martedì 2 aprile 2019

Allied: Un'ombra nascosta (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/10/2017 Qui - Un film classico girato da un regista che ha fatto la storia del cinema negli anni '80 e '90. Un manifesto di un cinema che ormai non c'è più, un film d'altri tempi, ben girato, curato, elegante, che ricorda in molti punti Casablanca, anche se non ha la stessa potenza. Perché anche se Allied: Un'ombra nascosta (Allied), film del 2016 diretto da Robert Zemeckis, si presenta come un tentativo, discretamente riuscito, da parte dell'acclamato regista statunitense, di ricreare i film di un'epoca, quelli che si facevano a Hollywood una volta e che ormai sono completamente scomparsi, in stile Casablanca appunto, non è la stessa cosa, seppur questo film, tipicamente anni '40/'50 e riportato ai giorni nostri, riuscendo a non cadere nei soliti cliché, trasporta e coinvolge. Il film difatti rievoca e ricrea quell'atmosfera di un tempo (ma non del tutto priva di elementi anacronistici), dei film classici, raffinati, ed esteticamente impeccabili (grazie all'uso misurato della fotografia e scenografia). Allied infatti si basa su una solida costruzione narrativa, semplice e lineare, e può contare anche su una ambientazione ed un'estetica molto curata che si rifà ai veri film d'autore. Le riprese dall'alto delle dune del deserto marocchino sono veramente d'impatto e risultano memorabili, la scena del parto di Marianne sotto i bombardamenti a Londra è un'altra immagine che colpisce e rimane impressa nello spettatore. Ma al di fuori di queste sequenze, si nota l'amore e la cura per i dettagli, la ricostruzione degli spazi interni, i costumi dei protagonisti. Ma anche la storia, che racconta di Max (Brad Pitt) e Marianne, agenti segreti nella Casablanca occupata dai nazisti che si innamorano e si sposano e che una volta a Londra l'ombra del sospetto si insinua nel loro matrimonio, pur non essendo indelebile, appare gradevole da seguire.
Poiché anche se la suddetta storia non offre chissà quali spunti originali, anzi, è la classicità per eccellenza (non c'è nulla di nuovo), essa però scorre abbastanza bene. Anche perché Zemeckis, non volendo rischiare di fare un film che avrebbe potuto ricevere una critica mediocre, impone e riesce benissimo a creare tensione, prendendo infatti a modello alcuni film di Hitchcock, riesce a creare una certa suspense nell'intricata vicenda di chi tradisce chi, e il dubbio che s'insinua sulla certezza assoluta fa prendere un buon ritmo fino alla fine. Certo, in alcuni punti rallenta forse un po' troppo, dopo una prima parte di stampo classico, la seconda assume una costruzione più moderna ma senza rinnegare l'atmosfera della prima, e addirittura sembra un film banale dall'esito scontato e dall'andamento fin troppo lineare, ma il twist di metà film mette lo spettatore in condizione di essere in ansia e di immedesimarsi nei personaggi, rendendo il film romantico al punto giusto. Dopotutto il regista riesce a mescolare sapientemente elementi di generi cinematografici diversi, ottenendo un mix riuscito e funzionale di romance, spy-story, action movie e drama, il tutto avvolto da una giusta dose di mistero riguardo l'identità e la sorte del personaggio principale, ovvero Marianne (Marion Cottilard). Anche l'imprevedibilità, il cui apice si raggiunge nel finale, è uno dei tanti punti favorevoli del progetto perché permette di comprendere i veri temi che il regista ha voluto affrontare.
