Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2023 Qui - Quattro storie dell'orrore (una badante segue una vecchia ammalata, trascurata dal figlio; un nipotino è fortemente geloso del figlio che sta per partorire la zia incinta; una scuola, invasa da vampiri, viene visitata da un ispettore scolastico; un matrimonio combinato deve sottostare al benestare di una nonna defunta) compongono un'antologia (a tema spettrale) che segue lo stesso stile dei lavori precedenti (Bombay Talkies e Lust Stories) realizzati dallo stesso team artistico (interamente indiano), lavori che tuttavia non ho visto (diretti da Karan Johar, Dibakar Banerjee, Zoya Akhtar e Anurag Kashyap). In ogni caso, e come in ogni film ad episodi (in questo caso piuttosto lunghi) la qualità è altalenante, passando dal buono al mediocre. Risaltano i primi due segmenti, per quanto non originali trattati con uno stile molto personale. Discreta in particolare Janhvi Kapoor, nel ruolo di Sameera, avida badante. In assoluto peggiore figura il terzo episodio, mentre una non ricercata ironia fa collassare il clima di mistero sul quale è formato il capitolo conclusivo. Nel complesso non male, ma dopo il sorprendente RRR e l'omonimo film del 2017 con Martin Freeman (sempre Netflix), il sentore della delusione si fa sentire. Voto: 5,5
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mercoledì 17 maggio 2023
Ghost Stories (2020)
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XX - Donne da morire (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2023 Qui - Molto discontinuo questo film (antologico) virato al femminile e con tematiche femminili (diretto non per caso da quattro donne, una ad episodio), arricchito con intermezzi tra un episodio e l'altro molto belli, fatti con animazione in stop motion dall'effetto suggestivo. Volendo sintetizzare, a mio parere, due episodi sono discreti e due su un livello insufficiente. I migliori sono il primo e l'ultimo: The Box è il più misterioso e suggestivo e pur con un finale leggermente affrettato, riesce ad evidenziare la perdita progressiva del ruolo di madre e di moglie della sua protagonista, di fronte allo sfaldarsi della sua famiglia che rifiuta di nutrirsi perché non sente il bisogno di cibo. Il secondo è più una commedia nera ma dal registro completamente sfasato: non è né divertente, né genera un minimo di tensione tanto da renderlo inconsistente. Il terzo episodio è quello più classico, riprende i canoni dello slasher ma pecca di eccessiva convenzionalità. L'ultimo ha un buon livello qualitativo e parte da riferimenti cinematografici molto chiari fin dall'inizio. Viene analizzato l'amore materno verso un figlio problematico e legato ad un passato inquietante che si presenta al compimento del diciottesimo anno del ragazzo. Non raggiunge la sufficienza, troppa disparità qualitativa tra il primo e l'ultimo episodio con i due centrali. Comunque gradevole film di intrattenimento, è già qualcosa. Voto: 5,5
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mercoledì 14 aprile 2021
Creepshow (1982)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/04/2021 Qui - Nel suo genere, ovvero nel mondo degli horror a episodi, questo film rappresenta uno dei livelli più alti in assoluto. Uno dei cult degli inossidabili anni '80. Citato sempre più spesso ed omaggiato una volta sì ed una volta no, Creepshow è un divertente film a episodi ispirato ai vecchi fumetti horror della EC Comics. Un gustoso mix condito da una forte vena grottesca e da humour nero come la pece. Le due menti sono Stephen King, autore dei cinque racconti horror (in uno recita pure), e George A. Romero, regista della relativa trasposizione cinematografica, che formano una coppia formidabile, e hanno abbastanza libertà nel confezionare un film intelligente che prima ti spaventa, poi allenta la tensione fino a farti sorridere con dei finali comici fino al paradosso (una pellicola briosa, dai colori accesi e non priva di alcune gustose