sabato 2 febbraio 2019

Professore per amore (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/10/2016 Qui - Professore per amore (The Rewrite), film del 2014 scritto e diretto da Marc Lawrence, pur avendo tutte le carte per essere un piccolo gioiellino, non è niente di speciale e finisce, anzi, per essere abbastanza prevedibile, ma secondo me vale la pena di vederlo per due motivi, uno è Hugh Grant e l'altro è Marisa Tomei. Insieme non formano una coppia memorabile e la loro storia d'amore non credo che rimarrà scolpita nella memoria (anche se per una volta, ed è un punto a suo favore, la loro storia è solo abbozzata, non così scontata e neanche 'consumata'), ma sembra esserci del vero nella loro spontaneità, in quella semplicità che li accomuna, viziata però da un senso di amarezza che si percepisce e che presumibilmente va al di là del ruolo recitato, come se entrambi, pur avendo avuto le occasioni giuste, non siano stati alla fin fine tanto fortunati. Hugh Grant ha avuto un gran successo ma dà l'impressione che la popolarità acquisita non sia stata in grado di confortarlo. Dal canto suo, Marisa Tomei recita il ruolo di una donna matura che ancora insegue un sogno artistico e una sua credibilità e anche per lei si intuisce un senso di verità, del resto pur se bravissima, così genuina e intensa nelle sue interpretazioni (indimenticabile la sua triste ballerina di lap dance in The Wrestler), è confinata sempre in ruoli secondari, se non addirittura di caratterista (come in Empire o I toni dell'amore: Love Is Strange), come se fosse sottoposta a un'interminabile gavetta e faticasse realmente a trovare la sua giusta collocazione e tutti gli onori che merita. In questo clima 'veritiero' ho apprezzato particolarmente il fatto che tutti e due si siano presentati davanti alla cinepresa senza il minimo 'ritocco', belli come sono e forse di più, con i loro lineamenti un po' stanchi e appesantiti e le le loro (verissime) rughe. In un film che nonostante non sia un granché, è una botta di simpatia, di piacevolezza, di godibilità. E poi di che si parla qui, in fondo? Di cinema su tutto, dato che la vicenda si svolge nell'ambito di una scuola per sceneggiatori, che già, di suo, è un sfondo decisamente insolito e che diverte e coinvolge.
La storia infatti ci racconta di uno sceneggiatore di Hollywood che, dopo un film premiato da pubblico e critica, è caduto in disgrazia e non è più riuscito a concludere nulla. Per cui ora vivacchia cercando occasioni che non arrivano. Finché non accetta di insegnare ad un corso di sceneggiatura. Non ha però alcuna voglia di insegnare a scrivere perché ritiene che sia inutile e, una volta formata la classe, cerca di fare il meno possibile. Sarà però costretto dalle circostanze a impegnarsi anche grazie alla presenza di due studentesse decisamente molto diverse tra loro. Perché da lì in avanti gli si aprirà (per lui) un mondo, in quella scuola, ricchissimo di personaggi, uno più diverso e interessante dell'altro, che ovviamente faranno e daranno al professore, nichilista, disilluso, egocentrico, emotivamente immaturo e incasinato (praticamente uno stronzo che è pure separato, con un figlio con cui non parla da un anno), ma anche brillante e dalla battuta (non sempre ben accolta o capita, spesso cinematografica) sempre pronta, il cambio di prospettiva del personaggio che il film cercava, ma senza forzature e senza il solito banale e superficiale finale. Lui che, seleziona gli allievi guardandone il profilo (e le misure), col risultato che la classe scelta assomiglia a un concorso di bellezza (con due soli intrusi, il nerd dal futuro hollywoodiano assicurato, e il weird che non sa uscire dai confini intergalattici della saga creata da George Lucas), incomincia le lezioni con piglio annoiato e in modalità "alternativa", e infine ha rapporti sessuali con una giovanissima allieva. Insomma tutto quello che non dovrebbe fare, fino a quando non lo capirà. Professore per amore è quindi una commedia tutto sommato piacevole e ben orchestrata. La sceneggiatura non proprio geniale alterna dei momenti più riusciti (interessanti le riflessioni sulla natura del talento del novello professore) a situazioni già viste e scontate (il rapporto difficile del nuovo prof. con il figlio). Spuntano qua e là personaggi caricaturali divertenti, come il preside che si commuove ogni volta che parla della sua numerosa famiglia composta solo da donne (un bravissimo J. K. Simmons, lo straordinario protagonista di Wiplash). La vicenda (che in alcuni punti rischia di diventare un po' piatta) viene tenuta in piedi dalla bravura di Hugh Grant, sempre brillante in una parte che gli si addice alla perfezione. In più è sofisticata, garbata ma "puntuta", in ogni caso intelligente ed umanamente assai amabile. Un film che fa bene al cuore, senza però essere melenso e noioso. Comunque discreto ma non eccezionale. Voto: 6