Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/04/2018 Qui - Nel 2014 (anche se io l'ho visto due anni dopo), Chad Stahelski e David Leitch, collaboratori di vecchia data con lunghi trascorsi da stunt, hanno esordito alla regia col primo John Wick e, insieme allo sceneggiatore Derek Kolstad, sono riusciti a creare un franchise action di grande successo praticamente dal nulla. Sono partiti da un budget risicato, hanno costruito un eroe-antieroe duro e puro, dai connotati essenziali, addosso ad un Keanu Reeves che sembrava alla frutta, hanno ideato con pochi mezzi la mitologia e le regole di un network di assassini su commissione, hanno dato nuova linfa a tutti i migliori elementi del b-movie e, soprattutto, hanno venato la narrazione di un'ironia sottilissima, punto di forza sul quale molti franchise falliscono scivolando su una serietà eccessiva o su una comicità di grana troppo grossa. La stessa genuina artigianalità si evince nel sequel, intitolato semplicemente John Wick - Capitolo 2 (John Wick: Chapter 2), con la medesima squadra produttiva (e un Leitch più defilato che si è occupato di Atomica Bionda, John Wick al femminile con Charlize Theron, che non vedo l'ora di recuperare prossimamente, e ha diretto Deadpool 2, prossimamente al cinema) e un budget raddoppiato. La trama com'è ovvio, e se si è visto il primo capitolo e si sa già cosa aspettarsi tanto meglio, è un puro pretesto per mettere John contro tutti gli altri sicari, memorabile, in tal senso, il montaggio incrociato che mescola svariate ed elaborate coreografie di combattimento con un moderato splatter digitale. Tuttavia di "moderno" c'è ben poco (a parte un aspetto che è rimasto invariato e di cui fortunatamente questo sequel non fa a meno). Questo film del 2017 infatti, è un action vecchio stile, cosa che si evince anche dalla quasi totale assenza di tecnologia e di elementi che lo collochino ai tempi nostri. Questo elemento incredibilmente vintage, tuttavia, rafforza la fascinazione verso il personaggio, mettendone in mostra l'eleganza e la maniacalità, ma anche la dedizione e la freddezza.
Dopotutto Keanu Reeves stesso con la sua presenza scenica e le scene di combattimento tiene alti i ritmi del film. Un film che non c'è dubbio pecca, come in quasi tutti i film di questo genere di action-movie nella trama, abbastanza lacunosa e insoddisfacente. Certo, l'interesse del pubblico è sempre stimolato e mai lasciato al caso, ma forse la troppa azione storpia e un approfondimento in più o un po' di fantasia in più a livelli di sceneggiatura non avrebbero guastato infondo. Essa rimane intrigante e potenzialmente ricca, ma alla ricetta manca qualcosa. Si ammorbidisce e lascia insoddisfatti. Lo stesso protagonista emarginato e eccessivamente disinteressato al sesso femminile lascia un po' a bocca asciutta. Rimane un eroe ossessionato e destinato al collasso e al baratro della sua tristezza. Non lo vediamo evolversi, ma solo continuare a cadere, aggrappandosi soltanto al desiderio di uscire, da quel mondo che ancora una volta lo ha chiamato a se. Perché bisogna cercare di capirlo il povero John Wick, lui vorrebbe tanto ritirarsi a vita tranquilla ma nell'episodio precedente non gli hanno solo ucciso il cane, gli hanno pure rubato la Mustang. E l'infallibile sicario decide di regolare i conti addirittura prima dei titoli di testa del sequel. Si butta in un ruvido inseguimento stradale vecchio stampo, si esibisce in un paio di coreografie ben congegnate atterrando qualche stunt e, dopo aver ammazzato del più e del meno, brinda alla pace. Il Capitolo 2 sembra quindi aprirsi all'insegna del meritato riposo. John consegna l'auto al meccanico, s'è fatto un cane nuovo e torna a seppellire l'artiglieria nel cemento ma non fa in tempo a mettere giù la cazzuola che Riccardo Scamarcio suona alla porta e gli fa saltare in aria la casa. Stavolta l'Uomo Nero dovrà venire a Roma per uccidere Claudia Gerini, incoronata regina della camorra in una festa disco al Colosseo alla quale partecipa anche qualche testa porporata (un mix di Suburra e Gomorra all'americana insomma), ma come spesso accade, quasi come in un videogioco, finirà in un mare di guai con centinaia di killer alle calcagna che vogliono eliminarlo, e la lotta sarà infernale e adrenalinica nonché divertente.
