Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/03/2021 Qui - La storia di due sorelle che tentano di emanciparsi, ognuno a suo modo, in una società fortemente maschilista e patriarcale. Diretto da Karim Aïnouz e sceneggiato da Murilio Hauser, il film infatti, film premiato a Cannes, basato sull'omonimo romanzo del 2016 di Martha Batalha, ambientato nella Rio de Janeiro del 1950, racconta la storia di due sfortunate sorelle che per colpa di un padre padrone, prepotente e burbero, sono costrette a separarsi e a non rivedersi (presumibilmente, anche se non rinunceranno mai all'idea di ritrovarsi un giorno) mai più. La fotografia e le ambientazioni son bellissime e catturano fin dai primi minuti. Il film però mi è sembrato girare un po' a vuoto per una buona ora, poi, finalmente, ha una svolta che lo rende più interessante, procede poi per alti e bassi fino al finale, toccante ed intenso ma che, secondo me, solleva solo in parte le sorti del film. Un film che dura parecchio, forse troppo, i suoi 140 minuti si fanno sentire. Buona la recitazione delle due giovani che risultano davvero credibili e, anche se alle prime esperienze, sono ben dirette, la pellicola è certamente utile per diffondere socialmente e intellettualmente consapevolezza sulla castrazione pluri secolare che le donne hanno dovuto inutilmente subire da parte della violenza, arroganza e inutilità di molti uomini insicuri e pestilenziali, ma non si eleva (non resta impresso) come era lecito aspettarsi. Rappresentò il Brasile nella corsa agli Oscar, ma non finì nella cinquina finale, un motivo ci sarà. Comunque buon melodramma. Voto: 6+
Nessun commento:
Posta un commento