venerdì 30 novembre 2018

Italo (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/02/2016 Qui - Italo è un film italiano del 2014 ed è stato girato in Sicilia, tra Scicli, Modica e Ragusa, con un cast proveniente prevalentemente dalla regione. Basato e ispirato su una storia incredibilmente vera, di un cane meticcio, Italo, che nell'estate del 2009 apparve in circostanze mai chiarite a Scicli, conquista l'affetto dell'intera cittadina fino a diventarne simbolo, guadagnando una popolarità per le sue doti tale da meritarsi la cittadinanza onoraria. Il film racconta anche la tenera amicizia tra questo cane straordinario e un bambino solitario. Un'ordinanza comunale ha infatti bandito i cani randagi dal paese, ma un bellissimo golden retriever sfida l'ordinanza e comincia a frequentare le stradine locali, affezionandosi soprattutto ad un bambino di dieci anni, Meno, figlio del sindaco. A poco a poco Italo, come verrà soprannominato il cane, entrerà a far parte della vita della comunità, accompagnando i turisti in visita, assistendo in chiesa alla messa e giocando con i bambini del paese. La sua presenza addolcirà le vite di tutti e farà da cupido fra il padre di Meno, rimasto vedovo, e la maestrina locale, così come fra Meno e una sua compagna di giochi. Ci vuol intelligenza e sensibilità per capire il film Italo. Il cane è il motore immobile del film. Grazie alla sua "umanità" riesce a rompere equilibri, far saltare schemi, e a ricondurre i personaggi a un punto di sintesi avanzato, di pace e serenità. E' l'opera prima della regista siciliana Alessia Scarso, che a discapito del cognome, realizza con mezzi limitati e tanta buona volontà una vera e bella storia di questo simpatico cagnolone.

giovedì 29 novembre 2018

50 sfumature di grigio (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/02/2016 Qui - Era già successo all'uscita del libro, stessa cosa al cinema, uguale alla sua mandata in chiaro su canale5, un putiferio. Ma davvero io non capisco tutto questo trambusto sul film 50 sfumature di grigio, che inutile raccontare la trama tanto la conoscono tutti quelli che l'hanno visto o letto il romanzo (famosissimo) da cui trae ispirazione, perché sinceramente non c'è niente di così scandaloso nel film come il film stesso, senza capo ne coda, inconcludente, insignificante ed irritante, a tratti volgare. Come direbbe il grande Fantozzi, "..è una cagata pazzesca" perché è un film (del 2015) senza senso, anzi, uno c'è l'ha, che anche i maniaci, ricchi, vanitosi quasi serial killer hanno una vita sessuale intensa. A parte qualche scena non c'è niente che al cinema sia stato già visto, e poi posso credere a tutto, poiché al mondo ne succedono di cose e ce ne sono di cose, ma che una ragazza appena laureata sia ancora vergine non me lo spiego, non ci credo, va bene poi se non fosse una figa da paura, perché di bella è bella, e ha un corpo (la Johnson, figlia della Griffith e Don Johnson, da cui ha preso tanto come bellezza), davvero quasi perfetto.

Una donna per amica (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/02/2016 Qui - Una donna per amica, anch'esso andato in onda in prima visione su Canale 5, è un film del 2014 diretto da Giovanni Veronesi. Il regista dopo aver indagato ed eviscerato ogni tematica relativa all'amore, si concentra sull'amicizia, status dell'animo umano molto più trascurato e mal interpretato dal mondo odierno, in una commedia, decisamente più matura e poetica delle precedenti, dove non mancano risate ma soprattutto spunti interessanti per una riflessione sull'amicizia. Questo sentimento non è mai stato un centro di dibattito e discussione importante come adesso, momento in cui i social network hanno semplificato questo rapporto rendendolo molto più aleatorio e privo di sostanza. E tutto questo lo ritroviamo nella storia del film, dove i protagonisti, Fabio de Luigi e Laetitia Casta, amici da sempre, dovranno convincerci della reale possibilità di una amicizia sincera tra uomo e donna. Francesco, avvocato che difende casi indifendibili, che svolge l'attività di consigliere comunale e Claudia, la sua migliore amica italo-francese, un po' pazza, trascorrono le proprie giornate condividendo momenti belli e brutti e rinsaldando così sempre di più la propria profonda amicizia. Ma quando la donna si sposa, l'equilibrio precario su cui la loro relazione era basata comincia ad incrinarsi. Poiché la vera tensione erotica è fra loro, riusciranno finalmente a chiamare le cose con il loro nome? Perché avere una donna per amica o avere un uomo per amico, no, non è possibile! E’ quasi fatale, ci s’innamora. Questa commedia è ben strutturata, divertente, ironica nella giusta misura senza eccedere fortunatamente mai nel volgare. I protagonisti sono tutti simpatici e tutti molto ben calati nei propri ruoli, primeggia su tutti ovviamente Fabio De Luigi a cui si deve per lo più il successo intero del film, lo affianca Laetitia Casta, che recita in italiano abbastanza bene, credibile anche se trasandata, ma molto avvenente fisicamente parlando. Intorno a Fabio e Laetitia, ruotano una serie di personaggi a cui il regista non fa mancare qualche battuta sul tema, senza però sconfinare mai nella banalità, e riuscendo a mantenere sempre un saldo equilibrio tra commedia e riflessione.

Now you see me (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/02/2016 Qui - Volete passare un po di tempo, 106 minuti, di distrazione e di divertimento puro? Allora vedete Now you see me: I maghi del crimine, e se ve lo siete persi su canale5, solo 2 settimane fa, recuperatelo, e in fretta. Immergetevi senza pregiudizi e senza preconcetti, lasciatevi trasportare da questa bella storia raccontata con leggerezza, dinamicità, ritmo, fantasia, creatività, estro ed ottima invettiva. Quattro giovani e abili illusionisti ricevono un giorno una misteriosa chiamata e formano il gruppo dei Quattro Cavalieri, che tiene incredibili spettacoli a Las Vegas, finanziati da un ricco magnate. Durante una serata compiono il numero di magia più grande, dal palcoscenico rapinano una banca a Parigi e ricompensano il pubblico con una pioggia di banconote. Come hanno fatto? E, soprattutto, cos'altro hanno in serbo per i prossimi spettacoli? All'indagine dell'FBI, che naturalmente non sarà magra di colpi di scena, partecipa un’agente dell’Interpol e controvoglia, il detective Hobbs (Ruffalo). Fermati e poi rilasciati per mancanze di prove, i maghi proseguiranno nella loro 'misteriosa' missione. Ma il più grande smascheratore di maghi-truffatori (Freeman) non rimane a guardare. La regia affidata a Louis Leterrier è fin troppo attenta e curata, tutto è curato ai minimi dettagli, il ritmo c'è, è presente e si fa sentire. L'idea è originalissima, la sceneggiatura abilmente studiata. Dimostrando il suo grande talento, il regista oltre a raccontare una storia avvincente, riesce a rendere in maniera incredibile i trucchi di magia che avvengono sullo schermo e il grande gioco di prestigio che si nasconde nella trama. Come? Adottando esattamente la tecnica degli illusionisti, ovvero dirigendo altrove l’attenzione dello spettatore. Anche i nostri occhi verranno tratti in inganno, come è successo a me nella prima incredibile scena della carta. Ma il film funziona soprattutto per la grande capacità di amalgamare un cast eterogeneo e di talento, i Quattro Cavalieri protagonisti del film infatti sono tutti attori bravissimi e in ottima sintonia recitativa, ed il cast di star hollywoodiane che li circondano ne rendono la sceneggiatura ancora più convincente e coinvolgente, senza mai dimenticare la parola d'ordine per operazioni di questo tipo: intrattenimento. Un eccellente prodotto cinematografico che inesorabilmente ci cattura e ci catapulta per tutto il film in scene divertenti, dinamiche e pirotecniche come deve riuscire a fare un buon film che poggia le sue  basi narrative e percettive sulla magia e sull'illusionismo.

