lunedì 28 febbraio 2022

Rashomon (1950)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Uno di quei film giustamente entrati nella storia del cinema, è infatti un lavoro che lascia (ancora) sbigottiti, dotato di una potenza contenutistico/visiva che scaturisce in maniera dirompente non solo dall'intrigante svolgimento degli accadimenti, ma anche dell'encomiabile lavoro fatto in sede di regia, luci e musiche. Un film magnifico con il quale (il grande maestro, eccellentissimo guru) Akira Kurosawa affrontò il tema della verità e dell'esperienza visiva di ogni singolo individuo che può essere il più delle volte soggettiva causa svariate motivazioni, tra le quali: vanità, codardia, meschinità o più semplicemente (seguendo un pensiero pessimistico) perché radicata inesorabilmente nella natura umana (da qui l'effetto Rashomon). Il regista analizza attraverso una storia "aperta", interpretabile come meglio si crede, quanto possa essere riveduta, corretta, modificata insomma contaminata un'immagine ed il relativo messaggio che trasporta. Rashomon è anche come una rappresentazione della falsità dell'uomo, spesso bugiardo non solo con gli altri ma anche con se stesso, il regista però nel finale lascia un barlume di speranza abbandonando l'evidente pessimismo del resto dell'opera, facendo intuire che in mezzo alla massa ci si può ancora imbattere nell'uomo sincero e generoso determinato al raggiungimento del bene anche a costo di perdere la ragione. Il film (capolavoro senza se e senza ma) venne premiato con il Leone d'oro a Venezia (e vinse anche l'Oscar) e cominciò a sdoganare in Europa il fino ad allora misterioso cinema orientale. Voto: 9

Fuga da Los Angeles (1996)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Quindici anni dopo 1997: Fuga da New York, John Carpenter torna sul luogo del delitto, sul luogo di uno dei suoi capolavori per realizzare il sequel di appunto, uno dei suoi film più belli ed iconici. In realtà più che un seguito sembra un remake con qualche variante. Ma per quanto diverse invenzioni visive tentino di prendere le distanze dall'originale, il sapore di già visto si sente e qualche momento kitsch forse poteva essere evitato (il surf sullo tsunami, Pam Grier transgender). Troppe, infatti, le situazioni che si ripetono a partire dall'ambientazione notturna che non raggiunge, ovviamente, i risultati stupefacenti del primo capitolo. E' sempre un cinema godibile, ma l'operazione di resuscitare dopo tanto tempo il personaggio di Jena non appare perfettamente riuscita. In definitiva poche idee per un lavoro comunque professionale e dignitoso. Sufficienza che raggiunge solo e grazie a Kurt Russell. Voto: 6

Time of Eve: The Movie (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Di solito adoro qualsiasi prodotto che tratti l'intrigante dilemma etico e sociale dell'intelligenza artificiale e quindi del rapporto tra l'uomo e l'incessante avanzare della tecnologia. Mi sono avvicinato dunque a questo film (diretto da Yasuhiro Yoshiura, quello di Patema Inverted) sperando di trovare quegli stessi stimoli e riflessioni psicologiche e filosofiche ricevuti in passato da opere del calibro di "Ghost in the Shell" e/o simili. Mi sono dovuto presto ricredere ed abbassare di molto le mie aspettative sull'opera in questione: Time of Eve è ricco sì di spunti e riflessioni interessanti e di momenti toccanti, ma il tutto sa di già visto. Il film è l'unione di sei episodi in sostanza autoconclusivi in cui si esplorano, una alla volta, le storie dei frequentatori del bar "Time of Eve". Pur essendoci una sottile trama di fondo, nel film si nota molto l'impianto originario dell'anime. Il clima che si respira è molto calmo e rilassato, e i temi trattati circa "l'umanizzazione della macchina" sono diluiti a tal punto che ti scivolano addosso quali semplici spunti di riflessione: non ti colpiscono in modo diretto e pesante come succede in altri prodotti di ben altra levatura. In conclusione, Time of Eve è sì un dolce racconto sulla discriminazione e sui sentimenti, godibile, tutto sommato, nella sua semplicità e scioltezza, ma per niente profondo nella sua analisi filosofica, etica e morale. Vedibile ma dimenticabile. Voto: 5,5

