martedì 14 dicembre 2021

Sulla infinitezza (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2021 Qui - Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, Canzoni dal secondo piano, You, the living: Roy Andersson aveva già detto tutto e ammirevolmente, con una cifra stilistica sua, originale e che rimane ben impressa. Sulla infinitezza finisce così per sembrare una sorta di riassunto della precedente trilogia, di compendio del pensiero del regista e sceneggiatore sul miserabile splendore dell'esistenza umana, ma al di là di questo c'è ben poco da cogliere in questa pellicola. C'è la grande arte del regista svedese, certo, la sua capacità di creare scene e atmosfere con pochi e curatissimi dettagli, ma Sulla infinitezza non sembra il lavoro più ispirato di Andersson, o quello che meglio esemplifichi le sue grandi potenzialità come artista. Macro e micro si fondono nelle sue storie, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo (idea che dà il senso del titolo italiano) si incontrano e sorrisi e lacrime trovano posto contemporaneamente sul volto dei suoi protagonisti, da sottolineare come di consueto il trucco che maniacalmente cerca di conferire un aspetto cadaverico agli interpreti, aumentando il senso di smarrimento per lo spettatore, e i movimenti di macchina sostanzialmente azzerati. Rare le concessioni alla musica e un solo filo conduttore per l'intera opera: una (alquanto inutile) voce off femminile che introduce le varie sequenze con testi a dir poco laconici. Voto: 6

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