Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/08/2020 Qui - Evitai senza esitazioni l'esordio alla regia di Vincenzo Alfieri, avvenuto con I peggiori, avevo perciò poche aspettative con questo suo secondo film, ed è stato per questo forse che il suddetto sia riuscito a colpirmi positivamente. Certo, c'è molta carne al fuoco (forse un po' troppa) in questo film del regista Salernitano che ripropone una storia vera ambientata a Torino a metà anni '90, il film infatti fa svariati riferimenti a pellicole made in USA (per atmosfera, modalità narrative ed argomento, a Tarantino, Kubrick ed altri), ma Gli uomini d'oro ha una sua consistenza narrativa e registica di un certo livello. La tensione del racconto, ben supportata dal montaggio dello stesso Alfieri, garantisce la presa sullo spettatore per le quasi due ore del film. La trama ruota sul classico tema del colpo miliardario (siamo nel tempo della lira) per riscattare vite fatte di delusioni e rimpianti con il miraggio di un futuro roseo senza più problemi. Naturalmente le cose non vanno sempre come si desidera e le sorprese saranno dietro l'angolo. Bello lo spunto del derby Juve-Toro del 1996 che serve da "fil rouge" narrativo in apertura di ogni capitolo, contribuendo inoltre con la rivalità calcistica tra i protagonisti ad aumentare la tensione del film. Discreto il cast con Giampaolo Morelli, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Fabio De Luigi, quest'ultimo nel suo primo riuscito ruolo da "villain" dopo una valanga di commedie innocenti (e poi Matilde Gioli, luminosa e bellissima pur se coinvolta in un ruolo da poche pose, mentre dirompente è l'appeal che promana dal fisico statuario della donna del Lupo, resa alla perfezione da una incandescente Mariela Garriga). In definitiva non sempre fluido, non assolutamente un capolavoro, ma buon thriller, praticamente noir, che coraggiosamente esce dai soliti, noiosi ed abusati cliché del cinema italiano e fa centro. Voto: 6+
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