martedì 30 giugno 2020

Cuore selvaggio (1990)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2020 Qui - L'ho apprezzato, ma non fino in fondo. Il difetto maggiore è che ti colpisce di striscio, nonostante alcune belle scene. Il fascino è infatti indubbio, e le citazioni ricchissime, però è tutto spinto all'eccesso, forse troppo, e la provocazione finisce per smorzarsi, così come l'inventiva, scadendo quasi nel manierismo. Un film che ha i suoi alti e bassi, in virtù di un'alternanza ritmica che per scelta stessa del regista spezza la catena in più punti, appiattendone il bilancio generale. Comunque un film che è un mix di generi, dal pulp al genere azione, dall'erotico al romantico, on the road, un po' visionario, in alcuni tratti. Cuore selvaggio (basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford) possiamo definirlo come una storia dove gli opposti si incrociano: tenerezza e violenza, il dramma e il grottesco. La scena iniziale è molto cattiva, forse tra le più cruenti del film, il finale invece è molto romantico, si sapeva che finiva così, ma è fatto bene. Lodevole la scelta di ambientazioni e colonne sonore suggestive e simboliche, così come lodevole può essere definita l'interpretazione di un Nicolas Cage nel cuore della carriera, folle al punto giusto da seguire David Lynch nella sua crociata in nome del surreale. Non male comunque, sia William Dafoe, sia Harry Dean Stanton (visto recentemente anche in 1997: Fuga da New York), che soprattutto una giovanissima e sexy Laura Dern, immancabili infine alcuni suoi attori feticci, Grace ZabriskieSheryl Lee e Sherilyn Fenn. Buona prova di David Lynch, un film spietato, malato, cattivo ma anche romantico, un po' lontano dai canoni del regista, ma tutto sommato riuscito bene. Note importanti: l'assegnazione della Palma d'oro a Cannes. Voto: 6 [Qui Scheda]

La ragazza dei tulipani (2017)

Titolo Originale: Tulip Fever
Anno e Nazione: Regno Unito, USA 2017
Genere: Sentimentale, Drammatico
Produttore: Alison Owen
Regia: Justin Chadwick
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Cast: Alicia Vikander, Dane DeHaan, Jack O'Connell, Holliday Grainger
Judi Dench, Christoph Waltz, Douglas Hodge, Zach Galifianakis
Matthew Morrison, Cara Delevingne, Joanna Scanlan, Tom Hollander
Cressida Bonas, Kevin McKidd, David Harewood, Michael Nardone
Alexandra Gilbreath, Michael Smiley, Miltos Yerolemou, Daisy Lowe
Durata: 100 minuti

Alicia Vikander, Christoph Waltz e Dane DeHaan in un tormentato triangolo amoroso.
Amsterdam, XVII secolo: la moglie di un mercante si innamora di un pittore e fugge con lui.

Il segreto di una famiglia (2018)

Titolo Originale: La quietud
Anno e Nazione: Argentina 2018
Genere: Drammatico
Produttore: Mélita Toscan du Plantier
Axel Kuschevatzky, Pablo Trapero
Regia: Pablo Trapero
Sceneggiatura: Pablo Trapero, Alberto Rojas Apel
Cast: Martina Gusmán, Bérénice Bejo, Graciela Borges
Joaquín Furriel, Édgar Ramírez
Isidoro Tolcachir, Noemí Sayago
Durata: 115 minuti

Pablo Trapero dirige Berenice Bejo e Martina Gusman in un dramma che scava nel passato oscuro di una famiglia argentina, attraverso il rapporto viscerale che lega due sorelle.

Il signor diavolo (2019)

Titolo Originale: Il signor Diavolo
Anno e Nazione: Italia 2019
Genere: Horror, Thriller, Noir
Produttore: Antonio Avati
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati, Antonio Avati, Tommaso Avati
Cast: Gabriel Lo Giudice, Filippo Franchini, Chiara Caselli, Ariel Serra
Alessandro Haber, Massimo Bonetti, Gianni Cavina, Iskra Menarini
Chiara Sani, Cesare S. Cremonini, Lino Capolicchio, Fabio Ferrari
Andrea Roncato, Alberto Rossi, Riccardo Claut
Eva Antonia Grimaldi, Lorenzo Salvatori
Durata: 86 minuti

Pupi Avati torna all'horror gotico e affolla di paure ancestrali l'Italia rurale del 1952.
Un funzionario ministeriale indaga sul caso di un bambino veneto che ha ucciso un suo coetaneo, convinto che si trattasse del demonio. Scoprirà una realtà lugubre e soprannaturale.

Cetto c'è, senzadubbiamente (2019)

Titolo Originale: Cetto c'è, senzadubbiamente
Anno e Nazione: Italia 2019
Genere: Commedia
Produttore: Lorenzo Gangarossa, Mario Gianani
Lorenzo Mieli, Domenico Procacci
Regia: Giulio Manfredonia
Sceneggiatura: Antonio Albanese, Piero Guerrera
Cast: Antonio Albanese, Nicola Rignanese, Caterina Shulha, Aurora Quattrocchi
Gianfelice Imparato, Davide Giordano, Lorenza Indovina, Massimo Cagnina
Mario Cordova, Luigi Petrucci, Mario Patané, Diego Verdegiglio
Guè Pequeno, Alfredo Pea, Matilde Piana, Marit Nissen
Durata: 95 minuti

Terzo capitolo di successo per il carismatico personaggio di Antonio Albanese.
La vita di Cetto in Germania è scossa dalla rivelazione della zia morente: è l'erede naturale di un principe.

Arrivederci professore (2019)

Titolo Originale: The Professor
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Drammatico, Commedia
Produttore: Brian Kavanaugh Jones Greg Shapiro
Regia: Wayne Roberts
Sceneggiatura: Wayne Roberts
Cast: Johnny Depp, Zoey Deutch, Danny Huston, Rosemarie DeWitt
Odessa Young, Devon Terrell, Siobhan Fallon Hogan
Linda Emond, Ron Livingston, Marilyn Norry
Durata: 90 minuti

Un inedito e indimenticabile Johnny Depp in un dramma struggente e ironico.
Un professore di mezza età che scopre di essere gravemente malato e rivoluziona completamente il suo atteggiamento nei confronti della vita e delle persone che lo circondano, mostrando il suo lato più ribelle e sincero.