invenzioni visive). Come spesso capita la qualità è variabile, i primi due non sono male, ma sono i più deboli, mentre gli altri tre sono davvero notevoli (il terzo punta sul sadico, mentre il quarto sullo splatter e il quinto sulla claustrofobia e il disgusto). La regia, gli effetti speciali, la fotografia e le interpretazioni sopra le righe degli attori, sono esplicitamente "fumettistiche". Attori del calibro di Leslie Nielsen, Ted Danson, Adrienne Barbeau ed Ed Harris li interpretano con convinzione ed auto-ironia, diretti, con mano felice, dal regista de La città verrà distrutta all'alba. Si tratta di intrattenimento puro, un film che si fa vedere ma che non è certo memorabile, anche se ha un paio di momenti particolarmente riusciti, ed un eccellente interpretazione di Leslie Nielsen in un ruolo inusuale, per lui. La prima volta che l'ho visto da bambino sono rimasto traumatizzato dall'ultima storia (quella degli scarafaggi). L'ho rivista oggi e mi ha traumatizzato di nuovo. A mio parere è la migliore del film: il contrasto tra l'appartamento totalmente bianco e lindo che sembra impenetrabile e questi scarafaggi enormi è veramente d'effetto. Nel complesso un piccolo cult che si lascia sempre vedere più che volentieri. Voto: 7
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giovedì 4 marzo 2021
The ABCs of Death 2.5 (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/03/2021 Qui - Stesso copione, stesse regole, 26 (nuovi) registi provenienti da ogni parte del mondo realizzano, con la più piena libertà possibile, un cortometraggio che abbia a che fare con una delle lettere dell'alfabeto e con la morte. Questo The ABCs Of Death 2.5 è però particolare rispetto agli altri due, la lettera di "partenza" è soltanto una: la M. Semplicemente perché il terzo capitolo è stato realizzato scegliendo, mediante una votazione, i migliori corti "finalisti" che avevano concorso ad un evento nel quale, il vincitore, avrebbe visto il proprio cortometraggio inserito all'interno del secondo capitolo, quello uscito nel 2014. Perciò possiamo dire che questo 2.5 racchiude gli "scarti" migliori. Tutto ciò dovrebbe anche un pochino far capire che non si è di fronte alla qualità offerta dai precedenti episodi (anche perché di registi noti nessuno a parte Carles Torrens, regista di Apartment 143 e Pet, il suo corto Mom non per caso si salva) ma, visto che alcuni corti meritano, è giusto dire/scriverci qualcosa. Come i primi due film, abbiamo un po' di tutto, e tutti o quasi venati da una miscela sperimentale. Ci sono quei corti che fanno un grande uso dei loro budget bassi e quelli che lo buttano tutto nel cesso. Tanto che, come un maiale che annusa i tartufi, per trovare qualcosa d'interessante e/o riuscito. Ci sono alcuni pezzi davvero divertenti, e sono buoni davvero, e poi ci sono corti che semplicemente sconcertano. Corti con uomini che defecano dall'ombelico, donne che accoltellano i loro bambini dallo stomaco e una mezza dozzina di altri atti di violenza che dovrebbero scioccare ma (che stavolta) non lo fanno, perché progettati per dare un brivido unico che tuttavia scompare dalla memoria non appena finisce. Invece quelli che hanno una svolta (anche sussurrata), una trama, si distinguono, e questi sono quelli che si fanno ricordare, se non tutti, alcuni almeno. In ogni caso partiamo dai migliori, che sono Mailbox di Dante Vescio and Rodrigo Gasparini, Malnutrition di Peter Czikrai, Mariachi di Eric Pennycoff, Matador di Gigi Saul Guerrero e Mormon Missionaries di Peter Podgursky. Nel mezzo invece troviamo Maieusiophobia di Christopher Younes, Manure di Michael Schwartz, Meat di Wolfgang Matzl, Miracle di Álvaro Núñez, Mobile di Baris Erdogan e Muff di Mia Kate Russell. Tra i peggiori "modesti" ecco Magnetic Tape di Tim Rutherford and Cody Kennedy, Make Believe di Summer Johnson, Marauder di Steve Daniels, Marriage di Todd E. Freeman, Martyr di Jeff Stewart, Mermaid di Ama Lea, Merry Christmas di Joe and Lloyd