venerdì 12 giugno 2020

You, the Living (2007)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Così è la vita. Fatta di litigi e incomprensioni, piccole gioie e taciuti amori, stenti e privazioni. Coperto da una costante nebbiolina grigia che avvolge interni ed esterni, You, the Living (Du Levande) di Roy Andersson è un film surreale sul (non)sense della vita. In scena un manipolo di personaggi complessati e un po' depressi, annoiati e sull'orlo di una crisi di nervi. E' il ridicolo teatrino della vita (quadretti di ordinaria follia), dove ciascuno racconta qualcosa di sé. C'è chi, non sopportato dalla moglie, prepara il suo pezzo al trombone o alla grancassa per la parata militare del paese, chi non si sente amato e sfoga il suo astio gratuitamente sugli altri, chi si cruccia per una stupida offesa, chi sogna la pena di morte per una tavola imbandita mandata all'aria. Personaggi assurdi che incarnano tutta l'essenza di quell'inspiegabile senso della vita, che il regista prova nuovamente, nel secondo film della trilogia sull'umana esistenza a spiegare, anzi, ad immortalare. In questo senso la ricerca del grottesco è riuscita, l'atmosfera rarefatta è ben fotografata. I volti per descrivere le miserie dell'umanità sempre in bilico tra il tragico ed il comico, sono perfetti. Eppure il film nel giro di un quarto d'ora perde la sua freschezza, si riavvolge su se stesso e alla fine annoia. Ma seppur dei tre (Canzoni del secondo piano prima e Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza dopo) è a conti fatti il meno ragguardevole (l'anello debole), è comunque un film ugualmente intelligente e umanamente (purtroppo per noi) veritiero, i personaggi sono ciò che sembrano e le loro vite sono, altrettanto, ciò che sembrano: le nostre. E insomma un film (riuscito comunque) da non troppo sottovalutare. Voto: 6

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