martedì 12 maggio 2020

Vade Retro Virus: L'esercito delle 12 scimmie (1995)

Titolo Originale: 12 Monkeys
Anno e Nazione: USA 1995
Genere: Thriller, Fantascienza
Produttore: Charles Roven, Lloyd Phillips
Regia: Terry Gilliam
Sceneggiatura: David Webb Peoples, Janet Peoples
Cast: Bruce Willis, Madeleine Stowe, Brad Pitt, Jon Seda
Frank Gorshin, Christopher Plummer, Joey Perillo
Christopher Meloni, LisaGay Hamilton
David Morse, Joseph Melito
Durata: 120 minuti

Quesiti esistenziali e viaggi temporali, azione e sentimento sullo sfondo di scenari apocalittici.
Il talento visionario, sarcastico e anticonvenzionalmente romantico di Terry Gilliam si esprime al suo meglio in questo film cult con uno stropicciato e intenso Bruce Willis ed un Brad Pitt allucinato e schizofrenico.
Anno 2035, James Cole è un detenuto, in cambio di una promessa di libertà accetta di viaggiare nel passato per salvare il futuro apocalittico in cui vive.

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/05/2020 QuiPer fare definitivamente pace (visto i suoi recenti modesti lavori cinematografici moderni, menzionarli non serve) con Terry Gilliam, anche se già la visione di Brazil l'anno scorso aveva aiutato parecchio a rasserenare quel rapporto burrascoso che con egli avevo, ho deciso in occasione della rassegna cinefila organizzata con gli amici blogger "Vade Retro Virus", rassegna atta ad esorcizzare la pandemia in corso, di vedere uno dei suoi migliori film, se non il migliore in assoluto, L'esercito delle 12 scimmie (12 Monkeys), attuale e sorprendente, oltre che parecchio d'impatto per le soluzioni della articolata sceneggiatura. Un film che ha certamente un debito di riconoscenza con Chris Marker e il suo cortometraggio La jetée del 1962, il regista non a caso affascinato dalla storia decise di ispirarsi a ciò per immaginare questo film (nel 1995 prodotto da Charles Roven). Per farlo Gilliam si affidò naturalmente all'autore della storia originale, Chris Marker, che curò la sceneggiatura del film in collaborazione con David Webb e Janet Peoples. Ne uscì un film apocalittico e visionario che si riaggancia alle atmosfere surreali e oniriche di Brazil per filtrarle attraverso la filigrana della distopia. Nel 2035 la razza umana è rintanata nel sottosuolo dopo che un virus ne ha spazzato via il 99%. La nuova società formatasi nei rifugi sotterranei è retta da scienziati che studiano il modo di debellare il virus per poter risalire in superficie. Per farlo inviano i detenuti a raccogliere campioni protetti da tute anti contagio. Uno di questi detenuti viene inviato nel passato per risalire alla causa che ha dato origine a tanta devastazione. James Cole viene così rispedito nel 1990 con un unico indizio, trovare chi o cosa rappresenti l'Esercito delle 12 scimmie, organizzazione che sembra collegata alla diffusione del virus letale. Cole inizierà ad indagare frastornato dal salto temporale e dal cambiamento ambientale che il suo corpo deve subire. Troverà in una psicologa un alleato per risalire ai responsabili mentre la sua indagine lo condurrà in un istituto psichiatrico.
Film assolutamente affascinante nelle ricostruzioni di un mondo devastato da inquinamento e tensioni sociali. Ci sono molti elementi che fanno di quest'opera un superbo affresco della fantascienza moderna: il tema della distopia, quello dei viaggi nel tempo, poi sicuramente l'aspetto mystery con il puzzle della paternità del virus da ricomporre, la scansione psicologica del protagonista che vede il suo passato tornare in una sorta di flusso di coscienza onirico. Una narrazione fervida e rigogliosa nata dal seme lanciato da Chris Marker e fatto germogliare dal talento visionario di Terry Gilliam. Scienza e follia si rincorrono e si scambiano in maniera irreparabile qui infatti. L'occhio del regista si mette in mostra nella messa in scena di un futuro post-apocalittico in cui i volti degli scienziati vagano fra sfondi deperiti e inceneriti e si