Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Uno
 di quei film giustamente entrati nella storia del cinema, è infatti un 
lavoro che lascia (ancora) sbigottiti, dotato di una potenza 
contenutistico/visiva che scaturisce in maniera dirompente non solo 
dall'intrigante svolgimento degli accadimenti, ma anche dell'encomiabile
 lavoro fatto in sede di regia, luci e musiche. Un film magnifico con 
il quale (il grande maestro, eccellentissimo guru) Akira Kurosawa affrontò il tema della verità e dell'esperienza 
visiva di ogni singolo individuo che può essere il più delle volte 
soggettiva causa svariate motivazioni, tra le quali: vanità, codardia, 
meschinità o più semplicemente (seguendo un pensiero pessimistico) 
perché radicata inesorabilmente nella natura umana (da qui l'effetto Rashomon). Il regista analizza 
attraverso una storia "aperta", interpretabile come meglio si crede, 
quanto possa essere riveduta, corretta, modificata insomma contaminata 
un'immagine ed il relativo messaggio che trasporta. Rashomon è anche come una rappresentazione della falsità dell'uomo, spesso bugiardo
 non solo con gli altri ma anche con se stesso, il regista però nel 
finale lascia un barlume di speranza abbandonando l'evidente pessimismo 
del resto dell'opera, facendo intuire che in mezzo alla massa ci si può 
ancora imbattere nell'uomo sincero e generoso determinato al 
raggiungimento del bene anche a costo di perdere la ragione. Il film 
(capolavoro senza se e senza ma) venne premiato con il Leone d'oro a Venezia (e vinse anche 
l'Oscar) e cominciò a sdoganare in Europa il fino ad allora misterioso 
cinema orientale. Voto: 9
lunedì 28 febbraio 2022
Fuga da Los Angeles (1996)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Quindici anni dopo 1997: Fuga da New York, John Carpenter torna sul 
luogo del delitto, sul luogo di uno dei suoi capolavori per realizzare 
il sequel di appunto, uno dei suoi film più belli ed iconici. In realtà 
più che un seguito sembra un remake con qualche variante. Ma per quanto 
diverse invenzioni visive tentino di prendere le distanze 
dall'originale, il sapore di già visto si sente e qualche momento kitsch
 
forse poteva essere evitato (il surf sullo tsunami, Pam Grier 
transgender). Troppe, infatti, le situazioni che si ripetono a partire 
dall'ambientazione notturna che non raggiunge, ovviamente, i risultati 
stupefacenti del primo capitolo. E' sempre un cinema godibile, ma 
l'operazione di resuscitare dopo tanto 
tempo il personaggio di Jena non appare perfettamente riuscita. In 
definitiva poche idee per un lavoro comunque professionale e dignitoso. Sufficienza che raggiunge solo e grazie a Kurt Russell. Voto: 6
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Time of Eve: The Movie (2010)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Di solito adoro qualsiasi prodotto che tratti l'intrigante dilemma etico
 e sociale dell'intelligenza artificiale e quindi del rapporto tra 
l'uomo e l'incessante avanzare della tecnologia. Mi sono avvicinato 
dunque a questo film (diretto da Yasuhiro Yoshiura, quello di Patema Inverted) sperando di trovare quegli stessi stimoli e riflessioni 
psicologiche e filosofiche ricevuti in passato da opere del calibro di 
"Ghost in the Shell" e/o simili. Mi sono dovuto presto ricredere ed 
abbassare di molto le mie aspettative sull'opera in questione: Time of 
Eve è ricco sì di spunti e riflessioni interessanti e di momenti 
toccanti, ma il tutto sa di già visto. Il film è l'unione di sei episodi
 in sostanza autoconclusivi in cui si esplorano, una alla volta, le 
storie dei frequentatori del bar "Time of Eve". Pur essendoci una 
sottile trama di fondo, nel film si nota molto l'impianto originario 
dell'anime. Il clima che si respira è molto calmo e rilassato, e i temi 
trattati circa "l'umanizzazione della macchina" sono diluiti a tal punto
 che ti scivolano addosso quali semplici spunti di riflessione: non ti 
colpiscono in modo diretto e pesante come succede in altri prodotti di 
ben altra levatura. In conclusione, Time of Eve è sì un dolce 
racconto 
sulla discriminazione e sui sentimenti, godibile, tutto sommato, nella 
sua semplicità e scioltezza, ma per niente profondo nella sua analisi 
filosofica, etica e morale. Vedibile ma dimenticabile. Voto: 5,5
Il potere del cane (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Ambientato nel Montana americano durante gli anni '20, un Western che 
ricorda nelle atmosfere e in uno dei temi principali un film di Ang Lee. La Jane Campion
 realizza una pellicola rarefatta, dal 
ritmo lento, più concentrata sull'introspezione psicologica che sulla 
storia. Riuscito visivamente, e fotografato ottimamente, trova 
un limite nell'essere eccessivamente criptico e un po' contorto (non ho 
capito il titolo, per niente spiegato). Eppure si lascia guardare ed a 
tratti affascina l'ambiguità e la 
caratterizzazione dei personaggi quasi enigmatici e altalenanti nei loro
 comportamenti, tuttavia, alla fine permane un senso di rammarico e di 
insoddisfazione per un film che non soddisfa pienamente. Recitazioni 
insomma, bene Benedict Cumberbatch,
 un pò in sordina e prive di nervo le prove di Kirsten Dunst, Jesse 
Plemons (che faville avevano fatto in Fargo) e Kodi Smit-McPhee.
