Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2020 Qui - Un horror abbastanza classico: niente urla, pochissimi Jumpscare, ritmo blando ma non noioso. Dopo un inizio intrigante, lo sviluppo della trama vede tre diverse esperienze horror non particolarmente sconvolgenti, dove, a mio parere, spiccano le discrete interpretazioni di Martin Freeman e del ragazzo un po' disturbato del secondo episodio (Alex Lawther, Christopher Robin ragazzo in Vi presento Christopher Robin). Il finale scombussola tutto quanto precedentemente raccontato e, secondo me, peggiora una pellicola che, fino a quel momento, veleggiava su una placida sufficienza. Il finale di quest'horror infatti, se da una parte offre una cornice giustificatoria di ciò che accade nei tre episodi, dall'altra stempera la drammaticità del rapporto tra tangibile e trascendente, restringendola a livello soggettivo e allucinatorio, cosa che mi ha un po' infastidito. Ma se l'avessi saputo che i registi Jeremy Dyson e Andy Nyman, qui avessero semplicemente adattato la loro omonima opera teatrale, l'avrei probabilmente evitato. Voto: 5,5
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