mercoledì 28 novembre 2018

Still Alice (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2016 QuiStill Alice è un film del 2014 scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, con protagonista Julianne Moore, la quale grazie alla sua interpretazione si è aggiudicata il Premio Oscar per la Miglior attrice protagonista. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Perdersi (Still Alice), scritto nel 2007 dalla neuroscienziata Lisa Genova e pubblicato in Italia da Edizioni PiemmeAlice Howland è una donna alla soglia dei cinquant'anni, moglie, madre e professoressa di linguistica alla Columbia University di New York, orgogliosa degli obiettivi raggiunti. Alice ha una bella vita, tanti ricordi, ha una solida famiglia composta dal marito chimico e tre figli: Anna, Tom e Lydia. Ad un certo punto, nella vita di Alice, qualcosa comincia a cambiare, dapprima qualche dimenticanza ed in seguito veri e propri momenti di "vuoto" durante i quali non riconosce il posto in cui si trova. Questi eventi convincono Alice a ricorrere ad accertamenti medici e le viene diagnosticata una forma presenile di Alzheimer di matrice genetica. Confermata la diagnosi dopo una serie di episodi allarmanti, le sue certezze crollano, diventando una donna fragile e indifesa, anche agli occhi della famiglia che l'ha sempre vista come un pilastro. Il film racconta come Alice affronti la malattia, questa forma rara e precoce che le sta portando via tutto, ed il progressivo ed inarrestabile decadimento cognitivo. La difficoltà nel linguaggio e la perdita della memoria non le impediranno comunque di lottare, trattenendo ancora un po' la donna meravigliosa che è e che ha costruito tutta la vita. Si sente spesso dire che il cinema è terapeutico, che cura il 'male di vivere', la malattia, la sua insensatezza. Ci sono film che effettivamente favoriscono l'anamnesi e l'autoanalisi, emergendo i fantasmi o i passeggeri oscuri che ci portiamo dentro. Non sconfiggono malattie e nemmeno combattono le patologie, eppure questi film curano, raccontando storie di cura anche quando non è proprio possibile curare, guarire. Still Alice, appartiene a questo genere, fornendoci una spiegazione e un'argomentazione emozionale del morbo di Alzheimer, la storia di una deriva, la vicenda di una donna intelligente e speciale che perde giorno dopo giorno le tracce di sé, del tempo, di quando c'era, era, esisteva e conosceva il suo nome, quello della sua primogenita, quello delle persone care e delle emozioni della vita di Alice Howland.

martedì 27 novembre 2018

Sei mai stata sulla luna? (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/02/2016 QuiSei mai stata sulla Luna? è un film, commedia-romantica del 2015 diretto da Paolo GenoveseLa protagonista è una donna in carriera (la bellissima e stupenda Liz Solari), che lavora (come direttrice) in una prestigiosa rivista internazionale di moda, di quella moda che "basta avere l'autorevolezza di definirla tale, e tale diventa", guida una spider di lusso, viaggia in jet privato e vive tra Milano e Parigi. Di padre pugliese e madre spagnola Guia è, nelle parole della sua assistente Carola, "una stronza cinica e snob", accompagnata da un fidanzato opportunista e preoccupato solo di individuare nuovi paradisi fiscali. Ha tutto, o almeno credeva di avere tutto, fino a quando si ritrova costretta a tornare al paesello in cui è nata, per assistere al funerale della zia, uno sperduto paese della Puglia presso cui trascorreva le estati da bambina, dove ha ereditato una grande masseria di famiglia, a cui vorrebbe trovare un acquirente. Determinata a vendere tutto in pochi giorni si troverà invischiata in una fitta trama di relazioni, affetti, equivoci. Nella masseria infatti vivono un cugino, Pino, un po' scemo, (meglio: affetto da "un ritardo dello sviluppo cognitivo...non scemo") e un affascinante contadino che si è occupato per anni della campagna, il vedovo Renzo (Raoul Bova), che occupa gratuitamente la dependance insieme al figlio Tony. Riuscirà in una settimana nell'intento programmato? Forse no, perché il rapporto con il fattore le farà capire che l'unica cosa che le manca è l'amore, quello vero. E quando la felicità è ad un passo da lei, non saprà come raggiungerla. La fama di Genovese, aggiunge al film un grado elevato di aspettativa nei suoi riguardi dei suoi film. Questa l'importante premessa di questo film, ma sarà riuscito nell'impresa anche questa volta? Dopo la visione, la risposta è sì, perché il film non solo è all'altezza delle aspettative, ma evidenzia la bravura di Paolo Genovese che riesce a fronteggiare una sceneggiatura ben lontana (forse migliore) da quella dei suoi precedenti film.

lunedì 26 novembre 2018

Under the Skin (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/02/2016 Qui - Under the Skin è un film, un thriller del 2013, diretto da Jonathan Glazer e basato sul romanzo 'Sotto la pelle' di Michel Faber. Un'aliena che percorre le autostrade deserte a caccia di prede umane, sfrutta la bellezza di una donna morta, indossandone letteralmente le vesti, una giovane e attraente Scarlett Johansson, come esca per adescare malcapitati uomini. Ma nel suo viaggio l'aliena avrà modo di conoscere e apprezzare la natura degli uomini e delle donne e mettere così in dubbio la propria identità e origine aliena. Il regista va dritto al centro del romanzo, rinunciando ad ogni conoscenza o informazione preparatoria per occuparsi solo e soltanto del viaggio della protagonista e costruire così un on the road visionario, forse sbagliando. Perché rende la visione monotona, di fatto senza un imprinting alla fantascienza, perché Under the Skin non è un film di fantascienza. E' un film "difficile", a tratti imperscrutabile, ed è per questo che anch'io lo giudico, lento, non adatto ai canoni del genere, ripetitivo e, infine, inconsistente. Perché probabilmente il film necessita di una chiave di lettura difficile da trovare, è un film che lascia vedere molto meno di quello che alla fine si vede. E' a tratti, irritante, si capisce fin da titoli di testa, dai primi cinque minuti di questa specie di opera cinematografica. Un film pretenzioso e presuntuoso, non c'è mistero, perché si intuisce in fretta chi o cosa è Scarlett JohanssonTrama: Una volta sedotti, i vari adulti vengono condotti in un ambiente onirico in cui, immersi in una sostanza scura, vengono intrappolati. Ad aiutare la ragazza c'è un altro essere alieno, che ha assunto delle sembianze maschili e che gira in motocicletta.

The Gambler (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/02/2016 Qui - The Gambler è un film del 2014 con protagonista Mark Wahlberg, qui anche produttore. La pellicola è il remake del film 40.000 dollari per non morire (The Gambler) del 1974. Jim Bennett è un professore associato universitario di New York, frustrato, scontento del suo lavoro e segretamente schiavo del gioco d'azzardo, che ha una visione drastica del mondo e dell'esistenza: o si ha tutto o non si ha nulla. Rampollo di una ricca famiglia di banchieri, si ritrova alla morte del nonno a dover gestire il difficile rapporto con la madre separata e le pulsioni autodistruttive di una sfrenata dipendenza dal gioco. Durante una sola notte s'indebita al punto da entrare in contatto con persone poco raccomandabili. Gli rimangono solo sette giorni per saldare i debiti e trovare il modo di lasciarsi alle spalle quel genere di vita. Chiede allora un cospicuo prestito a un temutissimo gangster, e a causa dell'aumentare dei debiti, da quel momento inizierà la sua lenta e inesorabile discesa nel mondo della criminalità, fra strozzini allibratori e maniaci del gioco, in un inferno privo di qualunque regola. Coinvolto in una spirale compulsiva senza via d'uscita ma anche in una appassionata storia d'amore con una sua studentessa, finisce per giocarsi tutto in una sola puntata alla roulette. L'amore per la sua bella ed una buona dose di fortuna lo renderanno però un uomo diverso.