 Non male ma inferiore alle aspettative, allorché si arriva stremati e 
annoiati al decisivo finale. Non do meno perché da qualche parte un 
merito pure l'avrà, questo film (ben 12 nomination). Voto: 6
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Don't Look Up (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - L'idiozia dei complottisti e negazionisti di ogni fatta sbertucciata da 
una pellicola che ha in sé qualcosa di geniale ed esilarante. Dopo aver 
letto ogni sorta di recensioni su questa pellicola mi son deciso a 
guardarla e farmi un'opinione mia. Tecnicamente c'è ben poco da 
eccepire, certo non tutto gira a dovere o è di prima mano, ma i momenti di grande 
divertimento sono numerosi oltre ad essercene qualcuno di giusta 
riflessione verso temi sempre più attuali riguardanti il destino del 
nostro povero pianeta. Don't Look Up ha un'impostazione tipica 
dei disaster movie degli anni 
'90, ma viene virata in tonalità satiriche dove la risonanza data dai 
vari media soffoca appunto l'essenza del messaggio. In teoria l'umanità 
avrebbe i mezzi per salvarsi, ma compie atti che portano alla sua 
completa distruzione (sono così, siamo così, e siamo fottuti). 
Tantissimi insomma spunti di riflessione su come, seppur in modo 
grottesco ed 
esagerato, viene dipinta la nostra società, cinica, ipocrita, 
opportunista e superficiale. Un'opera che si può dire quindi ben 
riuscita. Per quanto tuttavia, e in sostanza, il film di Adam McKay (quello di Vice - L'uomo nell'ombra)
 risulti imperfetto, inizialmente
 troppo lento e sovraccarico di attori noti (non manca proprio nessuno), di personaggi in certi casi
 troppo caricaturali, è senza dubbio un gran film, un film meritevole 
delle candidature e chissà di una statuetta. Voto: 7,5
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Miss Julie (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Impossibile non salvare la bravura del cast (tre interpreti, Jessica Chastain, Colin Farrell e Samantha Morton, mica 
pizza e fichi), la caratterizzazione ambigua dei rispettivi personaggi e
 i costumi, mentre tutto il resto rimane avvolto in una nube di mistero:
 che senso ha portare avanti per due ore un'idea che, per quanto 
interessante, viene sviluppata con contenuti tanto esigui da poterne 
realizzare a stento un corto? Un alternarsi di desiderio, repulsione, 
verità, menzogna, sadismo, masochismo senza alcun filo logico, che 
lascia assolutamente staccati perché impossibile da comprendere nel 
turbinio confuso della loro schizofrenia galoppante. Dialoghi inutili 
che si protraggono all'infinito (secondo un'impostazione dannatamente 
teatrale, ma da copione) per giungere alla conclusione che servi o 
padroni si è nell'anima. Fallimentare, è quest'opera di Liv Ullmann (che quest'anno ritirerà l'Oscar alla carriera). Voto: 4,5
Ariaferma (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Questo film di Leonardo Di Costanzo ha il merito di volere essere, e di 
riuscire ad essere, uno spaccato realistico della vita carceraria, al di
 là dei molti stereotipi che spesso dipingono questo mondo. Il rapporto 
speciale che nasce tra Gaetano e Carmine (che porta, loro malgrado, i 
due a confidarsi e a specchiarsi l'uno nell'altro) ci spinge a capire 
che tutti gli esseri umani sono uguali, a dispetto del ruolo anche 
opposto che rivestono all'interno della società. Il film ha uno 
svolgimento meditato e interessante, appoggiandosi alle rimarchevoli 
interpretazioni di Toni Servillo e Silvio Orlando, ma il finale, che 
arriva imprevisto a troncare di botto la narrazione, lascia come 
l'impressione di un discorso non del tutto risolto. Nonostante ciò, salvificamente riuscito. Voto: 6,5
Encanto (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Una storia di 
magia come nel più tipico stile disneyano, leggermente più
 raffazzonata rispetto alla media come script (tutto ci viene 
snocciolato in maniera molto basica ed è prevedibile dove si andrà a 
finire) ma godibile e 
interessante per il cambio di rotta che non vede 
villain né vere minacce incombenti se non incomprensioni familiari da 
risolvere (e che rischiano di distruggere l'equilibrio costituito). 
