martedì 31 maggio 2022

Belladonna of Sadness (1973)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Negli anni Settanta un lungometraggio del genere era una discreta novità, in pieno monopolio Disney. Belladonna of sadness non fu un successo ma è stato riscoperto più avanti (eccomi non a caso). E' una storia di emancipazione, figlia di quei tempi, nello stile psichedelico del film che può apparire datato, ma che in realtà esprime in pieno tutta la sua carica emotiva. Una donna violentata nel corpo e nell'anima, innamorata di un uomo debole e soggiogato dal potere del Signore locale. Lo spirito si rivalsa si manifesta sotto forma del demonio, l'erotismo e la sensualità sono gli strumenti attraverso cui opera la sua rinascita. Un lungometraggio affascinante costruito principalmente da tavole animate e veri trip lisergici (a volte fin troppo ridondanti). La scena dello stupro, l'apparizione della morte nera sono solo degli esempi di un lavoro ben curato e valido sotto l'aspetto visivo ed emotivo. La potenza espressiva di Eiichi Yamamoto trova forza nel minimalismo assumendo aspetti disturbanti adatti ad una storia dove il male si combatte proprio con quei mezzi che da sempre esso rifugge, qui sintetizzati in una fiaba nera morbosamente seducente e astutamente sovversiva. Stupefacente da un punto di vista stilistico e visivo, e con elementi che in futuro daranno spunto a più di una pellicola. Peccato non lo sia affatto sul piano narrativo: la storia, infatti, va avanti un po' troppo faticosamente tra pause e reiterazioni. Alla fine la sensazione è quella di aver assistito ad un film che sicuramente ha qualità, ma a cui manca più di qualcosa per stagliarsi pienamente nella memoria. Nonostante ciò resta un piccolo capolavoro (sperimentale) dell'animazione nipponica. Voto: 7

La morte ti fa bella (1992)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Black comedy a tinte macabre divertente e riuscita, un prodotto più che discreto diretto da un mestierante abile come Robert Zemeckis, che è un volpone e sa il fatto suo. Egli dirige con mestiere e intelligenza un film forte di un trio di attori davvero in parte ed in gran forma: un Bruce Willis a dir poco atipico eppure davvero convincente (come poche altre volte in carriera), la solita mattatrice Meryl Streep e una bravissima (e nella parte finale anche inquietante) Goldie Hawn, aggiungiamo in più un paio di apparizioni indimenticabili di una grande caratterista come Isabella Rosselini e il gioco è fatto. Con ironia e cinismo si gioca con la "maledizione" della vita e della bellezza eterna, trasformando una simpatica commedia in una favola nera degna di un qualsiasi lavoro di Tim Burton (chissà come avrebbe reso se a girarlo fosse stato lui). Oggi gli effetti speciali colpiranno di meno, ma all'epoca alcune scenette ormai famose di questo film lasciarono il segno (vinse l'Oscar). Non è tra i lavori migliori di Zemeckis, ma la prova attoriale dei tre mattatori e l'originalità dell'opera mi hanno sempre lasciato un magnifico e stravagante ricordo, anche perchè attualmente risulta più difficile imbattersi in fiabe nere studiate così bene (sceneggiatura e ritmo non sono sempre straordinari ma nel complesso vanno bene per il tipo di film). Non eccelso ma davvero molto simpatico ed originale. Voto: 6,5

The Suicide Squad - Missione suicida (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Dopo un discreto David Ayer, che però solo grazie ad alcune maestranze (compresa l'Harley Quinn della inebriante Margot Robbie) riuscì a non troppo sfigurare, è James Gunn a buttarsi a capofitto dirigendo la sua versione della Squadra Suicida, e la differenza c'è e si vede, è infatti decisamente migliore. Egli infatti, che dopo l'ottima doppietta al servizio della Marvel (Guardiani della Galassia), non si fa tanti problemi a passare al franchise rivale della DC, riesce a giocare come pochi, forse nessuno, sugli stereotipi dei film supereroistici e rigirarli come vuole. Battute al fulmicotone, dialoghi brillanti e certamente non proprio politicamente corretto. Con personaggi del genere bisogna giocare in questo modo, rendendolo vivace nelle scene action pompate come si deve. Cambiata completamente la rotta e gli sbagli del precedente film vengono rimediati in pieno. Con un film sicuramente esagerato ed inverosimile ma di sicuro intrattenimento. Tante belle invenzioni visive e non solo che rendono irriverente e adorabilmente sopra le righe non solo la squadra (con alcuni super-eroi davvero bizzarri e divertenti) ma tutta la vicenda, volontà palesemente evidente nell'epilogo surreale fra le strade dell'isola. E al netto di qualche scelta di scrittura discutibile, un film divertente, coloratissimo, adrenalinico, alquanto ben riuscito. Voto: 7