Ma (2019)

Titolo Originale: Ma
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Thriller, Horror
Produttore: Jason Blum, Tate Taylor, John Norris
Regia: Tate Taylor
Sceneggiatura: Scotty Landes, Tate Taylor
Cast: Octavia Spencer, Diana Silvers, Juliette Lewis, Luke Evans
McKaley Miller, Missi Pyle, Gianni Paolo, Dante Brown
Tanyell Waivers, Corey Fogelmanis, Allison Janney
Dominic Burgess, Tate Taylor
Durata: 98 minuti

Octavia Spencer in un thriller targato Blumhouse.
Una donna solitaria permette a un gruppo di ragazzi di fare festa nella sua cantina. Presto la padrona di casa rivelerà il suo vero volto.

Scary Stories to Tell in the Dark (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2020 Qui - Scritto e prodotto da Guillermo del Toro, dall'omonima serie di racconti di Alvin Schwartz, e diretto dal norvegese André Øvredal (che dopo il sorprendente Autopsy dirige un altro buon horror), Scary Stories To Tell in the Dark è tutto quello che già evoca il titolo e molto di più. Horror d'atmosfera e con protagonisti degli adolescenti alle prese con le loro peggiori paure e creature spaventose, il film risente dell'influenza di Del Toro per come abbina vicende storico-politiche a quelle più fantasy, fiabesche, di mistero, per far risaltare il senso del macabro più nella realtà di un paese piuttosto che nei racconti di terrore. Non a caso l'ambientazione è quella del 1968 con la guerra in Vietnam e lo scandalo del presidente Nixon. La sceneggiatura affronta temi interessanti e ben approfonditi (come le psicologie o le caratterizzazioni dei personaggi): dinamiche familiari problematiche, intolleranza verso il diverso, isolamento come difesa dalle brutalità del mondo, sensi di colpa, rabbia, vendette. La regia, con stile asciutto ed elegante, sa valorizzare con efficacia questi aspetti, ben coadiuvato anche da un apparato tecnico-formale immaginifico e di alta qualità (nota di merito per le atmosfere, le location, e gli ottimi effetti speciali artigianali, poteva mica mancare Doug Jones? Certo che no). Una pellicola godibile e coinvolgente che, sotto la superficie, mostra le radici malate dei nostri tempi (bravi in tal senso gli attori). Una pellicola che non vuole inventare nulla e nulla ha di nostalgico, ma che si fa apprezzare. Voto: 6,5 [Qui Scheda]

L'immortale (2019)

Titolo Originale: L'immortale
Anno e Nazione: Italia 2019
Genere: Gangster, Drammatico
Produttore: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz
Gina Gardini, Giovanni Stabilini
Regia: Marco D'Amore
Sceneggiatura: Marco D'Amore, Leonardo Fasoli
Maddalena Ravagli, Francesco Ghiaccio, Giulia Forgione
Cast: Marco D'Amore, Salvatore D'Onofrio, Giuseppe Aiello
Giovanni Vastarella, Marianna Robustelli, Martina Attanasio
Gennaro Di Colandrea, Nello Mascia, Aleksej Gus'kov, Salvatore Esposito
Durata: 113 minuti

Grande successo nelle sale per il film diretto e interpretato da Marco D'Amore che racconta la storia personale di Ciro di Marzio, uno dei grandi protagonisti di "Gomorra - La serie".

Il tuo ex non muore mai (2018)

Titolo Originale: The Spy Who Dumped Me
Anno e Nazione: USA 2018
Genere: Azione, Commedia
Produttore: Brian Grazer, Ron Howard
Regia: Susanna Fogel
Sceneggiatura: Susanna Fogel, David Iserson
Cast: Mila Kunis, Kate McKinnon, Sam Heughan, Justin Theroux
Hasan Minhaj, Ivanna Sakhno, Fred Melamed, Kev Adams
Gillian Anderson, Paul Reiser, Tom Stourton
Jane Curtin, Ólafur Darri Ólafsson
Durata: 110 minuti

Spy-comedy al femminile con Mila Kunis e Kate McKinnon.
Due amiche si ritrovano al centro di un intrigo internazionale, inseguite da un killer e da un attraente agente segreto.

Angry Birds 2: nemici amici per sempre (2019)

Titolo Originale: The Angry Birds Movie 2
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Animazione, Commedia, Avventura
Produttore: John Cohen
Regia: Thurop Van Orman, John Rice
Sceneggiatura: Peter Ackerman
Personaggi: Red, Silver, Leonard, Re Barbafangosa, Chuck
Bomb, Zeta, Courtney, Garry, Grande Aquila, Glenn Aquila
Alex, Carl Aquila, Brad Aquila, Ella, Zoe, Pinky, Axel
Durata: 85 minuti

Divertente sequel dell'animazione di successo tratta dal celebre videogame.
Red e i suoi amici devono collaborare con gli odiati maialini verdi di Leonard per arginare un comune nemico.

Spider-Man: Far From Home (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2020 Qui - A distanza di vari mesi dalla conclusione dell'ultimo (vittorioso) combattimento con gli Avengers, Peter Parker si appresta a viaggiare in direzione Europa con la sua classe. La prima tappa del viaggio di Peter è Venezia dove lo attende un mostro acquatico che viene distrutto da Quentin Beck, alias Mysterio, un nuovo possibile membro (a detta di Nick Fury) della squadra degli Avengers. Mentre Umberto Tozzi e Mina cantano sullo sfondo del volo che unisce la tratta New York-Venezia un adolescente è pronto a tornare alle prese con i classici drammi di quell'età, fra problemi di cuore che paiono irrisolvibili ma ancora più difficili da superare se ad affrontarli è un arrampica muri in perenne lotta con ogni nemico pronto a soverchiare il globo (in ogni caso anche troppo infantile diventa la storiella con la bella Zendaya). Nuovo episodio ben calato (anche senza un collegamento preciso oltre a quello inerente alla figura del padre putativo Iron Man ahimè scomparso) nel MCU (l'omaggio fatto in principio agli eroi scomparsi è tuttavia e certamente opportuno) firmato nuovamente da Jon Watts, già autore del primo e precedente reboot (qui) di Spidey (un pelino migliore di questo a parer mio), ancora presente un Tom Holland ancor più sicuro delle proprie possibilità ma che ancora una volta viene privato del ruolo di protagonista dall'antagonista di turno ovvero Quentin "Jake Gyllenhaal" Beck. Quest'ultimo, nei (efficaci) panni di un supereroe proveniente da un'altra dimensione, replica quello che in precedenza era accaduto alla presenza di Michael Keaton, capace di enfatizzare lati oscuri e giustificazioni del senso di essere diventato un villain senza rimpianti, ma solo per necessità personali. Alla stessa maniera Beck denuncia una profondità di emozioni che appartengono anche al giovane Parker, ma declinate in un'età molto più adulta e distanti dalla voglia adolescenziale di volersi divertire come ogni suo coetaneo. Ironia e molti effetti speciali (notevoli soprattutto le sequenze lisergiche del film, autentico trip fatto di illusioni, sogni e cadute) in un viaggio itinerante fra Berlino, Praga, Venezia, Londra e Parigi completano una pellicola (un plus lo merita sicuramente per le due fantastiche sequenze post titoli di coda, e per la carinissima Marisa Tomei) che fa ben sperare per il continuo della serie dell'eroe creato da Stan Lee. Con l'augurio che non si voglia nuovamente pensare a un nuovo reboot ma che si prosegua lungo la strada maestra tracciata da Watts e soci. Voto: 7+ [Qui Scheda]

