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venerdì 31 maggio 2024

Ava (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2024 Qui - Appare come un prequel deludente del già insoddisfacente Secret Team 355. Un film d'azione insipido, che sfiora il ridicolo in certi passaggi, con un cast di talento mal utilizzato per una sceneggiatura priva di idee nuove e piena di stereotipi, anche nella componente visiva, culminando in un finale volgare e senza risoluzione. Il film tenta di fondere l'action movie femminile con un dramma familiare, ma i due generi si sovrappongono malamente durante tutto il film, risultando spesso confusi e poco incisivi. Si distinguono solo le scene di combattimento e l'interpretazione di Jessica Chastain, che è sempre eccellente e convincente nel suo ruolo, ma per il resto è un'opera piuttosto deficitaria. Voto: 4,5 [Netflix]

venerdì 30 giugno 2023

Velvet Buzzsaw (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2023 Qui - Una di quelle pellicole dalle tante potenzialità non sfruttate. La satira nei confronti del mondo dell'arte non punge quanto vorrebbe ed anche i personaggi sono poco più di macchiette, anche se probabilmente sarebbe quello l'intento, ovvero mostrare la loro vacuità. Peccato, perché ho apprezzato tanto Nightcrawler - Lo Sciacallo dello stesso autore (ovvero Dan Gilroy), dove li si la satira verso il mondo dei mass-media è riuscito, invece questo film uscito direttamente su Netflix, non riesce a graffiare ed alla fine resta l'amaro in bocca dato che c'erano tutti i presupposti per un grande film. Forse una delle cause è l'impronta horror che cambia un po' il registro, anche se sulla carta ci poteva stare (rapporto artista-critico e la metafora-vendetta soprannaturale del primo sul secondo). Fatto sta che il mix non convince del tutto, per i troppi spunti non elaborati e la scarsa definizione di alcuni personaggi (come quello di John Malkovich), ma si tratta comunque di un film (seppur riuscito a metà) curioso, a tratti divertente e con alcuni momenti visivamente gustosi. Voto: 5,5

venerdì 16 luglio 2021

Bird Box (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/07/2021 Qui - Anni dopo il non del tutto convincente Una folle passione, seguito da un intermezzo seriale assai più convincente (The Night Manager), la danese Susanne Bier, già autrice di un'opera premiata con l'Oscar per il miglior film straniero (In un mondo migliore), tornando a prendere le redini di una produzione americana finalmente riesce a non deludere (cosa che farà paradossalmente dopo con The Undoing). Nel complesso è infatti un film godibile, che non ha particolari difetti, ma nemmeno quei pregi che rimangono impressi nella memoria (incisiva ma non troppo invadente la colonna sonora, ben usati senza troppo eccedere gli effetti speciali). Nonostante il mestiere della regista emerga difatti in più tratti e il cast funzioni alla perfezione (oltre a Sandra Bullock è da menzionare anche John Malkovich nel ruolo ormai a lui congeniale ma comunque nuovamente efficace del rude bastardo senza scrupoli), Bird Box emerge come un cocktail pure un po' annacquato di E venne il giorno e A Quiet Place. Tutta la prima parte, pur ripercorrendo schemi già battuti (il/la protagonista che si trova improvvisamente al centro di un'apocalittica furia mortale collettiva e trova riparo assieme a un pugno di superstiti) è trascinante e trova un'inedita energia nell'esposizione violenta e implacabile di un racconto teso e serrato, come più non si potrebbe. Nella seconda metà purtroppo scemano idee e vigore e Bird Box incappa nella ripetitività di schemi e modelli già visti troppe volte. Il film risulta inoltre eccessivamente lungo: venti minuti di meno lo avrebbero reso molto più scorrevole. Sufficiente, senza infamia e senza lode, ma con un finale che più fiacco e telefonato non si potrebbe. Voto: 6

martedì 12 maggio 2020

Ted Bundy - Fascino criminale (2019)

Titolo Originale: Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Thriller, Biografico, Giallo
Produttore: Michael Costigan, Nicolas Chartier
Ara Keshishian, Michael Simkin
Regia: Joe Berlinger
Sceneggiatura: Michael Werwie
Cast: Zac Efron, Lily Collins, Kaya Scodelario, John Malkovich, Jeffrey Donovan
Haley Joel Osment, Angela Sarafyan, Jim Parsons, Dylan Baker
Grace Victoria Cox, Brian Geraghty, James Hetfield
Terry Kinney, Justin McCombs, Morgan Pyle
Durata: 105 minuti

Zac Efron e Lily Collins nel biopic sul feroce serial killer Ted Bundy.
Una donna scopre di aver vissuto per anni al fianco di un maniaco pluriomicida, ignara delle sue gesta efferate.