Stas, Messiah di Nicholas Humphries, Mind Meld di BC Glassberg, Moonstruck di Travis Betz, Mother di Ryan Bosworth (in questo corto l'unica faccia nota, quella di Anastasija Baranova di Z Nation) e Mutant di Stuart Simpson. Tra i peggiori "insulsi" ecco Munging di Jason Koch and Clint Kelly e soprattutto Mess di Carlos Faria, il corto più brutto di questo film e dell'intera trilogia. Complessivamente, nonostante alcune cose, questo secondo capitolo e mezzo risulta notevolmente inferiore ai primi due, troppi episodi mal realizzati per meritare una (prima o seconda che sia) visione. M sta per mediocre, forse. Voto: 5,5
The ABCs of Death 2 (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/03/2021 Qui - Dopo un primo film che dettava le coordinate del genere (ispirarsi a una lettera che rappresentasse l'iniziale del titolo), il ritorno dei terroristi dell'alfabeto, nuovamente intenzionati a declinare la morte e la sofferenza in meno di cinque minuti (26 nuovi registi all'opera, pochi quelli conosciuti, almeno da me, dal grande pubblico non saprei, molti i nomi nuovi, addirittura c'è un episodio diretto da un regista nigeriano, Lancelot Oduwa Imasuen, di cui segmento tuttavia, L is for Legacy, nella schiera dei due peggiori insieme a G is for Grandad di Jim Hosking). Ebbene, missione compiuta anche questa volta, anzi, rispetto al primo, mediamente i cortometraggi sono più interessanti e meno banali (va bene che non c'è la vetta assoluta che faccia ombra agli altri episodi, ma gli eccessi gratuiti sono molti di meno e più di un lavoro è di buonissima qualità). Se devo infatti scegliere fra la prima antologia e questa, propendo per questa seconda, generalmente più omogenea e di qualità complessiva leggermente superiore. Con diversi dosaggi ma l'ironia nera è una costante per tutti gli episodi o quasi, a volte con risultati persino sorprendenti o fulminanti. Difatti tra i migliori eccone alcuni, E is for Equilibrium di Alejandro Brugués e O is for Ochlocracy di Hajime Ohata, e poi da segnalare (ironia nera o no) ci sono I is for Invincible di Erik Matti, K is for Knell di Kristina Buožyte e Bruno Samper, S is for Split di Juan Martinez Moreno e V is for Vacation di Jerome Sable. Sempre tra i migliori, ma di registi noti, non deludono affatto, anzi, C is for Capital Punishment di Julian Gilbey (regista di A Lonely Place to Die), N is for Nexus di Larry Fessenden (regista ed attore, l'ultimo in questa veste I morti non muoiono), T is for Torture Porn di Jen e Sylvia Soska (American Mary) e X is for Xylophone di Alexandre Bustillo e Julien Maury (registi di Leatherface), delude invece Vincenzo Natali (si ricordi di Cube - Il cubo) con U is for Utopia. Per il resto, discretamente riusciti B is for Badger di Julian Barratt e Y is for Youth di Soichi Umezawa, solo sufficientemente riusciti A is for Amateur di E. L. Katz, F is for Falling di Aharon Keshales e Navot Papushado, H is for Head Games di Bill Plympton, M is for Masticate di Robert Boocheck e Q is for Questionnaire di Rodney Ascher, poco riusciti invece J is for Jesus di Dennison Ramalho e R is for Roulette di Marvin Kren. All'appello ne mancano quattro, decisamente diversi dagli altri, infatti ci sono due episodi che omaggiano qualcosa, il primo, P is for P-P-P-P SCARY! di Todd Rohal, le gag anni '30, purtroppo irritante, non male invece il secondo, W is for Wish di Steven Kostanski, che omaggia le linee di pupazzi della Mattel. E infine ci sono due episodi decisamente malati (più di alcuni altri), ma se non del tutto riuscito è D is for Deloused di Robert Morgan, lo è (seppur in parte) Z is for Zygote di Chris Nash, assurda fiaba moderna con finale efficace. In tal senso, la cosa più bella di The ABCs of Death 2 è il ritmo e la capacità di raccontare tante storie con semplicità e quasi sempre con efficacia. Anche in questo caso tuttavia complicato è dare un voto generale ai ben 26 episodi, ma a parte la bella sigla accompagnata da primi piani sulle pagine di un libro contenente una lezione e il livello di base leggermente più alto rispetto al precedente, è comunque un pochino migliore, per il fatto che a questo secondo giro non ci sono (troppi) corti inutili e che complessivamente ogni palato può essere soddisfatto. Voto: 6+