The Calling (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/02/2016 Qui - The Calling è un thriller (del 2014) abbastanza cupo e crudo con risvolti mistico-religiosi ambientato in una piccola città del Canada. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Inger Ash Wolfe, pseudonimo del poeta e autore, Michael Redhill. Una serie di macabri omicidi scuotono la piccola e sonnolenta cittadina di Port Dundas, la caccia al serial killer con una 'vocazione' tanto elevata da consentirgli di commettere omicidi raccapriccianti, toccherà alla detective Hazel Micallef, interpretata dal premio Oscar Susan Sarandon. La detective non ha mai avuto molto di cui preoccuparsi nella sua piccola cittadina, ma sulla strada per la pensione, sarà inevitabilmente costretta a confrontarsi con un serial killer che ha terrificato tutto il paese, che vedrà, in questo viaggio raccapricciante nella zona d'ombra che accoglie fede e paura, l'intera sua vita andare fuori controllo. La donna, che con-vive con la madre, insieme ad un divorzio, un mal di schiena lancinante e gli antidolorifici per tenerlo a bada, insieme ad un 'goccetto' occasionale, si ritrova a doversi occupare dell'omicidio di una donna malata terminale, uccisa nella sua abitazione. Ma al contrario di tanti killer, la vocazione è diversa, non c’è violenza ma liberazione. Non sono le solite fanciulle, ragazze, belle donne, a pagare saranno i 12 prescelti per l’al di là. Il compito di indagare su questi delitti orribili non è facile, ma la detective riuscirà a scoprire la chiave celata in ogni omicidio e a smascherare un diabolico ed efferato piano sanguinario.

domenica 25 novembre 2018

John Wick (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/02/2016 Qui - John Wick è un esplosivo action (del 2014) con protagonista Keanu Reeves. È necessario però fare un piccola premessa, per gustarsi il film, bisogna vederlo con lo spirito giusto, perché è inutile soffermarsi ad un trama scontata o già vista, perché se è vero che è un film d'azione con una trama all'osso, che non lascia spazio a gran fantasia, a differenza del thriller, è altrettanto vero che si tratta di un prodotto di ottima fattura, curato nei dettagli in maniera quasi sorprendente. Certo, i film basati sulla vendetta sono innumerevoli, ma ogni tanto qualche novità o cambiamento è quello che ci vuole per far sì che il prodotto funzioni. Ed è quello che questo film riesce secondo me a fare. Un vecchio inesauribile e imbattibile killer professionista (John Wick per l'appunto), ha lasciato la malavita e si è ritirato ad una vita privata serena e felice, per amore di una donna. La donna amata però muore per malattia. Gli lascia come suo ultimo ricordo un cagnolino, perché su di lui riversi l'amore perduto. A una stazione di servizio ha un diverbio con un giovane spregiudicato e invadente, Iosef, che vorrebbe comperare la sua auto, una Mustang d'epoca. Quella notte, Iosef e due amici irrompono a casa di John per fregargli la macchina, malmenandolo e uccidendogli il cane. Quando si riprende dalla pestata, John seppellisce il cane e parte per una vendetta in cui ritroverà a malincuore il vecchio se stesso e i fantasmi del suo passato. Di solito sono l'uomo o la donna normali a reagire, con una violenza che non sanno di possedere, a gravi situazioni di sopruso, ma il caso di John Wick è diverso, perché il protagonista sa come uccidere e non lo turba farlo, visto che era un assassino di professione. Come nei noir più classici la storia è raccontata in un flashback, la parte più gradevole del film perché il ritmo è veloce, come in tutto il film. Ma dei noir classici il film ha solo l'atmosfera cupa e i personaggi (forse) segnati dal destino, per il resto predomina l'azione. La descrizione dello stimolo alla vendetta è ridotta al minimo sindacale, ma mantiene un forte valore simbolico come richiamo a principi in qualche modo morali, il cane è chiaramente (in qualche modo lo spiega lo stesso Wick) una metafora della ricerca di un'impossibile normalità, infranta dall'arroganza e dalla superbia di chi crede che tutto abbia un prezzo. Da quel momento inizia il meccanismo di vendetta, che scatterebbe anche a me se dei ladruncoli, impunemente, uccidessero il mio fedele amico a quattro zampe, se mai ce ne avessi uno.

sabato 24 novembre 2018

L'ape Maia: Il film (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/02/2016 Qui - In oltre cento anni è diventata una celebrità, prima grazie alla serie di libri per bambini, poi alla celebre serie tv. Ora l'ape più maldestra e anticonformista di tutte, leggendaria icona tv degli anni settanta e ottanta, è la star nel film (del 2014) L'Ape Maia: il film. A volte infatti ritornano, se poi sono nate, cresciute o hanno conosciuto il definitivo successo negli anni '80 tornano di sicuro, l'effetto nostalgia è in campo. L'ape per antonomasia torna per grandi e piccini animata e in computergrafica, con produzione tedesca e appeal internazionale (il marchio ha 260 licenziatari nel mondo). Ma rispetto alla serie tv l'Ape Maia ha certamente più ritmo e un look rinfrescato. Ci sono le api operaie, che svolazzano indaffarate tutto il giorno, c'è l'ape regina, che comanda l'esercito e prospera grazie alla pappa reale, e poi c'è l'Ape Maia, che non ha bisogno di presentazioni a meno di non venire da un altro pianeta. Troppo curiosa e anticonformista per vivere chiusa nell'alveare, Maia vola quotidianamente alla scoperta delle infinite sorprese del prato, al seguito di Flip, affascinante cavalletta vagabonda, e sempre in compagnia di Willy, l'amico più fifone nonché il più caro. I suoi buffi sforzi per essere come gli altri e diventare una brava ape (la piccola e anticonformista Maia nasce in un alveare dove non è facile essere diversi), la mettono in conflitto con la malvagia consigliera dell'Ape Regina che nel frattempo sta organizzando un grosso furto di pappa reale. Quando Maia scoprirà il suo piano minaccioso, chiamerà a raccolta tutti gli insetti, comprese le temute vespe, che si riveleranno ottimi alleati.

Spongebob: Fuori dall'acqua (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/02/2016 Qui - SpongeBob: Fuori dall'acqua (The SpongeBob Movie Sponge Out of Water) è un film d'animazione statunitense del 2015, è il secondo film d'animazione basato sull'omonima serie televisiva, che con il più alto successo di ascolti nella storia del network (Nickelodeon) è ancora un fenomeno internazionale che continua da oltre un decennio. SpongeBob infatti, torna sul grande schermo dopo dieci anni dalla sua prima apparizione non molto fortunata, almeno in Italia e io addirittura non ricordo di averlo visto, ma poco importa. Il film è stato realizzato a tecnica mista: tradizionale, grafica computerizzata e con sequenze dal vivo. Nel film, SpongeBob, la spugna di mare più amata al mondo, sale in superficie per intraprendere l'avventura più "supereroica" di sempre. La storia è semplice ma efficace, la vita a Bikini Bottom non potrebbe essere migliore per l'eterno ottimista SpongeBob ed i suoi amici: la fedele stella marina Patrick, il sardonico Squiddi, la scoiattola scienziata Sandy ed il crostaceo capitalista, Mr. Krabs, ma quando la fantastica formula segreta dei Krabby Patty di SpongeBob (speciali e miracolosi hamburger) è scomparsa dalla cassaforte dov'era custodita gelosamente, gli eterni nemici, SpongeBob e Plankton, separati dallo spelling della parola “team” (anche se la gag funziona meglio in inglese) con una concezione del mondo radicalmente opposta, dovranno unire le proprie forze ed affrontare un viaggio attraverso lo spazio ed il tempo per poter sfruttare i loro superpoteri ed affrontare il diabolico pirata Barba Burger (Antonio Banderas, una sbiadita e grottesca copia dal grande Jack Sparrow), che ha i propri piani per le squisite prelibatezze, perché senza quella formula l'ordine sociale della comunità sottomarina di Bikini Bottom sarà totalmente sovvertito.

venerdì 23 novembre 2018

Ida (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/02/2016 Qui - Ida è un film del 2013 diretto da Paweł Pawlikowski. Di produzione principalmente polacca, il film nel 2015 ha vinto il Premio Oscar per il Miglior film straniero. La vicenda si svolge all'inizio degli anni '60, nella grigia e soffocante Polonia dove vige stabilmente il regime comunista, nel clima gelido ed uniforme del dopoguerra, che ha steso una coltre di apparente normalizzazione sociale, sotto la quale tuttavia cova ancora il retaggio, fatto di dolori, misteri non risolti, ricordi incancellabili, del recente Olocausto. Piccola premessa: non è un film per tutti perché non è divertente ma soprattutto è pesante, bisogna capirlo, quindi meglio sapere prima se vederlo o meno, non solo per la storia ma per l'ambientazione cupa e triste. Anna è una giovane novizia in attesa di diventare suora a tutti gli effetti. Vive serenamente in un convento isolato, ma poche settimane prima di prendere i voti, invitata insistentemente dalla Madre Superiora, si reca a Varsavia per incontrare la sua unica parente conosciuta, la zia Wanda, che, durante il passato, non si è mai messa in contatto con lei, e che non si è mai interessata a lei. Quando arriva nell'appartamento della zia, si trova di fronte una cinquantenne single, intellettuale elegante e disinvolta, ma visibilmente disillusa, al limite del cinismo. Wanda appartiene infatti all'élite del regime, essendo un magistrato, con un passato di combattente nella Resistenza antinazista e di militante del partito, soprannominata "Wanda la sanguinaria", dato che si può bene immaginare come viene esercitata la giustizia in un paese comunista, condanna sicura per i cosiddetti "nemici del popolo". È una donna, in apparenza energica e dura, ma segnata dalla disillusione e la solitudine interiore, che nasconde una grande sofferenza, compensando con un'attiva vita sessuale con vari partner e con il consumo di alcoolici. In breve racconta ad Anna una tremenda verità familiare, lei è ebrea e il suo vero nome è Ida.