martedì 29 ottobre 2019

Red Zone - 22 miglia di fuoco (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2019 Qui
Tema e genere: Thriller spionistico dalla forte componente action, una pellicola che mira inoltre a sfidare e a svelare gli scheletri nell'armadio dell'Intelligence, le sue zone d'ombra e i suoi pilastri costitutivi.
Trama: Indonesia. 22 sono le miglia che l'agente della CIA James Silva (Mark Wahlberg) deve percorrere per giungere in aeroporto: insieme alla sua squadra deve scortare e proteggere un informatore compromesso. Durante il lungo percorso dovrà scontrarsi con funzionari corrotti, signori della malavita e fuorilegge armati pronti a tutto.
Recensione: Quarto film consecutivo per la coppia Peter Berg/Mark Wahlberg dopo Lone SurvivorDeep water e Boston - Caccia all'uomo, ma anche il meno riuscito di tutti e l'unico che non sia tratto da una storia vera. A questo giro infatti il duo "muscolare" (che sforna un altro film d'azione che non offre certo molte novità a livello di sceneggiatura) non funziona come dovrebbe e vanifica quello che poteva essere un buon film d'intrattenimento. Mile 22 è difatti il punto di non ritorno del cinema di Peter Berg, onesto artigiano capace di toccare anche le corde giuste (nelle pellicole sue precedenti) nonostante sia sempre stato pericolosamente in bilico tra retorica e patriottismo. Regista dalla costruzione della ripresa frenetica ed adrenalinica, con tanta camera a mano unita a tagli di montaggio bruschi e ritmo serratissimo. Il problema di questa sua ultima fatica non è propriamente la tecnica di ripresa (nonostante alcune scelte confusionarie di montaggio), quanto l'ideologia di fondo, spiattellata davanti allo spettatore con un arroganza che ricorda il peggior episodio di Attacco al potere ma senza Gerard Butler. Ed è un peccato, perché il finale pensato da Berg è molto meno scontato di quanto si potrebbe pensare, ma si arriva a quel finale oggettivamente stanchi, dopo un'ora abbondante di scontri a fuoco al limite (e ben oltre) del credibile, intrisi di quella filosofia spicciola tutta a stelle e strisce che riesce davvero a stancare alla terza battuta. Sicuramente con una impostazione meno "machista", Red Zone avrebbe funzionato sicuramente molto meglio. Così com'è è un film sicuramente trascurabile. Un film che, afflitto da dialoghi un po' convenzionali in cui la star Mark Wahlberg (forse anche mal diretto, imbrocca una prova saccente, non riuscendo a caricarsi il film sulle spalle come invece gli era successo altre volte, il suo personaggio è sì originale ma definito secondo meccaniche poco credibili e surreali) sciorina tutto il suo repertorio da eroe un po' fuori di testa ma di corretti principi in stile Mel Gibson-Arma letale, si salva però proprio per il dinamismo dell'action, e per i 10 scarsi minuti di evoluzioni compiute dall'eccezionale attore indonesiano Iko Uwais, noto per i due eccezionali film The Raid, ed ormai star sbarcata nell'olimpo del cinema occidentale. Tutto il resto, comprese le moine di un John Malkovich cappellone (lui come tutti gli altri bidimensionale e stereotipato), è noia o déjà-vu.

venerdì 31 maggio 2019

Codice Unlocked (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2018 Qui - Codice Unlocked (Thriller, Gran Bretagna, 2017): Nasceva forse con l'intento di sorprendere, di andare oltre, invece questo è l'ennesimo spy-thriller convenzionale, un film fuori tempo massimo perché ormai il tema del terrorismo islamico e delle agenzie governative colluse è ormai stantio. Il film infatti (una spy story molto intrigata e intricata, dove nessuno è quello che sembra), che ha dalla sua solo il fatto di avere la novità di una donna protagonista (la Noomi Rapace soprattutto nota al pubblico per i titoli della serie Uomini che odiano le donne), tra doppiogiochisti e voltagabbana, tra diabolici burattinai e pedine inconsapevoli, procede come da classico script. Script che qui fa fatica a nascondere la banalità del tutto e non brilla certo per dialoghi o caratterizzazione. Perché tra buchi narrativi e situazioni poco credibili, il film, che ricorda molto da vicino diversi altri prodotti dello stesso genere (la saga di Jason Bourne, in primis) ma con risultati diametralmente opposti, che pur riconosce "mestiere" al regista (alcune interessanti scene d'azione ci sono, il ritmo non è messo in discussione, la durata contenuta e lo scenario sono giusti) non riesce ad elevarsi dai soliti cliché, non concedendo molte emozioni e i pochi colpi di scena sono piuttosto telefonati. Prevedibile e banalotto, il film di Michael Apted difatti (che dalla sua ha la direzione di un Bond, 007 Il mondo non basta), fatica a coinvolgere, i ragionamenti sul tema del terrorismo sono superficiali, debole è la scrittura dei personaggi (quella dei "cattivi" soprattutto) e sconta alcune piattezze nel corso della storia. Una storia così tanto ordinaria che proprio non si capisce (dura da comprendere) come abbia fatto una produzione come Codice Unlocked a mettere insieme un simile cast. Cast che comprendente John Malkovich e Toni Collette (entrambi poco e mal sfruttati), Michael Douglas e Noomi Rapace (entrambi parecchio imbambolati), non dimenticando un inutile Orlando Bloom, non fa comunque molto per migliorare la situazione di un film possibilmente da dimenticare. Voto: 5

