Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/06/2020 Qui - Un Takashi Miike leggero che si misura con una commedia, ma niente paura: tutto quello che può essere considerato convenzionale questo regista riesce sempre a tenerlo fuori dai suoi progetti. E così The Happiness of the Katakuris (liberamente tratto dal film sudcoreano Joyonghan Gajok di Kim Ji-Woon, che ovviamente non ho visto e quindi impossibile fare paragoni) diventa non solo una commedia ma un casino di generi mischiati tra loro come animazione, grottesco, musical e via dicendo. Sta proprio in questa impronta impazzita il suo punto di forza più che nella storia narrata che, attraverso tutto ciò che in un film non dovrebbe stare (insieme), rende i momenti più commoventi ed ottimisti fuori dalla retorica che qualunque altro film avrebbe avuto. Infatti bellissimo è il messaggio, sulla famiglia e la felicità, soprattutto nell'impattante finale. Menzione a parte la merita l'incipit nonsense rispetto al resto, con l'utilizzo della claymotion (forse per motivi di budget? che sì è esiguo) che sarà usata anche nei momenti più violenti. Rispetto ad altro del regista nipponico, comunque, le dosi di violenza e scene esplicite sono quasi nulle ma non manca il macabro, e la black comedy è black fino in fondo. Simpaticissimi quasi tutti gli intermezzi musicali, qualcuno noioso (intelligente quello alla karaoke, ennesima uscita dagli schemi). Registro grottesco discreto (comunque non ai livelli weird di Visitor Q, buono da una parte, non tanto dall'altra), pecca di prevedibilità e di poca originalità in molti punti della trama (però quella fastidiosa tendenza dei clienti del loro albergo a morire assolutamente riuscita). Registicamente discreto, l'ennesima dimostrazione della poliedricità di Takashi Miike in tutti i campi, dallo yakuza movie all'horror alla commedia. Voto: 7
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