Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/03/2018 Qui - Il quinto film in ordine temporale del regista australiano Greg McLean (quello dei discreti due Wolf Creek, anche se il secondo ancora mi manca) è ambientato negli uffici di un grattacielo posizionato in una zona desolata della Colombia, dove va in scena un brutale esperimento finalizzato allo studio del comportamento umano. Dopo il breve incipit, in cui gli impiegati dell'azienda no profit Belko interagiscono più o meno amabilmente, scoppia il finimondo, porte e finestre blindate, telefoni isolati e l'esortazione a uccidersi vicendevolmente, in caso di rifiuto eliminazione immediata tramite un microchip esplosivo installato nel cranio. La riflessione alla base di The Belko Experiment (thriller horror del 2016) è quindi e sicuramente abusata, ovvero cosa potrebbe accadere se l'uomo venisse abbandonato in un contesto sociale privo di regole, in cui l'unico obiettivo è quello di sopravvivere, fortunatamente però al succo della questione (ormai un po' datato eppure ogni volta intrigante) fa eco una lotta per la sopravvivenza davvero avvincente, ricca di scene crude e di caratteri tutto sommato apprezzabili anche se definiti "furtivamente" considerati tempo limitato e numero dei personaggi. Lo scontro ovviamente si scatena tra due fazioni ben distinte, schematico se dir si vuole, ma tutto sommato funzionali ad un gioco al massacro che ci porta sino ad un finale in cui prevedere chi sopravvive non è certo ostico.
Certo, resta l'amaro in bocca per spiegazioni superficiali e per l'ultima banale (seppur inquietante) ripresa, ma è un horror decisamente efficace e inquietante quanto basta. E poi è girato e recitato come si deve, non c'è nessun grave difetto e altresì nessun grandissimo pregio, anche perché il film non ha la presunzione di strafare e convince nel trattare filosoficamente e gelidamente l'essere umano come una impaurita cavia da laboratorio, ma nel complesso funziona grazie alla giusta dose di cattiveria ed a un buon cast su cui, per me, spicca il vecchio buon John C. McGinley, senza dimenticare però John Gallagher Jr., Tony Goldwyn e Melonie Diaz (ma anche la bella Adria Arjona). Ovviamente nulla di nuovissimo, colonna sonora e musiche opinabili, regia che a volte esagera nella "poetica del massacro" ed un finale abbastanza banale, ma il film scivola via piacevolmente, e oltretutto offre un discreto intrattenimento perché è riuscito a coinvolgermi e mantenere una tensione continua per tutta la durata. Inoltre il suddetto, grazie al buon ritmo ha molti spunti interessanti su cui soffermarsi. Certo, da un prodotto incredibilmente sceneggiato dal "Guardiano della Galassia" James Gunn (e fa sorridere in tal senso ritrovare Sean Gunn e Michael Rooker), e da un regista tosto come Greg McLean pretendere qualcosa di più non sarebbe stata una follia, tuttavia il giudizio è positivo in quanto l'intrattenimento, come detto, non manca. Voto: 7-