lunedì 8 aprile 2019

Deepwater: Inferno sull'oceano (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2017 Qui - Solida ricostruzione del disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, avvenuto nell'aprile del 2010 è Deepwater: Inferno sull'oceano (Deepwater Horizon), film del 2016 diretto discretamente bene da Peter Berg (HancockBattleship). Il regista infatti, probabilmente al suo miglior film, negli spazi angusti della piattaforma, dove è ambientata gran parte della vicenda, lascia ai margini retorica e sentimentalismo per concentrarsi sui fatti e sull'azione raccontati con un taglio assai realistico e senza troppi fronzoli. Deepwater difatti è un disaster movie di grande presa, non solo visiva, capace di mantenere in costante attenzione il pubblico coinvolgendolo e trasmettendogli discrete dosi di emozioni, forse un po' troppo spettacolarizzate ma ampiamente capaci di soddisfare le attese e i requisiti che storie come questa intendono proporre. Anche se la cosa più interessante del film (e di questa storia), non è il dramma accaduto al largo della costa della Louisiana, dove la piattaforma trivellatrice semi-sommergibile Deepwater Horizon, di proprietà della multinazionale britannica "British Petroleum", a causa della superficialità e della cupidigia dei dirigenti della stessa compagnia, è esplosa causando undici operai morti e inquinando con milioni di barili di greggio l'oceano e tutto il Golfo del Messico con un disastro ambientale riconosciuto unanimemente, come il più grave della storia americana, ma i rapporti, l'aspetto umani (quello che al regista lo interessa di più e quello che gli riesce meglio raccontare) e gli scontri tra chi mette al primo posto la sicurezza dei lavoratori, e chi invece mette al primo posto solo ed esclusivamente il business. Del resto Deepwater Horizon, dal titolo omonimo con la piattaforma, non vuole essere un documentario o un film forzatamente ambientalista, ma un film che racconta nel modo più verosimile e genuino la tragedia umana.

domenica 17 marzo 2019

Cut Bank: Crimine chiama crimine (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/07/2017 Qui - Thriller che punta tutto sull'originalità e sulle interpretazioni degli attori (alcune di queste davvero ottime) è Cut Bank: Crimine chiama crimine (Cut Bank), film del 2014 diretto dal semi-sconosciuto Matt Shakman (famoso per essere regista di alcune puntate di serie in tantissime produzioni), che nel primo vero lavoro importante sorprende e convince. Giacché esordire in un lungometraggio con tre attori (che solo per il loro carisma meriterebbero di essere visti) del calibro di Bruce Dern, Billy Bob Thornton (sempre un grande) e John Malkovich, non è proprio da tutti. In ogni caso, con o senza, questo film, questa avvincente, affascinante e più che discreta black comedy alla "Fargo", (anche se non c'è la neve e, soprattutto, non ci sono i Coen), senza infamia e senza lode, che certamente non contiene un plot così tanto originale anche se meritevole di una visione, quello abbastanza classico della sonnolenta città di provincia americana, Cut Bank, in Montana (anche se in realtà è girato a Edmonton in Canada), "the coldest spot in nation" come da "pupazzo", in cui inaspettatamente qualcosa di strano e inquietante accade (una serie di omicidi). Tutto scatenato dall'ordinario tentativo (sciocco) di un giovane del luogo, che intravedendo la possibilità di perseguire il sogno di una vita migliore con la fidanzata Cassandra in una città più grande, ordisce un piano, certamente astuto ma tanto difficoltoso, ritrovandosi per questo nel posto sbagliato al momento giusto, rimanendo perciò invischiato in un intrigo più grande di lui. Insomma non proprio qualcosa di nuovo e fresco, ma sicuramente effervescente, poiché anche se tutto sembrerebbe già visto, in verità non lo è, poiché il film ha i suoi momenti e il suo interesse, mentre infatti, molte pellicole di questo genere cercano di ottenere successo con effetti speciali, inseguimenti mozzafiato e ogni altro stratagemma tecnologico e surreale, qui assistiamo a qualcosa di diverso. Un qualcosa di un livello sicuramente più alto rispetto a molti altri film, che mette al centro le idee e l'originalità. Il film presenta difatti una storia ricca di misteri e colpi di scena, dall'inizio alla fine. La cosa che più mi ha entusiasmato è che da un momento all'altro potrebbe accadere (e accade) qualcosa, un morto, un segreto svelato, un raggiro scoperto. Il tutto, condito da ottime interpretazioni, giacché la regia è molto brava nel focalizzarsi a lungo sui primi piani dei personaggi, sul loro carattere e sulle loro emozioni, ma anche nell'alternare momenti di pausa (con riprese di un ambiente mozzafiato) a situazioni nelle quali accade di tutto e che tengono accesa l'attenzione dello spettatore.