Il potere del cane (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Ambientato nel Montana americano durante gli anni '20, un Western che ricorda nelle atmosfere e in uno dei temi principali un film di Ang Lee. La Jane Campion realizza una pellicola rarefatta, dal ritmo lento, più concentrata sull'introspezione psicologica che sulla storia. Riuscito visivamente, e fotografato ottimamente, trova un limite nell'essere eccessivamente criptico e un pò contorto (non ho capito il titolo, per niente spiegato). Eppure si lascia guardare ed a tratti affascina l'ambiguità e la caratterizzazione dei personaggi quasi enigmatici e altalenanti nei loro comportamenti, tuttavia, alla fine permane un senso di rammarico e di insoddisfazione per un film che non soddisfa pienamente. Recitazioni insomma, bene Benedict Cumberbatch, un pò in sordina e prive di nervo le prove di Kirsten Dunst, Jesse Plemons (che faville avevano fatto in Fargo) e Kodi Smit-McPhee. Non male ma inferiore alle aspettative, allorché si arriva stremati e annoiati al decisivo finale. Non do meno perché da qualche parte un merito pure l'avrà, questo film (ben 12 nomination). Voto: 6

Don't Look Up (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - L'idiozia dei complottisti e negazionisti di ogni fatta sbertucciata da una pellicola che ha in sé qualcosa di geniale ed esilarante. Dopo aver letto ogni sorta di recensioni su questa pellicola mi son deciso a guardarla e farmi un'opinione mia. Tecnicamente c'è ben poco da eccepire, certo non tutto gira a dovere o è di prima mano, ma i momenti di grande divertimento sono numerosi oltre ad essercene qualcuno di giusta riflessione verso temi sempre più attuali riguardanti il destino del nostro povero pianeta. Don't Look Up ha un'impostazione tipica dei disaster movie degli anni '90, ma viene virata in tonalità satiriche dove la risonanza data dai vari media soffoca appunto l'essenza del messaggio. In teoria l'umanità avrebbe i mezzi per salvarsi, ma compie atti che portano alla sua completa distruzione (sono così, siamo così, e siamo fottuti). Tantissimi insomma spunti di riflessione su come, seppur in modo grottesco ed esagerato, viene dipinta la nostra società, cinica, ipocrita, opportunista e superficiale. Un'opera che si può dire quindi ben riuscita. Per quanto tuttavia, e in sostanza, il film di Adam McKay (quello di Vice - L'uomo nell'ombra) risulti imperfetto, inizialmente troppo lento e sovraccarico di attori noti (non manca proprio nessuno), di personaggi in certi casi troppo caricaturali, è senza dubbio un gran film, un film meritevole delle candidature e chissà di una statuetta. Voto: 7,5

Miss Julie (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Impossibile non salvare la bravura del cast (tre interpreti, Jessica Chastain, Colin Farrell e Samantha Morton, mica pizza e fichi), la caratterizzazione ambigua dei rispettivi personaggi e i costumi, mentre tutto il resto rimane avvolto in una nube di mistero: che senso ha portare avanti per due ore un'idea che, per quanto interessante, viene sviluppata con contenuti tanto esigui da poterne realizzare a stento un corto? Un alternarsi di desiderio, repulsione, verità, menzogna, sadismo, masochismo senza alcun filo logico, che lascia assolutamente staccati perchè impossibile da comprendere nel turbinio confuso della loro schizofrenia galoppante. Dialoghi inutili che si protraggono all'infinito (secondo un'impostazione dannatamente teatrale, ma da copione) per giungere alla conclusione che servi o padroni si è nell'anima. Fallimentare, è quest'opera di Liv Ullmann (che quest'anno ritirerà l'Oscar alla carriera). Voto: 4,5

