Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2021 Qui - Il regista Keith Thomas pesca dalla tradizione religiosa ebraica per dar vita al mazzikin (o mazzik) una sorta di spirito abile a nutrirsi delle paure e dei sensi di colpa radicati nel passato. Metaforicamente, quindi, un'entità dalla valenza simbolica interessante, tormentatrice di un popolo il cui tragico ieri è ben noto a tutti. Volgendo lo sguardo al singolo (in questo caso all'inquieto protagonista) ci troviamo al cospetto di un dolore mai sopito che combinato col senso di colpa diventa (come tradizione horror insegna) terreno fertile per entità soprannaturali poco simpatiche. L'ambientazione lugubre e claustrofobica resa ancor più opprimente da un gran lavoro fotografico, fanno del piccolo appartamento newyorkese uno scenario assai adatto per dar vita alle paure di Yakov (l'attore Dave Davis), che dal disagio per l'ingombrante presenza del defunto (proposta spesso da una sapiente regia) dovrà vedersela con situazioni assai più minacciose. The Vigil tuttavia è film riuscito solo in parte: il regista con un migliore approfondimento psicologico avrebbe sicuramente svoltato e invece si appiattisce in stilemi da cinema mainstream volgendo le proprie attenzioni più sul lato orrorifico cadendo nella trappola del già visto e dello Jumpscare elementare (però Lynn Cohen da i brividi veramente). Uno script a tratti lacunoso ed un finale deboluccio fanno il resto. Si guarda, ma nulla di imprescindibile. Voto: 5,5
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