giovedì 22 novembre 2018

La Spia: A most wanted man (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/02/2016 Qui - La spia: A Most Wanted Man (A Most Wanted Man) è un film del 2014 basato sul romanzo 'Yssa il buono' di John le Carré. Una spy story anomala, che all'azione preferisce l'introspezione, al dinamismo il gioco intellettuale, un thriller vecchio stile. All'azione vera e propria si preferisce infatti tutta la ricostruzione delle indagini con un'ampia panoramica su come funzionano i servizi segreti e quali metodi usano per arrivare ai loro scopi. Spesso questi metodi non spiccano per la loro legalità ma ormai dopo l'11 settembre questo sembra ormai dato per assodato. E' stato l'ultimo film del compianto Philip Seymour Hoffman. Tre degli attentatori dell'undici settembre erano di base ad Amburgo, da quel giorno la città portuale tedesca divenne un sito ad alto rischio, sorvegliato dai servizi segreti tedeschi e americani, compresi nel tentativo di anticipare un'eventuale minaccia terroristica. È in questo contesto geopolitico che si muove questo thriller politico. Un povero diavolo di origine russo-cecena, Issa Karpov, approda nel porto deciso a recuperare il denaro che suo padre, uno spietato criminale di guerra, ha accumulato impunemente. Allertati i servizi segreti tedeschi e americani, spetta a Günther Bachmann (Hoffman) scoprire se Issa Karpov è un innocente coinvolto in una storia più grande di lui o un pericoloso terrorista pronto a fare esplodere Amburgo. Intanto però sta indagando su un rispettato accademico musulmano che sta appoggiando segretamente delle attività terroristiche tramite donazioni ad una compagnia di navigazione con sede a Cipro. Bachmann, grasso, depresso, solitario ma acuto e intelligente, cinico e deluso col vizio dell'alcol e della solitudine, non può sbagliare e deve riscattare un passato e un fallimento pesante. L'uomo infatti è solo, beve ed è concentrato solo sul suo lavoro e questo ovviamente non fa che tormentarlo. Con l'aiuto di una giovane avvocatessa (Rachel McAdams), di un'astuta agente della CIA (Robin Wright), ben determinata ad ottenere ciò che vuole, con cui sembra nascere un'intesa sentimentale e professionale e di un losco banchiere (Willem Defoe), Bachmann organizza un contorto piano per incastrare il suo obiettivo.

mercoledì 21 novembre 2018

St.Vincent (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/02/2016 QuiSt. Vincent è una toccante, emozionante e divertente commedia sull'amicizia tra un adulto e un bambino del 2014. Il 63enne veterano di guerra Vincent, interpretato da un magistrale Bill Murray, sarcastico, rude, e pieno di risentimenti, siede sulle rovine della sua vita, ma tutto cambierà quando il suo vicino di casa, il dodicenne Oliver, lo presenterà come un eroe dei giorni nostri per un progetto scolastico. Nel 2015 il film ha ricevuto ai Golden Globe, una Nomination Miglior film commedia o musicale e una Nomination Miglior attore in un film commedia o musicale a Bill Murray. Il piccolo Oliver, dopo il divorzio dei genitori, è costretto a trasferirsi in un'altra città e la madre (Melissa McCarthy), causa lavoro, lo affida ad un insolito babysitter, il vicino di casa Vincent, indolente e indisponente, un uomo scorbutico, burbero e dal linguaggio colorito, un misantropo col vizio della bottiglia, delle scommesse ai cavalli e delle cattive maniere, ruvido e scostante. Vincent non piace alla gente e a Vincent non piace la gente, fatta eccezione per Daka, una prostituta russa incinta con cui intrattiene una relazione economico-affettiva. Prima riluttante e poi convinto dal compenso, Vincent accetta di dedicarsi al ragazzo, perché a corto di soldi e ha dei debiti da saldare. E' una mossa saggia quella di affidare un bambino di otto anni ad un forte bevitore, che passa il proprio tempo alle corse, all'occorrenza si arrangia con piccole truffe, protegge una prostituta ed è pure parecchio scontroso? La risposta non è scontata. Perché Vincent, in apparenza un pensionato alcolizzato, è in realtà un veterano di guerra con un gran cuore che si prende amorevolmente cura della moglie malata, colpita da demenza senile, e di una spogliarellista incinta dell'est europeo, a cui paga gli esami per la gravidanza. Nel corso delle giornate che egli trascorre col giovane, l'anziano signore in pratica svelerà ed insegnerà al ragazzo un nuovo approccio su come affrontare la vita, instillandogli quella sicurezza e quella fiducia necessaria ad affrontare la vita futura. Chiamato dal suo insegnante a raccontare la storia di una persona conosciuta e in odore di santità, Oliver sceglierà proprio Vincent, contribuendo col suo amore ad addomesticarne il cattivo umore.

martedì 20 novembre 2018

Il ricco, il povero e il maggiordomo (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/02/2016 Qui - Il ricco, il povero e il maggiordomo è l'ultimo film in ordine di tempo (2014) del famoso, irriverente e divertente trio comico Aldo, Giovanni & Giacomo. A quattro anni di distanza, il trio è tornato, e finalmente direi, ma ne è valsa la pena di aspettare. La loro nuova commedia funziona alla grande, divertente, ben strutturata e riuscitissima, sa divertire ma anche riflettere, il tutto senza le volgarità tipiche dei cinepanettoni o delle commedie americane. In mezzo a film inconsistenti, non divertenti, volgari ed estremamente superficiali, fatti solo di doppi sensi, cosce al vento e battute scurrili, questo film spicca, proponendo una bella storia, raccontata dai tre protagonisti e da un cast "di contorno" degno del massimo rispetto, ma anche per le risate di cuore che si fanno durante il film, per l'attualità del tema trattato e per la loro consueta vena surreale che in quest'occasione ce li mostra più che mai in forma. Una commedia che vuole regalare risate educando, ma alla fine segna forse uno dei lavori meno convincenti della loro carriera. La loro comicità, a differenza di quella di molti colleghi del settore, è legata alle azioni e non alle battute, ma sembrano sempre più ripetitive e noiose. A tratti il lungometraggio sembra scivolare nella banalità, con la sceneggiatura che non sa bene dove andare a parare chiudendo con un matrimonio che nulla ha a che vedere con il filone narrativo principale, e il rimarcare in continuazione il valore della vera amicizia risulta certe volte un po' forzato. Ma è questo che i tre hanno da offrire e a volte può bastare per avere successo.