Falling - Storia di un padre (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Con la sua opera prima da regista, Viggo Mortensen costruisce un racconto che fa della memoria il suo punto di maggior interesse. Muovendosi tra i caotici ricordi del suo protagonista, egli fa emergere la complessita di certi rapporti famigliari. Insieme al quasi contemporaneo (ma obbiettivamente migliore) The Father analizza la malattia degenerativa di un genitore, ma qui il piglio è decisamente più intimista e la diatriba tra padre e figlio è molto accentuata. Un diverso punto di visione interessante, ma non per questo preferibile o più incisivo. Che Falling - Storia di un padre sia un film ambizioso non vi sono dubbi. Meno certezze, invece, si hanno sulla sua effettiva riuscita (non sempre il ritmo del film si rivela all'altezza del racconto). L'esordio di Mortensen testimonia fin da subito la sua natura di film di poesia (in opposizione a quello di prosa), contraddistinto da un montaggio "sensoriale" che mette in comunicazione, senza soluzione di continuità, presente e passato. Ma, nonostante le nobili  e sincere intenzioni, il film dà la sensazione di essere un fiore bellissimo incapace di sbocciare. E alla fine, nonostante alcune sequenze comunque efficaci e l'ottimo apporto del cast, si rimane con l'amaro in bocca. Voto: 5,5

Ghostbusters: Legacy (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Un vero e proprio sequel, chiamato a cancellare il film di Paul Feig (le donne acchiappafantasmi del 2016) e che da subito si dimostra realizzato con cura ed affetto, non per altro dedicato al compianto Harold Ramis. Il fan service fatto bene. Film per ragazzi è vero, ma anche per chi è stato ragazzo in quegli anni, nostalgia carogna. Questo Legacy, o Afterlife come dir si voglia, omaggia, corrobora e ringiovanisce una delle serie più iconiche del cinema con riverenza e delicatezza. Easter egg, citazioni più o meno dirette: funziona più o meno tutto senza essere stucchevole (e il rischio, tutto sommato poteva esserci). Reitman (Jason, figlio) ringrazia Reitman (Ivan, padre) con una commedia action per niente melensa ma carica di simboli e di tributi ai ruggenti anni '80. Si lascia guardare, un po' con emozione, un po' con nostalgia, un po' con ruffianeria. È come guardare l'album di famiglia ma su Google Photo. E' probabile che ai più grandi sarà scesa (ad un certo punto) la lacrimuccia (come me). Tra tutti gli attori spicca Mckenna Grace, non la prima volta che la vedo prendere possesso della scena in maniera così autoritaria. Nonostante tutto (nonostante alcuni piccoli difetti), e nel complesso, un discreto prodotto ludico ben confezionato. Gradevole e dinamico, intrattiene discretamente senza particolari (e rilevanti) mancanze. Voto: 6,5

Io e Angela (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Mi sarebbe piaciuto mettere un voto più alto perchè l'idea anche se non originalissima è accattivamente e, almeno per una buona metà, portata avanti bene, la Ilenia Pastorelli, tutto sommato, sempre romanaccia e caciarona, se la cava bene, il personaggio di Pietro Sermonti ben rappresenta le fragilità, ingenuità e debolezze del ragazzotto medio (un po' come i personaggi di Carlo Verdone dei tempi d'oro). Si chiude un occhio poi tranquillamente sulla CGI non sempre ben riuscita (probabilmente per mancanza di budget). Insomma, già tutto questo non è poco per il livello medio, bassissimo, del cinema italiano (comico) di questi anni (una commistione di generi abbastanza rara qui da noi). Il problema è che nella seconda parte, insistendo col mescolare noir/thriller/commedia e black humor precipita, tra battute e trovate infelici, e trama incerta in qualche passaggio. Strappa comunque un sorriso. Finale non cosi scontato come poteva sembrare. Nel complesso un film guardabile ma che assolutamente non rivedrei (volenteroso ma scombinato). Voto: 5,5

Sto pensando di finirla qui (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Con Charlie Kaufman è inutile aspettarsi qualcosa di diverso, se ti imbatti nel suo cinema devi mettere in preventivo di assistere a qualcosa di impegnativo come questo suo ultimo lavoro. Per me un passo in avanti rispetto a Synecdoche, New York che resta per il sottoscritto ben più criptico di questo film che è una cavalcata un pò troppo a briglia sciolta nelle anime dei due protagonisti (una in particolare, ma è meglio non svelare di più), ma anche un passo indietro rispetto all'adorabile Anomalisa. La sensazione finale è quella dello straniamento vista la tanta carne al fuoco che la storia mette in campo con i numerosi scarti narrativi su cui lo spettatore deve lavorare. La certezza invece è che il talento immaginifico di Kaufman renda meglio quando un regista "vero" mette ordine e disciplina nel suo talento per raccontare gli eventi in modo meno celebrale e più funzionale al racconto, fungendo come facilitatore di emozioni. Qui ci sono alcune cose belle insieme ad altre indigeribili ed alla fine non posso che considerare il risultato finale tra il fascinoso e l'interlocutorio, ma comunque lontano da farmi gridare al capolavoro. Rimane la sensazione di un'occasione sprecata. Buona la prova degli attori. Voto: 6