The ABCs of Death (2012)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/03/2021 Qui - Un lungo, sporco e irriverente collage dell'orrore e della follia, umana ma non solo, questo è The ABCs of Death, che nasce con i crismi della raccolta antologica, apparendo pretenzioso e al tempo stesso affascinante nell'assunto, ma catturando l'interesse già in partenza per via della qualità di alcuni dei nomi coinvolti, tutti per lo più giovani gravitanti nell'orbita indipendente e talvolta con alle spalle almeno un'opera di buon livello o di successo. The ABCs of Death presenta tutto ed il suo contrario. Un'opera altalenante e discontinua per concetto (nata dallo sforzo comune di Magnet Releasing, Drafthouse Films e Timpson Films Productions), nella quale non si può non sottolineare l'abisso che separa la pochezza e la grossolanità del maggior numero degli episodi, alcuni dei quali meriterebbero lo skip preventivo (G is for Gravity di Andrew Traucki, K is for Klutz di Anders Morgenthaler, S is for Speed di Jake West, ma anche W is for WTF! di Jon Schnepp), dall'elevato livello di una netta minoranza di altri che si ergono per distacco (D is for Dogfight di Marcel Sarmiento, era in V/H/S: Viral, L is for Libido di Timo Tjahjanto, P is for Pressure di Simon Rumley, regista di The Living and the Dead, T is for Toilet di Lee Hardcastle, questo con D i due migliori in assoluto, Y is for Youngbuck di Jason Eisener, insieme a Tjahjanto era in V/H/S 2). Come detto la qualità non è elevata, ma cose buone, altre cose buone ci sono, in tal senso non deludono alcuni nomi di spicco (oltre ad alcuni nominati già precedentemente), mentre altri lo fanno. Tra i primi B is for Bigfoot di Adrian Garcia Bogliano (Here Comes the Devil), Q is for Quack di Adam Wingard e Simon Barrett (note le loro collaborazioni in film come The Guest), U is for Unearthed di Ben Wheatley (Free Fire) e X is for XXL di Xavier Gens (Crucifixion), tra i secondi A is for Apocalypse di Nacho Vigalondo (Colossal), C is for Cycle di Ernesto Diaz Espinoza (Bring Me the Head of the Machine Gun Woman) e M is for Miscarriage di Ti West (V/H/S ma non solo). Tra i nomi meno famosi (almeno personalmente), i migliori o quelli almeno sufficienti, E is for Exterminate di Angela Bettis, H is for Hydro-Electric Diffusion di Thomas Malling, N is for Nuptials di Banjong Pisanthanakun, R is for Removed di Srdjan Spasojevic e V is for Vagitus di Kaare Andrews, i peggiori o quelli decisamente mediocri, I is for Ingrown di Jorge Michel Grau e O is for Orgasm di Bruno Forzani ed Hélène Cattet. Discorso diverso per i registi giapponesi presenti, uno più folle dell'altro, con corti pazzi ed assurdi, e solo uno raggiunge la sufficienza, il più stravagante (trash), F is for Fart di Noboru Iguchi (regista, sceneggiatore e attore di film folli), perché sia J is for Jidai-geki di Yûdai Yamaguchi che Z is for Zetsumetsu di Yoshihiro Nishimura convincono poco. Tirando le somme, il voto complessivo è 6. Non ho fatto una media precisa precisa (sì l'ho fatta), la mia sufficienza è comunque motivata dal fatto che ci sono 4 o 5 corti che restano impressi, ma il resto viaggia in alto mare. Perché abbiamo corti divertenti, corti ottimamente diretti, corti metacinematografici ma anche corti inutili, corti diretti male e corti davvero brutti. Qualche lampo di genio, altrettante cadute rovinose, per il resto un mix di idee eterogenee sviluppate più o meno bene. Nel complesso non c'è troppo da lamentarsi. Voto: 6
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ABCs of Death Trilogy