Punto di forza è infatti il gioco delle complesse e conflittuali 
relazioni 
familiari, imperniate sul ricatto delle aspettative nei confronti di 
figli e nipoti (di cui soffre la protagonista senza "talenti" magici). 
Punto di debolezza è l'affidamento di spiegazioni a canzoni (certo molto
 vivaci) dai testi poco decifrabili. In mezzo sta il politicamente 
corretto che esalta l'ambientazione latino-americana ma in chiave più 
esotica che etnica (con prologo storico poco comprensibile). Meglio 
abbandonarsi al tripudio visivo che rende il film un vero "encanto". C'è
 roba di cui avrei fatto a meno, poche le gag, ma soprattutto manca di 
forza narrativa e di cuore (di Coco per esempio), manca tutto ciò che ci faceva mettere una cassetta Disney nel registratore 15 volte al giorno. A
 mio avviso una visione (solo) discreta, fermo restando che la Disney ha
 fatto di molto meglio. Difatti ci aveva abituati a prodotti di una 
certa qualità e non solo quella visiva, è questo un passo indietro 
quindi, ed io l'Oscar non gli darei. Voto: 6+
Il talento del calabrone (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Non il brutto film che si prospettava, che molti hanno ritenuto essere, anche se riuscito solo in parte.
 E' un thriller d'ambiente dove il telefono la fa da padrone, con poca 
azione e tanti dialoghi come al cinema se ne sono visti parecchi (da "il
 terrore corre sul filo" al danese "il colpevole", tutti per la verità 
superiori a questo) e che riesce ad accendere spesso l'attenzione dello 
spettatore grazie al bel lavoro da villain di un inedito Sergio 
Castellitto. Certo, Lorenzo Richelmy nella parte del DJ smargiasso è una
 mezza chiavica e Anna Foglietta è prigioniera di un personaggio scritto
 coi piedi, ma a consuntivo la pellicola è più che positiva, con un 
finale in linea con il racconto esposto. Godibile, sceneggiatura migliorabile, buoni spunti di riflessione. Voto: 6
È stata la mano di Dio (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - È stata la mano 
di dio, del (presunto) dio del pallone, Maradona, a 
salvare la vita di quello che sarebbe diventato uno dei registi italiani
 più osannati e premiati (il che giustifica la scelta italiana per gli 
Oscar 2022, candidatura prontamente ricevuta, chissà che vinca, ma spero
 di no): Paolo Sorrentino, che nella finzione diventa 
Fabio Schisa. Già, perché in quel giorno del 1987 
(quando i suoi genitori andarono in Abruzzo, dove morirono asfissiati 
dal monossido di carbonio emesso da una stufa) lui doveva assolutamente 
recarsi allo stadio per veder giocare l'idolo della sua città. Ed è 
proprio di questo che parla il film del regista partenopeo targato 
Netflix, un'opera tra sogno e realtà. Peccato che a un film sulla carta 
così intimo e personale, diviso tra i toni da commedia della prima parte
 e quelli sepolcrali della seconda, manchi la "mano" di Sorrentino, non 
bastando quella di dio. Non c'è quasi traccia delle sue invenzioni 
spiazzanti, dell'uso straniante della musica, dei dialoghi sopraffini di
 altre ben migliori sue opere. È stata la mano di Dio è un modesto romanzo 
di formazione che certamente avrà avuto un valore 
catartico per il regista, ma che non riesce a coinvolgere, nonostante la
 parata di figurine grottesche disseminate qua e la, i tributi a Fellini
 e ad Antonio Capuano e la ripresa di una Napoli notturna e tutt'altro 
che da cartolina. Un po' riuscito, un po' noioso: sopravvalutato. Voto: 6
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I Mitchell contro le macchine (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Non è certo la trama il punto forte di questo film. Di