D'altronde John Wick 2 (l'aspetto "tecnologico" a cui mi riferivo all'inizio), esattamente come il capitolo precedente, in pratica non è che un divertentissimo videogioco formato cinematografico, quasi uno sparatutto, uno shooter in oggettiva dove ogni spettatore sembra poter impugnare il proprio joystick per selezionare l'unico avatar che la pellicola gli mette a disposizione, ovvero quello del caro, "serafico" John Wick, per poi con questi incominciare un'irrequieta, quanto eccitante esperienza videoludica fatta di sanguinari scontri a mani nude, mortali incroci di lame e di fulminee guerre senza quartiere ove è concessa qualsiasi arma da fuoco, basta che sia letale, così che un altro roboante massacro possa di nuovo compiersi. Una carneficina che di certo ne gioverebbe il total score dello spettatore se "John Wick 2" fosse davvero un videogame. Un videogame che, fotografato in un'appropriata granatura supercromata (non a caso non c'è un attimo di monotonia visiva nel film, grazie a multicromie artificiali e a continui cambi di scenografie, inutile in tal senso avventurarsi in pretenziose analisi critiche sul contrasto tra le antiche rovine romane che fanno da sfondo allo scontro a fuoco di metà film e il museo d'arte moderna in cui si svolge lo scontro finale, giacché ogni scelta estetica e funzionale all'action, né più né meno), viaggia ad una velocità supersonica tra calci, pugni, prese da judoka, matite violentemente temperate nelle cavità uditive e ripetute revolverate a tibie, crani e stinchi. Il ritmo delle battaglie è talmente vorticoso da mozzare il respiro. La cifra estetica dei sottotitoli segue in modo congeniale la dinamicità dell'azione. E la voce regolarmente soffusa, come lo sguardo perennemente torvo ed il viso costantemente ammaccato di Keanu Reeves nel ruolo del nostro accigliato John Wick hanno indubbiamente una certa presa.
Tuttavia, seppur il primo capitolo, che era stato proprio una bella sorpresa, un film d'azione come non se ne vedevano da tempo, teso fisico e ben coreografato, pugni tattiche macchine pistole, qualcosa non ha funzionato a dovere. Già detto della trama, addirittura ancor di meno sostanza, ma altresì molte cose che avevano assicurato una certa innovazione vengono svilite. Perché nel film, oltre a scene d'azione notevoli c'era come cornice una simpatica ambientazione in cui gli assassini hanno una società parallela con i loro servizi, la loro moneta locale, le loro zone franche. Il problema principale del secondo episodio è che la cornice si mangia il quadro. Molta più attenzione è dedicata alle (nuove) regole del mondo degli assassini che allo sviluppo di nuove scene d'azione. Ed è un peccato perché queste regole sullo sfondo funzionavano benissimo, ma messe in primo piano scricchiolano assai o, peggio, rischiano di risultare ridicole. Invece di essere una piccola setta che si incastra in qualche modo nel nostro mondo reale, adesso gli assassini sembrano i veri detentori del potere in un mondo parallelo. E' meno divertente. Di questo aspetto si salva giusto Franco Nero come direttore dell'albergo per assassini romano, a cui spetta la battuta migliore del film. Ad onor del vero una scena interessante, per quanto "classica", è riservata pure a Claudia Gerini (stranamente in parte e sufficiente in verità). Totalmente sconnesso, al confronto, il ruolo di Lawrence Fishburne, che pare veramente messo lì solo per strizzare l'occhio agli anni di "Matrix". Per tacer del veramente ridicolo personaggio interpretato da Ruby Rose. Molto bene invece Ian McShane, capo strategico e di polso. Diversamente accade a Riccardo Scamarcio, che non si fa particolarmente apprezzare, un po' a disagio nei panni del boss.
Nonostante ciò John Wick – Capitolo 2 nel complesso si lascia piacevolmente guardare, malgrado si dimostri più debole rispetto al suo predecessore di tre anni fa. Anche perché le scene d'azione rimangono valide (la mano dell'artigiano esperto si vede nei campi lunghi, nei movimenti chiari e nei tempi orchestrati bene). La tensione è alta anche se ci sono dei gesti un po' ripetitivi ("tengo lui fermo, sparo all'altro poi sparo a lui"). Spiccano veramente solo le scene in cui Keanu affronta il poliedrico Common, in quel caso la coreografia dello scontro non è fredda ma rappresenta bene la dinamica tra i due personaggi, negli attacchi, nelle pause, nella ferocia. E' vero che si sfiora in più momenti una invulnerabilità da "action hero" anni '90, ma con sufficiente eleganza che la cosa di per sé non avrebbe costituito un problema. Tuttavia spettacolare è anche il duello nel labirinto di specchi. Restando sul tecnico c'è da dire che il montaggio è elegante, con un ritmo ben cadenzato anche dal punto di vista del sonoro, il quale, nonostante l'eccessivo frastuono d'armi, riesce a creare ordine nel caos (non male neanche la colonna sonora e la fotografia). Perché in definitiva, pur non essendo davanti ad un concept particolarmente originale, John Wick 2 si presenta come un prodotto gradevole e visceralmente coinvolgente, ed è certamente un prodotto godibile. Certo, la nostra attenzione è adrenalinicamente sollecitata e il nostro sguardo guidato fra il marasma di coreografie e riverberi che, seppur talvolta eccessivi, fanno apprezzare la messa in scena. Ma va bene così, dato che davvero intrigante è il finale, un finale che, un po' Jason Bourne e un po' Jack Reacher, basta per tenere John arrabbiato e in modalità Uomo Nero fino al terzo inevitabile episodio. Ben venga, il divertimento e l'azione saranno certamente assicurati. Voto: 6+