Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2021 Qui - Commento questo film alla mia seconda visione di questo lavoro, la prima risale a moltissimi anni fa. Gone with the wind
è la rappresentazione per antonomasia del "polpettone", pellicola dalle
dimensioni "monstre" in tutto e per tutto che è entrata prepotentemente
a far parte dell'immaginario collettivo per i suoi personaggi, per la
colonna sonora, per frasi senza tempo ed altro ancora. La guerra di
secessione sconvolge l'esistenza di un intero popolo ed anche quella di
Rossella O'Hara (Vivien Leigh), che si ritrova a dover ripartire
da zero dopo aver perso la ricchezza di famiglia ed il marito in guerra.
Sulla sua strada ritornano l'amore del tempo passato e Rhett Butler (Clark Gable)
uomo affascinante che non le farà mancare il suo aiuto (e non solo).
Melodramma sterminato, ma anche affresco storico elegante (in tal senso
la fotografia ha un gran peso), firmato a più mani (ma il regista è Victor Fleming)
è la massima rappresentazione del cinema classico hollywoodiano e non
solo per i notevoli mezzi a disposizione (che per esempio risultano
lampanti durante il lungo assedio di Atlanta). Una storia sterminata
(quattro ore la durata) che come tale non può mantenersi sempre
interessante a 360°, ma che dispone su schermo una gran varietà di
eventi e mutazioni di scenario anche totali. Su tutto la principale
cifra caratteristica è offerta dall'infinito, e mutevole, rapporto tra
Rossella (va detto, a tratti il personaggio è fin troppo egocentrico) e
Rhett (sogno delle donne e invidiato dagli uomini), questo anche (se non
soprattutto) grazie a due interpreti di spessore (Clark Gable è
eccezionale per la parte), anche se durante l'estenuante capitolo
conclusivo, tirato davvero per le lunghe (e con tinte drammatiche a
volte sopra le righe), perde un po' di fiato (impossibile non menzionare
tuttavia, e soprattutto, Hattie McDaniel, prima afroamericana a vincere un Premio Oscar ed esser nominata, e Olivia de Havilland, recentemente scomparsa e recentemente madrina dell'annuale Beauty Awards).
Nota a parte "merita" l'intollerabile doppiaggio italiano attribuito ai
personaggi neri, decisamente retrogrado e faticosamente sopportabile
(non che gli "americani" li trattino meglio, anzi, ma su questo evito di
fare polemica, è bastata quella già fatta mesi fa, bisogna comunque
tener conto dell'età). Un film che è entrato prepotentemente nella
storia del cinema, e per una pellicola "fiume" sono fioccati un mare di
Oscar, ben otto nella più classica delle decisioni dell'Academy da
sempre affezionata a questa tipologia di prodotto. A suo modo immortale
anche se non esente da imperfezioni quali lungaggini, approssimazioni e
salti troppo repentini. Nella storia. Voto: 8
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