La casa in fondo al lago (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Idea semplice e d'impatto quella dei registi Alexandre Bustillo e Julien Maury: prendere l'idea della classica casa stregata ed ambientarla in un ambiente subacqueo. Senza esagerare, la narrazione de La casa in fondo al lago non si discosta troppo da questa semplice presentazione. Così, se da una parte il concept risulta intrigante, dall'altra è innegabile che la resa visiva del film sia a tratti confusionaria, a causa ovviamente delle difficoltà insite nel girare un film quasi interamente sott'acqua. Comunque, l'opera della coppia di registi di Leatherface - Il massacro ha inizio riesce a regalare momenti di alta tensione e un costante senso di claustrofobia, dando così senso ad una visione che altrimenti non avrebbe tanti altri motivi d'interesse. Bello il finale non consolatorio. Con un altro tipo di scrittura sarebbe stato un piccolo gioiellino e invece ci si deve "accontentare" di un passabile horror d'atmosfera. Voto: 5,5

Cargo (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Dopo essere stato morso da uno zombie, un padre cerca di salvare la figlia prima di essere lui stesso trasformato. Prodotto da Netflix e ambientato nell'outback australiano, Cargo inizia come un film post apocalittico trasformandosi presto in una storia disperata di amore paterno, interpretata da un attore bravo e sensibile come Martin Freeman. Più intimista dei film dello stesso genere, è caratterizzato da una suggestiva ambientazione, con paesaggi naturali sottolineati dalla buona fotografia. Non particolarmente originale ma godibile. Non ci sono tuttavia particolari guizzi, o idee, se si escludono, il kit del morsicato e una sorta di mutazione prima prima del risveglio da zombi (anche la letargia al buio non è una novità), alla fine riuscito ma non completamente. In regia la coppia Ben Howling e Yolanda Ramke, esordienti con un corto di sette minuti dello stesso titolo, di cui questo loro primo lungometraggio rappresenta una discreta, non proprio memorabile, dilatazione. Ma l'idea di trattare la problematica del contagio da zombie evitando più possibile gli ormai abusati luoghi comuni dell'horror, tra splatter e gore, era un'idea davvero interessante, peccato non averla esplicata ancor meglio di così. Voto: 6+

Diabolik (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Non ho mai letto il fumetto italiano (il mio unico punto di contatto Arriva Dorellik del 1967, così per dire) ma da semplice spettatore mi sono chiesto se veramente la personalità del famigerato ladro sia cosi fredda, passiva e senza sentimenti, lo è, però non mi aspettavo che fosse pure un pochino fesso. Diabolik, ultima fatica dei Manetti Bros., tratto da uno dei primi episodi del fumetto, è un film che si preoccupa soprattutto di omaggiare l'opera partorita della mente delle sorelle Giussani, attraverso una messa in scena fedelissima alle tavole e che risponde ad una precisa volontà del duo in regia, una scelta tuttavia solo in parte riuscita, convinta e convincente. Il problema di Diabolik non è (solo) il miscasting (l'unica davvero ottima è Miriam Leone nei panni di Eva Kant), ne la bassa lega dei comprimari, ma il pathos che affoga minuto dopo minuto: troppo lento il ritmo, dilatato a causa di insistiti dialoghi e primi piani notevolmente stucchevoli. L'azione purtroppo latita, ed è un peccato, perché nell'incipit si intravede quanto si poteva spingere sull'artigianato di stunt ed effetti, ed invece Diabolik, supereroe senza poteri, resta una chimera per chi non conosce il fumetto. Nel complesso comunque il film è gradevole, ma mi aspettavo di più. Solamente una sufficiente trasposizione da parte dei Manetti Bros., che paradossalmente firmano con questo film il loro miglior prodotto. Voto: 6

Black Widow (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Il problema vero di questo film è che sia uscito fuori tempo massimo, dopo i fatti di Endgame infatti sappiamo quello che succederà a Black Widow, quindi tutto l'interesse per questo film è scemato inesorabilmente. Preso a sè stante invece non è nemmeno male, buone scene d'azione (anche se Cate Shortland alla regia si impegna ma si vede che l'azione non è il suo genere) e una storia abbastanza interessante, che però avrebbe meritato sicuramente maggior attenzione e approfondimento. La Vedova Nera infatti è uno dei personaggi col passato più enigmatico e interessante, sicuramente c'era spazio per fare molto meglio (rammarico in ogni caso per l'ultima volta di Scarlett Johansson nei suoi panni). Sul suo personaggio avrebbero dovuto imbastire qualcosa di più "fumettoso" e meno drammatico-cervellotico-familiare. Ok, il film intrattiene ed in un paio di occasioni diverte pure, ma alla stessa maniera di altri prodotti simili. In conclusione credo sia (solo) un film da vedere se amanti dell'universo Marvel, che però non aggiunge nient'altro a quello di già visto fino allo scontro con Thanos, se non per aggiungere il personaggio di Yelena che serve alla (mini)serie di Hawkeye (prossima alla visione). Voto: 6

