Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2021 Qui - Il rischio del film era quello di scivolare pericolosamente sul mieloso e sulla lacrima facile, invece è un film brillante che tratta la malattia di una teenager in maniera inusuale e mai retorica. Un film particolare che affronta un tema stra-abusato in questo periodo, ma lo fa con i toni da commedia grottesca alternata a dramma. Proprio la vitalità dell'ammalata (benissimo interpretata da Eliza Scanlen, una delle ultime Piccole donne cinematografiche), una vitalità riacquisita grazie alla conoscenza del ragazzo di strada Moses (anch'esso ben interpretato dal giovane Toby Wallace), pone le base per situazioni di una comicità surreale, con i genitori che fanno viso a cattivo gioco nell'ospitare saltuariamente un soggetto indesiderato (quest'ultimo non è certo uno stinco di santo, a metà fra innamoramento e il bisogno utilitaristico di tale conoscenza). Ma la differenza rispetto ad altri recenti drammi del (o sul) dolore giovanile la fa, più che la scelta non nuova del registro minimalista (antipatico anzi il didascalismo dei capitoletti), la capacità della esordiente regista australiana Shannon Murphy di gestire le ellissi del testo narrativo, di operare in maniera originale sullo stile visivo e di dar conto di ogni personaggio con affetto tanto partecipe quanto mai ricattatorio. Ha il pregio di non scadere nei cliché del genere e di offrire una visione dei rapporti (anche familiari) disincantata e realistica, così come una riflessione esistenziale non priva di poesia ma nemmeno edulcorata secondo schemi hollywoodiani. Validi anche il montaggio e la colonna sonora oltre al cast al completo (buona prova di Ben Mendelsohn), per un film dall'atmosfera sospesa che ben rende il contrasto tra gli anni migliori della vita e il dramma di un male incurabile. E tuttavia capolavoro non è, dopotutto è classico e scontato, ma la sincerità paga. Voto: 7
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