mercoledì 17 giugno 2020

1997: Fuga da New York (1981)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/06/2020 Qui - Un piccolo cult degli anni '80, uno dei tanti di John Carpenter, anche se non il mio preferito, personalmente è per esempio lontanissimo dalla bellezza estrema di Grosso Guaio a Chinatown. Belle le atmosfere notturne di una New York abbandonata a se stessa, anche se lo spunto migliore è il personaggio di Jena (Snake) Plissken: Kurt Russell con quella benda sull'occhio è veramente cazzuto. L'idea di base (rendere l'isola di Manhattan un carcere formato città) è sicuramente bella e originale (tanto che è stata clonata una miriade di volte, anche in campo videoludico) forse si poteva fare qualcosa di meglio per quel che riguarda il ritmo dello svolgimento (soprattutto conoscendo ciò che è in grado di fare il regista statunitense) che è piuttosto altalenante. Nulla viene rivelato sul futuro tratteggiato da Carpenter nel 1997, eccetto una esplicita critica ai poteri forti e alla figura del politico, che però si palesa solamente nell'azzeccato e beffardo finale. Belle le musiche, vero e proprio marchio di fabbrica del regista. Da notare anche la presenza di varie citazioni, su tutte quelle a George Romero e David Cronenberg. Eccezionale inoltre il cast dove figurano un Donald Pleasence e un Lee Van Cleef in grande spolvero. Parliamo comunque di un film/cult che mostra dei difetti che il tempo ha impietosamente messo in luce, tanto che mi è passato abbastanza velocemente, nel senso che è stato abbastanza leggero. Diciamo che non è un film epico, ma comunque è davvero bello. Ad Escape from New York (azione, fantascienza e tanto altro) mi sembrava poco però dargli sette, otto troppo, e così il sette e mezzo mi è sembrato il voto più giusto. Voto: 7,5 [Qui Scheda]

Chesil Beach - Il segreto di una notte (2017)

Titolo Originale: On Chesil Beach
Anno e Nazione: Regno Unito 2017
Genere: Drammatico, Sentimentale
Produttore: Elizabeth Karlsen, Stephen Woolley
Regia: Dominic Cooke
Sceneggiatura: Ian McEwan
Cast: Saoirse Ronan, Billy Howle, Emily Watson, Samuel West
Anne-Marie Duff, Adrian Scarborough, Bebe Cave, Anton Lesser
Mark Donald, Tamara Lawrance, Anna Burgess
Mia Burgess, Bronte Carmichael
Durata: 105 minuti

Saoirse Ronan e Billy Howle nell'adattamento del romanzo di Ian McEwan.
Inghilterra, 1962: la prima notte d'amore in luna di miele cambia per sempre il destino di due giovani sposi.

Disobedience (2017)

Titolo Originale: Disobedience
Anno e Nazione: USA, Regno Unito, Irlanda 2017
Genere: Drammatico, Sentimentale
Produttore: Ed Guiney, Frida Torresblanco, Rachel Weisz
Regia: Sebastián Lelio
Sceneggiatura: Sebastián Lelio, Rebecca Lenkiewicz
Cast: Rachel Weisz, Rachel McAdams, Alessandro Nivola, Anton Lesser
Bernice Stegers, Allan Corduner, Nicholas Woodeson, Liza Sadovy
Clara Francis, Mark Stobbart, Caroline Gruber, Alexis Zegerman
Steve Furst, Rose Walker, David Fleeshman, Cara Horgan
Durata: 114 minuti

Sebastian Lelio dirige Rachel Weisz e Rachel McAdams in una conturbante storia al femminile. L'amore proibito fra due donne sconvolge la comunità ebraico-ortodossa di Londra.

The Amityville Murders (2018)

Titolo Originale: The Amityville Murders
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Horror
Produttore: Daniel Farrands, Eric Brenner, Lucas Jarach
Regia: Daniel Farrands
Sceneggiatura: Daniel Farrands
Cast: John Robinson, Chelsea Ricketts, Paul Ben-Victor
Diane Franklin, Noa Brenner, Zane Austin, Kue Lawrence
Rebekah Graf, Lainie Kazan, Burt Young
Sky Liam Patterson, Steve Trzaska
Durata: 97 minuti

Horror tratto dalla storia vera che ha ispirato la saga Amityville Horror.
1974: il giovane Ronald DeFeo uccide la sua famiglia affermando di aver ubbidito a delle voci nella sua testa.

Jane Got a Gun (2016)

Titolo Originale: Jane Got a Gun
Anno e Nazione: USA 2016
Genere: Azione, Drammatico, Western
Produttore: Terry Dougas, Aleen Keshishian, Scott LaStaiti, Natalie Portman
Mary Regency Boies, Zack Schiller, Scott Steindorff
Regia: Gavin O'Connor
Sceneggiatura: Brian Duffield, Anthony Tambakis, Joel Edgerton
Cast: Natalie Portman, Joel Edgerton, Noah Emmerich, Rodrigo Santoro, Boyd Holbrook
Ewan McGregor, Alex Manette, James Burnett, Sam Quinn, Todd Stashwick
Durata: 98 minuti

Natalie Portman in un western con Ewan McGregor e Joel Edgerton.
La moglie di un fuorilegge contatta l'ex amante per difendersi dai nemici del marito e salvare la propria fattoria.