6 Underground (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Michael Bay è incorreggibile, indifendibile, ma anche una certezza se si punta a spegnere il cervello e a godersi un marchingegno di sola azione ed adrenalina. Per questo appare quasi inutile indignarsi se, per citare uno degli esempi più plateali, per lui l'Italia dei centri storici (in questo caso Firenze viene letteralmente messa a soqquadro da una spericolata corsa in macchina senza fine) risulta rappresentabile solo in quanto popolata da turisti utilizzati come birilli (e ci può anche stare) e suore dai talari svolazzanti. Il re dello stereotipo e dell'adrenalina a pelle se ne frega, e prosegue imperterrito la sua strada tutta ostacoli ed accelerate, che si forgia di scene d'azione tecnicamente strepitose, di tipi tosti belli, intelligentissimi, onesti a fare da contraltare a cattivi così sadici da suscitare quasi simpatia. E poi donne-virago sensualissime, truccatissime, discintissime e letali come quelle della migliore tradizione bondiana. 6 Underground si forgia di dialoghi deliranti ma anche spiritosi, spinti ed ironici che contribuiscono a rendere fragorosamente e ruffianamente spumeggiante lo spettacolo usa e getta, prerogativa da sempre di tutto (o quasi) il cinema del gradasso Bay. Condito da uno humor evidente, il film si lascia guardare senza grosse incertezze ma anche senza grande entusiasmo per colpa di alcune prolissità evitabili. Cast ben assortito, con Ryan "Deadpool" Reynolds a ben tirare le fila. Voto: 6

Venom - La furia di Carnage (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Un passetto indietro rispetto al (già deludente) precedente, perché al secondo giro una sceneggiatura così semplicistica non basta più e si comincia a risentire di uno schema ripetitivo (che non riserva colpi di scena). L'umorismo è la cosa che funziona meglio perché l'azione stenta a ingranare e il super scontro con Carnage sembra semplicemente un 2.0 di quanto già visto nel primo capitolo. Sempre in parte Tom Hardy, ben scelto Woody Harrelson (anche se non molto spessore ha il suo, come gli altri cattivi, personaggio), più defilata e pleonastica la Michelle Williams. Un simpatico passatempo (l'arguzia dell'alieno ed una vivace colonna sonora danno brio ad un semplice film d'azione, da vedere senza troppi pensieri) ma nulla di più, e forse visto che fa comunque parte (seppur marginalmente e solo tramite i post credits) dell'MCU un po' di impegno in più lo si poteva mettere. Voto: 5+

Songbird (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - A 4 anni dalla comparsa, il Covid19 è diventato molto più letale (lo chiamano Covid23) con conseguente imposizione di misure rigidissime come la deportazione forzata degli infetti, ma un corriere immune è disposto a tutto per ricongiungersi alla donna amata. Girato a Los Angeles in piena pandemia, un film distopico che cerca di cavalcarne l'onda emotiva fallendo su tutti i fronti, a riprova che non sempre l'aggancio alla realtà si traduce in maggior realismo: discutibile nei contenuti, superficiale e confuso nella messa in scena, approssimativo e stereotipato nel disegno dei personaggi. Tipo Peter Stormare costretto per l'ennesima volta a recitare sempre la parte dello sbroccato pazzo o la Alexandra Daddario in un ruolo un po' fuori contesto rispetto alla narrazione. E' una storia semplice, a volte anche retorica in certi momenti, ma un film non vive di soli spunti e la parte action è piuttosto limitata. Non sarà certo il primo film nel suo genere, ma sperando che nel 2024 non saremo davvero a questo punto, la prossima volta si spera riuscirà meglio di così. Voto: 5

Sonic - Il film (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Quante ore a giocare con il Sega Master Systems guidando il riccio ultraveloce alla ricerca degli smeraldi del caos, mi sembra ieri ma sono passati quasi trent'anni (e non si poteva neanche salvare...). Dopo lunga attesa esce il film dedicato a Sonic destinato ovviamente ad un pubblico molto giovane anche se è divertente ed il simpatico porcospino, dopo aspri dibattiti sul look finale, è abbastanza ben fatto. Jim Carrey nei panni del villain Dr. Robotnik è stata una scelta azzeccata, genio del male con evidenti problemi caratteriali schizofrenici. James Marsden è il fidato amico umano dell'alieno blu e risulta abbastanza simpatico nella parte. Tutto sommato l'ho visto con piacere, è realizzato abbastanza bene a livello tecnico, con effetti speciali buoni ed una storia gradevole (anche se abbastanza superficiale). Nel suo genere funziona abbastanza, certamente meglio dell'ultimo Tom & Jerry, anche se niente di memorabile. Raggiunge la sufficienza tranquillamente, anche per la simpatia dei suoi personaggi, oltreché le citazioni e gli omaggi (la velocità prelude dopotutto evidenti similitudini sceniche). I titoli di coda fanno ben sperare per un sequel, già bell'e che pronto, all'altezza. Voto: 6+