lunedì 19 novembre 2018

Selma: la strada per la libertà (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/02/2016 Qui - Selma: La strada per la libertà (Selma) è un film del 2014, che ha ricevuto 2 nomination all'Oscar e 4 nomination ai Golden Globe 2015, tra cui miglior film e regia. La stupenda e bellissima 'Glory', la canzone che accompagna la colonna sonora, ha vinto entrambi i premi, qui il video. Il film rappresenta una rievocazione delle marce da Selma a Montgomery che dal 1965 segnarono l'inizio della rivolta per i diritti civili negli Stati Uniti. Negli ultimi anni il cinema americano ha iniziato un percorso alla scoperta dei momenti fondamentali che hanno caratterizzato la storia della conquista dei diritti per le persone di colore, da Lincoln, a 12 anni schiavo e a Django Unchained. Film che hanno finalmente squarciato realtà drammatiche che per troppo tempo sono rimaste sconosciute al grande pubblico americano e non solo. Strano e spiacevole però, è anche il fatto che non ci siano film su Luther King, e la regista Ava DuVernay (miglior regista al Sundance Film Festival del 2012 per Middle of Nowhere) ha cercato con Selma di ovviare a tale mancanza storica oltre che cinematografica. Il film, narra l'intervento di Martin Luther King Jr. (David Oyelowo), carismatico leader pacifico della rivoluzione non violenta, nei tre mesi del 1965 in cui si oppose al regime bianco con una pericolosa campagna, per imporre l’imprescindibile diritto di voto anche ai neri, una delle più memorabili battaglie. Organizzò infatti una marcia pacifica in Alabama, da Selma a Montgomery, che culminò con la firma del presidente Johnson (Tom Wilkinson) del Voting Rights Act, una delle vittorie più significative per il movimento dei diritti civili, oltre che a distanza di anni con la morte di King a soli 39 anni. Il film non ha particolari meriti cinematografici, regia piatta, una narrazione con pochi sussulti emotivi, a tratti un po' lento soprattutto quando mostra i risvolti personali della vita del protagonista, ma assolutamente secondaria la sottolineatura estetica rispetto alla primaria importanza di consapevolizzare il mondo intero su un aspetto mortificante della storia, soprattutto americana. Nonostante qualche piccolo difetto il film è comunque molto interessante e ben recitato. La scenografia ci fa respirare a pieni polmoni l'atmosfera dell'America degli anni 60 dove negli stati del sud, nonostante le leggi teoricamente consentissero il voto ai neri, di fatto tutti i poteri forti concentrati nelle mani dei bianchi, cercano di negare loro questo diritto che sta alla base dell'emancipazione umana e sociale di un popolo.

domenica 18 novembre 2018

Due cuori e un matrimonio (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2016 Qui - Due cuori e un matrimonio è una classica commedia romantica per la televisione, dove una coppia prima si odia o come in questo caso, totalmente agli antipodi per carattere, che vedono le cose in maniera totalmente opposta, si attraggono a vicenda e inevitabilmente scocca la scintilla. Jessica, interpretata dalla bella Linda Grey (la Sue Ellen di 'Dallas'), e Adam sono due organizzatori di eventi, lei organizzatrice matrimoniale e lui organizzatore di eventi, che vengono ingaggiati dalla madre dello sposo, la zia di lui, poiché per le nozze i due fidanzati non riescono a mettersi d'accordo su tante cose. Obbligati a lavorare insieme per aiutare gli innamorati a progettare il loro matrimonio da sogno, scopriranno che le differenze possono rivelarsi incandescenti. Diversi come il giorno e la notte, i due progettisti imparano infatti a poco a poco a conoscersi scoprendo come gli opposti si attraggano e siano capaci di raggiungere risultati incredibili insieme. Come sempre il finale è abbastanza scontato, dato che si parla di amore, lei titubante perché ha un figlio e lui che non crede ai progetti a lungo termine, ma ovviamente capiranno alla fine di essere fatti l'uno per l'altro. Non capisco perché continuo a vedere questi film, quando è sempre la stessa solfa, mah. Comunque il film (del 2015) è fatto abbastanza bene, latita l'originalità ma è sempre così ogni volta. S.V.

Il Guiness dei pupazzi di neve (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2016 Qui - Il Guiness dei pupazzi di neve è un'emozionante commedia del 2010, non tanto per ragazzi, ma per bambini, sull'amicizia, con Ray Liotta e un cameo di Christopher Lloyd ('Ritorno al futuro'). Per via di una scioccante scoperta nella neve, tre bambini assaporano il sapore effimero della popolarità, divenendo delle piccole celebrità. Ma, non appena la fama sfuma, sentono l'esigenza di mettersi in evidenza per qualcos'altro. Il piccolo Billy però è malato, sa già di morire e girovagando su internet decide che come ultimo desiderio, proverà insieme agli amici di stabilire un nuovo record, costruire il maggior numero di pupazzi di neve in un solo giorno entrando così nel guiness dei primati. Ma non tutto filerà liscio e rischieranno di rimetterci la pelle, ma scopriranno che niente è più duraturo della vera amicizia. Fortunatamente il finale non è così tragico come ci si aspetterebbe, il piccolo Billy ha sconfitto il cancro ma è ancora convinto di morire, succederà ed entrerà nel guiness dei primati (per finta ovviamente) nel modo più incredibile, ma quello dei pupazzi di neve ci sarà comunque. Un film che fa sorridere e riflettere ma che rimane saldamente in orbita 'commedia' anche se non sembrerebbe dalla malattia che viene fuori. La storia però è un po' incoerente e scialba, con un doppiaggio scarso, soprattutto dei bambini. Per passare il tempo è utile, ma il film è francamente evitabile. S.V.

Zip&Zap e il club delle biglie (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2016 Qui - Zip&Zap e il club delle biglie è un divertente film per ragazzi del 2013, basato sui personaggi inventati dal fumettista spagnolo José Escobar Saliente. Le storie di Zip e Zap (nella versione originale Zipi e Zape), sono state pubblicate per la prima volta nel 1946, sono stati (i due pestiferi e ingegnosi gemelli) protagonisti anche di una serie animata. Sbarcati sul grande schermo, i due ragazzi vivranno una magica estate. Zipi e Zape, due gemelli scaltri e intelligenti che si distinguono solo per il diverso colore di capelli, sono ammessi alla Esperanza, una scuola collegio dove sono vietati i giochi. In punizione per aver truccato un esame, decidono di fondare insieme ad altri ragazzi, il Club delle Biglie, una sorta di lega di resistenza formata dai bambini per sfidare l'autorità degli adulti, una banda pronta a tutto per sfidare soprattutto l'autorità del perfido preside dell'istituto. Scopriranno un misterioso segreto che si nasconde nella scuola, vivendo l'avventura più emozionante della loro vita. Secondo il preside, i bambini per crescere non dovrebbero solo giocare, solo rispettare rigide regole, ma non è sempre la strada giusta, ma lo capirà troppo tardi. Grazie alla loro verve affronteranno una ingegnosa, quanto incredibile, caccia al tesoro, Non mancherà una certa rivalità per aggiudicarsi le attenzioni della ragazza della banda, ma capiranno che c'è tempo per l'amore. Tante scene buffe e veramente divertenti, con incredibili scenografie, qualche buon effetto speciale, una buona dose di divertimento e tanta energia. Un film per tutti, soprattutto per ragazzi, ma che intrattiene e diverte abbastanza. Voto: 6

Young Detective Dee: Il risveglio del drago marino (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2016 Qui - Young Detective Dee: Il risveglio del drago marino è un film del 2013, sequel-prequel del film Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (2010), piccola recensione qui, diretto dallo stesso regista, Tsui Hark. Torna dopo tre anni il Sherlock Holmes della Cina, in un prequel che mostra le sue eroiche gesta di gioventù, e non è detto che non ci sarà un altro di sequel-prequel, ormai anche il cinema cinese è Americanizzato. Cina, 665 d.C., molti strani avvenimenti concomitanti lasciano intravedere un disegno nascosto ai danni dell'Impero (epoca della dinastia Tang): la flotta viene annientata da un mostro marino mentre una cortigiana misteriosa attira le attenzioni di bande di criminali. Il capo della polizia è incaricato di risolvere il caso, pena la decapitazione. Sulla sua strada però incontra l'ambiziosa recluta Di Renje, che si rivelerà determinante per risolvere la situazione. Il nuovo Dee differisce per più di un verso dal precedente, maggiore enfasi sui poteri al limite dell'extra-sensoriale, Dee legge il labiale da distanze impossibili, vede attraverso i tessuti e prevede il futuro o quasi, oltre a doti deduttive degne del miglior Sherlock. Niente di nuovo invece nelle ambientazioni e negli effetti speciali, stessa fattura, stesse assurdità ma stesso sarcasmo. Tanta azione e combattimenti in puro stile 'wuxia'. La storia è confusa ma che si delinea solo nel finale, grande budget ma sempre in stile cinese. Un film assurdo, inverosimile, quasi grottesco e quasi divertente. Consigliato per gli amanti del cinema orientale, che lo troveranno geniale, un piccolo gioiellino. Voto: 6

