lunedì 4 febbraio 2019

Movies for Halloween: Holidays (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/10/2016 Qui - Quest'anno spinto dagli amici blogger che durante, ma soprattutto prima di Halloween, recensiscono film horror a tema per passare la notte delle streghe in compagnia o da soli perché no, ho deciso anch'io di farlo, poiché l'anno scorso scrissi solo del mio Halloween, di come sono sempre stato 'fedele' alle tradizioni, ma non parlai di alcuni film. Film che soprattutto in questo periodo 'festivo' escono ma soprattutto vengono visti di più, d'altronde gli horror se non li vedi ad Halloween, quando? Vabbé che c'è sempre tempo, in ogni caso io seguendo alcune indicazioni di una certa 'esperta' ho deciso di vedere due film a episodi, l'altro ci sarà domani, ovviamente a tema Halloween o semplicemente 'festivo'. I film a episodi ad esser sincero ne ho visti pochi ma questi due che ho visto e recensirò, proprio perché horror mi sono moderatamente piaciuti. In America però non è una novità, anzi, è quasi una tradizione i film a episodi, e incredibilmente ho scoperto che qualche perla ogni tanto la regala. Infatti questi tipi di film sono per me una scoperta gradita. A partire da Holidays, bizzarro e sovversivo concept-horror del 2016 sulla tematica delle feste (religiose e commerciali) che s'incontrano durante l'anno e che fanno da scenario agli otto episodi che compongono il film. 8 storie originali horror/commedia che hanno come filo conduttore le festività e hanno come obiettivo probabilmente di rovinarcele. 8 storie in cui emergono gli aspetti più contorti e sovversivi che ogni festa comandata porta con sé, si parla infatti di Natale, Pasqua, Capodanno, Halloween, San Valentino, Festa della mamma, Festa del papà e San Patrizio. Presentato al Tribeca Film Festival, Holidays però è un film sul quale è complicato sbilanciarsi in un giudizio globale (cioè senza analizzarne ogni singola parte) poiché le storie narrate sono tante e così anche i sottogeneri dell'horror che le caratterizzano. Il film si avvale di "picchi", che sono piuttosto alti e anche se sono presenti "anelli deboli" e parti meno riuscite, a mio parere, merita una valutazione più che sufficiente. I mini episodi (tutti della durata di 15-20 minuti) sono intervallati dall'immagine di un biglietto d'auguri per la relativa festa (a uso titoli di coda). L'inconveniente per lo spettatore in questo tipo di struttura è il dover continuamente "ridisegnare" la propria empatia per allacciarsi alle vicende narrate, ma nonostante ciò riesce a tenere alta la tensione, riuscendo a tenere alto il livello di tutti i segmenti, fra storie soprannaturali e serial killer. Poiché le 8 vicende sono scritte e dirette da altrettanti registi specializzati nel genere, dove il più famoso è sicuramente Kevin Smith (Clerks), ma anche Gary Shore di Dracula Untold, anche se riescono tutti ad emergere e a farsi apprezzare parecchio, perciò anche se si sa già cosa aspettarsi e che non si guarderà un capolavoro, si sa già che, per gli appassionati come me, si passerà un'ora e mezza fra alti e bassi, senza alcun tipo di impegno mentale. E Holidays fa tutto questo e lo fa egregiamente.