Ariaferma (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Questo film di Leonardo Di Costanzo ha il merito di volere essere, e di riuscire ad essere, uno spaccato realistico della vita carceraria, al di là dei molti stereotipi che spesso dipingono questo mondo. Il rapporto speciale che nasce tra Gaetano e Carmine (che porta, loro malgrado, i due a confidarsi e a specchiarsi l'uno nell'altro) ci spinge a capire che tutti gli esseri umani sono uguali, a dispetto del ruolo anche opposto che rivestono all'interno della società. Il film ha uno svolgimento meditato e interessante, appoggiandosi alle rimarchevoli interpretazioni di Toni Servillo e Silvio Orlando, ma il finale, che arriva imprevisto a troncare di botto la narrazione, lascia come l'impressione di un discorso non del tutto risolto. Nonostante ciò, salvificamente riuscito. Voto: 6,5

Encanto (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Una storia di magia come nel più tipico stile disneyano, leggermente più raffazzonata rispetto alla media come script (tutto ci viene snocciolato in maniera molto basica ed è prevedibile dove si andrà a finire) ma godibile e interessante per il cambio di rotta che non vede villain né vere minacce incombenti se non incomprensioni familiari da risolvere (e che rischiano di distruggere l'equilibrio costituito). Punto di forza è infatti il gioco delle complesse e conflittuali relazioni familiari, imperniate sul ricatto delle aspettative nei confronti di figli e nipoti (di cui soffre la protagonista senza "talenti" magici). Punto di debolezza è l'affidamento di spiegazioni a canzoni (certo molto vivaci) dai testi poco decifrabili. In mezzo sta il politicamente corretto che esalta l'ambientazione latino-americana ma in chiave più esotica che etnica (con prologo storico poco comprensibile). Meglio abbandonarsi al tripudio visivo che rende il film un vero "encanto". C'è roba di cui avrei fatto a meno, poche le gag, ma soprattutto manca di forza narrativa e di cuore (di Coco per esempio), manca tutto ciò che ci faceva mettere una cassetta Disney nel registratore 15 volte al giorno. A mio avviso una visione (solo) discreta, fermo restando che la Disney ha fatto di molto meglio. Difatti ci aveva abituati a prodotti di una certa qualità e non solo quella visiva, è questo un passo indietro quindi, ed io l'Oscar non gli darei. Voto: 6+

Il talento del calabrone (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Non il brutto film che si prospettava, che molti hanno ritenuto essere, anche se riuscito solo in parte. E' un thriller d'ambiente dove il telefono la fa da padrone, con poca azione e tanti dialoghi come al cinema se ne sono visti parecchi (da "il terrore corre sul filo" al danese "il colpevole", tutti per la verità superiori a questo) e che riesce ad accendere spesso l'attenzione dello spettatore grazie al bel lavoro da villain di un inedito Sergio Castellitto. Certo, Lorenzo Richelmy nella parte del DJ smargiasso è una mezza chiavica e Anna Foglietta è prigioniera di un personaggio scritto coi piedi, ma a consuntivo la pellicola è più che positiva, con un finale in linea con il racconto esposto. Godibile, sceneggiatura migliorabile, buoni spunti di riflessione. Voto: 6

È stata la mano di Dio (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - È stata la mano di dio, del (presunto) dio del pallone, Maradona, a salvare la vita di quello che sarebbe diventato uno dei registi italiani più osannati e premiati (il che giustifica la scelta italiana per gli Oscar 2022, candidatura prontamente ricevuta, chissà che vinca, ma spero di no): Paolo Sorrentino, che nella finzione diventa Fabio Schisa. Già, perché in quel giorno del 1987 (quando i suoi genitori andarono in Abruzzo, dove morirono asfissiati dal monossido di carbonio emesso da una stufa) lui doveva assolutamente recarsi allo stadio per veder giocare l'idolo della sua città. Ed è proprio di questo che parla il film del regista partenopeo targato Netflix, un'opera tra sogno e realtà. Peccato che a un film sulla carta così intimo e personale, diviso tra i toni da commedia della prima parte e quelli sepolcrali della seconda, manchi la "mano" di Sorrentino, non bastando quella di dio. Non c'è quasi traccia delle sue invenzioni spiazzanti, dell'uso straniante della musica, dei dialoghi sopraffini di altre ben migliori sue opere. È stata la mano di Dio è un modesto romanzo di formazione che certamente avrà avuto un valore catartico per il regista, ma che non riesce a coinvolgere, nonostante la parata di figurine grottesche disseminate qua e la, i tributi a Fellini e ad Antonio Capuano e la ripresa di una Napoli notturna e tutt'altro che da cartolina. Un po' riuscito, un po' noioso: sopravvalutato. Voto: 6