 storie di robot ribelli troppo evoluti che vogliono conquistare il 
mondo ce ne sono a bizzeffe. Quello che fa del film un gioiellino
 nel suo 
genere è il livello di "bellezza" raggiunto dall'animazione. Pur essendo
 un CGI, questo film è un bellissimo fumetto in movimento. Ogni 
inquadratura, ogni sequenza è una stupenda tavola colorata. Sembra di 
vedere un "cartone animato" di definizione incredibile. Il film, dei 
semi esordienti Mike Rianda e Jeff Rowe è prodotto dagli autori di 
"Piovono Polpette" e "Lego Movie", e la loro mano si vede, animazione 
perfetta, tecnica mista come se fosse uno dei film rivisti in 
post-produzione dalla stessa Katie Mitchell, idee a profusione, ritmo 
serrato, colonna sonora pazzesca, citazioni su citazioni ma mai fini a 
sé stesse, e soprattutto personaggi delineati alla perfezione, credibili
 ed adorabili (perfino il carlino). I sottotesti poi sono ben spiegati, 
ma senza risultare stucchevoli o 
banali grazie ad una trama in ogni caso ben articolata e a delle trovate
 geniali. Bravissima Netflix a farlo 
uscire poco dopo gli Oscar, così da evitare la concorrenza imbattibile 
di Soul (anche se io l'avrei dato a Wolfwalkers) perché questo è un film
 da Oscar, e (se Disney "pressione" non farà) lo 
meriterebbe. Un buonissimo film per tutta la famiglia, divertente, 
colorato e simpaticamente chiassoso. Voto: 7+
Peter Rabbit 2 - Un birbante in fuga (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Forse sono stato una voce fuori dal coro per quanto riguarda il primo 
Peter Rabbit, che mi era tutto sommato piaciuto. Molto ironico, un po'  Paddington ma comunque godibile ad ogni età. Questo secondo episodio mi 
sembra molto categorizzante in quanto a target, concentrandosi su un 
pubblico giovane. Sicuramente il tema principale è la capacità o la 
possibilità di rimanere se stessi senza snaturarsi. Stanco di essere 
additato come personaggio negativo, Peter fugge insieme a un ladruncolo,
 e iniziano le disavventure. Il film ha ancora nello humour un suo punto
 di forza, seppure qui sia troppo infantile. La tecnica mista di live 
action e CGI funziona ancora bene. Molto, troppo di già visto, qualche 
tratto simpatico ma niente di che. Un sequel che riprende le fila del 
capitolo precedente (squadra che vince non si cambia, Will Gluck torna alla regia, tornano anche Rose Byrne e Domhnall Gleeson, e Nicola Savino doppia ancora Peter), senza esagerare e senza grandi guizzi creativi, però 
abbastanza fresco e godibile a vedersi. Voto: 6
Ai confini del male (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Un po' improbabile come thriller, per le situazioni presentate e per i 
personaggi di un Edoardo Pesce poco credibile e di un Massimo Popolizio
 
ancora peggio. Anche la soluzione al mistero lascia parecchi dubbi e 
buchi di sceneggiatura. Insomma il tutto un po' rivedibile, che sia stato
 
prodotto della fretta di produrre non lo so, ma sicuramente ragionandoci
 un po' di più, a mio avviso, poteva essere più coinvolgente e migliore. 
Non tutto è infatti lineare, anzi restano molte zone d'ombra e il 
citazionismo non bilancia una palese artificiosità. Thriller (diretto 
non benissimo dal regista Vincenzo Alfieri, quello de Gli uomini d'oro, decisamente migliore a questo) che oscilla un po' troppo tra elementi sociologici e rovelli 
psicologici che rischiano di soffocarsi a vicenda in un'ambientazione 
che accentua la difficoltà di sciogliere nodi inestricabili. Ai confini del mediocre (improponibili certi paragoni). Voto: 4
Il principe dimenticato (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Una sorta di metafora, divisa tra sogno e realtà, sull'essere genitore. 