La caratteristica più importante del film comunque è la raffinatezza e la qualità di ciascun episodio, che lo rendono un prodotto per veri intenditori. Devo dire che a parte, forse, uno o due episodi, l'ho trovato nel complesso molto solido e cattivo, per nulla virato in "comedy", per nulla troppo scherzoso. Anzi, ci sono almeno due episodi, quello di Pasqua, al limite di una deliziosa blasfemia, e quello della Festa Della Mamma, un trip acido, di splendido coraggio, visto il tipico bigottismo americano. Perché al di là dei risultati artistici dei singoli episodi, vedere che un film dell'orrore provi ad essere davvero malsano e fuori dall'eccessivo appiattimento commerciale che lo ha ormai relegato a "divertissement" per le sale estive, mi piace. Ovviamente "Holidays", non è una pietra miliare, ma io me lo sono goduto, senza tanti problemi. Comunque siccome è la prima volta che recensisco questi tipi di film, a seguire con questa cercherò di descrivere brevemente l'essenziale (oltre a un brevissimo accenno alla trama) di ogni frammento. Frammenti, quasi dei cortometraggi, che vengono introdotti da una melodia molto inquietante, e poi il primo episodio comincia tranquillo, mentre l'ultimo finisce (come direbbe Franco Franchi: 'Ciccio, qui a schifio finisce') appunto a schifìo (in senso buono), dato che nel mezzo c'è di tutto: mostri, bambine strane, psicopatici, torture, tensione e persino un oggetto del futuro.
Episodi che ovviamente scorrono in ordine temporale (quello del calendario ma americano in alcuni casi), e s'inizia quindi con San Valentino, episodio scritto e diretto da Kevin Kölsch (Starry Eyes) & Dennis Widmyer, che parla di come una ragazza "ferita" dal passato e canzonata continuamente dalle coetanee (a proposito bella la sequenza d'apertura che con poche ma significative inquadrature introduce la protagonista Maxie, con le sue passioni e fobie), trovi il suo equilibrio nei sogni ad occhi aperti e si rifugi nella cotta che si è presa per l'allenatore della sua squadra di tuffi. Un episodio alquanto singolare e divertente alla fine perché quello che farà è spettacolare, splendido infatti il finale a "sorpresa". Comunque di interessante c'è anche l'atmosfera da cheerleaders anni Ottanta e le citazioni da My Bloody Valentine e Carrie. Il secondo episodio (diretto da Gary Shore) è Il giorno di San Patrizio, frammento carico di simbolismi, visionario e fortemente folk, aperto da una breve docu-intro sulla leggenda di San Patrick nella quale viene mostrato come i rettili venissero considerati l'incarnazione del male. Pretesto per innestarvi la storia di una giovane maestra che desidera fortemente diventare mamma e una sua inquietante allieva (che vuole restaurare col padre il culto pagano dei serpenti) sembra conoscere il suo sogno più grande e cospirare per la sua concretizzazione, si trova difatti incinta di un rettile (esplicito anche nei dialoghi il riferimento a Rosemary's Baby). Episodio non certo nuovo ma tutto si evolve in maniera originale (anche troppo), inquietante comunque tutta la parte conclusiva con il rito e le maschere zoomorfe alla Wicker man che adorano il gigantesco rettile.
Il terzo è invece Pasqua, di Nicholas McCarthy (The Pact), probabilmente il più terrificante, insolito e aperto a interpretazioni, che narra del dramma dell'ignoto, del mistero e della paura che ne deriva (in questo caso per una bambina), che teme la visita del Coniglio e di Gesù che 'torna dalla morte'. Una favoletta horror che "gioca" sulla paura "germogliata" in una bambina nello scoprire che proprio quella notte, il coniglio pasquale, entrerà in casa per portarle le uova. Le risposte della madre, evasive e superficiali, non la convincono e decide di alzarsi dopo aver sentito strani rumori. Ovviamente durante la notte le appare un'orribile creatura, un gigantesco coniglio con la corona di spine e le stigmate di Cristo, genio. Una nuova, terrificante e dissacrante concezione del Boogeyman, che spaventa per la natura ibrida del monstrum (notevole il make-up) e la strada di non-ritorno in cui precipita la piccola. Sarah Adina Smith dirige invece La festa della mamma che ricorda l'episodio su San Patrick's anche se l'ossatura della trama è diametralmente opposta (anche se entrambi alludono a Rosemary's Baby). Ma in questo caso la protagonista è iper-fertile nonostante precauzioni d'ogni sorta (perfino tre profilattici contemporaneamente) poiché rimane incinta dopo ogni rapporto. La cosa la mortifica e destabilizza ed è decisa a trovare un rimedio alla sua condizione, così una dottoressa le suggerisce una comunità nel deserto per curare il suo disturbo, dove però si trova drogata e sottoposta a riti occulti. Episodio intrigante, un po' confusionario ma suggestivo per il clima 'complottista' che lo pervade, fantastico e agghiacciante il finale.