venerdì 22 febbraio 2019

Nicolas Cage Day: Con Air (1997)

Recensione e retrospettiva pubblicate su Pietro Saba World il 23/01/2017 Qui - E' probabilmente uno degli attori più amati e allo stesso odiati di sempre, perché Nicolas Cage, di cui oggi si celebrano le gesta qui nella blogosfera, non è mai stato e mai sarà un vero e proprio attore di primissimo livello, eppure ha recitato in più di 70 film e ha vinto perfino un Oscar (nel 1995). E nonostante quel che se ne dica di lui i suoi film sono vere e proprie perle cinematografiche, anche se non propriamente tutte. Infatti tanti sono i suoi film finiti nella spazzatura, tanti quanti però quelli indimenticabili (sorretti da una struttura e narrazione ottime, avvincenti e belle il giusto), poiché senza alcun dubbio io posso affermare che non c'è un attore come lui di cui io abbia visto così tante pellicole (una trentina sicuramente), e tutte moderatamente apprezzate. Anche se strano da dirsi ma alcuni di essi hanno funzionato, anche adesso essi funzionano ancora, perché la sua recitazione seppur al limite della decenza è sempre stata al servizio della pellicola, e quasi mai il contrario, a parte ovviamente rare eccezioni in cui il suo talento è venuto stranamente fuori (da Via da Las Vegas Face/off, da Aldilà della vita a Lord of War, da Il cattivo tenente a Joe fino a The Runner, ultimo suo visto che mi ha davvero sorpreso in positivo). Comunque mi spiego meglio, prendendo ad esempio Ghost Rider (ma ne potrei prenderne tanti altri come esempio), a me è sempre piaciuto tanto non perché c'era lui ma perché il personaggio (o il racconto come in Segnali dal futuro) risultava ed era, ancora è, fantastico, tanto che anche togliendolo il risultato non cambierebbe, anche se davvero vorrei vedere un altro al suo posto? forse no perché la sua faccia è imbattibile e imprescindibile per certi film. Come questo che sto per presentare e che sicuramente tutti almeno una volta avranno visto, ovvero Con Air (1997), uno dei suoi migliori film dal punto di vista cinematografico e uno dei primissimi visti e amati, tanto che, no ragazzi, non sono impazzito, ma quando ho rivisto scorrere i titoli di coda del film sulle fantastiche, meravigliose note di Sweet Home Alabama degli Lynyrd Skynyrd, ho avuto la precisa sensazione che quello che avevo appena finito di rivedere (per la quarta-quinta volta) fosse, ed era anche prima, nonostante non me ne ero mai accorto (anche se divenuto personalmente un cult), un capolavoro.

martedì 13 novembre 2018

I pinguini di Madagascar (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/01/2016 Qui - Ci sono pinguini che si accontentano di un'esistenza da carini e coccolosi e ci sono pinguini che, al contrario, hanno fatto dell'avventura mozzafiato il loro pesce quotidiano. Come Skipper, Kowalski, Rico e Soldato, i quattro protagonisti del divertentissimo film d'animazione del 2014, I pinguini di Madagascar. La pellicola, spin-off della serie di Madagascar, è un prequel iniziativo e poi un successivo sequel di Madagascar 3 - Ricercati in Europa. I pinguini nati come comparse nella saga di Madagascar, erano troppo articolati, geniali e divertenti per essere relegati al semplice ruolo di spalla. Dopo una serie tv (che ho visto assiduamente), un film tutto loro. Così come spesso accade, la Major ha sentito la necessità anche commerciale di raccontare l’origine di questi buffi personaggi (come i Minions), affidandogli il ruolo che gli spetta, quello di protagonisti. Scopriamo quindi come i nostri cari Skipper, Kowalski e Rico erano, fin da giovani, desiderosi di distinguersi dagli altri pinguini e soprattutto quanto amassero l’avventura e di come, salvano e reclutano, l’ingenuo e carino Soldato, formando così un team affiatato e spericolato.