giovedì 20 agosto 2020

Speciale H.P. Lovecraft - Color Out of Space (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/08/2020 Qui - Ogni tanto ci capita di incappare in un déjà vu, fenomeno unico e particolare ma non raro, anzi, soprattutto in campo cinematografico (e in particolare negli ultimi anni) abbastanza frequente. E' quello che è capitato a me vedendo questo film, Color Out of Space, memore della visione di non pochi giorni fa del film della Notte Horror, ossia Space Vampires, ho notato alcune analogie, e in effetti molte sono le similitudini. Lo spazio (che è anche nel titolo), luogo immenso da dove provengono esseri "estranei", conseguentemente la minaccia aliena, con annessi fasci di luce colorata e strani fenomeni fisici/psicologici, e tanti altri piccoli dettagli, quali stesso genere, siamo sempre infatti dalle parti del fanta-horror. E tuttavia il gap (seppur non elevatissimo) tra le due pellicole c'è e si vede, nonché si sente. A fare la differenza non tanto il fatto che qui donne nude che se ne vanno in giro non ci stanno, neanche che siano state prodotte in epoche diverse, quanto il fatto che nonostante i due film siano entrambi basati su un romanzo/racconto, la differenza tra questi è sostanziale (di caratura, intensità ed ineluttabilità). Color Out of Space, come per alcuni sarà stato ed è facile intuire, è infatti basato su un racconto, Il colore venuto dallo spazio, di Howard Phillips Lovecraft, spesso citato come H.P. Lovecraft, non propriamente uno qualunque. Uno che, anche se non si è letti alcun romanzo o racconto (come me), non si può non conoscere, uno che, a 83 anni dalla sua morte continua ad essere fonte di ispirazione per artisti di tutto il mondo, lo è stato, lo è ancora, e questo nella letteratura così come nel cinema e nella musica (e non solo), uno che, sempre meriterebbe di essere celebrato, come oggi, che a 130 anni dalla sua nascita, viene onorato dalla cricca di blogger (tra questi ci sono anch'io) più cool della blogosfera. Ma dopotutto potevamo mica esimerci nel non decantare uno dei maggiori scrittori di letteratura horror di tutti i tempi? Assolutamente no, ed eccoci tutti qui (ovviamente tutti quelli che l'hanno voluto omaggiare, a fine post troverete tutte le direzioni di navigazione) a parlarvi delle sue opere, e delle trasposizioni filmiche che alcune di esse hanno avuto. Negli anni tantissimi, ma l'anno scorso ecco arrivare quello ad uno dei suoi racconti più celebri e meglio riusciti, già stato trasposto altre volte, ma mai con la carica visiva ed espressiva che è capace di sprigionare questa pellicola.

