giovedì 9 maggio 2019

Shut In (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/02/2018 Qui - Shut In (Drammatico, USA, Canada, Francia, 2016): Credevo di vedere un film discreto e non banale ma soprattutto un thriller psicologico interessante, invece questo film di (uno sconosciuto) Farren Blackburn è una summa di quanto ogni appassionato di thriller (ma più in generale di cinema) dovrebbe detestare, lo sviluppo della trama è incerto, ogni situazione viene vagamente abbozzata e mai scavata a fondo, nessun approfondimento psicologico sui personaggi. Ma soprattutto tutto è pericolosamente prevedibile, ogni mossa dei protagonisti intuibile, il finale è chiaramente in sintonia con i cliché più eclatanti del genere risultando più ovvio che scontato. Perché la storia di Mary (una comunque sufficiente Naomi Watts), una psicologa infantile, che vive e lavora senza mai allontanarsi dalla sua casa, dove riceve a domicilio i suoi pazienti e soprattutto si occupa del figliastro diciottenne Stephen (Charlie Heaton di Stranger Things), ridotto in stato vegetativo dall'incidente stradale in cui è morto il marito Richard, e che quando resta coinvolta nella misteriosa sparizione di uno dei suoi pazienti, il piccolo Tom (interpretato dal ragazzino fenomeno di RoomJacob Tremblay), comincia a essere perseguitata da strani eventi che condurranno a un'agghiacciante scoperta, è troppo "scolastica". Per di più manca pressoché tutto, il pathos, lo slancio, il ritmo e la tensione non esiste. Non c'è infatti un singolo momento in cui lo spettatore si senta davvero inquieto. La recitazione sovraccaricata (compreso un Oliver Platt insulso) e le situazioni parossistiche poi lasciano un solo modo al regista per suscitare terrore, i soliti Jumpscare triti e ritriti. Certo, si lascia seguire senza affanni (anche perché suggestiva è l'ambientazione innevata) ma, nel mio caso, non convince e non invoglia certamente ad una seconda visione. Voto: 5,5