lunedì 22 marzo 2021

Via col vento (1939)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2021 Qui - Commento questo film alla mia seconda visione di questo lavoro, la prima risale a moltissimi anni fa. Gone with the wind è la rappresentazione per antonomasia del "polpettone", pellicola dalle dimensioni "monstre" in tutto e per tutto che è entrata prepotentemente a far parte dell'immaginario collettivo per i suoi personaggi, per la colonna sonora, per frasi senza tempo ed altro ancora. La guerra di secessione sconvolge l'esistenza di un intero popolo ed anche quella di Rossella O'Hara (Vivien Leigh), che si ritrova a dover ripartire da zero dopo aver perso la ricchezza di famiglia ed il marito in guerra. Sulla sua strada ritornano l'amore del tempo passato e Rhett Butler (Clark Gable) uomo affascinante che non le farà mancare il suo aiuto (e non solo). Melodramma sterminato, ma anche affresco storico elegante (in tal senso la fotografia ha un gran peso), firmato a più mani (ma il regista è Victor Fleming) è la massima rappresentazione del cinema classico hollywoodiano e non solo per i notevoli mezzi a disposizione (che per esempio risultano lampanti durante il lungo assedio di Atlanta). Una storia sterminata (quattro ore la durata) che come tale non può mantenersi sempre interessante a 360°, ma che dispone su schermo una gran varietà di eventi e mutazioni di scenario anche totali. Su tutto la principale cifra caratteristica è offerta dall'infinito, e mutevole, rapporto tra Rossella (va detto, a tratti il personaggio è fin troppo egocentrico) e Rhett (sogno delle donne e invidiato dagli uomini), questo anche (se non soprattutto) grazie a due interpreti di spessore (Clark Gable è eccezionale per la parte), anche se durante l'estenuante capitolo conclusivo, tirato davvero per le lunghe (e con tinte drammatiche a volte sopra le righe), perde un po' di fiato (impossibile non menzionare tuttavia, e soprattutto, Hattie McDaniel, prima afroamericana a vincere un Premio Oscar ed esser nominata, e Olivia de Havilland, recentemente scomparsa e recentemente madrina dell'annuale Beauty Awards). Nota a parte "merita" l'intollerabile doppiaggio italiano attribuito ai personaggi neri, decisamente retrogrado e faticosamente sopportabile (non che gli "americani" li trattino meglio, anzi, ma su questo evito di fare polemica, è bastata quella già fatta mesi fa, bisogna comunque tener conto dell'età). Un film che è entrato prepotentemente nella storia del cinema, e per una pellicola "fiume" sono fioccati un mare di Oscar, ben otto nella più classica delle decisioni dell'Academy da sempre affezionata a questa tipologia di prodotto. A suo modo immortale anche se non esente da imperfezioni quali lungaggini, approssimazioni e salti troppo repentini. Nella storia. Voto: 8

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