Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2021 Qui - Gli alberghi sono i luoghi tipici della solitudine e questo film
racconta proprio l'incontro di due solitudini molto diverse fra loro. Da
una parte abbiamo un attore in crisi di mezza età e annoiato dalla
vita, dall'altra una giovane ragazza, sposata da poco e molto indecisa
riguardo al suo futuro. Sullo sfondo Tokyo, città piena di persone,
traffico, insegne colorate, sale giochi in cui è facile sentirsi soli e
alienati. Il breve ma intenso incontro fra Bob (un meraviglioso Bill Murray) e Charlotte (giovane e bellissima Scarlett Johansson)
darà vita a una fugace storia d'amore, una parentesi dalle loro vite
stanche e confuse che infonderà loro un po' di gioia e serenità. Sofia Coppola
(che a seguito di 4 nomination all'Oscar ne vinse uno proprio per la
sua sceneggiatura originale, che già dimostrava notevoli doti
registiche, poi affinate ulteriormente nei successivi rilevanti film)
dirige questo film con un tocco leggero, creando un'atmosfera sfumata ma
in cui i due protagonisti sono ben definiti e i dialoghi scritti bene.
E' vero il ritmo procede lento, ma la fluidità del racconto scorre
sinuosa avvolgendo lo spettatore e portandolo verso un finale sospeso e
toccante. Uno dei pregi del film è la presenza del sempre grandissimo Bill Murray, con quel suo sguardo cinico sul mondo e quell'ironia venata da malinconici sorrisi. Lost in Translation
(uno dei film più premiati a livello mondiale non a caso) è un film
poetico sulla solitudine, sull'impossibilità di comunicare che può far
sorridere nel caso di traduzioni da una lingua a un'altra, ma che fa
soffrire quando due persone che parlano la stessa lingua non riescono a
capirsi. Bel film davvero, che ho rivisto con grande piacere. Voto: 7+
Nessun commento:
Posta un commento