lunedì 20 maggio 2019

Il prezzo della gloria (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/04/2018 Qui - In Svizzera due immigrati, un belga appena uscito dal carcere e un algerino che abita in una roulotte con la figlia adolescente e che ha pure la moglie malata in ospedale, progettano il colpo della loro vita, rapire la salma di Charlie Chaplin, morto di fresco, e chiedere il riscatto alla ricca famiglia. Parte da questo episodio realmente accaduto Il prezzo della gloria, film del 2014 dove il regista Xavier Beauvois danza tra il melodramma familiare e la commedia amara, e con un tono che oscilla tra il mesto e il surreale, quasi un'incrocio di un clima degli anni '70 (evidente non solo per l'ambientazione del film) dove le maschere avevano insieme un lato comico, grottesco e tragico. Non a caso in questa sorta di "febbre dell'oro" il cineasta francese stavolta non agisce di sottrazione, come era avvenuto nel discreto Uomini di Dio, film che l'ha fatto conoscere, giacché ne Il prezzo della gloria reinventa il fatto di cronaca attraverso una gestualità visiva (la scena della tomba trafugata, le telefonate dalla cabina) che vuole essere forse (quasi certamente) un continuo omaggio al mitico Charlot, quasi un film sulla mimica del corpo che tuttavia si appesantisce nelle continue citazioni (il processo) o nella rappresentazione della sua famiglia nella residenza di Vevey. Difatti il film di Beauvois ha la volontà di trasferire l'atmosfere chapliniane in questa pellicola (nonostante una sceneggiatura poco approfondita che manca di quel lancinante senso del tragico che ha sempre costituito il cupo rovescio delle migliori commedie del grande attore britannico) dove l'indigenza dei protagonisti costituisce la molla per il loro folle progetto, con conseguenze tragicomiche data l'inesperienza criminale dei due disgraziati (in tal senso l'attore che rievoca la figura di Chaplin è Benoit Poelvoorde, adeguatamente coadiuvato da un buon Roschdy Zem), purtroppo però delude le attese malgrado il soggetto sia interessante.
Certo, ha un ritmo appassionato seppur disordinato, coinvolge seppur respinge, ma sfrutta solo in parte l'irrefrenabile carica di Benoît Poelvoorde, un "physique du role" con lo sguardo vispo e sempre in movimento, però a volte, manifesta tonalità forse troppo gigionesche. In più, al contrario del suo cinema (dove l'ironia si abbatte solo sul maggiordomo della famiglia Chaplin che, con militaresco e britannico sussiego, gestisce il recupero della salma), Il prezzo della gloria da l'impressione di essere troppo carico, tra improvvise apparizioni (Chiara Mastroianni) e la musica di Michel Legrand, incontrollata nel dare pathos alle scene madri. Che invece è in netto contrasto in un film dove funzionano meglio i silenzi, troppo poco sfruttati in un'opera sulla mimica ma sovraccarica di parole. Rispetto alle opere precedenti del regista e attore infatti un passo indietro, anche perché se la parte descrittiva e tragica del contesto di povertà è abbastanza curato, molto meno quello più comico dove manca la necessaria brillantezza, svilendo le potenzialità di entrambi i personaggi che rendono meno di quello che potrebbero. Non a caso il film cala nella seconda parte (dove di comico non c'è niente e di humor pochissimo) e francamente delude un finale, comunque simpatico, troppo scontato. Non proprio una delusione è tuttavia il film, ma poco ci manca (non dimenticando un taglio troppo "televisivo" che non aiuta). Perché anche se questo film con poca anima racconta un incredibile vicenda vera, senza tuttavia osare più di tanto, senza perciò centrare del tutto il suo obiettivo cinematografico, ha il merito di riportare l'attenzione su Chaplin, in quest'omaggio forse a metà ma dignitoso. Voto: 6-