Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2021 Qui - Cinema indipendente e dalle pretese autoriali, The Rider è la pietra tombale sul western e il mito della frontiera. La regista Chloé Zhao (quella del pluri-premiato recente Nomadland) mette in scena la toccante storia di un "cavaliere" dei rodeo impossibilitato ad esibirsi dopo un infortunio e ci racconta con ritmo dilatato e una sceneggiatura molto asciutta, tutta la tensione della perdita e il dolore dell'impossibilità. La fine del sogno, per citare l'aggiunta (come sempre bruttina) al titolo originale (Il sogno di un cowboy). È nella mano di Brady che non si apre, nel corpo dell'amico paralizzato, negli espedienti e nel vizio del padre, nell'alone di miseria e sudiciume che fa da sfondo alla storia che la regista dipinge (reiterando alcuni classici stilemi del genere) tutto l'abisso reale verso cui è ormai sprofondato il "west" e la sua narrazione. E anche se qua e là il discorso pecca di ingenuità e poca originalità, la giovane regista riesce a raccontarci una sempre più rara storia di sentimenti e realtà. Un racconto intimo, senza la trappola del giudizio, onesto e pulito (attori non professionisti di grande bravura). Un'opera sensibile e profonda che, facendo riflettere sulla necessità di venire a patti con i propri sogni, riesce a commuovere senza forzature. Voto: 7
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