Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Negli anni Settanta un lungometraggio del genere era una discreta 
novità, in pieno monopolio Disney. Belladonna of sadness non fu un 
successo ma è stato riscoperto più avanti (eccomi non a caso). E' una 
storia di emancipazione, figlia di quei tempi, nello stile psichedelico 
del film che può apparire datato, ma che in realtà esprime in pieno 
tutta la sua carica emotiva. Una donna violentata nel corpo e 
nell'anima, innamorata di un uomo debole e soggiogato dal potere del 
Signore locale. Lo spirito si rivalsa si manifesta sotto forma del 
demonio, l'erotismo e la sensualità sono gli strumenti attraverso cui 
opera la sua rinascita. Un lungometraggio affascinante costruito 
principalmente da tavole animate e veri trip lisergici (a volte fin 
troppo ridondanti). La scena dello stupro, l'apparizione della morte 
nera sono solo degli esempi di un lavoro ben curato e valido sotto 
l'aspetto visivo ed emotivo. La potenza espressiva di Eiichi Yamamoto trova forza nel minimalismo 
assumendo aspetti disturbanti adatti ad una storia dove il male si 
combatte proprio con quei mezzi che da sempre esso rifugge, qui 
sintetizzati in una fiaba nera morbosamente seducente e astutamente 
sovversiva. Stupefacente da un punto di vista stilistico e visivo, e con 
elementi che in futuro daranno spunto a più di una pellicola. Peccato 
non lo sia affatto sul piano narrativo: la storia, infatti, va avanti un
 po' troppo faticosamente tra pause e reiterazioni. Alla fine la 
sensazione è quella di aver assistito ad un film che sicuramente ha 
qualità, ma a cui manca più di qualcosa per stagliarsi pienamente nella 
memoria. Nonostante ciò resta un piccolo capolavoro (sperimentale) dell'animazione nipponica. Voto: 7
martedì 31 maggio 2022
La morte ti fa bella (1992)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Black comedy a tinte macabre divertente e riuscita, un prodotto più che 
discreto diretto da un mestierante abile come Robert Zemeckis, che è un 
volpone e
 sa il fatto suo. Egli dirige con 
mestiere e intelligenza un film forte di un trio di attori davvero in 
parte ed in gran forma: un Bruce Willis a dir poco atipico eppure 
davvero convincente (come poche altre volte in carriera), la solita 
mattatrice Meryl Streep e una bravissima (e nella parte finale anche 
inquietante) Goldie Hawn, aggiungiamo in più un paio di apparizioni 
indimenticabili di una grande caratterista come Isabella Rosselini 
e il gioco è fatto. Con ironia e cinismo si gioca con la "maledizione" 
della vita e della 
bellezza eterna, trasformando una simpatica commedia in una favola nera 
degna di un qualsiasi lavoro di Tim Burton (chissà come avrebbe 
reso se a
 girarlo fosse stato lui). Oggi gli effetti speciali colpiranno di meno,
 ma all'epoca alcune scenette ormai famose di questo film lasciarono il 
segno (vinse l'Oscar). Non
 è tra i lavori migliori di Zemeckis, ma la prova attoriale dei tre 
mattatori e l'originalità dell'opera mi hanno sempre lasciato un 
magnifico e stravagante ricordo, anche perché attualmente risulta più 
difficile imbattersi in fiabe nere studiate così bene (sceneggiatura e 
ritmo non sono sempre straordinari ma nel complesso vanno bene per il 
tipo di film). Non eccelso ma 
davvero molto simpatico ed originale. Voto: 6,5
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The Suicide Squad - Missione suicida (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Dopo un discreto David Ayer, che però solo grazie ad alcune maestranze 
(compresa l'Harley Quinn della inebriante Margot Robbie) riuscì a non 
troppo sfigurare, è James Gunn a buttarsi a capofitto dirigendo la sua 
versione della Squadra Suicida, e la differenza c'è e si vede, è infatti
 decisamente migliore. Egli infatti, che dopo l'ottima doppietta al servizio della Marvel (Guardiani della Galassia), non si fa tanti problemi a passare al franchise rivale della DC, riesce a giocare come pochi, forse nessuno, 
sugli stereotipi dei film supereroistici e rigirarli come vuole. Battute
 al fulmicotone, dialoghi brillanti e certamente non proprio 
politicamente corretto. Con personaggi del genere bisogna giocare in 
questo modo, rendendolo vivace nelle scene action pompate come si deve. 