Un figlio all'improvviso (2017)

Titolo Originale: Momo
Anno e Nazione: Francia, Belgio 2017
Genere: Commedia
Produttore: Olivier Delbosc
Regia: Sébastien Thiéry, Vincent Lobelle
Sceneggiatura: Sébastien Thiéry, Pascale Arbillot
Cast: Christian Clavier, Catherine Frot, Sebastien Thiery
Pascale Arbillot, Hervé Pierre, Benoît Tachoires
Claudine Vincent, Jeanne Rosa
Durata: 85 minuti

Christian Clavier in una brillante commedia dai divertenti equivoci.
La vita di una coppia di mezza età cambia radicalmente con l'arrivo di un giovane che afferma di essere loro figlio.

Fire Squad - Incubo di fuoco (2017)

Titolo Originale: Only the Brave
Anno e Nazione: USA 2017
Genere: Drammatico, Biografico
Produttore: Lorenzo di Bonaventura, Thad Luckinbill, Trent Luckinbill
Michael Menchel, Dawn Ostroff, Molly Smith, Jeremy Steckler
Regia: Joseph Kosinski
Sceneggiatura: Ken Nolan, Eric Warren Singer
Cast: Josh Brolin, Miles Teller, James Badge Dale, Alex Russell
Dylan Kenin, Geoff Stults, Ryan Busch, Taylor Kitsch
Sam Quinn, Kenny Miller, Thad Luckinbill, Ben Hardy
Nicholas Jenks, Jake Picking, Matthew Van Wettering, Scott Haze
Ryan Jason Cook, Michael McNulty, Brandon Bunch, Pell James
Jeff Bridges, Andie MacDowell, Jennifer Connelly, Natalie Hall
Rachel Singer, Brytnee Ratledge, Jenny Gabrielle
Barbie Robertson, Jade Kammerman
Durata: 133 minuti

Intenso dramma catastrofico tratto da una storia vera con Josh Brolin, Miles Teller e Jeff Bridges. 2013: un gruppo di vigili del fuoco deve domare un gigantesco incendio in Arizona.

Martin Eden (2019)

Titolo Originale: Martin Eden
Anno e Nazione: Italia, Francia 2019
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico
Produttore: Pietro Marcello, Beppe Caschetto
Thomas Ordonneau, Michael Weber, Viola Fügen
Regia: Pietro Marcello
Sceneggiatura: Maurizio Braucci, Pietro Marcello
Cast: Luca Marinelli, Carlo Cecchi, Jessica Cressy, Vincenzo Nemolato
Marco Leonardi, Denise Sardisco, Carmen Pommella, Autilia Ranieri
Franco Pinelli, Savino Paparella, Elisabetta Valgoi, Pietro Ragusa
Giustiniano Alpi, Claudio Boschi, Dario Iubatti, Anna Patierno
Vincenza Modica, Gaetano Bruno, Maurizio Donadoni, Lana Vladi
Chiara Francini, Aniello Arena, Rinat Khismatouline
Luciano Sirico, Giordano Bruno Guerri, Viola Bianco
Durata: 129 minuti

Luca Marinelli, miglior attore a Venezia, in un adattamento del romanzo di Jack London.
Spinto ad istruirsi dall'amore per una donna, un marinaio scopre di avere talento per la scrittura.

Rambo - Last Blood (2019)

Titolo Originale: Rambo: Last Blood
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Azione, Avventura, Thriller
Produttore: Avi Lerner, Yariv Lerner
Kevin King Templeton, Les Weldon
Regia: Adrian Grunberg
Sceneggiatura: Matthew Cirulnick, Sylvester Stallone
Cast: Sylvester Stallone, Paz Vega, Sergio Peris-Mencheta
Adriana Barraza, Yvette Monreal: Gabrielle, Genie Kim
Óscar Jaenada, Joaquín Cosío
Durata: 89 minuti

Quinto capitolo della saga con Sylvester Stallone.
In Messico per salvare la nipote rapita, Rambo sfida una banda di criminali implicati nel commercio sessuale di ragazze.

Polaroid (2019)

Titolo Originale: Polaroid
Anno e Nazione: Norvegia, USA 2019
Genere: Horror, Thriller
Produttore: Roy Lee
Regia: Lars Klevberg
Sceneggiatura: Lars Klevberg
Cast: Kathryn Prescott, Tyler Young, Samantha Logan, Keenan Tracey
Priscilla Quintana, Javier Botet, Mitch Pileggi, Katie Stevens
Davi Santos, Emily Power, Grace Zabriskie, Erika Prevost
Rhys Bevan John, Madelaine Petsch, Shauna MacDonald
Durata: 88 minuti

La paura si fa vintage in un horror spettrale.
Il ritrovamento di una vecchia macchina fotografica innesca una serie di macabri eventi.
Un mistero da risolvere prima del prossimo click.

La rivincita delle sfigate (2019)

Titolo Originale: Booksmart
Anno e Nazione: USA 2019
Genere: Commedia
Produttore: Megan Ellison, Chelsea Barnard
David Distenfeld, Jessica Elbaum, Katie Silberman
Regia: Olivia Wilde
Sceneggiatura: Emily Halpern, Sarah Haskins
Susanna Fogel, Katie Silberman
Cast: Beanie Feldstein, Kaitlyn Dever, Jessica Williams
Lisa Kudrow, Will Forte, Jason Sudeikis, Billie Lourd
Diana Silvers, Skyler Gisondo, Noah Galvin
Durata: 102 minuti

Esordio alla regia di Olivia Wilde con una commedia sulla trasgressione.
Per recuperare il tempo passato a studiare, due studentesse decidono di trascorrere una lunga notte di eccessi.

