Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - L'esperto documentarista Gianfranco Rosi, dopo tre anni di riprese, ci offre un film/documentario che mostra i confini mediorientali tormentati da conflitti e pallottole senza fine. Il risultato non sempre appaga (anche perché non aggiunge molto a una realtà che descrive, e che forse non conosciamo, ma si limita ad appuntare e lavorare di montaggio), nonostante la commovente visione dei bimbi con i loro disegni davanti a una maestra in sandali bianchi con tacco, e le scene familiari nella stanza in comune in attesa della caccia agli uccelli. Nel complesso non entusiasmante, soprattutto con il mattone dell'ospedale psichiatrico in cui c'è una "mezza" filippica contro l'ISIS. Si ha l'impressione che alcune situazioni siano state preparate cinematograficamente. Si vedono infatti immagini molto belle ma il senso di "non verità" aleggia un po' in tutto il film. Colpisce la totale assenza di un benché minimo accenno di sorriso, non colpisce invece questo film/documentario che "erroneamente" (a parer mio e di molti) venne candidato per rappresentare l'Italia alla 93ª edizione degli Oscar nella selezione per la categoria Miglior film internazionale, non entrò infatti nella cinquina e difficilmente poteva, non è all'altezza. Voto: 6
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