Post pubblicato su Pietro Saba World il 04/03/2021 Qui - Siete affamati di B-movies, horror demenziali, malati o disturbanti? Il vostro pane quotidiano è il gore e l'emoglobina a fiumi? Ebbene, siete nel post(o) giusto, perché questa trilogia antologica horror racchiude tutte le caratteristiche sopra elencate. Una trilogia che, seppur avvicinabile come format a V/H/S, oltretutto vista esattamente l'anno scorso, ancor più pressante e particolare. Dopo gli antologici a tema halloween o semplici a tema horror visti negli scorsi anni, sto infatti scoprendo e riscoprendo film o saghe antologiche, e quest'anno eccomi affrontare The ABCs of Death, era il 2012 quando uscì il primo, e a cadenza biennale uscirono i due sequel. Tutti e tre composti da 26 cortometraggi la cui tematica è la morte. Particolarità di questi cortometraggi è la lettera iniziale della morte, unendoli infatti tutti, si crea un ordine alfabetico, da cui il titolo (ma questo vale solo per i primi due, il terzo ha solo una lettera, però ne approfondirò dopo). La cosa più sorprendente è che altrettanti (anche più di uno in alcuni corti) registi in ognuno dei tre film hanno dato il loro contributo, una ottantina di registi, pochissimi quelli conosciuti (alcuni proprio dall'altra trilogia antologica delle videocassette noti), mettono in scena modi differenti, perversi, brutali e violenti, di morire. Per dare sfogo alla fantasia horror di ognuno, concessa la massima libertà d'espressione, molto gettonato lo splatter, non manca il trash, presenti anche molti lavori ironici, c'è il grottesco e ci sono interessanti lavori a sfondo fantascientifico. Un caleidoscopio curioso a vedersi, senza nessi logici da cogliere, lasciando che a susseguirsi siano stili ed approcci spesso palesemente disomogenei, spaziando dagli effetti analogici alla CGI, dall'exploitation all'animazione fino al torture porn, alternando episodi genuinamente spaventosi o anche solo piacevoli ad altri semplicemente idioti o francamente inguardabili, rendendo ostico in partenza, se non impossibile, qualsiasi discorso d'insieme più o meno strutturato (data appunto la natura particolare dei lavori, e il fatto che vista la brevità di ogni episodio, impossibile provare emozioni o sorpresa, è tutto immediato quando non sbrigativo, le uniche sensazioni garantite il disgusto e l'ilarità, eppure un giudizio complessivo sarà emesso). In tal senso per ognuno dei film sarebbe stato necessario entrare nel dettaglio dei singoli segmenti, ma recensire ogni singolo corto è un po' inutile ed era un lavoro infinito da fare, non avevo lo spazio/tempo per farlo (capite bene che 78 complessivi non una passeggiata), mi limiterò perciò a segnalare (trovate comunque tutto su Wikipedia, se avete stomaco anche solo per leggere), il meglio, il peggio e un po' tutto il resto.
venerdì 12 giugno 2020
Extraordinary Tales (2013)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/06/2020 Qui - Visivamente splendida ed originale rivisitazione animata di alcuni dei più noti racconti di Edgar Allan Poe, Extraordinary Tales trova nel mix di tecniche miste a suggellare i diversi episodi una carta vincente, potendosi in più fregiare di narratori d'eccellenza che hanno legato indissolubilmente il loro nome al mondo del cinema horror. I 5 racconti, scelti tra i suoi più noti (La caduta della casa degli Usher, Il cuore rivelatore, La verità sul caso del signor Valdemart, Il pozzo e il pendolo e La morte rossa) e uniti da una cornice in cui il corvo (cioè Poe stesso) dialoga con la morte, vedono infatti Christopher Lee, Bela Lugosi e Roger Corman prestare le voci ai protagonisti (che "ritornano in vita" grazie a delle registrazioni di alcune letture fatte in passato), per la contemporaneità c'è Guillermo Del Toro. Raul Garcia, storico animatore della Disney, orchestra magnificamente questo progetto visionario ed oscuro, trascinandoci nelle spire del terrore orchestrate dal grande scrittore con un senso d'equilibrio ed inquietudine che conquista sin dai primi istanti. L'universo letterario di Edgar Allan Poe viene infatti benissimo sintetizzato in quest'antologia suggestiva