I Mitchell contro le macchine (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Non è certo la trama il punto forte di questo film. Di storie di robot ribelli troppo evoluti che vogliono conquistare il mondo ce ne sono a bizzeffe. Quello che fa del film un gioiellino nel suo genere è il livello di "bellezza" raggiunto dall'animazione. Pur essendo un CGI, questo film è un bellissimo fumetto in movimento. Ogni inquadratura, ogni sequenza è una stupenda tavola colorata. Sembra di vedere un "cartone animato" di definizione incredibile. Il film, dei semi esordienti Mike Rianda e Jeff Rowe è prodotto dagli autori di "Piovono Polpette" e "Lego Movie", e la loro mano si vede, animazione perfetta, tecnica mista come se fosse uno dei film rivisti in post-produzione dalla stessa Katie Mitchell, idee a profusione, ritmo serrato, colonna sonora pazzesca, citazioni su citazioni ma mai fini a sè stesse, e soprattutto personaggi delineati alla perfezione, credibili ed adorabili (perfino il carlino). I sottotesti poi sono ben spiegati, ma senza risultare stucchevoli o banali grazie ad una trama in ogni caso ben articolata e a delle trovate geniali. Bravissima Netflix a farlo uscire poco dopo gli Oscar, così da evitare la concorrenza imbattibile di Soul (anche se io l'avrei dato a Wolfwalkers) perché questo è un film da Oscar, e (se Disney "pressione" non farà) lo meriterebbe. Un buonissimo film per tutta la famiglia, divertente, colorato e simpaticamente chiassoso. Voto: 7+

Peter Rabbit 2 - Un birbante in fuga (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Forse sono stato una voce fuori dal coro per quanto riguarda il primo Peter Rabbit, che mi era tutto sommato piaciuto. Molto ironico, un pò Paddington ma comunque godibile ad ogni età. Questo secondo episodio mi sembra molto categorizzante in quanto a target, concentrandosi su un pubblico giovane. Sicuramente il tema principale è la capacità o la possibilità di rimanere se stessi senza snaturarsi. Stanco di essere additato come personaggio negativo, Peter fugge insieme a un ladruncolo, e iniziano le disavventure. Il film ha ancora nello humour un suo punto di forza, seppure qui sia troppo infantile. La tecnica mista di live action e CGI funziona ancora bene. Molto, troppo di già visto, qualche tratto simpatico ma niente di che. Un sequel che riprende le fila del capitolo precedente (squadra che vince non si cambia, Will Gluck torna alla regia, tornano anche Rose Byrne e Domhnall Gleeson, e Nicola Savino doppia ancora Peter), senza esagerare e senza grandi guizzi creativi, però abbastanza fresco e godibile a vedersi. Voto: 6

Ai confini del male (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Un pò improbabile come thriller, per le situazioni presentate e per i personaggi di un Edoardo Pesce poco credibile e di un Massimo Popolizio ancora peggio. Anche la soluzione al mistero lascia parecchi dubbi e buchi di sceneggiatura. Insomma il tutto un pò rivedibile, che sia stato prodotto della fretta di produrre non lo so, ma sicuramente ragionandoci un pò di più, a mio avviso, poteva essere più coinvolgente e migliore. Non tutto è infatti lineare, anzi restano molte zone d'ombra e il citazionismo non bilancia una palese artificiosità. Thriller (diretto non benissimo dal regista Vincenzo Alfieri, quello de Gli uomini d'oro, decisamente migliore a questo) che oscilla un po' troppo tra elementi sociologici e rovelli psicologici che rischiano di soffocarsi a vicenda in un'ambientazione che accentua la difficoltà di sciogliere nodi inestricabili. Ai confini del mediocre (improponibili certi paragoni). Voto: 4

