giovedì 3 gennaio 2019

Child 44: Il bambino n.44 (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/06/2016 Qui - Child 44: Il bambino numero 44 (Child 44) è un drammatico e crudo thriller del 2015 diretto da Daniel Espinosa con protagonisti Tom Hardy, Noomi Rapace e Gary Oldman. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Bambino 44 (Child 44) scritto nel 2008 da Tom Rob Smith. Il film girato in Repubblica Ceca (come il libro credo) però, è ispirato alle reali vicende del famoso Killer di Rostov Andrej Romanovič Čikatilo (detto anche Cittadino X o Lo squartatore rosso, vero serial killer che prima di essere preso massacrò 52 vittime a cavallo degli anni ottanta e novanta), anche se la storia della pellicola è ambientata, per esigenza di copione, in anni antecedenti ai fatti reali e si discosta quasi totalmente nella trama originale. Difatti il racconto per motivi funzionali della storia, viene anticipato di ben 20 anni, siamo perciò nel 1953 all'inizio della guerra fredda, e veniamo quindi catapultati nell'atmosfera opprimente e repressiva del regime staliniano che ne assume il filo conduttore la storia e la trasformazione di Leon Demidiov (Tom Hardy) che, da ragazzo in fuga da un triste orfanotrofio, diventa eroe del regime nella conquista di Berlino e fa carriera nel MGB, servizio di sicurezza nazionale dello Stato, diventando uno degli investigatori di punta delle attività dei dissidenti. Ma quando viene accusato di tradimento dal collega rivale Vasili (Joel Kinnaman) dopo aver rifiutato di denunciare la moglie Raisa (Noomi Rapace), vengono esiliati da Mosca e inviati in un gelido avamposto di provincia presso i monti Urali. Nel frattempo però Leo si imbatte in una serie di omicidi di bambini, e con il consenso del locale capo della Polizia, Generale Nesterov (Gary Oldman) ma senza quello del regime che non accetta la cruda verità, ossia che in giro c'è un folle psicopatico che tortura e massacra bambini, e grazie all'aiuto di sua moglie Raisa, inizia ad investigare scoprendo così l'indissolubile e scomoda verità, perché anche se per ciascuno degli omicidi è stato già trovato un colpevole, Leo è convinto dalle varie analogie tra i delitti che si sia di fronte ad un'unica mano. Ma in un sistema in cui il crimine non esiste ufficialmente, sostenere l'esistenza di un serial killer rende automaticamente Leo un nemico dello Stato, perciò correrà molti pericoli poiché questa sarà anche un'ottima occasione per Vasili di mettergli il bastone tra le ruote, non stava infatti aspettando altro che l'occasione giusta per potersi liberare definitivamente di lui.
In Child 44 diventa abbastanza chiaro dalle prime scene come il film ha piuttosto (e solamente) l'aspetto di un affresco cupo e crudo sull'attività della polizia segreta russa nel secondo dopoguerra, sul quale si innesta la travagliata ricerca della verità riguardo a una scia di bambini uccisi ma archiviati come incidenti dalla polizia stessa (perché "in paradiso non ci sono omicidi", "Stalin ci insegna che l'omicidio è una degenerazione delle società capitalistiche"). Ma c'è anche molto di più oltre all'aspetto politico di una Russia sovietica dove (almeno secondo loro) non esiste il crimine e l'ordine è mantenuto dalla MGB (sorta di antenata del KGB), polizia segreta e paranoica che sospetta tutti, arresta soltanto innocenti e che solitamente si occupa di scovare (presunti) traditori e spie. Dove la prassi di colleghi e superiori è quella di usare l'accusa di tradimento per regolare affari personali, "dare l'esempio" e disincentivare il libero pensiero. E per colpire Leo viene infatti ingiustamente accusata anche sua moglie Raisa (insegnante, che perciò lo ha sposato per paura perché disprezza i suoi metodi poco ortodossi), il che porterà Leo a dover scegliere tra difendere la moglie condannando anche se stesso e i propri genitori adottivi come complici oppure confermare l'accusa di tradimento sacrificando la moglie. Leo però per non essere ucciso e continuare la sua caccia al folle omicida che sta terrorizzando il paese, decide di esiliarsi e grazie e per colpa del maniaco assassino lei e sua moglie, scopriranno le falle del Sistema e troveranno anche un nuovo equilibrio sentimentale, riguadagnandosi la sua stima e amore agli occhi della fedele moglie poiché anche in mezzo al buio una luce di speranza, di amore e verità c'è sempre, ed è per questo che c'è molto altro di importante e di crudo nella pellicola, temi di grande impatto come l'amore spezzato, la violenza inaudita di un mondo in crisi. Questo è quindi un film che non ti permette mai di rilassarti, teso come una corda di violino in una ricostruzione dell'epoca quasi perfetta poiché a parte gli arredi, i vestiti, le facce, il modo di parlare e le atmosfere, qualcosa difatti non convince. Oltre alle storie che si perdono per strada, c'è la convinzione (personale) che forse c'è una piccola distorsione della realtà, poiché anche se il comunismo è stata una piaga indissolubile la pellicola subisce una specie 'americanizzazione', in quanto tutto, come in guerra fredda. fa della Russia l'inferno in terra, il diavolo in persona, che poi probabilmente è la realtà, ma viene troppo accentuata. Difatti il film è stato bandito in Russia con la motivazione, data dallo stesso Ministro della Cultura, che la pellicola "dipinge i sovietici come una sottocategoria umana immorale, una massa di orchi assetati di sangue, una massa di spiriti malvagi e la pellicola rappresenta una distorsione storica dei fatti". Ma se da una parte potrebbe aver ragione da un'altra no perché nonostante quel che se ne dica, Stalin e il comunismo ha creato mostri, ha fatto un lavaggio del cervello ai suoi, sempre poi con la convinzione che stati occidentali potevano esportare la democrazia tramite delle spie e minare così il regime, cosa comunque mai successa ufficialmente, anzi, tutto l'opposto.