Victoria (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/06/2020 Qui - Victoria è una ragazza spagnola sola che lavora da tre mesi a Berlino. Dopo una serata in discoteca, probabilmente in cerca di "avventure", riesce a conoscere quattro ragazzi della città tedesca che, in parole povere, le fanno recuperare il tempo perduto in solitudine. E' un film notevole dal punto di vista tecnico perché 140 minuti in un unico piano sequenza richiede un lavoro alle spalle e di preparazione non indifferenti (grossa idea quella di Sebastian Schipper, e un lavoro incredibile quello di tutta la troupe), eppure riesce a colpire la capacità in primo luogo dei personaggi a coinvolgere. Innanzitutto la protagonista malgrado la scrittura del personaggio non lascia intuire appieno il profondo senso di solitudine che la affligge e che facilmente si fa coinvolgere dalla compagnia di quattro ragazzi berlinesi, simpatici nei suoi confronti, ma in fondo dei balordi. La prima parte ci fa scoprire i personaggi ed è pervasa da una tensione sottile di una conoscenza estemporanea che potrebbe facilmente deviare verso situazioni potenzialmente pericolose (come uno stupro). Poi il film, fino a quel momento condotto su toni abbastanza leggeri, si addentra in territori più noir e thriller. La posta in gioco viene progressivamente alzata e la ragazza si trova coinvolta in trame fino a quella nottata assolutamente impensabili, adrenaliniche e senza via d'uscita. Il pregio maggiore ovviamente ad una regia straordinaria per la capacità di reggere un lunghissimo piano sequenza unico, mantenendo un'ottima fluidità di racconto. Tuttavia qua è là si notano delle forzature di scrittura, ma sono molti i lati positivi che vengono risaltati (tra cui la discreta musica), non ultimi la bravura degli attori. L'attrice bravissima che interpreta Victoria è Laia Costa, la cui mutevole e intensissima espressività appare decisiva per la credibilità dell'intera vicenda, affiancata da un valido partner come Frederick Lau nel ruolo di Sonne. In conclusione, un piccolo grande film, che merita di sicuro di essere visto e apprezzato. Voto: 7+ [Qui Scheda]

venerdì 12 giugno 2020

Extraordinary Tales (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Visivamente splendida ed originale rivisitazione animata di alcuni dei più noti racconti di Edgar Allan PoeExtraordinary Tales trova nel mix di tecniche miste a suggellare i diversi episodi una carta vincente, potendosi in più fregiare di narratori d'eccellenza che hanno legato indissolubilmente il loro nome al mondo del cinema horror. I 5 racconti, scelti tra i suoi più noti (La caduta della casa degli UsherIl cuore rivelatoreLa verità sul caso del signor ValdemartIl pozzo e il pendolo e La morte rossa) e uniti da una cornice in cui il corvo (cioè Poe stesso) dialoga con la morte, vedono infatti Christopher LeeBela Lugosi e Roger Corman prestare le voci ai protagonisti (che "ritornano in vita" grazie a delle registrazioni di alcune letture fatte in passato), per la contemporaneità c'è Guillermo Del ToroRaul Garcia, storico animatore della Disney, orchestra magnificamente questo progetto visionario ed oscuro, trascinandoci nelle spire del terrore orchestrate dal grande scrittore con un senso d'equilibrio ed inquietudine che conquista sin dai primi istanti. L'universo letterario di Edgar Allan Poe viene infatti benissimo sintetizzato in quest'antologia suggestiva e altamente artistica. Le animazioni, di diverso stile (ognuna delle cinque storie presenta difatti una soluzione grafica diversa), si adattano mirabilmente al testo. Certo, alcuni segmenti sono più riusciti di altri, per esempio il più affascinante è La morte rossa, capace di rendere le atmosfere di macabra lascivia del racconto, soprattutto grazie alle sfumature create dalle tonalità acquarello, riuscito anche Il caso del signor Valdemart, in cui il medico che attua il mesmerismo sul malcapitato paziente ha le fattezze di Vincent Price, il segmento, che visivamente si rifà a un'iconografia più classica e "old-style", riesce a rendere con discreta efficacia un racconto complesso omaggiando la classicità dell'arte a nuvolette, non male Il cuore rivelatore (un bianco e nero stilizzato e dai tratti allucinati quasi espressionisti), un episodio un po' scolastico ma comunque non privo d'incisività, meno riusciti La caduta della casa degli Usher e soprattutto Il pozzo e Il pendolo, dalla computer grafica fredda e anonima (in questi due episodi solo il climax finale del primo riesce a creare qualche inquietudine, mentre il resto si perde in una certa calligrafia), ma nel complesso ci si può ritenere soddisfatti (buono anche l'accorgimento sonoro). Da vedere rigorosamente (per gli amanti del genere) in lingua originale. Voto: 6+ [Qui Scheda]

You, the Living (2007)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Così è la vita. Fatta di litigi e incomprensioni, piccole gioie e taciuti amori, stenti e privazioni. Coperto da una costante nebbiolina grigia che avvolge interni ed esterni, You, the Living (Du Levande) di Roy Andersson è un film surreale sul (non)sense della vita. In scena un manipolo di personaggi complessati e un po' depressi, annoiati e sull'orlo di una crisi di nervi. E' il ridicolo teatrino della vita (quadretti di ordinaria follia), dove ciascuno racconta qualcosa di sé. C'è chi, non sopportato dalla moglie, prepara il suo pezzo al trombone o alla grancassa per la parata militare del paese, chi non si sente amato e sfoga il suo astio gratuitamente sugli altri, chi si cruccia per una stupida offesa, chi sogna la pena di morte per una tavola imbandita mandata all'aria. Personaggi assurdi che incarnano tutta l'essenza di quell'inspiegabile senso della vita, che il regista prova nuovamente, nel secondo film della trilogia sull'umana esistenza a spiegare, anzi, ad immortalare. In questo senso la ricerca del grottesco è riuscita, l'atmosfera rarefatta è ben fotografata. I volti per descrivere le miserie dell'umanità sempre in bilico tra il tragico ed il comico, sono perfetti. Eppure il film nel giro di un quarto d'ora perde la sua freschezza, si riavvolge su se stesso e alla fine annoia. Ma seppur dei tre (Canzoni del secondo piano prima e Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza dopo) è a conti fatti il meno ragguardevole (l'anello debole), è comunque un film ugualmente intelligente e umanamente (purtroppo per noi) veritiero, i personaggi sono ciò che sembrano e le loro vite sono, altrettanto, ciò che sembrano: le nostre. E insomma un film (riuscito comunque) da non troppo sottovalutare. Voto: 6 [Qui Scheda]

