Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2020 Qui - L'ho apprezzato, ma non fino in fondo. Il difetto maggiore è che ti colpisce di striscio, nonostante alcune belle scene. Il fascino è infatti indubbio, e le citazioni ricchissime, però è tutto spinto all'eccesso, forse troppo, e la provocazione finisce per smorzarsi, così come l'inventiva, scadendo quasi nel manierismo. Un film che ha i suoi alti e bassi, in virtù di un'alternanza ritmica che per scelta stessa del regista spezza la catena in più punti, appiattendone il bilancio generale. Comunque un film che è un mix di generi, dal pulp al genere azione, dall'erotico al romantico, on the road, un po' visionario, in alcuni tratti. Cuore selvaggio (basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford) possiamo definirlo come una storia dove gli opposti si incrociano: tenerezza e violenza, il dramma e il grottesco. La scena iniziale è molto cattiva, forse tra le più cruenti del film, il finale invece è molto romantico, si sapeva che finiva così, ma è fatto bene. Lodevole la scelta di ambientazioni e colonne sonore suggestive e simboliche, così come lodevole può essere definita l'interpretazione di un Nicolas Cage nel cuore della carriera, folle al punto giusto da seguire David Lynch nella sua crociata in nome del surreale. Non male comunque, sia William Dafoe, sia Harry Dean Stanton (visto recentemente anche in 1997: Fuga da New York), che soprattutto una giovanissima e sexy Laura Dern, immancabili infine alcuni suoi attori feticci, Grace Zabriskie, Sheryl Lee e Sherilyn Fenn. Buona prova di David Lynch, un film spietato, malato, cattivo ma anche romantico, un po' lontano dai canoni del regista, ma tutto sommato riuscito bene. Note importanti: l'assegnazione della Palma d'oro a Cannes. Voto: 6
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