Ma l'escamotage della dimensione parallela (alla strenua di un Inside 
out qualunque) avrebbe funzionato se utilizzato in maniera occasionale, 
cosa che non è, per cui il film (scontato e senza colpi di genio) finisce per annoiare dopo poco tempo 
(abbastanza grezzo il mondo fantastico). Molto tenero rimane comunque il legame padre/figlia, che inevitabilmente
 si fa più tenue allorché la piccola entra nella fase adolescenziale, 
portando lo spettatore a essere solidali con il papà messo da parte (il 
quale, essendo il vero bambino mai cresciuto, dovrà imparare a cavarsela
 da solo). In questo senso bravo il protagonista (il sempre simpatico Omar Sy),
 modesto (nonostante i nomi) il resto del cast. E rimane comunque un 
film non troppo disprezzabile, che sarebbe potuto però essere migliore, 
se il regista Michel Hazanavicius, quello de Il mio Godard e di tanti 
altri, tra cui l'ottimo The Artist (5 Oscar nel 2012, tra cui miglior film e regia), avesse giocato meglio le carte a sua disposizione. Voto: 5,5
I Croods 2 - Una nuova era (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Il fatto
 che siano passati molti anni dal primo (non memorabile) 
episodio rende meno fruibile e oggettivamente forzato il progetto. Ciò 
detto il sequel è per molti versi più compatto dell'originale con una 
parte preparatoria (il domani e l'incontro coi "superior") solo 
parzialmente detonata dal fragoroso finale, culminante nella stordente 
battaglia riconciliatoria. Più elaborato risulta il disegno dei 
personaggi con la solidarietà maschile tra Grog e Filo che sfocia in un 
dissacrante rapporto omoerotico, mentre l'innesto di Speranza e la 
leadership della nonna riconsegna vigore al lato femminile. Qua e là ci 
sono spunti divertenti, molto ben realizzati sfondi e animazione 
(psichedelicamente colorata), ma comunque niente di che. Voto: 6
Riders of Justice (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Revenge-movie danese che riesce a restare in bilico tra diversi umori 
per tutta la durata, tra stralci ironici, momenti drammatici ed altri 
puramente action/thriller. Mads Mikkelsen come sempre (e dopo il 
riuscitissimo Un altro giro) offre una prova superlativa in un 
personaggio violento e di poche parole, sempre sul punto di esplodere, 
mentre il cast di contorno (Nikolaj Lie Kaas uno dei tanti) offre
 l'alleggerimento da commedia ma serve anche per una riflessione sul 
dramma delle malattie mentali e degli abusi (che colorano un film 
altrimenti oscuro, in cui è pressante il dubbio sul senso della vita, 
esplicato dal caso).
 L'inutilità della vendetta, l'amicizia e l'elaborazione del lutto sono 
alla base di un film che intrattiene ed emoziona, benissimo 
confezionato. Un incastro (quasi) perfetto al quale si perdona qualche 
cosa 
di già visto e un'impostazione un po' troppo "americaneggiante". Voto: 
6,5
Il giorno sbagliato (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - In bilico tra "Un giorno di ordinaria follia" e "Duel", un discreto 
thriller ansiogeno in grado di regalare buon intrattenimento senza 
eccessivo impegno. Momenti tesissimi prima, inseguimenti d'azione poi e 
un finale che può essere prevedibile. Soggetto appunto non 
originalissimo, regia (positivamente scattante nelle scene 
d'inseguimento, veramente spettacolari, nonché in quelle più violente) e
 confezione tipiche da thriller americano, ma ha 
il suo perché e una cattiveria psicologica non consueta. Discreta la 
prova di un imbolsito Russell Crowe, appena sufficiente il resto del cast. Nel complesso, pur nelle sue anomalie ed esagerazioni, il film mi è 
piaciuto e mi ha tenuto incollato allo schermo. Nulla di eccezionale, 
nessun capolavoro, eppure la pellicola scorre, non molla mai e si 
lascia guardare. Vederlo per ricordarsi di non suonare mai il clacson agli incroci. Voto: 6
The Grudge (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Reboot del remake (statunitense) del film di Takashi Shimizu. Certamente
 ha qualche momento valido dal punto di vista tensivo, grazie a 
Jumpscare abbastanza azzeccati, ma sembra tutto fine a sé stesso poiché la novità è ormai spenta e appare come un flebile ricordo. Bisogna dire 
che anche l'affastellamento narrativo non è stata una buona soluzione 
perché seguire linee diverse non sempre è facile, rischiando di entrare 
in confusione o mettere troppe parentesi tra uno snodo e l'altro. Il 
(notevole) cast fa la propria parte senza grandi pecche (la Andrea Riseborough se la cava più che dignitosamente), così pure la regia (del 
personalmente sconosciuto Nicolas Pesce) che non mostra deficienze 
evidenti, anche se non ha particolarità da vantare e la visione scivola 
via in maniera cadenzata, senza annoiare ma senza esaltare più di tanto.
