Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2021 Qui - Il lungometraggio di esordio della regista australiana Natalie Erika James, prodotto da nomi noti come Jake Gyllenhall e i fratelli Russo,
si presenta come un horror d'atmosfera piuttosto interessante (che non
abusa di Jumpscare un tanto al chilo, ed è un merito), in grado innanzi
tutto di soffermarsi in modo serio e per nulla facilone od ingenuo su
una problematica scottante e comune a tutti, inerente l'inevitabile
processo di invecchiamento che colpisce tutti noi, ed i nostri cari,
fino a renderci incapaci di gestirci, influenzati, se non proprio
succubi, degli scherzi che una mente resa instabile dall'invecchiamento
di cellule e neuroni, ci presenta come una sorta di beffarda resa dei
conti, con la complicità (perché no) di un intervento maligno e
controverso proveniente dagli spiriti di chi ci ha preceduto nel
raggiungere il traguardo oltre la vita. Ed è proprio da questo spunto
realistico purtroppo molto comune che il film trae la sua capacità di
coinvolgere e suggestionare anche al di là dei suoi effettivi meriti.
Ambizioso ed imperfetto, questo è indubbio, però ha un suo perché,
meritevole di una visione. In ogni caso la storia funziona abbastanza
bene, la scenografia regala momenti di inquietudine piuttosto
convincenti, e la prova delle tre interpreti protagoniste, Emily Mortimer, Bella Heathcote, e la bravissima Robyn Niven
nei panni stralunati e inquietanti di nonna Edna, contribuisce a
rendere il prodotto finito dignitoso. Un prodotto, che si inserisce
nella scia di opere come Babadook ed Hereditary, pur senza possederne la stessa forza. Voto: 6+
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