Wrong Cops (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - La versione cinica, grottesca e demenziale di Scuola di polizia. Un prodotto buffo, dotato di una comicità intelligente e basato su un'idea politicamente scorretta: le disavventure di un gruppo di poliziotti malvagi e strafottenti che spadroneggiano in una cittadina tranquilla, abusando impuniti dei loro concittadini. Peraltro l'idea del lavoro risiede già nel precedente Wrong, dal quale proviene il personaggio di Duke, anche là interpretato da Mark Burnham: ne è in sostanza una specie di spin-off (e Jack Plotnick, lì protagonista, compare qui in un cameo). Quentin Dupieux (alias Mr. Oizo) scrive e dirige infatti, uno spaccato sulla follia umana, qui in forma di poliziotti brutti e squallidi. Un film atipico, trash nell'anima ma che può affascinare se si accettano i suoi eccessi di irriverenza e di squallore. C'è chi spaccia droga attraverso topi morti o chi è in fin di vita senza morire mai. Il regista si prende gioco del mondo stravolgendolo e creando una dimensione di "assurdo" piuttosto personale, dove la meritocrazia è un miraggio e il nonsense è la regola, confezionando il tutto con una regia che si muove consapevolmente nel trash e nella serie B. Non è un caso la presenza di due camei di attori lynchiani come Grace Zabriskie e Ray Wise, perché in un mondo così assurdo e grottesco come questo, qualche elemento di Lynch è presente. Il resto cast, composto per lo più da attori sconosciuti (eccezion fatta per le apparizioni di Marylin MansonEric Roberts e Kurt Fuller) annovera attori tutti discreti nei loro ruoli (ritorna Eric Judor) e alza Mark Burnham come icona principale del film, colui che più di tutti ha la faccia e l'atteggiamento da vero "poliziotto sbagliato". Come la musica (martellante) di sottofondo, Wrong cops è una litania continua a volte divertente e dissacrante (non male qualche battuta al fulmicotone) a volte ripetitiva e alquanto scontata. Non al livello del precedente, anzi, delude se si ripensa alle risate acute che rendevano unico il precedente, irresistibile e quasi geniale Wrong, ma accettabile. Voto: 6 [Qui Scheda]

The Future (2011)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Un film pieno di tutto, ma sostanzialmente della eterna paura dell'uomo verso il futuro, l'ossessione di invecchiare che si traducono nella fantasia del protagonista (interpretato da un anonimo ma funzionale Hamish Linklater) di poter fermare il tempo ma anche delle scelte e i cambiamenti che tali scelte possono comportare. I due, lui e lei, vogliono dare una svolta alla loro routine (con iniziative "originali") ma si ritroveranno divisi, separati per sempre dopo quattro anni di convivenza e amore. Il film propone in una chiave totalmente alternativa ma molto intelligente le tematiche riguardanti: la crisi tra coppie (Jason e Sophie), l'inesistenza di una vita sociale (entrambi hanno solo due amiche in comune, e sprofondano tutto il giorno in una noiosa routine legata al PC), la solitudine (entrambi i protagonisti si sentono soli, tanto che Jason si confessa parlando alla Luna), la paura di invecchiare e di crescere procedendo verso un futuro ignoto. Ma il tutto non è assolutamente condito da un clima drammatico o pesante. Il film ci propone infatti questi argomenti in chiave ironica, critica, onirica, mescolando la fantasia alla realtà, il reale col surreale (è un gattino abbandonato a narrare in parte la suddetta storia, che parte proprio dal presupposto che quando i due andranno a prenderlo sarà per loro la fine). Il che lo rende un prodotto molto gradevole da seguire (seppur con dei passaggi lenti e statici) e leggero che ti stimola a pensare e riflettere in modo non superficiale ma nemmeno troppo impegnativo, ecco spiegato l'uso dell'ironia, a tratti dello humor e il perché è condito da elementi surreali e magici. Brava Miranda July (che non conoscevo prima di questo film, non credo infatti d'aver visto Me and you and everyone we know), anche sceneggiatrice e regista del film, nel portare avanti egregiamente il film, anche se poi il film oltre la sufficienza non va, perché in ogni caso minimale e prevedibile, non in grado insomma di rimanere impresso, comunque non male. Voto: 6 [Qui Scheda]

Maelström (2000)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Parte il viaggio alle origini di uno dei registi più interessanti e formidabili degli ultimi dieci anni, vedendo (dopo averli visti quasi tutti) prima la sua seconda opera e prossimamente la prima. Un opera seconda decisamente originale e curiosa, un po' appesantita dalla forma (la voce che introduce ed accompagna è quella di un pesce sanguinante macellato da un corpulento e visivamente disturbante essere umano), ma già elaborato nell'intreccio narrativo. Maelstrom (sono dei gorghi tipici dei mari norvegesi da cui è possibile, qui metaforicamente, giacché è la protagonista la barca alla deriva, venirne risucchiati verso l'abisso) è un opera interessante, dove Denis Villeneuve dimostra già uno stile preciso (ben diretto con una buona fotografia dalle forti tonalità contrastanti, perfetta per comunicare appunto il gelo dei sentimenti e la predisposizione a lasciarsi trascinare alla deriva, dal gorgo o maelstrom che sia). Accompagnato dal bel viso dell'intensa e brava Marie-Josée Croze, l'allora giovane regista canadese traduce in realtà una favola che sa di leggenda. Una favola condita di molto dark humour in cui tutto alla fine coincide e si incastra, pezzo per pezzo. In parte semplicistico per questo motivo, ma che comunque affronta la tematica del senso di colpa coinvolgendo (e tanto) lo spettatore (il percorso verso la redenzione è lungo e faticoso, ma quando tutto sembra ormai perduto e compromesso, l'amore e la soluzione degli affanni arriva da chi invece ti sembrava il vero problema da affrontare). Non il migliore di Villeneuve, ma ad ogni modo interessante. A tutti gli effetti un grande inizio di carriera di uno dei migliori e ancor giovani cineasti del momento. Voto: 6,5 [Qui Scheda]

The Room (2003)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Dopo aver visto le incredibili dietro le quinte nel fantastico The Disaster Artist ad opera di James Franco sulla travagliata lavorazione di questo film, avevo detto che nel vedere il bizzarro (per non dire di peggio) The Room mai mi sarei cimentato, però la curiosità già fermentava, e così quando c'è stata la possibilità non ho (ben sapendo a cosa andassi incontro) esitato. Perché quando si parla di questo film si parla di capolavoro trash assoluto, e così è, di una pellicola dalla dirompente, sebbene involontaria, potenza comica. The Room infatti (non so se il film peggiore di tutti i tempi, ma il più noioso, inutile e sconclusionato certamente), secondo gli intenti del regista di origine ungherese, voleva essere un intenso dramma sul tradimento all'interno di una coppia (Johnny ama Lisa che invece ama Mark, il suo migliore amico) ma finisce per diventare un'involontaria (e costosa inutilmente) sit-com (una sorta di puntata allungata di Beautiful), basata su dialoghi imbarazzanti, diretta (ed interpretata da tutti, in particolare dal regista stesso Tommy Wiseau) con totale inettitudine e senza alcun benché minimo senso del ritmo, ricca di situazioni paradossali, di buchi giganteschi e scene softcore che, anche grazie alle improbabili musiche scelte, sono incredibilmente comiche. Cioè praticamente l'antitesi di come non si dovrebbero fare i film, la definitiva incontrovertibile dimostrazione che il cinema è un'Arte con la maiuscola (per chi mai avesse avuto dubbi, si intende), che non ci si può improvvisare sceneggiatori, produttori, attori, né tantomeno registi senza disporre quantomeno di un'infarinatura, di qualche base tecnica. E così, indefinito ed indefinibile, The Room è un film tanto strampalato che dargli un voto è impossibile, e infatti quello che posso fare è appellarmi al voto politico, regalando la sufficienza per inadeguatezza. Voto: 6 (politico) [Qui Scheda]

