Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/03/2021 Qui - La struttura della storia richiama (abbastanza palesemente) Il tunnel dell'orrore di Tobe Hooper,
anche se in fondo è sempre la solita medesima storia già narrata in
altri millemila horror. L'originalità bisogna cercarla da un'altra
parte. Gli do la sufficienza, anche se minima, principalmente per due
motivi. Il primo è che la carne da macello, che rimane comunque tale, ha
un tasso di idiozia collettivo molto contenuto rispetto alla media, di
conseguenza non ti metti nei panni degli assassini per ammazzarli nel
modo più doloroso possibile. Il secondo motivo è la location,
scenograficamente efficace (tipo Hell Fest, per intenderci) e con
trappole ben congegnate. Positivo anche il fatto che non ci sono
(almeno in questo specifico caso) inutili spiegoni sui villain,
ammazzano, punto. Il fattore gore è discreto, la regia se la cava
dignitosamente, così come il cast che fa il suo senza grosse incertezze.
La coppia di registi Scott Beck/Bryan Woods (sceneggiatori del sorprendente A quiet place)
omaggia con successo e umiltà certo horror retrò, senza pensare di
realizzare qualcosa di innovativo. Il non voler strafare ma limitarsi a
regalare uno spettacolo degno del puro intrattenimento si rivela carta
vincente. Non resterà negli annali ma diverte, nonostante un finale non
proprio memorabile e una tormentata love story che poco si amalgama con
il racconto principale. Vedibile senza sforzi. Voto: 6
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