Il principe dimenticato (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Una sorta di metafora, divisa tra sogno e realtà, sull'essere genitore. Ma l'escamotage della dimensione parallela (alla strenua di un Inside out qualunque) avrebbe funzionato se utilizzato in maniera occasionale, cosa che non è, per cui il film (scontato e senza colpi di genio) finisce per annoiare dopo poco tempo (abbastanza grezzo il mondo fantastico). Molto tenero rimane comunque il legame padre/figlia, che inevitabilmente si fa più tenue allorché la piccola entra nella fase adolescenziale, portando lo spettatore a essere solidali con il papà messo da parte (il quale, essendo il vero bambino mai cresciuto, dovrà imparare a cavarsela da solo). In questo senso bravo il protagonista (il sempre simpatico Omar Sy), modesto (nonostante i nomi) il resto del cast. E rimane comunque un film non troppo disprezzabile, che sarebbe potuto però essere migliore, se il regista Michel Hazanavicius, quello de Il mio Godard e di tanti altri, tra cui l'ottimo The Artist (5 Oscar nel 2012, tra cui miglior film e regia), avesse giocato meglio le carte a sua disposizione. Voto: 5,5

I Croods 2 - Una nuova era (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Il fatto che siano passati molti anni dal primo (non memorabile) episodio rende meno fruibile e oggettivamente forzato il progetto. Ciò detto il sequel è per molti versi più compatto dell'originale con una parte preparatoria (il domani e l'incontro coi "superior") solo parzialmente detonata dal fragoroso finale, culminante nella stordente battaglia riconciliatoria. Più elaborato risulta il disegno dei personaggi con la solidarietà maschile tra Grog e Filo che sfocia in un dissacrante rapporto omoerotico, mentre l'innesto di Speranza e la leadership della nonna riconsegna vigore al lato femminile. Qua e là ci sono spunti divertenti, molto ben realizzati sfondi e animazione (psichedelicamente colorata), ma comunque niente di che. Voto: 6

Riders of Justice (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Revenge-movie danese che riesce a restare in bilico tra diversi umori per tutta la durata, tra stralci ironici, momenti drammatici ed altri puramente action/thriller. Mads Mikkelsen come sempre (e dopo il riuscitissimo Un altro giro) offre una prova superlativa in un personaggio violento e di poche parole, sempre sul punto di esplodere, mentre il cast di contorno (Nikolaj Lie Kaas uno dei tanti) offre l'alleggerimento da commedia ma serve anche per una riflessione sul dramma delle malattie mentali e degli abusi (che colorano un film altrimenti oscuro, in cui è pressante il dubbio sul senso della vita, esplicato dal caso). L'inutilità della vendetta, l'amicizia e l'elaborazione del lutto sono alla base di un film che intrattiene ed emoziona, benissimo confezionato. Un incastro (quasi) perfetto al quale si perdona qualche cosa di già visto e un'impostazione un po' troppo "americaneggiante". Voto: 6,5

Il giorno sbagliato (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - In bilico tra "Un giorno di ordinaria follia" e "Duel", un discreto thriller ansiogeno in grado di regalare buon intrattenimento senza eccessivo impegno. Momenti tesissimi prima, inseguimenti d'azione poi e un finale che può essere prevedibile. Soggetto appunto non originalissimo, regia (positivamente scattante nelle scene d'inseguimento, veramente spettacolari, nonché in quelle più violente) e confezione tipiche da thriller americano, ma ha il suo perché e una cattiveria psicologica non consueta. Discreta la prova di un imbolsito Russell Crowe, appena sufficiente il resto del cast. Nel complesso, pur nelle sue anomalie ed esagerazioni, il film mi è piaciuto e mi ha tenuto incollato allo schermo. Nulla di eccezionale, nessun capolavoro, eppure la pellicola scorre, non molla mai e si lascia guardare. Vederlo per ricordarsi di non suonare mai il clacson agli incroci. Voto: 6