presentano sugli schermi piccoli e frammentati di un più grande occhio, quello che osserva Bruce Willis e il suo disturbante compito di viaggiare nel tempo per scoprire l'origine del virus che ha annientato l'intera umanità. Ma la famosa ironia Gilliamiana sopravvive: tutta la storia, nel suo svolgersi e dispiegarsi, è una sorta di assurdità che rivela la sua natura paradossale a partire dalle proprie cause scatenanti. Lo stesso Willis dà infatti (ironicamente) l'idea della distruzione dell'umanità all'esecutore della stessa, un antagonista di cui non si rivelerà l'identità ma che, è evidente, è pazzo ma è anche figlio di uno scienziato. Se la follia è qui figlia della scienza, il discorso vale anche al contrario, perché è proprio il figlio pazzo ad utilizzare la scienza per elaborare in maniera estesa (e sistematica, assurdamente sistematica) le proprie follie: la distruzione di un'umanità fin troppo imbalsamata nelle proprie convenzioni, che meriterebbe di essere "spazzata via". Le responsabilità della scienza ci sono chiare ed è proprio su quelle che Gilliam riflette, con la sua disinvolta spavalderia registica. Ne L'esercito delle 12 scimmie, pertanto, egli continua a proiettare le sue paure e i suoi dubbi (la corruttibilità dell'animo umano, l'alienazione, l'oscurantismo culturale, la manipolazione delle masse, la distruzione del pensiero critico), regalandoci scene di arguta creatività e colte citazioni soprattutto hitchcockiane.
E' una fantascienza visionaria, cupa e violenta quella che perversa in questo film di Gilliam. Siamo lontani dal clima grottesco di Brazil, dal quale il regista americano sottrae e ri-contestualizza un substrato ambientale socialmente malato, classista e oppressivo. I corpi sudici, continuamente inflitti e sanguinanti alimentano l'angosciante impossibilità di sottrarsi ad un sistema che manovra le pedine imponendo la sua volontà. E' un futuro caratterizzato da regimi, da clandestini movimenti sabotatori, da apocalittici contagi virali e da eroi involontari. Sia Bruce Willis (che l'Oscar l'avrebbe meritato), perennemente sofferente e in conflitto con la sua identità, sia Brad Pitt (indimenticabili i suoi folli tic e il suo sguardo assente), forniscono una tra le loro interpretazioni più convincenti. Soprattutto quest'ultimo a mio parere tocca il suo apice, apice che difficilmente ha più toccato nella sua carriera. Bravi comunque tutti gli attori coinvolti (che sono veramente dentro al film e ai loro personaggi), la bella Madeleine Stowe e il bravo Christopher Plummer, inoltre la scenografia è bella e la fotografia cupa, funzionale quindi alla storia presentata. Azzeccatissima la colonna sonora con dei passaggi immediatamente orecchiabili e riconoscibili. Grotteschi e divertenti gli effetti speciali, bene anche il montaggio. Eccellente anche la regia, di Terry Gilliam ovviamente, che riesce a fare andare il film ottimamente in crescendo fino all'epilogo, uno dei più sconvolgenti ed angoscianti che possano esserci, tra l'altro dotato di autenticità e di una grossa amarezza. A tal proposito, quale interpretazione definitiva dare a questo film? Diciamo che bisogna certamente vederlo, poi ognuno può dire la sua e dare una sua versione sulla vicenda. Una vicenda, un film, geniale, bizzarro, suggestivo, avvincente e coinvolgente. Ci sono momenti di confusione nello sviluppo della trama, ed i continui flashback di Cole bambino, la visione del futuro e di tre diversi momenti del passato non aiutano, ma intrigano, e le interpretazioni del cast, con colpi di scena, momenti di azione e di introspezione dei personaggi lo rendono decisamente valido. Mancano sequenze "definitive" per poterlo collocare tra i migliori film del genere di sempre, ma il monito sulla natura autodistruttiva del genere umano è davvero macabramente efficace. Gran film. Voto: 7,5

Tutti gli altri partecipanti alla rassegna li trovate sotto al Banner della suddetta


Nessun commento:

Posta un commento