e altamente artistica. Le animazioni, di diverso stile (ognuna delle cinque storie presenta difatti una soluzione grafica diversa), si adattano mirabilmente al testo. Certo, alcuni segmenti sono più riusciti di altri, per esempio il più affascinante è La morte rossa, capace di rendere le atmosfere di macabra lascivia del racconto, soprattutto grazie alle sfumature create dalle tonalità acquarello, riuscito anche Il caso del signor Valdemart, in cui il medico che attua il mesmerismo sul malcapitato paziente ha le fattezze di Vincent Price, il segmento, che visivamente si rifà a un'iconografia più classica e "old-style", riesce a rendere con discreta efficacia un racconto complesso omaggiando la classicità dell'arte a nuvolette, non male Il cuore rivelatore (un bianco e nero stilizzato e dai tratti allucinati quasi espressionisti), un episodio un po' scolastico ma comunque non privo d'incisività, meno riusciti La caduta della casa degli Usher e soprattutto Il pozzo e Il pendolo, dalla computer grafica fredda e anonima (in questi due episodi solo il climax finale del primo riesce a creare qualche inquietudine, mentre il resto si perde in una certa calligrafia), ma nel complesso ci si può ritenere soddisfatti (buono anche l'accorgimento sonoro). Da vedere rigorosamente (per gli amanti del genere) in lingua originale. Voto: 6+
giovedì 5 marzo 2020
V/H/S: Viral (2014)
Titolo Originale: V/H/S: Viral
Anno e Nazione: USA 2014
Genere: Horror
Regia: Nacho Vigalondo, Marcel Sarmiento, Gregg Bishop
Justin Benson, Aaron Scott Moorhead
Justin Benson, Aaron Scott Moorhead
Sceneggiatura: Nacho Vigalondo, Marcel Sarmiento, Gregg Bishop
Justin Benson, Aaron Scott Moorhead
Justin Benson, Aaron Scott Moorhead
Cast: Emila Zoryan, Steve Berens, Stephanie Silver, Angela Garcia, Gary Sugarman
Celia K. Milius, Garrett Bales, Val Vega, Jorge Marquez, Chad Guernero
Noelle Ann Mabry, Kenny Burns, Justin Welborn, Emmy Argo, Dan Caudill
Stephen Caudill, Nathan Mobley, John Curran, Susan Williams, Gregg Bishop
Michael Aaron Millgian, Matt Peevy, Randy McDowell, Carrie Keagan
Gustavo Salmeron, Marian Alvarez, Xavi Daura, Esteban Navarro
Nick Blanco, Chase Newton, Shane Bradey
Celia K. Milius, Garrett Bales, Val Vega, Jorge Marquez, Chad Guernero
Noelle Ann Mabry, Kenny Burns, Justin Welborn, Emmy Argo, Dan Caudill
Stephen Caudill, Nathan Mobley, John Curran, Susan Williams, Gregg Bishop
Michael Aaron Millgian, Matt Peevy, Randy McDowell, Carrie Keagan
Gustavo Salmeron, Marian Alvarez, Xavi Daura, Esteban Navarro
Nick Blanco, Chase Newton, Shane Bradey
Durata: 77 minuti
Capitolo finale di una trilogia horror ad episodi, con una serie di cortometraggi a tema.
Una coppia di giovani innamorati finisce invischiata in un'inseguimento della polizia ad uno strano camion di gelati..
V/H/S 2 (2013)
Titolo Originale: V/H/S 2
Anno e Nazione: USA, Indonesia, Canada 2013
Genere: Horror
Regia: Simon Barrett, Jason Eisener, Gareth Evans, Gregg Hale
Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard
Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard
Sceneggiatura: Simon Barrett, Jason Eisener, Gareth Evans, Gregg Hale
Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard
Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard
Cast: Lawrence Michael Levine, Kelsy Abbott, L.C. Holt, Simon Barrett
Mindy Robinson, Adam Wingard, Hannah Hughes, John T. Woods
Casey Adams, Jay Saunders, Fachry Albar, Hannah Al Rashid
Oka Antara, Andrew Suleiman, Epy Kusnandar, R R Pinurti
Riley Eisener, Rylan Logan, Samantha Gracie, Cohen King
Zach Ford, Josh Ingraham, Jeremie Saunders, Hannah Prozenko
Mindy Robinson, Adam Wingard, Hannah Hughes, John T. Woods
Casey Adams, Jay Saunders, Fachry Albar, Hannah Al Rashid
Oka Antara, Andrew Suleiman, Epy Kusnandar, R R Pinurti
Riley Eisener, Rylan Logan, Samantha Gracie, Cohen King
Zach Ford, Josh Ingraham, Jeremie Saunders, Hannah Prozenko
Durata: 91 minuti
Secondo capitolo della trilogia horror iniziata con V/H/S.