A conti fatti un gran bel fanta-horror in stile (proprio e paradossalmente) come quelli di una volta. Incredibilmente diretto da un regista non propriamente "normale". E' infatti il redivivo e un po' matto Richard Stanley, che nei primi anni '90 aveva lasciato il segno nel cinema cyberpunk con il suo esordio Harware - Metallo letale, prima di venire licenziato frettolosamente dal set de L'isola perduta con Marlon Brando, per poi allontanarsi definitivamente dalle scene, a dirigere il film (questo riuscito film), che è sostanzialmente un viaggio lisergico, un horror allucinato capace di catturare la follia del suo autore e la fragilità psicologica dei suoi personaggi, travolti dal terrore incomprensibile di grandi forze invisibili. In Color Out of Space si ipotizza che nell'immaginaria contea di Arkham in Massachusetts, viva la famiglia Gardner, in fuga dalla città. Una sera un meteorite di colore viola si schianta nel loro giardino, richiamando l'attenzione del sindaco, delle autorità e di un giovane idrologo Ward Phillips, che sta facendo un sondaggio nell'area. Le comunicazioni si interrompono improvvisamente e uno strano sibilo malsano sembra provenire dal pozzo della proprietà dei Gardner. Pian piano tutta la famiglia verrà contagiata dalla strana luce violacea, spingendo i cinque personaggi verso l'ignoto e risucchiando la loro volontà arrivando persino a mutarne la forma in un delirio horror. E come detto ne viene fuori un bell'adattamento, che potrebbe (e può) regalare qualche piccola gioia ai fan dello scrittore. Quel bruciato di Richard Stanley infatti torna al cinema con la C maiuscola e lo fa a bomba. Egli non sembra per nulla arrugginito dal lunghissimo tempo trascorso da Demoniaca, la sua ultima regia del 1992, anzi, prende in mano Lovercraft, lo modernizza (senza snaturarlo o ridicolizzandolo, al massimo scevro del messaggio ecologico ed ambientalista si rifugia su altri territori, vuole essere infatti un'esperienza immersiva e folgorante, più che un racconto morale, e giustamente quindi rimane nella dimensione fantastica, di genere) e sale in cattedra. E con appena sei milioni di dollari e tanta voglia di fare, ecco un gioiellino fresco e brillante. Un gioiellino che più volte cita La cosa di John Carpenter, ma mai a sproposito o con senso nostalgico.
La narrazione è volutamente languida e compassata, sfruttando al meglio i tempi dilatati e non. E poi c'è questa bella sensazione di ineluttabilità nei fatti che accadono, specie quando la situazione precipita (perché precipita...oh se precipita). Il film è permeato da questa atmosfera, serpeggiante e indistinta, che manda ai pazzi (lo ha fatto con me). Senza parlare dell'uso del colore. L'unico problema del budget risicato sta al massimo nel fatto che il risultato non è sempre all'altezza: gli effetti speciali e prostetici appaiono talvolta goffi. Ma se questa da un lato può essere considerata un'enorme pecca, dall'altro dimostra una solida visione autoriale. In un periodo di film colossali creati per assomigliarsi l'uno all'altro, l'appiattimento visivo a volte rischia di contaminare anche i film di dimensioni più modeste, ma fortunatamente Color Out Of Space sopperisce alla scarsezza di budget con un'ottima regia (Stanley si gioca bene la carta del vedo e non vedo, mostrandoci esplosioni di luci colorate e alcune, rapide sequenze da body-horror ma lasciando anche tanto lavoro all'immaginario dello spettatore), una fotografia degna di nota, un'ottimo comparto sonoro ed un cast eccellente, dove perfino Nicolas Cage, che sfoggia un'altra prova fuori di testa, e meglio che in Mandy, riesce ad apparire misurato nella follia pronta a scatenarsi. Accanto a lui la materna Joely Richardson, destinata a fare una bruttissima fine e Madeleine Arthur, nei panni della figlia Lavinia, anche lei travolta dalla luce, nonostante sia l'unica a comprendere sino in fondo il pericolo. Nel mezzo ecco Brendan Meyer e Q'orianka Kilcher, in generale comunque, bravi tutti. L'elogio va tuttavia proprio a Richard Stanley, soprattutto per il coraggio di aver portato su schermo uno dei narratori (a detta di molti) "infilmabili" e di averlo fatto con un risultato molto più che dignitoso. Si parla di una possibile trilogia lovecraftiana, con prossimo tassello "L'Orrore di Dunwich", sembra con Richard Stanley nuovamente in cabina di regia, ne potremmo vedere ancora delle belle perciò, ma nel frattempo accontentiamoci di questo film qui, personalmente la vera sorpresa (fin qui) dell'anno in corso. Voto: 7,5 [Qui Scheda]

Non sono stato l'unico ad omaggiare il grande scrittore, ecco gli altri dopo il banner ufficiale


The Obsidian Mirror → Lovecraft e il Giappone: Insumasu o ouu Kage
La Bara Volante → recensione film: Omicidi e incantesimi
Il Zinefilo → recensione film: Necronomicon
30 anni di Aliens → un'analisi di quanto Lovecraft ci sia in Alien
CitaScacchi → copertina scaccosa del fumetto "Cthulhu Tales"
Fumetti Etruschi → viaggio tra i mostruosi fumetti lovecraftiani di "Dampyr"
NonQuelMarlowe → storia del Necronomicon, il più famoso dei libri che non esistono
Gli Archivi di Uruk → post multiplo con le schede delle più recenti pubblicazioni di HPL in italiano
IPMP → post multiplo con più locandine d'annata possibili di film ispirati ad HPL distribuiti in Italia
Non c'è paragone → recensione film: Re-animator
Directors' Cult → recensione film: Re-animator
In Central Perk → recensione film: Il seme della follia
Solaris → recensione film: L'isola degli uomini pesce
Storie da birreria → I videogiochi lovecraftiani
Duecento Pagine → La casa delle  streghe. H. P. Lovecraft e l'architettura del male
Sicilianamente → The Call of Cthulhu

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