, che non apportano nulla alla poetica di fondo, ma rimane un buonissimo prodotto filmico (non male la canzone da Oscar). Narrativamente, forse, avrebbe giovato di un allargamento della situazione socio-politica per rappresentare con più efficacia la portata dell'ideologia di Hampton, mentre in realtà la pellicola preferisce virare sul sicuro proponendo una duplice prospettiva che mette in parallelo il messia con il suo giuda. Nonostante le sue imperfezioni, rimane uno dei più bei biopic di quest'anno visti da me e in generale. Voto: 7
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