Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/03/2018 Qui - È un film difficile da giudicare l'ultimo di Jeff Nichols, regista e scrittore di Shotgun Stories, Take Shelter e Mud. In quest'ultimo lavoro accentua la visione fantastica di Take Shelter, marcandone i tratti fino a fare una netta incursione nel genere (o generico) filone fantascientifico. In Midnight Special infatti, film del 2016 scritto e diretto dal regista statunitense, un bambino dotato di sbalorditivi superpoteri, giudicato da alcuni (il pastore di una comunità di un misterioso Ranch) un nuovo messia, e dall'FBI un'arma pericolosa capace di captare e decodificare codici, oltre alla facoltà di poter annientare satelliti col solo sguardo, di notte in quanto il bambino è vulnerabile all'esposizione solare, viene scortato da due uomini ed aiutato da alcuni dissidenti del misterioso Ranch verso fantomatiche coordinate captate dal bambino. E' chiaro quindi dalla trama, che il film di "originale" ha ben poco, anche perché questo film fantascientifico strizza l'occhio per citazioni a Steven Spielberg (ma non solo), come si fa difatti a non vedere E.T. nel piccolo protagonista Alton? Tuttavia il film è molto curato dal punto di vista della fotografia e la sceneggiatura è funzionale a raccontare un'unica grande storia, quella di Alton e dei suoi genitori. Il padre e la madre sono agli antipodi, lui è pronto a tutto pur di proteggerlo e tenerlo vicino a sé, mentre lei comprende che prima o poi dovrà lasciarlo andare in un corso narrativo che ricorda fin troppo quello del capolavoro Spielberghiano. Non a caso il film, un dramma con tratti tensivi, legati all'appartenenza (di sangue o semplicemente etnica), e alla fantascienza declinata al paranormale con evidenti appunto echi Spielberghiani, tra fughe e inseguimenti, il fato che non si può ingannare e pericoli sempre più imminenti, approccia più generi e si appella alla fantascienza in stile Spielberg per raccontare una storia fortemente umana, con diversi punti di vista attorno. In questo senso il racconto è un continuo senso di mistero che alla fine si trasforma in meraviglia (un mistero dischiuso per passi, che lentamente si distende), esattamente come Spielberg fa ormai da una vita nei suoi film.
La fuga on the road con cui inizia il film lascia già presupporre che ci sarà uno script verticale, che usa la fantascienza solamente come background non entrando apertamente nel genere e lasciando aperte molte domande nel finale che è il vero punto interrogativo. Tutto molto affascinante e convincente, ma solo fino a un certo punto. Anche perché seppur Jeff Nichols propone un percorso delimitato da strappi in grado di comunicare fascino, solleticando la memoria cinefila (da Incontri ravvicinati del terzo tipo a Superman, da Un poliziotto extraterrestre poco extra e molto terrestre a The Host) e raccontando di destini scritti, con tratti dolci che avanzano di pari passo con altri insidiosi, la coesione è abbastanza precaria e la fantasia rimane incartata in una manciata di modalità espressive. Appunto perché il film si mantiene lontano dal voler dare qualsiasi spiegazione, sceglie una pericolosa strada al margine, tra il mistero e la voragine del cliché fantascientifico, per poi saltarci dentro a piè pari. Inoltre proprio nel suddetto finale, nonostante la meraviglia che ci lascia, non bastano le musiche per rendere meno forte la sensazione di ciò che poteva essere e non è stato. Non un film ottimo ma comunque bello ed interessante, giacché non solo il film è interpretato benissimo da un buon comparto di attori e di prim'ordine, oltretutto già collaudato, infatti troviamo tra gli altri l'onnipresente Michael Shannon, Joel Edgerton, e Sam Shepard (nel suo terzultimo lavoro), nel ruolo del pastore, non dimenticando il bambino, interpretato, e anche bene, dal semisconosciuto Jaeden Lieberher, e la sempre affascinante Kirsten Dunst, mentre è un peccato veder frenato il pur volenteroso Adam Driver, ma perché il regista riesce a sfruttare in modo ottimale proprio l'emotività (dato che l'opera parla più nei momenti di silenzio che nei dialoghi, con Shannon che ricorda tantissimo il Matthew McConaughey del discreto ed emozionante Mud) dei propri attori. Perché certo, questo suggestivo mix funziona ed è efficace, ma non fino in fondo, tanto che non a tutti può piacere questo genere, ma se lo spettatore si lascia prendere e trascinare dalla storia non può restare deluso. Quest'ultimo film di Jeff Nichols infatti, regista interessante e sensibile, è comunque un film davvero apprezzabile, soprattutto se è possibile riconoscere i significati ad un primo impatto meno evidenti, che rendono l'aspetto fantastico solamente un involucro per raccontare una storia altresì contemporanea e certamente affascinante. Voto: 7-
La fuga on the road con cui inizia il film lascia già presupporre che ci sarà uno script verticale, che usa la fantascienza solamente come background non entrando apertamente nel genere e lasciando aperte molte domande nel finale che è il vero punto interrogativo. Tutto molto affascinante e convincente, ma solo fino a un certo punto. Anche perché seppur Jeff Nichols propone un percorso delimitato da strappi in grado di comunicare fascino, solleticando la memoria cinefila (da Incontri ravvicinati del terzo tipo a Superman, da Un poliziotto extraterrestre poco extra e molto terrestre a The Host) e raccontando di destini scritti, con tratti dolci che avanzano di pari passo con altri insidiosi, la coesione è abbastanza precaria e la fantasia rimane incartata in una manciata di modalità espressive. Appunto perché il film si mantiene lontano dal voler dare qualsiasi spiegazione, sceglie una pericolosa strada al margine, tra il mistero e la voragine del cliché fantascientifico, per poi saltarci dentro a piè pari. Inoltre proprio nel suddetto finale, nonostante la meraviglia che ci lascia, non bastano le musiche per rendere meno forte la sensazione di ciò che poteva essere e non è stato. Non un film ottimo ma comunque bello ed interessante, giacché non solo il film è interpretato benissimo da un buon comparto di attori e di prim'ordine, oltretutto già collaudato, infatti troviamo tra gli altri l'onnipresente Michael Shannon, Joel Edgerton, e Sam Shepard (nel suo terzultimo lavoro), nel ruolo del pastore, non dimenticando il bambino, interpretato, e anche bene, dal semisconosciuto Jaeden Lieberher, e la sempre affascinante Kirsten Dunst, mentre è un peccato veder frenato il pur volenteroso Adam Driver, ma perché il regista riesce a sfruttare in modo ottimale proprio l'emotività (dato che l'opera parla più nei momenti di silenzio che nei dialoghi, con Shannon che ricorda tantissimo il Matthew McConaughey del discreto ed emozionante Mud) dei propri attori. Perché certo, questo suggestivo mix funziona ed è efficace, ma non fino in fondo, tanto che non a tutti può piacere questo genere, ma se lo spettatore si lascia prendere e trascinare dalla storia non può restare deluso. Quest'ultimo film di Jeff Nichols infatti, regista interessante e sensibile, è comunque un film davvero apprezzabile, soprattutto se è possibile riconoscere i significati ad un primo impatto meno evidenti, che rendono l'aspetto fantastico solamente un involucro per raccontare una storia altresì contemporanea e certamente affascinante. Voto: 7-