Tra questi è palese quello dell'amore vero, intenso, per il quale si è disposti a fare di tutto, anche rischiare la propria vita e mettere in pericolo quella di altri. Stiamo parlando di un sentimento che va oltre ogni immaginazione e può portare a compiere gesti estremi, soprattutto se inteso in senso lato (l'amore non è solo quello provato per il proprio partner, ma anche nei confronti propri figli). La colonna sonora altresì è adatta al ritmo della narrazione (si prediligono musiche allegre alternate a melodie meno travolgenti nei momenti più profondi) e al periodo storico in cui la storia si svolge. Una fotografia originale, ben realizzata e attenta al dettaglio, inoltre, regala al pubblico la possibilità di ammirare un'ambientazione unica nel suo genere. Infine i costumi contribuiscono a rendere credibile il contesto intorno alla vicenda dei due protagonisti. Mentre il racconto resta comunque un compito diligente che riesce ad appassionare fino ad un certo punto, lasciando la sensazione che si sarebbe potuto ottenere molto di più sia in termini di pathos che di suspense (anche per quanto riguarda i dialoghi, leggermente banali seppur ben recitati). Tuttavia, sa essere raffinato e convincente, anche grazie alla buona prova attoriale della coppia protagonista, che regala al pubblico un finale degno di nota, emotivamente coinvolgente e credibile. D'altronde le prove attoriali degli attori sono naturalmente di livello.
Marion Cottilard non ha bisogno di essere commentata perché proprio come le dive di un tempo è ricca di talento, charme e bellezza (sensualità) e riesce a non deludere nemmeno vestendo i panni di una spia tedesca, lei dopotutto è capace di fare qualsiasi ruolo, da quello sensuale in Blood Ties: La legge del sangue a quello difficile di Due giorni, una notte. Brad Pitt bravo per il ruolo assegnato ma forse un po' troppo mono-espressivo in alcuni frangenti (a parte forse nello struggente finale), avrei preferito invece che Jared Harris (recentemente visto ne il remake di Poltergeist e in Operazione U.N.C.L.E.) fosse stato utilizzato meglio e che Lizzy Caplan (una delle migliori novità del secondo capitolo di Now You See Me 2) avesse avuto una caratterizzazione e uno spazio maggiore. Senza dimenticare un alquanto sprecato Matthew Goode (Self/less e The Imitation Game) e tutti gli altri, palesemente dimenticati. Comunque tornando a Brad Pitt bisogna dire una cosa, che oltre ad essere maturo per forza ha maturato molto il suo talento recitativo cimentandosi in pellicole disomogenee e riuscendo a convincere (almeno più di prima) anche chi (come me, ma comunque solo in certe pellicole) non credeva in lui di avere la stoffa necessaria per non sfigurare. Negli anni ha partecipato a molte pellicole storiche (da non dimenticare la sua buona performance in Fury) e precisamente incentrate sul periodo del nazismo (soprattutto uno eccezionale) e anche qui si trova a suo agio nella parte del agente canadese sotto copertura.
E anche se meno espressivo della sua controparte femminile (forse a causa di un'eccessivo uso del botox) riesce comunque a mantenere alto il suo impegno risultando convincente (ma non sempre, anche perché entrambi seppur restano due attori degni di merito, non spiccano qui in recitazione). In definitiva Robert Zemeckis ha "partorito" un film di tutto rispetto, che pur senza annoverare un'originalità di idee nello script, riporta lo spettatore a godere di una pellicola ben costruita, curata nei dettagli e trainata da una coppia di star famose, belle e affascinanti della nostra epoca. Proprio come accadeva una volta e tanto tempo fa a Hollywood. Per me è risultato una gradevole scoperta, ho apprezzato la sua realizzazione tecnica ed estetica ma anche la storia non delude. Ovviamente non siamo davanti ad un capolavoro del cinema al pari di Forrest Gump e nemmeno ad un film che passerà agli annali (o anche del bellissimo The Walk) ma resta comunque un film onesto e di buona fattura. Perché anche se alcune cose potevano essere fatte meglio, questo Allied (un film senza troppe pretese e tecnica di regia discreta) merita una visione. Dato che, è un film (solido, ben strutturato, con una recitazione sufficiente, ma non troppo impegnata) che si lascia vedere, e che soprattutto conferma Zemeckis (piena sufficienza per questo film) un grande autore. Voto: 7-