Due investigatori entrano in una casa, e lì uno di loro trova e vede delle strane videocassette, e ne rimane sconvolto..
V/H/S (2012)
Titolo Originale: V/H/S
Anno e Nazione: USA 2012
Genere: Thriller, Horror, Dramma
Regia: Matt Bettinelli-Olpin, David Bruckner, Tyler Gillett
Justin Martinez, Glenn McQuaid, Radio Silence, Joe Swanberg
Chad Villella, Ti West, Adam Wingard
Sceneggiatura: Matt Bettinelli-Olpin, David Bruckner, Tyler Gillett
Justin Martinez, Glenn McQuaid, Radio Silence, Joe Swanberg
Chad Villella, Ti West, Adam Wingard
Cast: Calvin Reeder, Lane Hughes, Kentucker Audley, Adam Wingard, Frank Stack
Sarah Byrne, Simon Barrett, Hannah Fierman, Mike Donlan, Joe Sykes
Drew Sawyer, Jas Sams, Joe Swanberg, Sophia Takal, Kate Lyn Sheil
Norma C. Quinones, Drew Moerlein, Jeannine Yoder, Jason Yachanin
Helen Rogers, Daniel Kaufman, Chad Villella, Matt Bettinelli-Olpin
Tyler Gillett, Paul Natonek, Nicole Erb, John Walcutt
Durata: 111 minuti
Primo capitolo di una trilogia horror ad episodi, con una serie di cortometraggi a tema.
Un gruppo di ragazzi entra in una casa, e lì uno di loro trova e vede delle strane videocassette, e ne rimane sconvolto..
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lunedì 4 febbraio 2019
Movies for Halloween: Tales of Halloween (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2016 Qui - Come avevo anticipato ieri, per questa speciale occasione, ovvero Halloween, ho visto due film simili, cioè due film a episodi inerenti la festività, ma se in Holidays la notte delle streghe era uno dei tanti, in questo caso anche se il titolo è già abbastanza esplicito, Tales of Halloween, la festa pagana per eccellenza è il motore su cui si basano tutti i 10 episodi della pellicola. Avevo anche detto che i film a episodi, tradizione cinematografica soprattutto americana, a volte regala delle perle, ebbene più del precedente questo film è un autentico gioiellino, un piccolo capolavoro del genere horror. Questo perché il film, del 2015, non solo è più gratificante e divertente di Holidays, ma è diretto da 11 registi maestri del nuovo cinema horror, costitutori della cosiddetta "October Society", nominati così per questa occasione. L'occasione non solo di farsi vedere ma di omaggiare la festa di Halloween e il genere horror, poiché Tales of Halloween, ultima antologia horror, è proprio la raccolta dei migliori racconti della festa più trasgressiva dell'anno, ma non solo, perché il film, è infatti un omaggio a tutto il cinema horror degli anni '80-'90, è difatti impossibile non notare gli innumerevoli riferimenti ad altre opere di quel periodo e in particolare ai vecchi film ad episodi come 'Creepshow' (1982) di George Romero e 'Ai confini della realtà' (1983) anch'esso diretto da diversi registi. Antologia che ci fa anche imbattere in due camei d'eccezione: Joe Dante (regista de L'ululato, Gremlins) e John Landis (regista de Ai confini della realtà e Un lupo mannaro americano a Londra). Questa nuova antologia di 10 corti dell'orrore comunque è del tutto diversa, è soprattutto più sanguinolenta, addirittura più cattiva e disturbante ma infine molto più spassosa e nera, dal registro più spiccatamente comico-satirico, con alcuni tocchi ironici ben gestiti. Ma la particolarità più interessante è che Tales of Halloween, racconta le storie in modo interconnesso, poiché tutte le storie sono ambientate in una piccola cittadina di provincia durante la notte di Halloween, e sono incentrate sui gustosi contrappassi che tormentano grandi e piccini alle prese con gli spettri ed i demoni che sembrano affollare, tra un dolcetto ed uno scherzetto, la notte americana più lunga dell'anno. E' partendo da questo presupposto che questi 11 registi (Katie Silverman, Neil Marshall, Darren Lynn Bousman, Axelle Carolyn, Lucky McKee, Andrew Kasch, Paul Solet, John Skipp, Adam Gierasch and Jace Anderson, Mike Mendez, Ryan Schifrin e Dave Parker) raccontano a loro modo la più iconica delle feste americane nei sobborghi di una dormiente periferia terrorizzata da ghoul, alieni e assassini.