Lake Mungo (2008)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Forse il mockumentary più realistico di sempre, stante il fatto che praticamente non ci sono quasi per niente le classiche scene riprese dal vivo bensì una serie di interviste di impressionante veridicità, stante il fatto che poi è una storia vera, ma per davvero davvero. Il film sembra partire come la classica storiella di fantasmi (la sedicenne Alice Palmer annega mentre sta nuotando con la sua famiglia in una diga ad Ararat, in Australia, dopo la sua morte nella sua casa cominciano ad accadere alcune strane cose, la famiglia della defunta chiede quindi aiuto ad uno psichiatra e ad un parapsicologo) ed invece ne viene fuori una vicenda molto articolata dove quasi subito si scopre che le cose non sono come sembrano, oppure si? Il regista Joel Anderson ci tiene sempre in bilico tra realtà ed immaginazione come se in ogni scena si tenesse un piede nel mondo dei vivi e l'altro in quello dei morti, il possibile horror lascia il posto prima al giallo di una scoperta inaspettata svelando inquietanti retroscena anche sul vicinato e poi al dramma di una famiglia che in realtà conosceva la propria figlia meno di quello che credeva facendo emergere i sensi di colpa della madre. Si inserisce anche il personaggio del sensitivo: autentico o ciarlatano? Affidabile o meno? Un susseguirsi di colpi di scena approfonditi dalle agghiaccianti immagini della presenza di Alice, sono vere, sono false? Quando si pensa di aver trovato il bandolo della matassa ecco che subentra un capovolgimento di fronte che ribalta tutto quello che si è visto e che non ci lascia in pace nemmeno nei titoli di coda, dando l'impressione che questo film non finisca mai, che l'orrore, il dolore e l'angoscia non abbiano mai fine. Tra i più inquietanti della storia del genere, ma da vedere se si ha l'occasione, ne vale la pena (sempre se si rispettano le sante regole dell'horror, da solo, di notte, assolutamente no). Voto: 7 [Qui Scheda]

Europa Report (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Affascinante found footage spaziale diretto da Sebastian Cordero che mette sotto la luce dei riflettori cinque astronauti alle prese con una missione coraggiosissima: scoprire la vita su "Europa" una luna ricoperta da strati ghiacciati situata nelle vicinanze di Giove. Il tutto è visto come un documentario composto dalle riprese del razzo spaziale e le interviste "dietro le quinte" dei vari organizzatori della missione, ebbene, niente male, veramente niente male, in questo caso poi il found footage è molto funzionale al tipo di storia che racconta. Dopo gli ovvi omaggi a 2001: Odissea nello spazio, questo film ha un approccio molto realistico di questa missione. Certamente si prende qualche libertà, ma la scenografia degli interni, quel buio opprimente dello spazio infinito, affascinante da un lato ma fonte continua di pericolo dall'altro, danno alla pellicola una buona tensione senza scomodare battaglie spaziali, alieni carogne e compagnia cantante (o budget altissimi). Un film di fantascienza (tra il cast troviamo Sharlto Copley, già interprete dei fantascientifici District 9 ed Elysium, il compianto Michael Nyqvist, protagonista dei tre film originali della saga thriller svedese Millennium e Anamaria Marinca, che qualche anno dopo si ritroverà protagonista della serie Marte di National Geographic) che sembra più una simulazione realistica di una missione scientifica, un viaggio calcolato nei minimi dettagli ma nella cui grandezza dello spazio infinito si nasconde sempre l'imprevisto e l'imponderabile. Abbastanza originale, atipica, forse ripetitiva e con un finale poco consono per un titolo che punta molto sul plausibile, ma per gli amanti del genere pellicola da vedere. Voto: 6,5 [Qui Scheda]

mercoledì 3 giugno 2020

Gozu (2003)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/06/2020 Qui - Assurdità pazzesca di Miike che tira fuori dal cilindro un film quasi Lynchiano (affine a Lynch nelle intenzioni ma non nella forma), in cui è quasi impossibile capirci qualcosa ma che ti trascina in un girotondo di pazzia che ti rende impossibile staccare gli occhi dal monitor (del PC) nonostante il ritmo sia ai limiti del soporifero. La sequenza del parto è qualcosa che rimane impressa nella mente per il resto della vita e da sola merita la visione. Gozu (presentato anche a Cannes) è delirante, indefinibile, perturbante e chissà cos'altro. In tale delirio però è un piacere perdersi (anche se forse un tantino lungo), seguire le vicissitudini del protagonista, in questa sorta di viaggio di formazione (un incubo weird è meglio) dove la sua figura tipica di yakuza viene sempre più sfumata. La galleria di personaggi che si incontrano nel film sono uno più bizzarro dell'altro. Secondo me se ad un film del genere gli si vuole dare a tutti i costi un senso, si commette un madornale errore. Bisogna lasciarlo fluire per venirne ipnotizzati. Takashi Miike, come al solito, gira alla grandissima, utilizza con parsimonia ma in maniera perfetta suoni e soprattutto rumori, dirige benissimo i suoi attori e ammanta il tutto con i caratteristici temi che abitualmente lo contraddistinguono violenza, sesso, ironia. Ne viene insomma fuori una delle pellicole tra le più "malate" che abbia mai visto, una giostra della follia che fotografa in modo perfetto l'immaginario del regista, il suo Alice nel paese delle meraviglie, ma ovviamente depravato, morboso, inquietante e nonsense all'ennesima potenza, dove pure si ride. E quindi un film delirante, che non si dimentica facilmente, e scusate se è poco. Voto: 7 [Qui Scheda]