Comunque a parte l'aspetto politico anche molto nella trama e nella narrazione non convince appieno. Child 44 infatti, non riesce a contenere davvero due storie in un solo film (quella di Demidov e quella dell'indagine), suonando troppo spesso incoerente o farraginoso per come costringe il suo protagonista ad insistere nell'indagine nonostante le sue incredibili disavventure personali (che da sole sarebbero bastate a rendere interessante il film). Schiacciato dal suo peso storico Child 44 è un polpettone che riprende alcuni elementi di forza da altre produzioni (Gary Oldman ricalca il suo burocrate invisibile e impassibile di La talpa, abile a nascondere se stesso nelle maglie del sistema, e Charles Dance è un austero detentore del potere, impermeabile a qualsiasi sentimentalismo come in Il trono di spade) ma non riesce mai a farli davvero propri, non riesce ad essere davvero autonomo. A fronte di un mondo impermeabile a qualsiasi tipo di umanità che è indubbiamente ben creato, gli eventi che lo animano non sono alla sua altezza ne hanno la piacevole scorrevolezza del cinema di genere. Nemmeno il fisico perfetto per la parte di Tom Hardy trova mai lo sfogo che merita non fosse per quella che è l'unica scena davvero riuscita del film, l'incredibile sequenza dell'attentato nel vagone del treno, in cui i due protagonisti lottano insieme per la propria vita con la foga della disperazione uscendone per la prima volta davvero uniti dal sangue. Come l'indagine vera e propria sull'assassino che si mette in moto tardi e procede a strattoni, in parte complessa e talora farraginosa (abbastanza incompleta) da collegare, anche se interessanti e sconvolgenti. In ogni caso le scene violente si susseguono e sono ben fatte, così come tutti gli attori, chi più chi meno, tutti bravissimi e più che credibili. Ma anche se alcune scene sono belle, altre forse sono inutili e prevedibili. Il film però riesce a reggere l'urto a tutte queste piccole mancanze poiché alla fine il serial killer dei bambini viene scoperto ed in qualche modo viene fatta giustizia, anche se la sensazione di ingiustizia che pervade tutto il film rimane ed è la cosa più opprimente, come il Regime. Ma il finale lieto e inaspettato nella ricomposizione dello spirito di una famiglia allargata però rende parzialmente giustizia anche alle sorelline orfane di inizio film, loro sì, uniche e autentiche vittime dello spietato regime russo. In definitiva un buon film, non proprio eccezionale, ma molto interessante grazie anche al sostegno di un'ottima fotografia che riesce a trasmettere la cupa e angosciosa bellezza dei paesaggi boschivi, e la storicità di alcune sequenze (la presa di Berlino mentre viene issata la bandiera rossa), costumi e scenografie che immergono in quegli anni, riprese di lotte rocambolesche e primi piani di grande intensità dei protagonisti, altre immagini crudeli, ma sempre mostrate senza oltrepassare il limite del buon gusto, nonché dell’imponente colonna sonora. Il film appassiona (almeno in parte) nonostante alcune questioni irrisolte specie per l'intrecciarsi dei tre filoni, il thriller su fondo storico, la onnipresenza incombente dell'assassino e le vicende personali, ma non solo sentimentali di Leon Demidiov. Gli attori contribuiscono con la loro prova decisamente al buono della riuscita di un film difficile e discutibile. Tom Hardy giganteggia nella metamorfosi, con la sua recitazione per sottrazione e l'espressività dello sguardo, sorprendente in un ruolo non consueto per lei Noomi Rapace. Resto comunque con l'impressione che l'insieme sarebbe risultato più completo se avessero inserito per tempo la figura del serial killer o le vicende delle sue vittime (i 44 morti del titolo per esempio, tutti fuori scena). Oltretutto trattati con il bel taglio crudo e crudele adottato dal regista (lo "svedese" Daniel Espinosa) avrebbero certo fatto effetto ed aiutato ad ampliare il discorso sul brutale ambiente in cui erano costretti a crescere i bambini russi (che è un po' un filo rosso e il motore di diversi importanti cambiamenti lungo tutto l'arco del film). In definitiva però, nonostante alcune inevitabili pecche ma anche buoni spunti, è un film non bello e neanche brutto (anche se abbastanza deludente), ma che vale la pena di essere visto. Voto: 6+

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