Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2021 Qui - Una Sophia Loren convincente a più di 80 anni è la nota più lieta di
questo film, un film, remake del film del 1977 "La Vita davanti a sé"
(che a suo tempo vinse l'Oscar come miglior film straniero) tratto
dall'omonimo romanzo francese "La Vie devant soi", che viene leggermente
soffocato da una sceneggiatura un po' scontata in cui a tratti
prevalgono noia e lentezza. Una sceneggiatura a cui manca quel guizzo
che ci faccia entrare davvero nel dramma e nei suoi personaggi, una
sceneggiatura che non possiede lo spessore necessario per donare
carattere alla pellicola che, tolta l'interpretazione dei due
protagonisti (e il conseguente rapporto intenso tuttavia riduttivo tra i
due), non sembra possedere altre doti degne di nota. Il regista Edoardo
Ponti (figlio della grande attrice) non riesce inoltre a creare la
giusta atmosfera. Il film in effetti è un festival di banalità e già
visto con il tentativo di redenzione di un giovane disadattato
(senegalese) che viene allevato da una prostituta (ebrea) in pensione.
Il film purtroppo mette sul tavolo tante (troppe, ci sta in mezzo di
tutto) tematiche (la storia nel suo tentativo di essere multiculturale
ed inclusiva, alla fine è un po' troppo sbrigativa e superficiale), ma
poi punta principalmente sul sentimento, diventando un filmetto light di
cui perfetta è la dimensione da piattaforma streaming, ossia Netflix
(non a caso sa un po' di televisivo in alcuni passaggi). La canzone
della Pausini (che non meritava la candidatura figuriamoci la vittoria
dell'Oscar) ha sì un bel messaggio (nella sua ruffianeria), ma arriva
inutilmente alla fine,
quando ormai irricevibile è alle orecchie dello spettatore, nei migliori
dei casi già addormentato. Non male, ma parecchio deludente. Voto: 5,5
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