Le Meraviglie (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2016 Qui - Parlare male di un film vincitore di un premio a Cannes e ai David di Donatello ad Alba Rohrwacher non sarebbe giusto nei confronti del cinema nostrano, ma a me Le Meraviglie non mi è piaciuto, probabilmente per la delicatezza e la sensibilità del film stesso, che da al film una connotazione drammatica quasi spirituale, cosa che non m'ispira tanto. Il film (del 2014) tratta della formazione adolescenziale di una ragazzina timida e introversa, Gelsomina, primogenita di quattro sorelle, erede del piccolo e strano regno che suo padre ha costruito per proteggere la sua famiglia dal mondo "che sta per finire". Indaffarata nelle faccende familiari e quasi seconda madre per le sue sorelline è però inquieta e vorrebbe andare via, scoprire il mondo che comincia dopo il suo casale. E' un'estate straordinaria, in cui le regole che tengono insieme la famiglia si allentano: da una parte l'arrivo nella loro casa di Martin, un ragazzo tedesco in rieducazione, dall'altro l'incursione nel territorio di un concorso televisivo a premi, "il paese delle Meraviglie". Un film rustico, multilingue, campagnolo e femminile. La presenza della Bellucci affossa ancora di più il mio giudizio negativo, un film probabilmente che non faceva per me, ma d'altronde quando questi film vanno a Cannes, sono sempre di grande livello umano e qualità narrativa ma sempre scarni e vuoti, con un finale aperto, poetico e romanzato, che non m'ispira affatto. Voto: 5,5

Home sweet hell (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2016 QuiHome sweet hell è un'inedita black comedy (commedia nera), nota anche con il titolo North of Hell del 2015, con Katherine Heigl, Patrick Wilson e Jim Belushi. La storia è incentrata su Don Champagne (Wilson), un uomo d'affari di successo con un lavoro soddisfacente, che sta vivendo la bella vita. Ha una casa splendida ed elegante, dei bei bambini, un business di successo ma è timido, introverso, represso e ha paura di sua moglie, dispotica, bipolare e affetta da disturbo ossessivo-compulsivo (Heigl), che per la sua famiglia ha già un piano preciso. La moglie, tanto bella quanto ossessiva infatti, controlla brutalmente qualsiasi aspetto della sua vita, e quando cede alle avances di una provocante e sexy collega (Jordana Brewster), avrà un'idea di cosa è capace di fare. Scoperto il tradimento, quindi, la spietata consorte 'inviterà' l'uomo a trovare una macabra soluzione, e non si fermerà davanti a nulla pur di mantenere l'ordine non appena il caos comincia a penetrare nel suo mondo perfetto e a distruggere tutto ciò che ha di più caro. Il film più che ridere fa sorridere, riflettere su come certe relazioni sono distruttive in tutti i sensi. Tanto forse troppo sangue, alcune scene curiose, qualche divertente piccola gag, ma nonostante questo il film rimane scialbo e troppo scanzonato, uccidere è facile ed è come se nulla fosse. Discrete le interpretazioni del cast, anche se Katherine Heigl per questo film ha ricevuto ai Razzie Awards 2016 la Candidatura per la peggior attrice protagonista. A me non è dispiaciuta e soprattutto il finale mi è piaciuto tanto, forse perché finalmente dopo Gone Girl, la vendetta si è consumata. Voto: 6

sabato 17 novembre 2018

Scemo & + scemo 2 (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2016 Qui - Sono passati vent'anni, ma in realtà nessuno è mai cresciuto, Lloyd e Harry sono rimasti due eterni bambini, scemi come un tempo. Il sequel di uno dei più grandi successi comici cinematografici vede alla regia ancora una volta i fratelli Farrelly, e i due protagonisti Jim Carrey e Jeff Daniels. In questa nuova avventura, Scemo e più scemo 2 (2014), i due, insieme, affronteranno un viaggio per ritrovare la figlia di uno di loro, combinandone di tutti i colori. Trama: Dopo aver scoperto che l'amico Lloyd che credeva ridotto allo stadio vegetativo ha sempre finto, era solo uno scherzo, è ora il momento di Harry di fare una rivelazione, ha assoluto bisogno di un trapianto di rene e nel momento in cui scopre che Fraida Fletcher, dopo una notte trascorsa con lui, è rimasta incinta decide di mettersi alla ricerca della figlia illegittima, ormai adulta, Penny, per chiederle la donazione dell'organo, dato che non ha altri parenti (i genitori l'hanno adottato, non me n'ero mai accorto..). Lloyd decide di accompagnarlo, anche perché ha visto una foto della ragazza e se ne è innamorato. Ma i due, di nuovo, restano coinvolti in un intrigo criminale, riuscendo come sempre però ad uscirne vincitori. Per dare un seguito a Scemo e più scemo i fratelli Farrelly hanno atteso a lungo, forse troppo a lungo. L'impronta provocatoria e la vivacità dei due personaggi si è irrimediabilmente appesantita, come il fisico in decadenza di Daniels, se all'epoca fu un successo al box office, la loro road-comedy demenziale, in questo sequel, appiattisce tutto il bagaglio di inventività che apparteneva al predecessore.

Una notte al museo 3 (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2016 QuiNotte al museo 3: Il segreto del faraone (Night at the Museum: Secret of the Tomb) è un film del 2014 diretto da Shawn Levy. La pellicola è il seguito del film Una notte al museo 2: La fuga del 2009. Dopo otto anni e circa un miliardo di dollari incassati in tutto il mondo coi primi due episodi, la saga si chiude con questo terzo capitolo nel quale il guardiano notturno Larry Daley del Museo di Storia Naturale di Manhattan, è alle prese con la strana muffa verde che sta ricoprendo gradualmente la tavola del faraone, quella che, di notte, dà vita a tutti i personaggi all'interno dell'istituzione museale, si reca quindi a Londra, al British Museum, per impedire che l'incantesimo svanisca. Nella capitale inglese verrà accolto da un'esilarante ed esplosiva guardia, e si troverà di nuovo fianco a fianco con vecchi e nuovi personaggi che magicamente prendono vita quali Theodore Roosvelt (con Robin Williams alla sua ultima interpretazione), Jedidah Smith, Ottaviano e il faraone Merenkahre. Non solo, in questo terzo episodio a prendere vita sono un triceratopo e numerosi elefanti, tartarughe e guerrieri ninja, Garuda tibetani e Sir Lancillotto in persona (il miglior acquisto del film nella spassosa interpretazione di Dan Stevens, divo nascente del cinema anglosassone) tutti appartenenti al museo inglese. Quello che ha sempre contraddistinto l'intera trilogia è lo humour così come il tono scanzonato, il ritmo sempre alto e crescente. La sceneggiatura però sembra fatta apposta per infilarci quante più gag possibili, a volte pure già viste. Ben Stiller addirittura raddoppia grazie al primitivo quasi sosia che gli permette di dar sfogo al suo lato più demenziale ma sono i suoi soci ad essere ormai intrappolati in se stessi e in situazioni assolutamente artificiose. Si salvano, come detto Stevens, e Hugh Jackman in un simpaticissimo quanto breve cameo in cui interpreta se stesso a teatro. Il clima che si avverte è inevitabilmente quello dell'ultimo giorno di scuola in cui la classe appare stanca e arranca in attesa del suono della campanella.

venerdì 16 novembre 2018

Il film della Memoria: Corri ragazzo corri (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/01/2016 Qui - Come ogni anno il 27 gennaio, Sky, per ricordare le tragiche e dolorose vicende legate all'Olocausto, propone un film in prima visione, quest'anno la scelta è ricaduta su Corri ragazzo corri (2013), un'emozionante, commovente e toccante viaggio, perlopiù un'odissea, di un ragazzo ebreo scappato da un ghetto che intraprende un'incredibile fuga per la libertà. Visto solo ieri, oggi la recensione. Il film è un adattamento del romanzo Run, Boy, Run di Uri Orlev, un film che potrebbe essere una favola avventurosa, avvincente e crudele se non raccontasse la storia vera di un sopravvissuto all'Olocausto, Yoram Fridman. Costretto a separarsi dai fratelli e dai genitori per salvarsi dai nazisti, Srulik, un bambino ebreo di otto anni, fugge dal ghetto di Varsavia con l'aiuto del padre, fingendosi un orfano polacco. Con il nome fittizio di Jurek, un falso nome cattolico, tenta in ogni modo di sopravvivere e di essere coraggioso, si rifugia nella foresta e si unisce ad un gruppo di ragazzini sperduti come lui, e insieme riescono a sopravvivere con gli ortaggi e qualche gallina che rubano ai contadini. Ma i cattivi sono in arrivo, il gruppo si disperde, Jurek continua la sua fuga da solo, attraversa boschi e villaggi, di fattoria in fattoria, imparando a dormire sugli alberi e a cacciare per nutrirsi, si ferma solo quando qualche anima buona lo accoglie e lo nutre. Nei tre anni successivi quindi, vivrà durissimi momenti, sopravvivendo alle rigide stagioni polacche e alla cattura da parte dei militari tedeschi. Ragazzo sveglio e agile, nel suo cammino incontrerà amici e nemici, persone che lo aiuteranno ed altre che lo tradiranno, ma non perderà mai la forza per andare avanti, per riuscire a sfuggire a un destino quasi ormai segnato.

