Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/08/2020 Qui - Fino a dove saresti disposto a spingerti per ottenere ciò che desideri di più? Questa la semplice domanda che si trova alla base di Starry Eyes, horror diretto dalla coppia Kevin Kölsch e Dennis Widmyer, quelli del remake di Pet Sematary e in due segmenti di Holidays (uno come sceneggiatori e l'altro come registi). A dare risposta ecco perciò Sarah, una giovane aspirante attrice che vuole sfondare nel mondo di Hollywood, ma casting dopo casting l'opportunità sembra svanire del tutto, fino alla comparsa di un'offerta strana quanto allettante, inutile dire che da questo momento la vita di Sarah non sarà più la stessa. Starry Eyes si presenta come un horror caratterizzato da un lungo incipit sornione e contemplativo della sua statuaria, bella protagonista, resa con appassionata versatilità dalla bella (e brava) Alex Essoe. Poi, improvvisamente, il film, dopo oltre 3/4 di svolgimento, reagisce quasi impazzendo, e con una brutalità improvvisa e preventivata, scandendo un ritmo indiavolato ove i fendenti mortali si consumano con un realismo che mette davvero inquietudine. Si termina la visione frastornati, ma in fondo piacevolmente impressionati da un horror che crea attese prima, ed angosce dopo, e che rimane sospeso, quasi ostaggio tra gli istinti animaleschi che animano il profondo sconosciuto di ognuno di noi, e una perversione da patto satanico che la storia suggerisce, senza volerne sondare i dettagli, e pertanto lasciando fumosa, ma stimolante l'incognita centrale della diabolica macchinazione che garantirà alla protagonista un futuro da diva di prima grandezza. Ovvero una sorte favorevole, fantasmagorica, altrimenti negatale da un percorso improbo ed ingiusto che non riesce a privilegiare semplicemente la meritocrazia, ma che necessita che il prescelto venga a patti con un compromesso decisivo e senza via di ritorno. Un insolito, interessante modo per indurre a far trattare, da parte di un horror apparentemente di puro appeal commerciale, argomenti anche civicamente e socialmente pregnanti come la gestione del proprio successo, e la capacità dio scendere a patti di fronte ad un compromesso pesante ma inevitabile. Il risultato complessivo non è comunque così eccelso, anche perché non è un film privo di difetti, didascalico nella scrittura dei personaggi diabolici (accettabili solo secondo un'ottica ossessiva che rende incapace la ragazza di intendere), scontato nella definizione del compromesso come unico mezzo, Starry eyes tuttavia non delude, anzi. Voto: 6,5
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