Cambiata completamente la rotta e gli sbagli del precedente film vengono
 rimediati in pieno. Con un film sicuramente esagerato ed inverosimile 
ma di sicuro intrattenimento. Tante belle invenzioni visive e non solo 
che rendono irriverente e adorabilmente sopra le righe non solo la 
squadra (con alcuni super-eroi davvero bizzarri e divertenti) ma tutta 
la vicenda, volontà palesemente evidente nell'epilogo surreale fra le 
strade dell'isola. E al netto di qualche scelta di scrittura 
discutibile, un film divertente, coloratissimo, adrenalinico, alquanto ben riuscito. Voto: 7
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Falling - Storia di un padre (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Con la sua opera prima da regista, Viggo Mortensen costruisce un 
racconto che fa della memoria il suo punto di maggior interesse. 
Muovendosi tra i caotici ricordi del suo protagonista, egli fa emergere 
la complessità di certi rapporti famigliari. Insieme al quasi 
contemporaneo (ma obbiettivamente migliore) The Father analizza 
la 
malattia 
degenerativa di un genitore, ma qui il piglio è decisamente più 
intimista e la diatriba tra padre e figlio è molto accentuata. Un 
diverso punto di visione interessante, ma non per questo preferibile o 
più incisivo. Che Falling - Storia di un padre sia un film 
ambizioso 
non vi sono 
dubbi. Meno certezze, invece, si hanno sulla sua effettiva riuscita (non
 sempre il ritmo del film si rivela all'altezza del racconto). 
L'esordio di Mortensen testimonia fin da subito la sua natura di film di
 poesia (in opposizione a quello di prosa), contraddistinto da un 
montaggio "sensoriale" che mette in comunicazione, senza soluzione di 
continuità, presente e passato. Ma, nonostante le nobili  e sincere 
intenzioni, il film dà la sensazione di essere un fiore bellissimo 
incapace di sbocciare. E alla fine, nonostante alcune sequenze comunque 
efficaci e l'ottimo apporto del cast, si rimane con l'amaro in bocca. 
Voto: 5,5
Ghostbusters: Legacy (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Un vero e proprio sequel, chiamato a cancellare il film di Paul Feig (le
 donne acchiappafantasmi del 2016) e che da subito si dimostra 
realizzato con cura ed affetto, non per altro dedicato al compianto 
Harold Ramis. Il fan service fatto bene. Film per ragazzi è vero,
 ma anche per chi è stato ragazzo in quegli anni, nostalgia carogna. 
Questo Legacy, o Afterlife come dir si voglia, omaggia, 
corrobora e 
ringiovanisce una delle serie più iconiche del cinema con riverenza e 
delicatezza. Easter egg, citazioni più o meno dirette: funziona più o 
meno tutto senza essere stucchevole (e il rischio, tutto sommato poteva 
esserci). Reitman (Jason, figlio) ringrazia Reitman (Ivan, padre) con 
una commedia action per niente melensa ma carica di simboli e di tributi
 ai ruggenti anni '80. Si lascia guardare, un po' con emozione, un po' 
con nostalgia, un po' con ruffianeria. È come guardare l'album di 
famiglia ma su Google Photo. E' probabile che ai più grandi sarà scesa 
(ad un certo punto) la lacrimuccia (come me). Tra tutti gli attori 
spicca Mckenna Grace, non la prima volta che la 
vedo prendere possesso della scena in maniera così autoritaria. 
Nonostante tutto (nonostante alcuni piccoli difetti), e nel complesso, 
un discreto prodotto ludico ben confezionato. Gradevole e dinamico, 
intrattiene discretamente senza particolari (e rilevanti) mancanze. 
