Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2021 Qui - Passato, presente e futuro, una Cina che, nella visione di Jia Zhangke, sta cambiando velocemente ma con la speranza che da qualche parte rimangano radici e tradizioni. Uno spaccato della vita di Tao (Tao Zhao) da Fenyang (città natale del regista) all'Australia, in un arco di 25 anni, partendo dalla fine del 1999, con una puntata nel 2014 e un finale nel 2025, tre momenti nettamente distinti dai diversi formati dello schermo. Tre atti drammatici impreziositi da un uso superbo (presumibilmente della regia) di fotografia e ambientazione (per essere il suo mio primo film che vedo ha notevoli doti) e con un'eccellente interpretazione del cast. All'inizio tutto sembra un po' schematico, poi a poco a poco ci si lascia trasportare dalla grande forza emotiva della storia. Questo è un film profondo e lirico, grazie anche a due personaggi femminili che incidono con la loro forza/speranza emotiva. Ed è un film sfacciatamente sentimentale, e non è una grossa colpa. E ciò che rende pregevole questa pellicola è l'atmosfera malinconica e nostalgica (peraltro molto ben emblematizzata da una canzone di una cantante cantonese) che prevale e pervade l'intera vicenda, creando un'opera, forse un poco troppo lenta nella prima parte, ma alquanto poetica e suggestiva. Un'opera molto ambiziosa nei contenuti, talvolta troppo didascalica e semplicistica in alcuni passaggi, ma stimolante. Tra fuochi artificiali e canzoni occidentali (Pet Shop Boys in particolar modo), Al di là delle montagne è quindi un film, seppur in parte anche irrisolto nel suo finale, da vedere. Voto: 7
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