Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/05/2020 Qui - C'è qualcosa in questo film (in chiaro scuro) che cattura, sarà la colonna sonora avvincente, sarà la trama che racconta la corruzione politica dall'interno del mondo dei corruttori stessi, sarà il lirismo di fondo. Il ritmo però non sembra reggere la sceneggiatura (che è inevitabilmente prevedibile), i momenti di stanca sono molti, gli attori non sembrano tutti a loro agio (a parte Antonio de la Torre, che se la cava discretamente bene nonostante gli "scatti"). Nemmeno il centralissimo finale, davvero azzeccato e non troppo scontato (incentrato sull'ipocrisia), riesce a sollevare le sorti di un film riuscito solo a metà. Peccato. Il film infatti, è secondo me non all'altezza di Che Dio ci perdoni dello stesso regista Rodrigo Sorogoyen (un ritratto di due poliziotti, tratteggiati con mano sapiente e interpretati benissimo, anche dallo stesso De la Torre) e forse neanche così tanto meritevole dei 7 premi Goya vinti (tra cui quello come miglior regista ed attore protagonista, meritavano in altre occasioni, e colonna sonora, solo questo può starci) nel 2019. Voto: 5
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