Lesson of the Evil (2012)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/06/2020 Qui - Non mi ha convinto appieno, eppure davvero notevole è questo film horror (un cosiddetto slasher). Un film (Il canone del male qui da noi) nettamente diviso in due parti: nella prima ora il racconto si snoda, lento e pacato, ad illustrare la singolare figura del professor Hasumi (bravissimo chi lo interpreta, eccellenti anche gli attori-ragazzini), bello e intelligente, amichevole e comprensivo. Sappiamo però che il nostro non è un bravo ragazzo fin dalla prima scena, un flashback che ricorda altri famosi incipit in flashback (un titolo su tutti, ovviamente: l'Halloween di John Carpenter). Allora non stupisce che la seconda ora del film (dove questo professore dà di matto) sia tutta dedicata ad un'iperrealistica esplosione di violenza, connotata (come sempre nel regista giapponese) da una buona dose di ironia, che troviamo fra l'altro sia nel comportamento freddo e controllato di Hasumi (in mezzo alla strage fa cadere un pupazzo che raffigura il primo uomo sulla Luna, e ovviamente appoggia il fucile e riposiziona con cura l'astronauta presso la navicella) sia nel leitmotiv musicale che accompagna tutto il film, la ballata di Kurt Weill "Die Moritat von Mackie Messer", archetipo dell'ironico modo di raccontare un assassino. E, come sempre nel cinema di Miike, accanito cinefilo (e si vede), non mancano invenzioni geniali sparse qua e là, e c'è pure, tramite l'allucinatoria presenza del fucile organico monocolo, un omaggio al grande David Cronenberg (Videodrome). Peccato solo che non arrivi ai livelli dei punti più alti di Takashi Miike (pecca un po' di banalità e di lunghezza), ma comunque meritevole di una visione. Perché pur giocando con storie già viste e con un genere che ha già fatto vedere tutto o quasi, è girato con stile. In più intrattiene e coinvolge con dignità. Certo, speravo meglio, ma va bene (al sequel dico comunque no). Voto: 6+ [Qui Scheda]

The Happiness of the Katakuris (2001)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/06/2020 Qui - Un Takashi Miike leggero che si misura con una commedia, ma niente paura: tutto quello che può essere considerato convenzionale questo regista riesce sempre a tenerlo fuori dai suoi progetti. E così The Happiness of the Katakuris (liberamente tratto dal film sudcoreano Joyonghan Gajok di Kim Ji-Woon, che ovviamente non ho visto e quindi impossibile fare paragoni) diventa non solo una commedia ma un casino di generi mischiati tra loro come animazione, grottesco, musical e via dicendo. Sta proprio in questa impronta impazzita il suo punto di forza più che nella storia narrata che, attraverso tutto ciò che in un film non dovrebbe stare (insieme), rende i momenti più commoventi ed ottimisti fuori dalla retorica che qualunque altro film avrebbe avuto. Infatti bellissimo è il messaggio, sulla famiglia e la felicità, soprattutto nell'impattante finale. Menzione a parte la merita l'incipit nonsense rispetto al resto, con l'utilizzo della claymotion (forse per motivi di budget? che sì è esiguo) che sarà usata anche nei momenti più violenti. Rispetto ad altro del regista nipponico, comunque, le dosi di violenza e scene esplicite sono quasi nulle ma non manca il macabro, e la black comedy è black fino in fondo. Simpaticissimi quasi tutti gli intermezzi musicali, qualcuno noioso (intelligente quello alla karaoke, ennesima uscita dagli schemi). Registro grottesco discreto (comunque non ai livelli weird di Visitor Q, buono da una parte, non tanto dall'altra), pecca di prevedibilità e di poca originalità in molti punti della trama (però quella fastidiosa tendenza dei clienti del loro albergo a morire assolutamente riuscita). Registicamente discreto, l'ennesima dimostrazione della poliedricità di Takashi Miike in tutti i campi, dallo yakuza movie all'horror alla commedia. Voto: 7 [Qui Scheda]

Visitor Q (2001)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/06/2020 Qui - Senza dubbio uno dei film più controversi e provocatori diretti dal regista, per i temi trattati e per tanto altro. Allucinante oserei dire, alcune scene ti rimangono impresse, questo film racchiude tutto il peggio che un'essere umano possa concepire, ovvero prostituzione da parte della figlia, bullismo da parte dei compagni di scuola (veramente pesanti le umiliazioni che deve subire), la pazzia della moglie che prova piacere nel procurasi ferite di vario genere ed infine il padre autore di atti di necrofilia, violenza, incesto e omicidi in partecipazione con la moglie, tutto in un clima freddo senza emozioni dove le immagini osservate dal "visitatore" ignoto parlano da sole. Un film crudo come pochi altri, dove la follia la fa da padrone, la quale paradossalmente unirà la famiglia che prima della visita di Q era totalmente disunita, in un nucleo solido. Un film assurdo, amorale, fastidioso, ma salvato dall'ironia macabra e a volte cartoonesca, dall'abilità realistica e credibile del digitale, tuttavia un po' penalizzato da una certa prolissità nella prima parte (nonostante la durata sia già abbastanza contenuta). Arrivi in ogni caso a fine di questo film molto strano che non sai assolutamente che voto mettere: ci può stare sia un'insufficienza che un giudizio pienamente positivo. Io sto nel mezzo: una sufficienza (ma piena) un po' per il grottesco (al suo limite estremo) di alcune scene, un po' per il finale e un altro po' per la rappresentazione della perversione di questa famiglia giapponese. Comunque, voto a parte, è da premiare Takashi Miike per il coraggio (che di certo non gli manca) nel portare alla luce una pellicola di questo genere. Forse estremo, ma visionario, nel senso buono del termine. Voto: 6,5 [Qui Scheda]

Takashi Miike Filmography - Parte 2

Post pubblicato su Pietro Saba World il 03/06/2020 Qui - Continua il viaggio alla scoperta e riscoperta di uno dei registi più "folli" del cinema orientale, ed anche uno dei più eclettici, prolifici ed originali di sempre, ovvero Takashi Miike. Lo scorso anno, per le promesse cinematografiche precedenti, la suddetta escursione (qui) fu insomma solo un piccolo assaggio, ma è quest'anno, sempre grazie alla Promessa cinematografica, che finalmente il viaggio si può dire partito, però non di certo finito, Miike tornerà nuovamente su questi schermi, forse con film che ancora devono essere prodotti oppure con altri della sua sterminata filmografia, chissà.