lunedì 28 febbraio 2022

Rashomon (1950)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Uno di quei film giustamente entrati nella storia del cinema, è infatti un lavoro che lascia (ancora) sbigottiti, dotato di una potenza contenutistico/visiva che scaturisce in maniera dirompente non solo dall'intrigante svolgimento degli accadimenti, ma anche dell'encomiabile lavoro fatto in sede di regia, luci e musiche. Un film magnifico con il quale (il grande maestro, eccellentissimo guru) Akira Kurosawa affrontò il tema della verità e dell'esperienza visiva di ogni singolo individuo che può essere il più delle volte soggettiva causa svariate motivazioni, tra le quali: vanità, codardia, meschinità o più semplicemente (seguendo un pensiero pessimistico) perché radicata inesorabilmente nella natura umana (da qui l'effetto Rashomon). Il regista analizza attraverso una storia "aperta", interpretabile come meglio si crede, quanto possa essere riveduta, corretta, modificata insomma contaminata un'immagine ed il relativo messaggio che trasporta. Rashomon è anche come una rappresentazione della falsità dell'uomo, spesso bugiardo non solo con gli altri ma anche con se stesso, il regista però nel finale lascia un barlume di speranza abbandonando l'evidente pessimismo del resto dell'opera, facendo intuire che in mezzo alla massa ci si può ancora imbattere nell'uomo sincero e generoso determinato al raggiungimento del bene anche a costo di perdere la ragione. Il film (capolavoro senza se e senza ma) venne premiato con il Leone d'oro a Venezia (e vinse anche l'Oscar) e cominciò a sdoganare in Europa il fino ad allora misterioso cinema orientale. Voto: 9

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