Ron - Un amico fuori programma (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Graziosa (forse un po' troppo tirata per le lunghe) storia d'amicizia tra due creature imperfette ma di buon cuore: da una parte un ragazzino con problemi di socializzazione, dall'altra un robottino difettoso. L'iter narrativo è uguale a quello di altre produzioni similari (si parte da un rapporto inizialmente complicato per giungere man mano a un legame profondo), ma il ritmo è discreto, la grafica e l'animazione buone, i personaggi simpatici (la nonna di Barney) e il finale soddisfacente. In sostanza, niente affatto male. Ron - Un amico fuori programma infatti, seppur sbilanciato, ma, in fin dei conti, divertente, seppur manchi quella marcia in più da grande produzione che avrebbe fatto la differenza, è un film riuscito. Un film abbastanza simpatico, colorato con una bella morale e con uno spunto di riflessione molto attuale: il valore dell'amicizia e l'educazione all'uso della tecnologia per scongiurare il grande pericolo dell'assuefazione e alienazione che ne deriva dall'uso spropositato. Banale, fanciullesco, ma non brutto. Voto: 6

Nocturne (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Buon dramma dark che riveste di sentori faustiani una classica storia di ambizione, rivalità musicale e rivalsa dei "mediocri" in stile Amadeus, declinata secondo gli stilemi del thriller psicologico dalle parti de Il cigno nero e del coming-of-age movie orrorifico. Zu Quirke, al suo esordio, dimostra una buona padronanza della macchina da presa, confezionando un prodotto fine, elegantemente freddo e mediamente inquietante (con uno stile reminescente di cose recenti sul tema tipo Starry Eyes o The Neon Demon, trova la sua ragione d'essere nell'aspetto satanico-soprannaturale, anche se la componente paranormale viene affrontata rimanendo nel consono, lasciando sottintendere e intuire o poco più). In risalto Sydney Sweeney, brava e carina. Il film soffre per la scarsa originalità di fondo (il finale è ampiamente prevedibile), ma la cura formale lo sostiene. Ha i suoi tempi morti ma si lascia seguire. Voto: 6

The Vast of Night (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Negli anni '50 in un paesino del New Mexico mentre tutti sono intenti a seguire una partita di basket, una centralista ed il conduttore di una emittente locale cercano di capire da dove provenga uno strano segnale radio. Omaggio dichiarato ad una serie mitica (Ai confini della realtà), un esordio registico (di Andrew Patterson, che è da tenere d'occhio) in chiave minimalista che in alcune sequenze riesce a creare tensione con pochissimi mezzi  (bellissima nella sua fluidità la carrellata lungo le strade deserte) ma è penalizzato dall'eccessiva verbosità che, soprattutto nella prima parte, si traduce in dialoghi sfibranti (ma atmosfera ben fatta, con anche vaghi richiami Lovecraftiani). Più promettente che riuscito, più curioso che appassionante, un'opera elegante (bella ricostruzione anni '50, bella colonna sonora), evanescente eppur struggente. A fine visione quello che resta è una gran voglia di silenzio. Voto: 6

martedì 17 maggio 2022

Gli occhi di Tammy Faye (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Ascesa e caduta di una celebre coppia di telepredicatori americani. Un fenomeno quasi sconosciuto da noi, che il film aiuta senz'altro a comprendere meglio. Sebbene la narrazione sia abbastanza tradizionale e la regia (di Michael Showalter) non denoti una grande personalità (il suo The Big Sick funzionava decisamente meglio), il film si avvale di un'eccellente ricostruzione ambientale e di ottime scelte di casting. Lodata la prova della Jessica Chastain (premiata con l'Oscar), va sottolineata almeno la prova di altri due attori, Cherry Jones e soprattutto Andrew Garfield, che cesella con minuziosa cura i termini di un personaggio che si dimostra, quello sì e al contrario della consorte un po' ingenua, un po' aliena, davvero rivoltante e spietato come il più pericoloso dei rettili. Anche se, malgrado le ottime interpretazioni di costoro il film non regala momenti indimenticabili, tutto è prevedibile e convenzionale. La durata si fa sentire, si è ripetitivi e la sceneggiatura non riesce a dare una vera spiegazione sulla natura di alcuni gesti dei protagonisti. Tutto rimane vago e il film viene presto dimenticato, peccato, poteva essere migliore. Infatti, a parte la Chastain, gonfia di viso come un tacchino riempito per la festa, col suo trucco scientemente posticcio non meno di quello "aggrappato" alla sagoma del vero personaggio di Tammy (basta questo per due Oscar in uno), che vale tutto il film, il suddetto non presenta altri motivi di entusiasmo né pregi artistici di sorta per elevarsi ad opera di rilievo. Voto: 5,5