 Non possedendo quella marcia in più che non lo condanni all'anonimato. 
Voto: 5+
martedì 15 febbraio 2022
Safety Not Guaranteed (2012)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Non male quest'opera prima di Colin Trevorrow, colui che successivamente dirigerà Jurassic World (il terzo uscirà a breve al cinema) e soprattutto il carino Il libro di Henry,
 un'opera in cui il viaggio nel tempo, annunciato dalla strana 
inserzione su un giornale 
locale, serve più che altro come pretesto per dare il là ad una commedia
 esistenziale molto americana, con personaggi alle prese con un certo 
mal di vivere, inadeguati ed insoddisfatti della propria esistenza. Una 
commedia romantica decisamente atipica che si fa seguire senza fatica. 
Tra fantascienza e commedia, con qualche spruzzata di buoni sentimenti, 
si dipana infatti una storia di facile assimilazione, ben diretta ed 
interpretata in maniera altrettanto soddisfacente (Aubrey Plaza è perfetta in questo ruolo, scritto sulle sue corde, e con Jack Johnson e Mark Duplass completa bei duetti) ma priva di guizzi 
davvero esaltanti (stenta a decollare causa ritmi non proprio incalzanti). Un lavoro con alti e bassi solo a tratti davvero 
originale e trascinante. Non dispiace ma non convince neppure appieno. Voto: 6
The Secret of Kells (2009)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - La trilogia ispirata alla mitologia irlandese è finalmente conclusa, una
 trilogia cominciata con questo bel film e splendidamente proseguita 
prima dal bellissimo La canzone del mare (2014) ma soprattutto dopo con 
Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (2020), che ha chiuso ottimamente il 
cerchio. Tra l'altro la sensazione è che proprio questo The Secret of 
Kells (ambientato nell'epoca medievale influenzato dalla dottrina 
cristiana) sia servito alla co-regista Nora Twomey (che per il suo 
pregevole The Breadwinner del 2017 qualche influenza ha ricevuto) ma 
soprattutto a Tomm Moore (regista dei tre capitoli) come "bozza" 
per 
alzare successivamente, e sia tecnicamente che stilisticamente che 
narrativamente, l'asticella. Non è infatti come gli altri (è imperfetto 
in certi aspetti, e non ha una grande forza evocativa), ma è pur 
sempre (ed ugualmente) un piccolo gioiellino da scoprire e riscoprire. 
E' la necessità di conoscere il mondo esterno con tutte le sue 
sfumature, anche le più dolorose, la chiave della creazione artistica, a
 patto che sia condivisa con lo stesso mondo che ha contribuito a 
crearla (Il Libro di Kells, che contiene tutto il sapere del mondo). Una
 fiaba emozionante, un viaggio di formazione per il 
piccolo protagonista alla scoperta del mondo, combattendo anche le sue 
stesse paure. La qualità dei disegni è (già) notevole, sembra di 
vedere miniature medievali in movimento che contribuiscono a creare 
atmosfere oniriche di grandissima suggestione. Come suggestiva è la colonna sonora (di Bruno Coulais), bella come questa pellicola. Voto: 7
Open Windows (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Dopo (fortunatamente) sono arrivati Unfriended e soprattutto il 
buonissimo Searching, ma è questo il primo film, nella storia del 
cinema, ad essere tutto ambientato in screencast, cioè su schermi di pc,
 webcam o videocamere. Poiché in quanto specie di esperimento, non è 
propriamente ben riuscito. E' uno strano oggetto infatti questo Open 
Windows. Da una parte un plot che 
poteva essere clamoroso, dall'altra uno svolgimento che delude in più 
di un'occasione. Da una parte un protagonista azzeccato (o almeno in 
parte, Elijah Wood), dall'altra una gnocca 
che non sa fare altro che qualche faccetta (l'ex pornostar Sasha Grey). 
