Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/08/2021 Qui - Personaggio di culto in Giappone, il massaggiatore cieco viene "riletto" da Takeshi Kitano che realizza una pellicola di evasione allontanandosi dai temi (un po' più impegnati) del suo cinema tradizionale. L'apparente semplicità di Zaitochi è però contraddetta dalla molteplicità dei temi trattati e degli stili adoperati. Non solo film di arti marziali, ma anche pochade, farsa e dramma. Il film realizzato (sebbene si tenda a mettere un po' troppa carne al fuoco) risulta molto piacevole. Eppure ad essere onesti senza la presenza (e il tocco magico) dell'impagabile Kitano, questo suo "film di samurai" meriterebbe al massimo un paio di stelle. Personaggi appena abbozzati, colpi di scena fiacchi e assai poco sorprendenti, discutibile ricorso ad effetti speciali fin troppo artificiali, struttura spezzettata e frammentaria, una parte centrale che arranca faticosamente tra lungaggini e lentezze assortite, ma per fortuna c'è lui, il geniale regista/attore a riempire gli innumerevoli spazi vuoti nelle maglie di una sceneggiatura troppo sfilacciata e a dare una risposta ai tanti "perché" che il film pone. Takeshi Kitano, basta inquadrarlo di sbieco nella sua camminata curva e strascicata per riempire lo schermo ed illuminare un'opera altrimenti deludente, egli, con Zatoichi, mette in scena un'indimenticabile personaggio, tenero, buffo, dimesso e auto-ironico (davvero esilaranti alcuni momenti del film), un paradossale esempio di invincibile perdente (lo so: è un ossimoro) nel quale è difficile identificarsi ma che è davvero impossibile non amare. E poiché Kitano è Kitano, alla fine salvo Zatoichi dalla stroncatura aggiungendo una terza stella e sarei tentato di aggiungerne persino una quarta per premiare un finale a dir poco straniante (nella sua totale assurdità) con balletto in vago stile Bollywood, ma francamente sarebbe un po' troppo: voto sufficiente. Voto: 6
Nessun commento:
Posta un commento