Quattro buone giornate (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - L'inferno della tossicodipendenza e rapporto madre/figlia. Il film si fonda sull'intepretazione delle due attrici e l'affiatamento fra la Glenn Close e la Mila Kunis è molto buono. Il tossico dipendente è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento e siamo sempre sul sottile confine tra volontà di uscire dal tunnel e tentativo manipolatorio della figlia nei confronti della madre. La storia è già rivista, ma tutto sommato ben raccontata ed attenta nel non scivolare nel retorico o nello straziante in maniera gratuita. Per quanto sorretto da struttura piuttosto convenzionale, non dissimile a prodotti mediamente televisivi un po' usa e getta, Quattro buone giornate ha infatti il merito di essere sorretto da una sceneggiatura che evita facili ricatti melodrammatici, attenendosi ad un realismo che riesce a focalizzare piuttosto verosimilmente l'incubo di una dipendenza che genera derive esistenziali difficilmente dirimibili. Rodrigo Garcia (che ha già usufruito del talento della grande diva altre volte e in diverse forme e vesti) dirige con professionalità un film che non brilla per qualità tecniche particolarmente evidenti, un film a tratti intenso e coinvolgente, anche se più spesso frenato da eccessiva verbosità su questioni marginali. Un film nella media e certamente interessante (non mancano comunque le forzature) ma che se non fosse stato nominato agli Oscar (peraltro per la canzone originale, neanche poi così tanto eccezionale) non avrei sicuramente visto, dopotutto di memorabile non c'è praticamente niente. Voto: 6

Drive My Car (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Conoscere l'opera dello scrittore russo Anton Pavlovic Chekov (Zio Vanja) avrebbe certamente aiutato ad apprezzare (nel mio caso ancora di più) Drive my car del giapponese Hamaguchi Ryusuke, che comunque sa accendere la sfera emotiva con discreta sensibilità, senza mai cercare sentimentalismi d'accatto che sarebbero anche fin troppo facili per un film del genere. Un film seppur volutamente arido nella rappresentazione dei sentimenti, e con alcune digressioni superflue, riflessivo e malinconico ma anche rasserenante grazie al calore d'un abbraccio. Drive my car (adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Haruki Murakami) inizia con un lunghissimo prologo, quasi quaranta minuti, dopo i quali partono i titoli di testa. E' importante perchè il film è tutto un gioco di rimandi in cui il teatro è anche rappresentazione del reale. Due esistenze alle prese con i propri rimorsi, di una moglie e di una madre che forse potevano essere salvate. L'auto diventa il luogo comune dove le riflessioni dell'attore/regista condivide il suo sguardo con la sua autista, entrambi con un passato che li tiene prigioniei del proprio dolore. Personalmente non lo avrei portato avanti per 3 ore, poichè i concetti espressi potevano essere spiegati in modo più dinamico e più fluido. A parte questo piccolo appunto sulla durata, devo riconoscere però a Drive my car una certa capacità di rendersi appetibile, coinvolgendo lo spettatore con una storia ben calibrata tra sentimenti e rimpianto esistenziale, tra orgoglio e umoralità, espressi in maniera sobria, malinconica e allo stesso tempo con serena accettazione. Buona la regia e la prova del cast (in cui posso solo "riconoscere" il Masaki Okada di Confessions, altro buonissimo lungometraggio), abili nel mettere gli accenti giusti in una storia garbata e intima. Sicuramente non capolavoro, ma un film ben fatto, che l'Oscar ha meritato. Voto: 7

Madres paralelas (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Ci sono fondamentalmente due sottotrame in questo film. Quella minore non è sviluppata adeguatamente. Quella principale magari centra in parte la componente psicologica, ma utilizza dispositivi già abusati, oppure forzati e poco rilevanti, ma certamente prevedibili. Film quindi sottotono questo di Pedro Almodóvar, che non c'entra del tutto il bersaglio (sicuramente meno che in Dolor y gloria). Egli che ha i sui fans che digeriscono e amano tutto quello che fa. Io, pur non essendo fra questi, ne riconosco il talento e non perdo nessuna delle sue pellicole. Questo Madres Paralelas aveva tutti i presupposti per destare la mia attenzione, l'incrocio fra un dramma personale con il ricordo di un pezzo di storia drammatica spagnola. Purtroppo l'aspettativa è stata parzialmente delusa. Ha prevalso l'esercizio stilistico, con attrici perfettamente messe in scena (si parla di Penélope Cruz e Milena Smit, anche se nel caso della prima mi è sembrata esagerata la candidatura agli Oscar), il senso dei due drammi emerge in tutto la sua prorompenza, peccato che il tutto non sembra avere un senso compiuto. La complicità dei fatti è una forzatura e seppure col cuore in mano (perché il film è denso di emozioni) alla fine prevalgono i dubbi. In sostanza un film slegato, seppure con temi forti che il regista spagnolo ci mette davanti: la maternità, la morte di un figlio scambiato, una famiglia disgregata, il valore del ricordo, la dignità dei morti, lo sfogo saffico. Ma a parte questo la storia non appassiona come dovrebbe, il film si dimentica in fretta. Voto: 5,5