Originale, dall'impianto molto interessante che sfrutta gli hacker, 
internet e via dicendo, ma nonostante l'inizio, che dopo qualche dubbio 
cattura, poi il 
film via via si fa meno originale e perde di credibilità (compreso il 
finale, con un colpo di scena, alquanto assurdo, che ribalta la 
situazione). A dirigerlo quel volpone di Nacho Vigalondo, che dopo 
avermi/ci strabiliato 
riuscendo a dire ancora qualcosa di estremamente interessante sui 
viaggi temporali (Timecrimes, geniale!), torna/tornerà a livelli di 
medietà, con un film particolare e coraggioso, ma farraginoso, forzato 
ed inverosimile. Voto: 5+
Earth to Echo (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Quando i Goonies incontrano E.T. si hanno prodotti come questo, girato 
in stile found footage che all'epoca andava di moda (ma ultimamente 
desueto). Storia che 
non ha grandi novità da suggerire ma che comunque riesce a conservare un
 minimo di interesse nel tema trattato, riuscendo a coinvolgere in 
maniera sufficientemente valida grazie a un ritmo abbastanza fluido e 
una storiella semplice e godibile, anche se non sempre girata in maniera
 impeccabile, visto lo stile scelto, che produce alcune scene poco 
accattivanti sotto il profilo visivo (è il Dave Green del divertente Tartarughe 
Ninja - Fuori dall'ombra a dirigerlo). Si guarda senza problemi ma 
fatica a lasciare un gran ricordo, specialmente se rapportato alle altre
 pellicole citate. Voto: 5,5
L'infanzia di un capo (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Brady Corbet era meglio se avesse continuato a fare l'attore, non era 
affatto male, che come regista proprio bravo non è, e dopo la mezza 
delusione del suo secondo lungometraggio Vox Lux, ecco che con 
questa 
sua opera meglio non fa. Un'opera che è sia dramma sociale che 
famigliare, la genesi di un male che deriva dagli errori e dagli orrori 
di un mondo adulto. E' un film indubbiamente ambizioso, a livello visivo
 molto curato con 
una fotografia dai toni estremamente cupi e sinistri, ma che a livello 
di contenuti non riesce ad essere all'altezza delle proprie ambizioni 
diventando abbastanza pretenzioso. La miscela fra lo sfondo storico e la
 sfera intimista familiare mi sono parsi piuttosto scollegati, incapaci
 di formare un discorso unico. Una colonna sonora suggestiva, ma 
sinceramente fin troppo invasiva ed intollerabile ed un finale con una 
sequenza di regia da attacco epilettico acuto con effetti grotteschi per
 non dire involontariamente comici. Non comprendo alcuni (due) dei premi
 vinti a Venezia quell'anno. Probabilmente
 ho visto un altro film. Voto: 5
Blue Ruin (2013)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Gelido film di vendetta, una vendetta disperata, apatica e senza 
possibilità di happy end. Girato con abilità grazie a una regia misurata
 che rispetta i tempi del suo protagonista, nella sua disperata ricerca 
di una giustizia forse impossibile, di un equilibrio ormai perso da 
tempo. Bravo il regista Jeremy Saulnier (già apprezzato per Green Room, 
successivo a questo, molto meno per Murder Party, precedente e sua 
criticata opera prima), bravo il protagonista (Macon Blair, 
presente in 
tutti i film del regista) che si espone allo spettatore senza remore e 
tiene su di sé il peso della pellicola. Una pellicola senza dubbio 
godibile, degno di nota anche il contesto della malinconica provincia 
americana, però verso la fine hai la sensazione che manchi qualcosa. In 
ogni caso bello, poiché non è il solito revenge-movie, pur non 
raggiungendo certo alte vette d'originalità. Vale la pena recuperarlo. 
Voto: 6+
Troll Hunter (2010)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Dalla penna del regista André Øvredal, colui che dirigerà il 
sorprendente thriller horror The Autopsy of Jane Doe e successivamente il godibile 
horror fantasy Scary Stories to Tell in the Dark, ecco un Mockumentary 
tanto bizzarro quanto divertente. Bella infatti l'idea, sembra una 
ridicolaggine e invece si segue che è un piacere. Un discreto film 
d'intrattenimento di genere azione-fantasy vestita da mockumentary 
vagamente horror (se può esistere), ambientato nei meravigliosi boschi 
norvegesi e farcito di belle atmosfere e colpi di scena. La caccia ai 
troll è affascinante e tipica della cultura scandinava, certo le 
limitazioni sono tante, essendo un film a basso budget e girato con la 
telecamera a spalla in stile documentaristico, però riesce a creare una 
certa atmosfera, oscura e glaciale, inoltre i troll non sono fatti 
nemmeno troppo male (soldi pochi ma spesi difatti benissimo). Rispetto ad altri film del genere, mantiene una 
certa tensione dall'inizio alla fine, anche se non ho gradito molto il 
finale. In Norvegia fu pompato al limite estremo, lo spacciarono per 
capolavoro (che non era e assolutamente non è), la verità è che si 
tratta di un filmetto piacevole e interessante. Sicuramente merita la 
visione. Voto: 6+
Prossima fermata Fruitvale Station (2013)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Il primo lungometraggio di Ryan Coogler (colui che dirigerà il riuscito 
Creed e successivamente l'iconico Black Panther, sempre con Michael B. 
