Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/04/2018 Qui - Non nascondo un po' di timore nell'aver visto e affrontato il tema di Noi siamo Francesco, film italiano del 2014 diretto da Guendalina Zampagni. Il film infatti si confronta con il doppio tema (per me molto vicino e attuale) amore-disabilità, in un'opera che tuttavia sprizza (una lodevole) sincerità da tutti i pori, un film abile nel far (com)baciare leggerezza dei toni e profondità delle argomentazioni, anche se non sempre, perché Noi siamo Francesco non è propriamente una commedia, né un film drammatico, si ride poco e altrettanto poco ci si ferma a riflettere, anche laddove lo richiederebbe la portata dei temi sollevati. In ogni caso protagonista è Francesco (Mauro Racanati), ventidue anni, ottimi voti universitari, un giovane come tanti altri, che ama la vita e ama stare con gli amici, ma ha un handicap, non ha le braccia, una mancanza che rischia di compromettere le sue relazioni con gli altri, in particolare con l'altro sesso sia a livello sentimentale che sessuale, grazie però all'intervento forse non voluto dalla madre Grazia (Elena Sofia Ricci) e soprattutto dell'amico Stefano (il personaggio forse più riuscito del film interpretato da Gabriele Granito) alla fine, in un finale forse troppo ottimistico in verità, troverà l'amore. Lo si potrebbe definire per questo un film di formazione "all'acqua di rose", anche perché non sempre il lato più importante, ovvero quello emotivo e psicologico, non viene, per colpa della scarsa introspezione e mancanza di profondità (e del taglio quasi "documentaristico"), approfondito. Tuttavia la pellicola sfugge dal moralismo in cui è fin troppo facile cadere trattando una simile tematica, e, anzi, riesce a costruire un'amicizia credibile, realistica e sincera nonostante una recitazione non sempre all'altezza. Non a caso il film è anche un film sull'amicizia e sul rapporto genitori-figli, sui limiti da (im)porre alle premure e alle preoccupazioni che ogni genitore ha verso la prole oramai cresciuta.
Altresì Noi siamo Francesco non è solo un film sui ragazzi, ma pure sugli adulti, su quella perduta innocenza che spesso ci porta a rimuginare sul niente e a rendere giganti problemi minuscoli quando invece basterebbe mettere in pratica quanto uno dei personaggi si è scritto sulla mano, non pensare. La pellicola difatti, partendo proprio dal titolo programmatico, perché mette a fuoco sin da subito i motivi per cui la regista ha deciso di portare sul grande schermo una storia così particolare, la parabola che Francesco si trova a percorrere infatti riflette, amplificandoli, gli stessi problemi che qualsiasi adolescente affronta nel momento in cui deve rapportarsi con l'altro sesso, e mettendo in scena l'espediente efficace della disabilità, riesce a parlare di tematiche universali, quali appunto l'amicizia e il bisogno di affetto. Tuttavia, quello che colpisce del film è soprattutto il modo della regista di affrontare il rapporto tra Francesco, Stefano, Maddalena (Diletta Acquaviva) e Sofia (la bellissima Gelsomina Pascucci) in un crescendo di emozioni e gesti d'affetto che rendono indissolubilmente legati i quattro personaggi, mostrando come non sempre la disabilità sia qualcosa che allontani le persone. In tal senso delicato e scevro da morbosità è sicuramente il primo approccio sessuale di Francesco e poetica e quasi onirica la festa che si svolge a casa del protagonista. Concludendo, Noi siamo Francesco è davvero un film (legato e scandito da una colonna sonora mai ridondante, girato in una Puglia assolata e indefinita, senza tempo, che si avvale di ottimi interpreti, tra cui anche Paolo Sassanelli e Luigi Diberti) prezioso, intelligente, schietto, dotato di una genuinità resa ancor più palpabile dalla simpatica, acuta e spigolosa musicalità del dialetto pugliese (soprattutto grazie alla presenza della mitica Mariolina De Fano). Insomma, se è vero che la prima volta non si scorda mai, anche questo è un film (che speranza certamente da) che non si fa scordare facilmente (anche se un po' male mi ha fatto). Voto: 6
Altresì Noi siamo Francesco non è solo un film sui ragazzi, ma pure sugli adulti, su quella perduta innocenza che spesso ci porta a rimuginare sul niente e a rendere giganti problemi minuscoli quando invece basterebbe mettere in pratica quanto uno dei personaggi si è scritto sulla mano, non pensare. La pellicola difatti, partendo proprio dal titolo programmatico, perché mette a fuoco sin da subito i motivi per cui la regista ha deciso di portare sul grande schermo una storia così particolare, la parabola che Francesco si trova a percorrere infatti riflette, amplificandoli, gli stessi problemi che qualsiasi adolescente affronta nel momento in cui deve rapportarsi con l'altro sesso, e mettendo in scena l'espediente efficace della disabilità, riesce a parlare di tematiche universali, quali appunto l'amicizia e il bisogno di affetto. Tuttavia, quello che colpisce del film è soprattutto il modo della regista di affrontare il rapporto tra Francesco, Stefano, Maddalena (Diletta Acquaviva) e Sofia (la bellissima Gelsomina Pascucci) in un crescendo di emozioni e gesti d'affetto che rendono indissolubilmente legati i quattro personaggi, mostrando come non sempre la disabilità sia qualcosa che allontani le persone. In tal senso delicato e scevro da morbosità è sicuramente il primo approccio sessuale di Francesco e poetica e quasi onirica la festa che si svolge a casa del protagonista. Concludendo, Noi siamo Francesco è davvero un film (legato e scandito da una colonna sonora mai ridondante, girato in una Puglia assolata e indefinita, senza tempo, che si avvale di ottimi interpreti, tra cui anche Paolo Sassanelli e Luigi Diberti) prezioso, intelligente, schietto, dotato di una genuinità resa ancor più palpabile dalla simpatica, acuta e spigolosa musicalità del dialetto pugliese (soprattutto grazie alla presenza della mitica Mariolina De Fano). Insomma, se è vero che la prima volta non si scorda mai, anche questo è un film (che speranza certamente da) che non si fa scordare facilmente (anche se un po' male mi ha fatto). Voto: 6