West Side Story (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Non ho mai fatto mistero della mia avversione ai musical (non è questa la prima volta e non sarà l'ultima), ma al di là di questo io non ho problemi se un film è girato bene, tanto che ho amato la rivisitazione moderna del genere in La La Land. West Side Story, ad una prima visione per me è (solo) un bel film. Non è infatti al livello di quel gioiello, ma pur con le sue variazioni tutto il film è un valido remake che non impallidisce di fronte all'originale, e che non solo rende omaggio al calco originale, ma anche soprattutto al cinema di quell'epoca. A proposito dell'originale, dello suddetto ricordo prevalentemente alcune immortali canzoni, qui rivisitate in maniera eccelsa, come eccelsi sono i costumi, le scenografie e coreografie. La regia stessa di Steven Spielberg è sempre precisa e non è semplice per un 70enne che per la prima volta affronta il genere/musical, ma solo lui poteva cimentarsi nell'impresa del remake del più classico e celebre dei musical, lui il "cantore" per eccellenza del cinema americano. Remake ma con ambientazione sempre negli anni del film originale, quasi a sottolineare che i problemi di integrazione e razzismo sono sempre un prerogativa tipicamente americana, ieri come oggi. Sotto questo punto di vista tali tematiche sono ancora più messe in evidenza in questo remake dove corre sottile l'equilibrio fra inclusione del sogno o essere trattato come spazzatura. Al netto di qualche variazione stilistica non imprescindibile, il risultato è infatti discretamente soddisfacente, fatta salva ovviamente la mancanza di originalità dell'operazione. Si tratta nel complesso di uno spettacolo visivamente appagante, con un'ambientazione metropolitana affascinante, performance musicali eccellenti e un'ottima prova del cast, un cast che non abbisogna di nomi altisonanti per funzionare (il premio Oscar ad Ariana DeBose lo conferma). Tutto è davvero ben fatto, e le due ore e mezza scorrono via piacevolmente. Non sarà un capolavoro, ma questo era il remake (nell'anno con più operazioni di questo genere) che più statuette meritava, in ogni caso buonissimo film, utile per fare conoscere un classico alle giovani generazioni (che forse come me non ha mai visto). Voto: 7

CODA - I segni del cuore (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Questo è un film che si potrebbe etichettare sbrigativamente con l'aggettivo "carino", è fatto per scaldare il cuore e fare versare qualche lacrimuccia e ci riesce con discreto mestiere, ma se non fosse stato per i premi ricevuti (ne ha vinti tre) credo che non l'avrei sicuramente selezionato per una visione. Anche perché l'originale, I segni del cuore è infatti il remake (americano) de La famiglia Bélier, film del 2014 diretto da Éric Lartigau, mi era piaciuto tanto e non aveva di certo bisogno di essere "rigirato", già perché nonostante qualche cambio rispetto all'originale (dall'ambientazione rurale si passa a una cittadina che vive di pesca, il personaggio del fratello è qui più grande) rispecchia quasi pedissequamente le scene madri non aggiungendo alcunchè di veramente memorabile, anzi, inferiore anche per la mancanza di momenti comici che ravvivavano il film orgogliosamente francese. Rimangono la potenza del messaggio sulla diversità e la bravura del cast (qui composto prevalentemente da attori senza udito, non lo è Emilia Jones, ma brava anche lei, anzi, la si apprezza particolarmente), ma è troppo poco per essersi meritato l'Oscar al miglior film (un film appunto carino, ma niente di più). E non lo meritava di certo l'originale per dire (all'epoca snobbato), ma sappiamo già che l'Academy a conto suo va, e che la non originalità premiata va, la qualità invece, di no mi sa. Voto: 6+