Movies for Halloween: Holidays (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/10/2016 Qui - Quest'anno spinto dagli amici blogger che durante, ma soprattutto prima di Halloween, recensiscono film horror a tema per passare la notte delle streghe in compagnia o da soli perché no, ho deciso anch'io di farlo, poiché l'anno scorso scrissi solo del mio Halloween, di come sono sempre stato 'fedele' alle tradizioni, ma non parlai di alcuni film. Film che soprattutto in questo periodo 'festivo' escono ma soprattutto vengono visti di più, d'altronde gli horror se non li vedi ad Halloween, quando? Vabbé che c'è sempre tempo, in ogni caso io seguendo alcune indicazioni di una certa 'esperta' ho deciso di vedere due film a episodi, l'altro ci sarà domani, ovviamente a tema Halloween o semplicemente 'festivo'. I film a episodi ad esser sincero ne ho visti pochi ma questi due che ho visto e recensirò, proprio perché horror mi sono moderatamente piaciuti. In America però non è una novità, anzi, è quasi una tradizione i film a episodi, e incredibilmente ho scoperto che qualche perla ogni tanto la regala. Infatti questi tipi di film sono per me una scoperta gradita. A partire da Holidays, bizzarro e sovversivo concept-horror del 2016 sulla tematica delle feste (religiose e commerciali) che s'incontrano durante l'anno e che fanno da scenario agli otto episodi che compongono il film. 8 storie originali horror/commedia che hanno come filo conduttore le festività e hanno come obiettivo probabilmente di rovinarcele. 8 storie in cui emergono gli aspetti più contorti e sovversivi che ogni festa comandata porta con sé, si parla infatti di Natale, Pasqua, Capodanno, Halloween, San Valentino, Festa della mamma, Festa del papà e San Patrizio. Presentato al Tribeca Film Festival, Holidays però è un film sul quale è complicato sbilanciarsi in un giudizio globale (cioè senza analizzarne ogni singola parte) poiché le storie narrate sono tante e così anche i sottogeneri dell'horror che le caratterizzano. Il film si avvale di "picchi", che sono piuttosto alti e anche se sono presenti "anelli deboli" e parti meno riuscite, a mio parere, merita una valutazione più che sufficiente. I mini episodi (tutti della durata di 15-20 minuti) sono intervallati dall'immagine di un biglietto d'auguri per la relativa festa (a uso titoli di coda). L'inconveniente per lo spettatore in questo tipo di struttura è il dover continuamente "ridisegnare" la propria empatia per allacciarsi alle vicende narrate, ma nonostante ciò riesce a tenere alta la tensione, riuscendo a tenere alto il livello di tutti i segmenti, fra storie soprannaturali e serial killer. Poiché le 8 vicende sono scritte e dirette da altrettanti registi specializzati nel genere, dove il più famoso è sicuramente Kevin Smith (Clerks), ma anche Gary Shore di Dracula Untold, anche se riescono tutti ad emergere e a farsi apprezzare parecchio, perciò anche se si sa già cosa aspettarsi e che non si guarderà un capolavoro, si sa già che, per gli appassionati come me, si passerà un'ora e mezza fra alti e bassi, senza alcun tipo di impegno mentale. E Holidays fa tutto questo e lo fa egregiamente.
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