mercoledì 12 giugno 2019

La tomba delle lucciole (1988)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/10/2018 Qui - Una tomba per le lucciole, 13esimo film del compianto e mitico regista giapponese Isao Takahata, era una produzione che inspiegabilmente ancora mi mancava, ma, dopo aver visto La storia della principessa splendente, grazie alla mandata in onda sul canale Man-ga della nuova edizione del 2015 (con un nuovo doppiaggio) del film dal titolo La tomba delle lucciole e spinto da tutte le recensioni positive, mi sono convinto (anche perché era in programma che lo vedessi) a visionarla al più presto, ma purtroppo devo dire di essere rimasto amareggiato e parzialmente deluso. Perché certo, è un anime indiscutibilmente toccante ed emozionante, anche aiutato dalla tematica veramente toccante e dalla tragicità del periodo, Una tomba per le lucciole è infatti un film d'animazione giapponese datato 1988, tratto dall'omonimo racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka ed ovviamente prodotto dallo Studio Ghibli, ambientato nel 1945 che racconta i drammi (le difficoltà, i problemi e i rischi nel vivere in una grotta) di Seita e Setsuko, fratello e sorella che si ritrovano orfani a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma nonostante esso sia (in tal senso) crudo e spietato in alcune scene, per la maggior parte l'ho giudicato noioso. Non ci sono difatti colpi di scena (eccezion fatta per il finale, quello devo ammetterlo mi ha commosso, e vale il appieno il voto finale che darò) ma soprattutto ci sono alcune forzature su cui è impossibile soprassedere, forzature di cui parlerò dopo, ora ecco nel dettaglio la trama. La sera del 21 settembre 1945 Seita, un giovane ragazzo, muore di stenti nella stazione ferroviaria di Kobe, in Giappone. Nelle sue mani tiene solo una scatola di latta che contiene dei frammenti di ossa appartenenti alla sua sorellina Setsuko. Quando i passanti gettano via la scatola, appare il fantasma della bambina e subito dopo quello del ragazzo (un ragazzo che nonostante fosse ancora un bambino si assunse la responsabilità di badare alla sua vita e a quella della sua sorellina). Ha inizio così un lungo flashback che racconta la loro storia (una storia soprattutto di stenti dopo aver lasciato per incomprensioni la casa della zia ed essersi trovati a vivere in una grotta fatiscente e pericolosamente inadatta), cominciata nel giugno di quello stesso anno, durante il bombardamento di Kobe da parte degli Americani.
Come detto, questa è sicuramente una produzione toccante e commovente, che tocca in modo eccelso tematiche importantissime e che riesce a farci vivere e capire gli innumerevoli drammi della guerra (anche se ciò non è bastato a cancellare i miei dubbi), quello che fa veramente storcere il naso sono le irreali scelte che il protagonista compie durante lo svolgersi della storia, che si rivelano tutte sbagliate e sconclusionate. Chi mai, in un periodo di guerra soprattutto, abbandonerebbe una casa dove puoi tranquillamente vivere per andarsene con la sorellina in una grotta fredda e invivibile e perlopiù senza neanche un soldo? E poi, quando la sorella si ammala, ma potrebbe tranquillamente essere salvata riportandola a casa e nutrendola in modo corretto, chi mai sceglierebbe di rimanersene in questa grotta sacrificando la vita dell'unica persona che ti rimane? Queste scelte surreali hanno abbassato di molto la valutazione di quest'opera, che per le tematiche trattate poteva benissimo prendere un 10 e lode (anche se un 9 era più oggettivo), ma che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. E in tal senso, anche se probabilmente molti riterranno una blasfemia quel che dico, però sinceramente ritengo che sia uno degli anime più sopravvalutati degli ultimi venticinque anni. Questo è un film in cui lo spettatore non smetterà mai di piangere, quindi probabilmente questo ha appannato non pochi giudizi. Perché certo, tecnicamente parlando, i disegni e le ambientazioni sono molto realistici e alcuni poetici, perché certo, è comunque un bel film, piacevole da guardare e che suscita forti emozioni, perché certo, comunque sia è un film che vale la pena di essere visto, soprattutto se si ha una sorella più piccola, ma la sceneggiatura non entusiasmante e non del tutto credibile non ha aiutato il mio coinvolgimento ad un anime che non mi ha lasciato (quasi) nulla, un racconto triste di un periodo triste, una mera descrizione senza veri approfondimenti. E tuttavia è impossibile oggettivamente non dare a questa intensa, drammatica ed emozionante pellicola quel che si merita (proprio per gli innegabili pregi), ovvero un voto positivo, ma comunque non troppo positivo. Voto: 6,5