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - C'era una certa fremente attesa per il ritorno in regia del messicano Guillermo Del Toro, dopo il successo ed i premi de La forma dell'acqua del 2017, e purtroppo questo suo film (remake dell'omonimo noir di Edmund Goulding) parzialmente le delude. Non posso fare paragoni con l'orginale del '47 perche non l'ho visto ma il film di Del Toro è come un viaggio sulle montagne russe tra alti e bassi. Se tecnicamente e visivamente egli sa infatti mettere in piedi uno spettacolo per gli occhi, dal punto di vista narrativo paga pegno ad una certa discontinuità e prevedibilità delle situazioni. La parte iniziale, con il circo e i suoi strambi occupanti (non a caso perfettamente a fuoco con l'estetica del regista), pare più frizzante e coinvolgente, con in prima linea Willem Dafoe, Toni Collette e il primo Bradley Cooper versione ruspante. Con il prosieguo, il trasferimento nelle atmosfere sciccose newyorchesi e il Bradley Cooper in chiave decisamente più noir e tragica, la storia perde mordente e appare tirata per le lunghe. Il gioco va difatti per le lunghe e le due ore e mezza di durata si fanno sentire. Alla fine i pregi superano i difetti questo è certo, ma mi aspettavo comunque qualcosa di più perché il materiale messo a disposizione era davvero interessante, e qualche taglio avrebbe sicuramente giovato, con tutto il rispetto per la sempre fantastica Cate Blanchett. Al di là di tutto il film sembra infatti a più riprese sfilacciato, come se i rapporti tra i personaggi non riuscissero a consolidarsi col passare del tempo. Anche le scene più drammatiche, di conseguenza, appaiono riuscite solo a metà. A colpire, invece, è senza ombra di dubbio l'atmosfera, e il beffardo finale. Non male, ma neanche tanto bene. Voto: 6

La persona peggiore del mondo (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Questo film sembra tante cose insieme: commedia romantica, film quasi comico (in certi momenti soprattutto all'inizio), film drammatico, non riesci a dargli una definizione, ma certamente è un film riuscito, frutto di una sceneggiatura originale e brillante che racconta in maniera originale le vicissitudini amorose di una ragazza Norvegese senza istinto materno. In questo senso il film di Joachim Trier (già visto all'opera con l'interessante Thelma) fa centro nel dipingere l'inconsistenza e l'indecisione del giovane di oggi, in rapporto anche a un contesto che toglie sempre più spazio ai "vecchi" e alle loro abitudini. Un bel lavoro di scrittura e di regia, elegantemente diviso in piccoli capitoli (programmaticamente) senza fulcro e un po' asciutto di emozioni e sensazioni. Viene un po' il dubbio che l'hype da Oscar e il battage pubblicitario ne abbiano esagerato le potenzialità, tuttavia buon film, anche perché a contornare il tutto un'ambientazione azzeccata, con una società scandinava perfetta di cui ti viene voglia di scoprire i meccanismi più segreti e dei personaggi secondari perfettamente delineati (paradossalmente anche meglio della protagonista) che fanno ridere e commuovere per la loro umanità. Brava comunque la Renate Reinsve (vincitrice a Cannes 2021, dove il film è stato presentato, di un premio) nelle sue trasformazioni emotive e onesto il suo ruolo senza scadere in provocazione libertaria. Nel complesso un film particolare da non sottovalutare, ma che l'Oscar difficilmente poteva vincere. Voto: 6,5

Speciale Premi Oscar 2022

Post pubblicato su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Inizialmente doveva esserci oggi lo speciale omaggio, in occasione del suo settantesimo compleanno (che cadeva tuttavia sabato scorso), a Robert Zemeckis, dato che della sua fimografia me ne mancavano solamente due, ma purtroppo non ho trovato il suo film esordio (1964 - Allarme a N.Y. arrivano i Beatles!) ed ho dovuto rinunciare, per ora almeno, ma in ogni caso l'altro che mancava ho già visto (La fantastica sfida) e due rivedrò nel corso di quest'anno (uno peraltro ci sarà nel listone di questo mese). Così ne ho approfittato (annunciandolo peraltro a fine Marzo) per fare uno speciale sulla 94ª edizione dei premi Oscar, uno speciale che avevo da quest'anno abolito, lo ripropongo, però con diverse modalità e finalità. Infatti se lo scopo era commentare i film premiati con le mie personali considerazioni, conscio d'averne peraltro visti giusto una manciata, stavolta ecco un mini listone di recensioni di ben 8 film candidati e/o premiati recentemente visti. Visti grazie a Disney Plus e Sky, da quest'ultimo tra l'altro l'occasione era di vederne anche un altro in più, difatti Spider-Man: No Way Home potevo vedere a 0,99 centesimi, ma ho declinato l'offerta. Dopotutto spendo già quasi 100 euro al mese per i miei abbonamenti, tra Fibra, DAZN, Sky (comprendente Netflix) e Prime (più Disney Plus che tuttavia e fortunatamente non pago), che spendere anche solo un euro in più non era giustificato. Presumibilmente nel corso dell'anno sarà incluso nell'abbonamento, per cui inutile avere fretta, come questo anche tutti gli altri, e al momento dei principali 34 ne restano 12 (tra l'altro dagli scorsi Oscar ne rimangono ancora 5), certamente vedrò, e a tempo debito. Nel frattempo ecco com'è andata con questa tranche cinematografica legata all'Academy.