giovedì 15 novembre 2018

Minuscule: la valle delle formiche perdute (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/01/2016 Qui - Minuscule: la valle delle formiche perdute è una straordinaria avventura d'animazione del 2013. Ma al contrario di molti altri film animati è tutta un'altra cosa, la particolarità più importante è che in tutto il film non si parla neanche una volta. Sentiamo solo la musica, la colonna sonora, i rumori degli insetti e i 'fischi' degli stessi per comunicare tra loro. Attraverso il microcosmo degli insetti un racconto più grande sulla natura, sul pianeta, sull'essere umano. Dall'insetto all'essere umano: il rispetto per l'altro e per dove viviamo. Tra i resti di un pic-nic abbandonato in fretta da una coppia in procinto di avere un figlio, c'è una scatola di latta, piena di zollette di zucchero, che impegna tutte le forze di un gruppo di formiche di nere, decise a trasportarla nel loro formicaio. Poco lontano, una neonata coccinella, curiosa del mondo, ha smarrito la sua compagnia e ne trova un'altra in quella delle formiche nere. L'amicizia che la giovane coccinella stringe con una delle formiche, a capo della spedizione, è tale che la coccinella non abbandonerà il gruppo nemmeno quando questo si troverà inseguito e poi attaccato senza tregua da un intero formicaio di formiche rosse, guerriere organizzate e pronte a tutto. Minuscule è un viaggio emozionante nella grandezza del piccolo. La legge della natura è durissima, la vita è breve e intensa. Il film tratta i temi dell'ecologia, rispetto dell'ambiente, attenzione per l'inquinamento e il riciclo dei rifiuti. Un invito a rispettare la natura, la biodiversità e gli insetti, la consapevolezza della fragilità dell'ecosistema. Un invito a comprendere l'universo ambientale in cui viviamo.

Doraemon: il film (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/01/2016 Qui - Doraemon: il film è il trentacinquesimo film d'animazione di Doraemon, il primo al cinema. Il film (del 2014) prende spunto dal primo capitolo del manga e da due delle storie più famose. Dal 1969 è uno dei personaggi manga preferiti in Giappone e in Italia rappresenta il cartone animato TV più seguito di sempre, lo vedevo anch'io. Il simpatico e protettivo gatto robot approda per la prima volta sul grande schermo con una nuova avventura, in uno spettacolare 3D stereoscopico, peccato però che non ho un televisore adatto. Protagonista è sempre Nobita, un bambino di 10 anni destinato ad un futuro di insuccessi a causa della sua natura pigra a indolente. Inetto, perdigiorno, lamentoso e vittimista Nobita riceve la visita di un suo pronipote che tramite una macchina del tempo gli consegna Doraemon, un gatto robot proveniente dalla sua epoca che ha il compito di aiutarlo a diventare una persona migliore, un adulto responsabile, a difendersi dai bulli, un ragazzino assennato, per evitare che diventi un vero e proprio perdente. Per riuscire nell'intento, Doraemon utilizza una serie di incredibili e magici gadget, i "chiusky". Dopo una prima fase in cui grazie a Doraemon e ai suoi strumenti tecnologici Nobita mette una pezza ad ogni guaio combinato (e si vendica delle angherie di amici e compagni che lo prendono in giro), arriverà un'avventura così importante da non necessitare aiuti esterni, provando a modificare una sorte che si preannuncia non proprio felice soprattutto sul lato sentimentale, riuscire a conquistare finalmente Shizuka, la dolce amica che ama da sempre.

mercoledì 14 novembre 2018

Taken 3 (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2016 Qui - Altro film con protagonista l'inossidabile Liam Neeson, l'ultimo capito dell'adrenalinica e vendicativa saga action di Luc BessonTaken 3: l'ora della verità. La pellicola (del 2015) è il sequel di Taken - La vendetta ed è il terzo film della saga iniziata nel 2008 con Io vi troveròDopo aver girato mezzo mondo per salvare sua figlia da una banda di malviventi e dopo aver sterminato i padri albanesi di questi, Bryan Mills si trova ad affrontare una situazione totalmente diversa, perché dopo aver lottato per difendere i suoi affetti più cari, in Taken 3, dovrà darsi da fare per salvare soprattutto se stesso. Accusato ingiustamente per il brutale omicidio della moglie (l'ex-moglie Lenore viene trovata morta e sanguinante nel suo letto), Mills si dà alla fuga braccato da implacabili agenti della CIA, dell'FBI e della polizia di Los Angeles. Consumato dalla rabbia, il suo unico scopo è quello di rintracciare i veri assassini, dimostrare la sua innocenza, esigere la sua vendetta e proteggere l'unica cosa che conta per lui ora, sua figlia Kim. Sarà mai possibile per l'ex agente speciale Bryan Mills trovare un po' di pace? Raggiunto a domicilio dai super cattivi di turno, sempre armati e sempre pestati dai pugni analogici di Neeson, è ancora una volta coinvolto, provocato, richiamato alle armi e costretto a mettere al proprio posto il nemico tra esplosioni e colpi di pistola, inseguimenti e deragliamenti. Uomo di cinema, convertito all'industria, il regista e produttore francese Besson emerge dal suo arsenale un thriller coi muscoli, senza nessuna ambizione artistica ma con una grande visione commerciale. Taken 3, diretto ancora da Olivier Megaton, che abbandona lo stile prettamente thriller e trasforma la trama in un giallo dalle tinte noir, concentrandosi maggiormente sulle indagini che sull'azione. reitera una formula efficace (vendetta, violenza, happy end), aggiornata col sergente aneddotico di Forest Whitaker e incarnata da uno spendibile Liam Neeson, un agente fuori tempo massimo, precipitato in un'avventura fracassona, che minaccia una volta di troppo quello che lui ha di più caro, la sua 'bambina'.

La preda perfetta (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2016 QuiLa preda perfetta è un film del 2014, basato sul romanzo Un'altra notte a Brooklyn (A Walk Among the Tombstones) del 1992. L'investigatore privato Matt Scuder (interpretato da Liam Neeson, sempre in tiro, eccezionale, perfetto nel ruolo), è un ex poliziotto (del Dipartimento di Polizia di New York), divenuto investigatore privato senza licenza (operando al di fuori della legge). Ha lasciato la polizia a causa di uno scontro a fuoco, in cui morì una bambina. La sua esistenza è divenuta tormento interiore, c'è l'alcol e la sua lotta per uscire dall'alcolismo, che si trova però a dover risolvere un omicidio. Accetta con riluttanza di aiutare un trafficante di droga a dare la caccia agli uomini che hanno rapito e poi brutalmente e barbaramente assassinato la moglie, l'investigatore privato scopre che non si tratta della prima volta che questi uomini hanno commesso lo stesso tipo di perverso reato...né sarà l'ultima. Sul confine indecifrabile tra giusto e sbagliato, Scudder intraprende una ricerca tra vicoli e quartieri malfamati di New York (che compongono lo sfondo del film) per rintracciare i brutali killer prima che possano uccidere di nuovo.

martedì 13 novembre 2018

I pinguini di Madagascar (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/01/2016 Qui - Ci sono pinguini che si accontentano di un'esistenza da carini e coccolosi e ci sono pinguini che, al contrario, hanno fatto dell'avventura mozzafiato il loro pesce quotidiano. Come Skipper, Kowalski, Rico e Soldato, i quattro protagonisti del divertentissimo film d'animazione del 2014, I pinguini di Madagascar. La pellicola, spin-off della serie di Madagascar, è un prequel iniziativo e poi un successivo sequel di Madagascar 3 - Ricercati in Europa. I pinguini nati come comparse nella saga di Madagascar, erano troppo articolati, geniali e divertenti per essere relegati al semplice ruolo di spalla. Dopo una serie tv (che ho visto assiduamente), un film tutto loro. Così come spesso accade, la Major ha sentito la necessità anche commerciale di raccontare l’origine di questi buffi personaggi (come i Minions), affidandogli il ruolo che gli spetta, quello di protagonisti. Scopriamo quindi come i nostri cari Skipper, Kowalski e Rico erano, fin da giovani, desiderosi di distinguersi dagli altri pinguini e soprattutto quanto amassero l’avventura e di come, salvano e reclutano, l’ingenuo e carino Soldato, formando così un team affiatato e spericolato.