The Grudge (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Reboot del remake (statunitense) del film di Takashi Shimizu. Certamente ha qualche momento valido dal punto di vista tensivo, grazie a Jumpscare abbastanza azzeccati, ma sembra tutto fine a sè stesso poichè la novità è ormai spenta e appare come un flebile ricordo. Bisogna dire che anche l'affastellamento narrativo non è stata una buona soluzione perchè seguire linee diverse non sempre è facile, rischiando di entrare in confusione o mettere troppe parentesi tra uno snodo e l'altro. Il (notevole) cast fa la propria parte senza grandi pecche (la Andrea Riseborough se la cava più che dignitosamente), così pure la regia (del personalmente sconosciuto Nicolas Pesce) che non mostra deficenze evidenti, anche se non ha particolarità da vantare e la visione scivola via in maniera cadenzata, senza annoiare ma senza esaltare più di tanto. Non possedendo quella marcia in più che non lo condanni all'anonimato. Voto: 5+

martedì 15 febbraio 2022

Safety Not Guaranteed (2012)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Non male quest'opera prima di Colin Trevorrow, colui che successivamente dirigerà Jurassic World (il terzo uscirà a breve al cinema) e soprattutto il carino Il libro di Henry, un'opera in cui il viaggio nel tempo, annunciato dalla strana inserzione su un giornale locale, serve più che altro come pretesto per dare il là ad una commedia esistenziale molto americana, con personaggi alle prese con un certo mal di vivere, inadeguati ed insoddisfatti della propria esistenza. Una commedia romantica decisamente atipica che si fa seguire senza fatica. Tra fantascienza e commedia, con qualche spruzzata di buoni sentimenti, si dipana infatti una storia di facile assimilazione, ben diretta ed interpretata in maniera altrettanto soddisfacente (Aubrey Plaza è perfetta in questo ruolo, scritto sulle sue corde, e con Jack Johnson e Mark Duplass completa bei duetti) ma priva di guizzi davvero esaltanti (stenta a decollare causa ritmi non proprio incalzanti). Un lavoro con alti e bassi solo a tratti davvero originale e trascinante. Non dispiace ma non convince neppure appieno. Voto: 6

The Secret of Kells (2009)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - La trilogia ispirata alla mitologia irlandese è finalmente conclusa, una trilogia cominciata con questo bel film e splendidamente proseguita prima dal bellissimo La canzone del mare (2014) ma soprattutto dopo con Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (2020), che ha chiuso ottimamente il cerchio. Tra l'altro la sensazione è che proprio questo The Secret of Kells (ambientato nell'epoca medievale influenzato dalla dottrina cristiana) sia servito alla co-regista Nora Twomey (che per il suo pregevole The Breadwinner del 2017 qualche influenza ha ricevuto) ma soprattutto a Tomm Moore (regista dei tre capitoli) come "bozza" per alzare successivamente, e sia tecnicamente che stilisticamente che narrativamente, l'asticella. Non è infatti come gli altri (è imperfetto in certi aspetti, e non ha una grande forza evocativa), ma è pur sempre (ed ugualmente) un piccolo gioiellino da scoprire e riscoprire. E' la necessità di conoscere il mondo esterno con tutte le sue sfumature, anche le più dolorose, la chiave della creazione artistica, a patto che sia condivisa con lo stesso mondo che ha contribuito a crearla (Il Libro di Kells, che contiene tutto il sapere del mondo). Una fiaba emozionante, un viaggio di formazione per il piccolo protagonista alla scoperta del mondo, combattendo anche le sue stesse paure. La qualità dei disegni è (già) notevole, sembra di vedere miniature medievali in movimento che contribuiscono a creare atmosfere oniriche di grandissima suggestione. Come suggestiva è la colonna sonora (di Bruno Coulais), bella come questa pellicola. Voto: 7

Open Windows (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Dopo (fortunatamente) sono arrivati Unfriended e soprattutto il buonissimo Searching, ma è questo il primo film, nella storia del cinema, ad essere tutto ambientato in screencast, cioè su schermi di pc, webcam o videocamere. Poiché in quanto specie di esperimento, non è propriamente ben riuscito. E' uno strano oggetto infatti questo Open Windows. Da una parte un plot che poteva essere clamoroso, dall'altra uno svolgimento che delude in più di un'occasione. Da una parte un protagonista azzeccato (o almeno in parte, Elijah Wood), dall'altra una gnocca che non sa fare altro che qualche faccetta (l'ex pornostar Sasha Grey). Originale, dall'impianto molto interessante che sfrutta gli hacker, internet e via dicendo, ma nonostante l'inizio, che dopo qualche dubbio cattura, poi il film via via si fa meno originale e perde di credibilità (compreso il finale, con un colpo di scena, alquanto assurdo, che ribalta la situazione). A dirigerlo quel volpone di Nacho Vigalondo, che dopo avermi/ci strabiliato riuscendo a dire ancora qualcosa di estremamente interessante sui viaggi temporali (Timecrimes, geniale!), torna/tornerà a livelli di medietà, con un film particolare e coraggioso, ma farraginoso, forzato ed inverosimile. Voto: 5+

