giovedì 11 aprile 2019

Ave, Cesare! (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2018 Qui - Ho visto tutti i film dei Fratelli Coen e sono uno dei loro più grandi fan. Ma ahimè con l'ultimo Ave, Cesare! (Hail, Caesar!), film del 2016 scritto, montato, co-prodotto e diretto da una delle coppie di registi più influenti in circolazione, è stato fatto mezzo passo falso. Sarà che da loro mi aspetto molto, d'altra parte quando dietro alla macchina da presa ci sono dei registi che ci hanno regalato capolavori come FargoA Serious Man o Il Grande Lebowski, le aspettative sono sempre altissime, e forse per questo motivo mi ha deluso di più, anche perché seppur le suddette le soddisfano a tratti e anche se ci regalano comunque un film irresistibile e sempre e comunque "Coeniano", poco o nulla incide veramente. I fratelli Coen infatti confezionano un prodotto che nonostante l'altissima fattura, oramai un loro marchio, non incide. Difatti anche se come nelle altre commedie di Joel e Ethan Coen, anche in Ave, Cesare! l'ideologia è un influsso irresistibile, che domina e coccola i personaggi, in questo film manca proprio quello che li ha fatti diventare grandi, la piccola stupidità umana che ci costringe in un labirinto senza via d'uscita e possibilità di redenzione dove poco si può contro un destino più grande o più forte, manca anche l'ironia che teneva in piedi loro opere minori come Burn After Reading Ladykillers. Giacché qui c'è quasi niente dei Cohen, né una trama surreale o coinvolgente, né la caratterizzazione dei personaggi accurata e divertente, né i dialoghi cult visti negli altri loro film. Questo è uno stralcio della vita di Hoollywood dove sembra ci vogliano mostrare quanto è difficile fare cinema e cosa sia vedere dal di dentro tutti gli "intrighi" di questo mondo, ma non diverte, non coinvolge, non lascia il segno. Anche perché la sceneggiatura fallisce nel suo personaggio più importante, il direttore degli Studios Eddie Mannix (un non troppo espressivo Josh Brolin che cerca di scoprire cosa è accaduto a un attore scomparso nel bel mezzo delle riprese di un kolossal), che mal collega le varie situazioni in cui tocca destreggiarsi mostrandolo quasi come una guida turistica per la Hollywood di quegli anni.
Il film è sicuramente godibile, in particolare per i cinefili puri, per la capacità di far rivivere per brillanti spaccati momenti chiave di un'epoca che ha visto la nascita del cinema come fenomeno di massa, con tutti i pro e i contro connessi. E tuttavia come detto non è tra i migliori dei Coen (lo stile è sempre quello, unico ed inconfondibile, solo che non si capisce dove vuole andare a parare). L'insieme ha infatti l'aspetto di un'antologia frammentaria priva di un elemento unificante. Anche la godibilità dei singoli episodi presi per sé è intermittente, a scene spassose come quelle della sirena "scodata" Scarlett Johansson, o dell'incontro consultivo con rabbino, pastore, prete cattolico e ortodosso sull'accettabilità ecumenica del polpettone biblico, o il numero di Channing Tatum cantante/ballerino, si alternano effetti fin troppo facili o decisamente e noiosamente stiracchiati. Alden Ehrenreich è forse il più bravo in un cast veramente stellare, con anche Jonah HillTilda SwintonFrances McDormandRalph Fiennes e ovviamente George Clooney. Alla fine comunque non mi è neanche dispiaciuto nonostante sia lontanissimo dai fasti del passato dei due fratelli, un poco lento e compassato e non particolarmente divertente seppur capace altresì di strappare qualche sorriso oltre a saper raccontare, in modo ben contestualizzato, un lato di Hollywood particolarmente criticabile, ma in definitiva, in questo caleidoscopio mediamente gradevole e scintillante, manca la consueta zampata d'autore. Voto: 6+