Davvero misterioso e lugubre La festa del papà, forse il migliore episodio (grandissimo esercizio di inquietudine), di Anthony Scott Burns (la mini-sceneggiatura funziona proprio perché "short"), dove una ragazza riceve dal padre, creduto morto, un nastro inciso che la guida nel luogo dove scomparve anni prima. Seguendo la voce, ripercorre un desolato paesaggio per giungere alla dimora dell'uomo, un viaggio verso il passato apparentemente appagante perché non sa di essere al cospetto di un essere demoniaco. L'ingrediente portante è la suspense, il tutto poi si avvale di sagacia narrativa e di ottima fotografia (anche l'ambientazione integra il mistero). Il sesto episodio invece, quello probabilmente più interessante perché ambientato ad Halloween, viene però contestualizzato dal regista-scrittore Kevin Smith, dato che tratta marginalmente la festività (solo nella scena iniziale e in alcune citazioni). Tutta la vicenda (squisitamente politically uncorrect) infatti si sposta nell'appartamento di un giovane che gestisce una chat erotica, che arruola con false promesse giovani sprovvedute che necessitano di un tetto e di lavoro. L'ennesima prepotenza nei confronti delle "sue" ragazze, però sarà la goccia che fa traboccare il vaso e la notte delle "streghe" gli presenterà il conto, attraverso una divertente vendetta da parte del gentil sesso, un gioco perverso, torture di vario tipo come un cavo elettrico nell'ano e la castrazione. Davvero da pelle d'oca.
Geniale poi il Natale di Scott Stewart (Dark skies), il cui protagonista ruba a un uomo morente un giocattolo che permette di vedere a ciascuno la realtà virtuale che vuole (sarebbe bellissimo averlo veramente però), e dopo aver vissuto l'esperienza post-mortem della vittima, scopre per caso la natura diabolica della moglie in una scena da torture-porn splatter. Una bella trovata che alleggerisce la suspense in chiave comedy, anche se c'è una certa goffaggine nei protagonisti dell'episodio, famiglia perfetta alla luce del sole che "smacchia" i propri panni e li nasconde al mondo. Episodio divertente e davvero geniale, che insegna che è meglio non sapere alcuni segreti. Chiude Adam Egypt Mortimer con L'ultima notte dell'anno, perché non è una novità che gli incontri in chat siano fortemente rischiosi. Perché infatti avviene una mortale e sanguinaria sfida di capodanno fra due serial killer, Andrew Bowen e la splendida femme fatale Lorenza Izzo di Knock Knock. Una chiusura appassionante con dialoghi e situazioni da commedia che confluiscono inesorabilmente nello splatter prima dei titoli di coda. Insomma 8 spaventose fantasie dei 9 registi, così "impacchettate", pronte ad alimentare le paure dello spettatore. Sicuramente non è un capolavoro (un film a episodi l'ho apprezzato raramente) ma è talmente vario e tocca così tanti "campi" da accontentare tutti gli amanti dell'horror. Storie imperdibili che meritano comunque una visione. Comunque tutte le storie sono, proprio per il poco tempo a disposizione, non completamente esaustive, bloccate al momento migliore, ma in ogni caso davvero suggestionabili e accattivanti nonché psicologicamente contorte e divertenti. Storie che incredibilmente ma giustamente forse hanno tutte come protagoniste le donne, espediente intrigante e allo stesso tempo delirante ma comunque bello/a. In ogni caso film da non perdere, anche se non è che fanno proprio paura ma suggestione quella sì, e tanta. Voto: 7