Earth to Echo (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Quando i Goonies incontrano E.T. si hanno prodotti come questo, girato in stile found footage che all'epoca andava di moda (ma ultimamente desueto). Storia che non ha grandi novità da suggerire ma che comunque riesce a conservare un minimo di interesse nel tema trattato, riuscendo a coinvolgere in maniera sufficientemente valida grazie a un ritmo abbastanza fluido e una storiella semplice e godibile, anche se non sempre girata in maniera impeccabile, visto lo stile scelto, che produce alcune scene poco accattivanti sotto il profilo visivo (è il Dave Green del divertente Tartarughe Ninja - Fuori dall'ombra a dirigerlo). Si guarda senza problemi ma fatica a lasciare un gran ricordo, specialmente se rapportato alle altre pellicole citate. Voto: 5,5

L'infanzia di un capo (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Brady Corbet era meglio se avesse continuato a fare l'attore, non era affatto male, che come regista proprio bravo non è, e dopo la mezza delusione del suo secondo lungometraggio Vox Lux, ecco che con questa sua opera meglio non fa. Un'opera che è sia dramma sociale che famigliare, la genesi di un male che deriva dagli errori e dagli orrori di un mondo adulto. E' un film indubbiamente ambizioso, a livello visivo molto curato con una fotografia dai toni estremamente cupi e sinistri, ma che a livello di contenuti non riesce ad essere all'altezza delle proprie ambizioni diventando abbastanza pretenzioso. La miscela fra lo sfondo storico e la sfera intimista familiare mi sono parsi piuttostro scollegati, incapaci di formare un discorso unico. Una colonna sonora suggestiva, ma sinceramente fin troppo invasiva ed intollerabile ed un finale con una sequenza di regia da attacco epilettico acuto con effetti grotteschi per non dire involontariamente comici. Non comprendo alcuni (due) dei premi vinti a Venezia quell'anno. Probabilmente ho visto un altro film. Voto: 5

Blue Ruin (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Gelido film di vendetta, una vendetta disperata, apatica e senza possibilità di happy end. Girato con abilità grazie a una regia misurata che rispetta i tempi del suo protagonista, nella sua disperata ricerca di una giustizia forse impossibile, di un equilibrio ormai perso da tempo. Bravo il regista Jeremy Saulnier (già apprezzato per Green Room, successivo a questo, molto meno per Murder Party, precedente e sua criticata opera prima), bravo il protagonista (Macon Blair, presente in tutti i film del regista) che si espone allo spettatore senza remore e tiene su di sé il peso della pellicola. Una pellicola senza dubbio godibile, degno di nota anche il contesto della malinconica provincia americana, però verso la fine hai la sensazione che manchi qualcosa. In ogni caso bello, poiché non è il solito revenge-movie, pur non raggiungendo certo alte vette d'originalità. Vale la pena recuperarlo. Voto: 6+

Troll Hunter (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Dalla penna del regista André Øvredal, colui che dirigerà il sorprendente thriller horror The Autopsy of Jane Doe e successivamente il godibile horror fantasy Scary Stories to Tell in the Dark, ecco un Mockumentary tanto bizzarro quanto divertente. Bella infatti l'idea, sembra una ridicolaggine e invece si segue che è un piacere. Un discreto film d'intrattenimento di genere azione-fantasy vestita da mockumentary vagamente horror (se può esistere), ambientato nei meravigliosi boschi norvegesi e farcito di belle atmosfere e colpi di scena. La caccia ai troll è affascinante e tipica della cultura scandinava, certo le limitazioni sono tante, essendo un film a basso budget e girato con la telecamera a spalla in stile documentaristico, però riesce a creare una certa atmosfera, oscura e glaciale, inoltre i troll non sono fatti nemmeno troppo male (soldi pochi ma spesi difatti benissimo). Rispetto ad altri film del genere, mantiene una certa tensione dall'inizio alla fine, anche se non ho gradito molto il finale. In Norvegia fu pompato al limite estremo, lo spacciarono per capolavoro (che non era e assolutamente non è), la verità è che si tratta di un filmetto piacevole e interessante. Sicuramente merita la visione. Voto: 6+