lunedì 12 novembre 2018

Una folle passione (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/01/2016 Qui - Una folle passione (Serena) è un film del 2014 diretto da Susanne Bier, ispirato al romanzo Serena dello scrittore Ron Rash e interpretato da Jennifer Lawrence e Bradley Cooper. Film in cui si narra di un ricco possidente di terreni che sposa la donna di cui è follemente innamorato e con la quale dividerà la propria attività concernente il commercio di legname, facendola prosperare in maniera considerevole. Soci, sceriffo ed 'ecologisti', ostinati a rilevare le foreste e a farne un parco, intralciano però i loro piani di gloria. Serena è una giovane donna forte, passionale e senza paura: supervisiona i taglialegna, dà la caccia a serpenti a sonagli e salva addirittura la vita di un uomo in mezzo alla natura selvaggia. Una donna con un passato tragico e il desiderio di appartenere a qualcuno nel presente, ma ambiziosa e pronta a tutto pur di tutelare il suo amore e la sua fortuna, persuade George a spingersi oltre i limiti della legalità. Forti del loro potere, dell’ascendente e del carisma che esercitano sugli altri, i Pemberton non permettono a nessuno di ostacolare il loro amore folle e le loro ambizioni. Quando Serena, però, scopre il passato segreto di George e si trova a fare i conti con il proprio ineluttabile destino, l’unione passionale dei Pemberton comincia a sgretolarsi, col tempo e per svariati motivi che comprendono la perdita di un figlio non ancora nato, la presenza di un altro figlio illegittimo concepito con una donna occasionale e la tremenda gelosia della moglie, il matrimonio si deteriora sino ad un punto di non ritorno e sino all'estremo epilogo. Cosa si arriva a fare per amore?

Storie pazzesche (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/01/2016 QuiStorie pazzesche è un film argentino del 2014, co-prodotto anche da Pedro Almodóvar. E' stato candidato come miglior film in lingua straniera all'87ª edizione degli Academy Awards. Il premio è poi andato a La Grande Bellezza, di cui in parte è simile nei contenuti, un mosaico della contemporaneità dolorosamente realistica. Secondo me però meritava l'Oscar perché francamente è migliore. Vendetta, corruzione, malvagità, tradimento e tante altre meschinità sono gli argomenti del film. Il film è un'antologia di sei cortometraggi uniti dal tema comune della violenza e della vendetta. A partire dal prologo (forse il migliore, fantastico): un uomo decide di vendicarsi di tutti quelli che gli hanno fatto del male riunendoli in un luogo improbabile; un gangster capita per caso nel diner dove lavora la figlia di una delle sue vittime; un diverbio fra automobilisti si trasforma in un massacro; un ingegnere vessato dalle multe trova il modo di vendicarsi; un incidente automobilistico dà il via ad una gara fra avvoltoi; un matrimonio da favola sfocia in un'escalation di insulti e ricatti. Sei storie che potranno apparire inverosimili ed esasperate, ma le cronache quotidiane dei nostri tempi, sulla stampa, in TV, online, raccontano storie ancora più pazzesche. Sei storie indipendenti l'una dall'altra, senza un apparente filo conduttore che le unifichi, ma il filo conduttore, che riunisce vicende tanto diverse, in effetti  idealmente esiste. Consiste nella difficoltà di conciliare i diversi comportamenti umani. Il tentativo di far prevalere ragioni personali e, pur avendone a volte sacrosanta, di ragione, non intravedendo altre soluzioni, la scelta orrenda di risolvere tutto con la violenza. Le sofferenze causate da ingiustizie e umiliazioni, il desiderio di rivalsa, seguito dalla vendetta, se non si trovano soluzioni diverse, il contrasto tra l'aspirazione alla giustizia e lo scontro con una selva di regolamenti nei labirinti burocratici. Storie argentine, certamente esasperate, ma forse riproducibili nel resto del mondo. Alle difficoltà del vivere si risponde con la vendetta? Oppure adeguandosi, rassegnati, alla vita così com'è?

domenica 11 novembre 2018

The Imitation Game (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2016 Qui - La storia da sempre affascina, inganna e ci sorprende, fonte d'ispirazione da generazioni di studiosi, matematici e scienziati, alla scoperta di grandi invenzioni e novità capaci di cambiare il corso della storia di tutti noi e del mondo intero. Fulgido esempio della storia contemporanea è la biografia di uno dei fautori dell'elettronica moderna, colui che ha salvato, secondo le stime dei studiosi di adesso, 14 milioni di persone nella seconda guerra mondiale, ossia Alan Turing, che grazie ad una incredibile macchina riuscì in un impresa, ritenuta all'epoca, impossibile. Una missione tanto importante e segreta, che nessuno fino a poco tempo fa conosceva. E' questo quello che viene svelato in un film (del 2014), che ha riscosso tanto successo, ovvero The Imitation Game, vincitore dell'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale con ben 8 candidature, con un grande cast e un attore in particolare, capace di rendere il personaggio unico, Benedict CumberbatchUn film che fa luce su alcune vicende ancor oggi poco note ai più legate alla Seconda Guerra Mondiale, ma non è solo una biografia, è anche una denuncia, un atto di responsabilità ed un'ammissione di colpa, un film che vuole dimostrare i limiti di un paese che proprio nel momento in cui aveva trovato il modo di mettere a tacere una guerra, muovendo un duro scacco alla Germania, non aveva ancora trovato la maturità di accettare la diversità umana. Durante l'inverno del 1952, le autorità britanniche entrarono nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing per indagare su una segnalazione di furto con scasso. Finirono invece per arrestare lo stesso Turing con l'accusa di "atti osceni", incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano che stavano arrestando il pioniere della moderna informatica. Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, ha avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale.

sabato 10 novembre 2018

Mortdecai (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/01/2016 Qui - Mortdecai è un film (del 2015) al limite dell'assurdo per la sua evidente bruttezza. Ora capisco i giudizi negativi che questo film ha suscitato nei critici. È uno dei peggiori flop tra i film con Johnny Depp, costato circa 60 milioni di dollari, ne ha incassati solo 47 in tutto il mondo. Perché effettivamente Depp (nei panni di Mortdecai) è davvero imbarazzante. Ma veniamo alla trama: Charles Mortdecai ha fama di grande intrallazzatore, la sua specialità sono le opere d'arte di dubbia provenienza che rivende a personaggi a volte molto equivoci. A causa di un enorme debito col fisco inglese, è costretto dall'MI5 ad indagare sulla morte di una restauratrice di quadri e sulla sparizione di un prezioso dipinto di Goya. Mortdecai accetta d'imbarcarsi nell'impresa nella speranza di estinguere il debito, nonostante questo comporti avventurarsi "nelle colonie", ovvero in California. La missione si rivela subito molto pericolosa, perché forse il dipinto nasconde sul suo retro i codici segreti di un conto corrente in cui è depositato l'oro dei Nazisti e molti criminali in giro per il mondo fanno di tutto per rintracciarlo. Per fortuna che a guardargli le spalle c'è sempre Jock, il suo braccio destro e armato fino ai denti. Intanto ha anche un problema con l'adorata moglie Johanna, da quando si è fatto crescere un paio di baffi alla Poirot di cui va enormemente orgoglioso, ma che lei disprezza. Vedendo questo film, si ha la sensazione che sia stato volutamente diretto in modo grottesco, una farsa, una spy story a sfondo comico ma piuttosto cretina, dall'umorismo frigido (molto, troppo british), con trama del tutto insipida e un Johnny Depp (qui anche coproduttore) che esagera in mossette e smorfie, facendo del personaggio una stolida caricatura. Ho trovato Depp piuttosto scarso e prevedibile, il suo personaggio sembra fatto apposta per la galleria di buffoni con stile che ha inanellato negli ultimi anni. Si è già cimentato in un discreto numero di ruoli comici, i quali, bene o male, ricalcavano alcune molte caratteristiche dello Sparrow più comico, è il caso di questo film, dai toni moscetti e dalla comicità non del tutto assente, ma piuttosto sporadica, troppo per un film comico.