Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/08/2020 Qui - Le porte dell'inferno si sono aperte, o almeno una di sicuro: in una regione remota e misconosciuta della Turchia, ignota ai più. Se ne accorgono, a proprie spese e a costo della propria pellaccia, una squadra composta da cinque poliziotti indolenti ed insofferenti, venutisi a trovare coinvolti in una missione in quei luoghi sinistri e poco rassicuranti che la regia si prende cura di illustrarci con adeguata dovizia di lugubri particolari. Tempo di prendere sul serio i torvi segni e simboli premonitori che di volta in volta si piazzano dinanzi ai nostri uomini, sprezzanti, sbruffoni, ed inguaribilmente approfittatori ed indolenti, ma anche scioccati e sconvolti, ed ecco che la ciurma si ritrova dritta dritta nell'anticamera dell'inferno, alle prese con rituali esoterici perpetrati sadicamente da un orribile (dalle caratteristiche somatiche disturbanti) sacerdote dannato. Il film, opera prima che il turco Can Evrenol ha tratto da un precedente corto interpretato dai medesimi attori, ha il pregio di introdurci e farci smarrire in una ambientazione davvero inquietante e fosca che quasi stride con la ingenua grettezza dei cinque bonari tutori della legge, ignari del pericolo a cui stanno andando incontro di petto. L'horror singolare, che non risparmia alcun genere di supplizio e macello sanguinolento e granguignolesco, si crogiola sin troppo lungo in un interludio preparatore sin troppo verboso ed eccessivamente tergiversante, troppo pieno di simbolismi e lunghe attese, per poi precipitarsi al centro della vicenda, entro in vortice narrativo confuso, ma ugualmente apprezzabile e singolare, che rende il film una interessante, seppur pasticciata, opera d'esordio. Voto: 6+
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