Prossima fermata Fruitvale Station (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Il primo lungometraggio di Ryan Coogler (colui che dirigerà il riuscito Creed e successivamente l'iconico Black Panther, sempre con Michael B. Jordan, qui protagonista, nel cast), anche sceneggiatore di questo film tratto da un fatto di cronaca dell'inizio del 2009, è opera (dannatamente) sempre attuale, è opera diretta e senza fronzoli. E' nella semplice forza della rappresentazione documentaristica del film il valore positivo dello stesso, che lungi dal santificare Oscar Grant, offre una rappresentazione umana del personaggio in cui gli errori del passato e le difficoltà presenti non lo distolgono dal tentativo di rimettersi in carreggiata. Ecco quindi che la casualità crudele del destino gioca un tiro mancino ai buoni propositi. Purtroppo l'inserimento di una scena tratta dai fatti reali piazzata proprio all'inizio del film rovina completamente il finale per chi non conoscesse la storia, e diminuisce l'impatto drammatico della stessa. Nonostante questo, tuttavia, il messaggio del film passa: belle performance da parte degli attori (soprattutto da parte del figlio d'arte Jordan e dall'onnipresente Octavia Spencer), buona fotografia, discreta realizzazione dei fatti. Nel complesso è un film che poteva essere molto meglio, ma che con un budget a dir poco irrisorio fa quello che doveva fare senza troppi drammi e scene strappalacrime. Giusto finale didascalico. Voto: 6,5

Rosso Istanbul (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Esempio di opera che compiace verosimilmente più il suo autore (ispiratosi all'omonimo suo romanzo scritto) che il pubblico, o almeno gran parte di esso. Ferzan Ozpetek autore di un cinema spesso di grande suggestione, sbaglia il film ambientato nel suo paese (e sbaglierà anche quello ambientato in Italia lo stesso anno). Rosso Istanbul (più dello sconclusionato e mal riuscito Napoli velata) è un'opera pretenziosa, criptica in modo ingiustificato che non sfrutta adeguatamente (giusto qualche veduta suggestiva) un'ambientazione che poteva costituire un plus importante (la direzione degli interpreti lascia parecchie perplessità). Per il resto, la storia ha pochi spunti interessanti e il ritmo langue. Banale. Il tentativo dell'italo/turco di fare il salto di qualita può quindi dirsi fallito, con egli che (come se non bastasse) s'impantana in una regia attorcigliata su se stessa. Arrivato alla maturità, non supera la prova d'esame. Voto: 4,5

Registi alla prova

Post pubblicato su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Mi ero ripromesso di recuperare alcuni film di un certo personale interesse, ma non c'è stato mai il tempo, che finalmente tuttavia è adesso arrivato. Nel frattempo gli stessi registi (o alcuni di essi), protagonisti oggi, giacché questo speciale cinematografico è nato dalla volontà di recuperare i film precedenti di questi film-maker, hanno diretto tanti altri dopo, anche dopo che io ho visto un loro film di pochi anni fa, ma ai fini di quello che avevo intenzione di fare importanza non ha avuto. Infatti ecco che ho recuperato il primo film o uno della loro filmografia di alcuni registi (per lo più internazionali, ma non tutti famosi ed alcuni poco conosciuti) che negli ultimi anni (tramite una particolare, riuscita o semplice pellicola) mi hanno sorpreso, deluso o semplicemente intrattenuto. Da Tomm Moore a Colin Trevorrow, da Dave Green a Brady Corbet, da André Øvredal a Ryan Coogler, da Nacho Vigalondo e Jeremy Saulnier fino a Ferzan Özpetek. Saranno riusciti a confermarsi, a confermare (nonostante per alcuni fu questa la loro prima prova dietro la macchina da presa) il loro talento? Saranno riusciti a non deludere nuovamente? Oppure saranno riusciti semplicemente a fare il loro lavoro in modo degno senza grandi risultati? Scopriamolo!