Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2021 Qui - Coinvolgendo la moglie Cristina e la figlia Anna, l'esperto regista Abel Ferrara ambienta in un quartiere romano un ritratto della propria carriera ed esistenza (sorta di meta-cinema autobiografico), con Willem Dafoe (molto bravo) che oltre ad interpretarne l'alter ego richiama in un paio di sequenze "L'ultima tentazione di Cristo". Vuole riflettere sui fallimenti passati e l'astinenza dagli eccessi come una condanna per l'artista che proprio in essi trovava l'ispirazione, alternando lo scorrere monotono e semplice della vita ai momenti di rabbia e incomunicabilità tra Tommaso (che non è il Tommaso della Bibbia o quello interpretato da Kim Rossi Stuart nel film omonimo del 2016) e la moglie, e rende le visioni e i sogni (pruriginosi) come unici sfoghi nel tormento per la sua repressione. La sincerità è indubbia e lo stile molto semplice con fotografia sobria e movimenti di macchina fluidi alternati a sprazzi bruschi funziona, ma le allusioni al film di Scorsese per sottolineare il contrasto interiore tra sregolatezze e l'educazione cattolica del protagonista (e del regista) sono didascaliche, e il tono generale è alquanto auto-assolutorio. Film curioso, disomogeneo ed imperfetto, che si segue più per affezione al protagonista (bello sentir recitare Dafoe in italiano) che per il valore della sceneggiatura in sé (con annessi generosi nudi). Finale un po' confuso, ma l'esperienza complessiva soddisfa, seppur solo in parte. Voto: 5,5
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