Jordan, qui protagonista, nel cast), anche sceneggiatore di questo film 
tratto da un fatto di cronaca dell'inizio del 2009, è opera 
(dannatamente) sempre attuale, è opera diretta e senza fronzoli. E' 
nella semplice forza della rappresentazione documentaristica del film il
 valore positivo dello stesso, che lungi dal santificare Oscar Grant, 
offre una rappresentazione umana del personaggio in cui gli errori del 
passato e le difficoltà presenti non lo distolgono dal tentativo di 
rimettersi in carreggiata. Ecco quindi che la casualità crudele del 
destino gioca un tiro mancino ai buoni propositi. Purtroppo 
l'inserimento di una scena tratta dai fatti reali piazzata 
proprio all'inizio del film rovina completamente il finale per chi non 
conoscesse la storia, e diminuisce l'impatto drammatico della stessa. 
Nonostante
 questo, tuttavia, il messaggio del film passa: belle performance da 
parte degli attori (soprattutto da parte del figlio d'arte Jordan e dall'onnipresente Octavia Spencer), 
buona fotografia, discreta realizzazione dei fatti. Nel
 complesso è un film che poteva essere molto meglio, ma che con un 
budget a dir poco irrisorio fa quello che doveva fare senza troppi 
drammi e scene strappalacrime. Giusto finale didascalico. Voto: 6,5
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Rosso Istanbul (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Esempio di opera che compiace verosimilmente più il suo autore (ispiratosi all'omonimo suo romanzo scritto)
 che il pubblico, o almeno gran parte di esso. Ferzan Ozpetek autore di 
un cinema spesso di grande suggestione, sbaglia il film ambientato nel 
suo paese (e sbaglierà anche quello ambientato in Italia lo stesso 
anno). Rosso Istanbul (più dello sconclusionato e mal riuscito Napoli velata) è un'opera pretenziosa, criptica in modo ingiustificato che 
non 
sfrutta adeguatamente (giusto qualche veduta suggestiva) 
un'ambientazione che poteva costituire un plus importante (la direzione 
degli interpreti lascia parecchie perplessità). Per il resto,
 la storia ha pochi spunti interessanti e il ritmo langue. Banale. Il 
tentativo dell'italo/turco di fare il salto di qualità può quindi dirsi 
fallito, con egli che (come se non bastasse) s'impantana in una regia 
attorcigliata su se stessa. Arrivato alla maturità, non supera la prova 
d'esame. Voto:
 4,5
Registi alla prova
Post pubblicato su Pietro Saba World il 15/02/2022 Qui - Mi ero ripromesso di recuperare alcuni film di un certo personale 
interesse, ma non c'è stato mai il tempo, che finalmente tuttavia è 
adesso arrivato. Nel frattempo gli stessi registi (o alcuni di essi), 
protagonisti oggi, giacché questo speciale cinematografico è nato dalla 
volontà di recuperare i film precedenti di questi film-maker, hanno 
diretto tanti altri dopo, anche dopo che io ho visto un loro film di 
pochi anni fa, ma ai fini di quello che avevo intenzione di fare 
importanza non ha avuto. Infatti ecco che ho recuperato il primo film o 
uno della loro filmografia di alcuni registi (per lo più internazionali,
 ma non tutti famosi ed alcuni poco conosciuti) che negli ultimi anni 
(tramite una particolare, riuscita o semplice pellicola) mi hanno 
sorpreso, deluso o semplicemente intrattenuto. Da Tomm Moore a Colin Trevorrow, da Dave Green a Brady Corbet, da André Øvredal a Ryan Coogler, da Nacho Vigalondo e Jeremy Saulnier fino a Ferzan Özpetek.
 Saranno riusciti a confermarsi, a confermare (nonostante per alcuni fu 
questa la loro prima prova dietro la macchina da presa) il loro talento?
 Saranno riusciti a non deludere nuovamente? Oppure saranno riusciti 
semplicemente a fare il loro lavoro in modo degno senza grandi 
risultati? Scopriamolo!
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