Voto: 6,5
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Io e Angela (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Mi sarebbe piaciuto mettere un voto più alto perché l'idea anche se non 
originalissima è accattivamente e, almeno per una buona metà, portata 
avanti bene, la Ilenia Pastorelli, tutto sommato, sempre romanaccia e 
caciarona, se la cava bene, il personaggio di Pietro Sermonti ben 
rappresenta le fragilità, ingenuità e debolezze del ragazzotto medio (un
 po' come i personaggi di Carlo Verdone dei tempi d'oro). Si 
chiude un 
occhio poi tranquillamente sulla CGI non sempre ben riuscita 
(probabilmente per mancanza di budget). Insomma, già tutto questo non è 
poco per il livello medio, bassissimo, del cinema italiano (comico) di 
questi anni (una commistione di generi abbastanza rara qui da noi). Il 
problema è che nella seconda parte, insistendo col 
mescolare noir/thriller/commedia e black humor precipita, tra battute e 
trovate infelici, e trama incerta in qualche passaggio. Strappa comunque
 un sorriso. Finale non cosi scontato come poteva sembrare. Nel 
complesso un film guardabile ma che assolutamente non rivedrei 
(volenteroso ma scombinato). Voto: 5,5
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Saverio Raimondo
Sto pensando di finirla qui (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Con Charlie Kaufman è inutile aspettarsi qualcosa di diverso, se ti 
imbatti nel suo cinema devi mettere in preventivo di assistere a 
qualcosa di impegnativo come questo suo ultimo lavoro. Per me un passo in avanti rispetto a Synecdoche, New York che resta per il 
sottoscritto ben più criptico di questo film che è una cavalcata un po'  troppo a briglia sciolta nelle anime dei due protagonisti (una in 
particolare, ma è meglio non svelare di più), ma anche un passo 
indietro rispetto all'adorabile Anomalisa. La sensazione 
finale è quella dello straniamento vista la tanta carne al fuoco che la 
storia mette in campo con i numerosi scarti narrativi su cui lo 
spettatore deve lavorare. La certezza invece è che il talento 
immaginifico di Kaufman renda meglio quando un regista "vero" mette 
ordine e disciplina nel suo talento per raccontare gli eventi in modo 
meno celebrale e più funzionale al racconto, fungendo come facilitatore 
di emozioni. Qui ci sono alcune cose belle insieme ad altre indigeribili
 ed alla fine non posso che considerare il risultato finale 
tra il fascinoso e l'interlocutorio, ma comunque lontano da farmi 
gridare al capolavoro. Rimane la sensazione di un'occasione sprecata. 
Buona la prova degli attori. Voto: 6
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La casa in fondo al lago (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Idea semplice e d'impatto quella dei registi Alexandre Bustillo e Julien
 Maury: prendere l'idea della classica casa stregata ed ambientarla in 
un ambiente subacqueo. Senza esagerare, la narrazione de La casa in 
fondo al lago non si discosta troppo da questa semplice presentazione. 
Così, se da una parte il concept risulta intrigante, dall'altra è 
innegabile che la resa visiva del film sia a tratti confusionaria, a 
causa ovviamente delle difficoltà insite nel girare un film quasi 
interamente sott'acqua. Comunque, l'opera della coppia di registi di 
Leatherface - Il massacro ha inizio riesce a regalare momenti di alta 
tensione e un costante senso di claustrofobia, dando così senso ad una 
visione che altrimenti non avrebbe tanti altri motivi d'interesse. Bello
 il finale non consolatorio. Con un altro tipo di scrittura sarebbe 
stato un piccolo gioiellino e 
invece ci si deve "accontentare" di un passabile horror d'atmosfera. 
Voto: 5,5 
Cargo (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Dopo essere stato morso da uno zombie, un padre cerca di salvare la 
figlia prima di essere lui stesso trasformato. Prodotto da Netflix e 
ambientato nell'outback australiano, Cargo inizia come un film post 
apocalittico trasformandosi presto in una storia disperata di amore 
paterno, interpretata da un attore bravo e sensibile come Martin 
Freeman. Più intimista dei film dello stesso genere, è 
caratterizzato da
 una suggestiva ambientazione, con paesaggi naturali sottolineati dalla 
buona fotografia. Non particolarmente originale ma godibile. Non ci sono
 tuttavia particolari guizzi, o idee, se si escludono, il kit del 
morsicato e una sorta di mutazione prima prima del risveglio da zombi 
(anche la letargia al buio non è una novità), alla fine riuscito ma non 
completamente. In regia la coppia Ben Howling e Yolanda Ramke, esordienti con un corto 
di sette minuti dello stesso titolo, di cui questo loro primo 
lungometraggio rappresenta una discreta, non proprio memorabile, 
dilatazione. Ma l'idea di trattare la problematica del contagio 
da zombie evitando più possibile gli ormai abusati luoghi comuni 
dell'horror, tra splatter e gore, era un'idea davvero interessante, peccato non averla esplicata ancor meglio di così. Voto: 6+
Diabolik (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Non ho mai letto il fumetto italiano (il mio unico punto di contatto 
Arriva Dorellik del 1967, così per dire) ma da semplice spettatore mi 
sono chiesto se veramente la personalità del famigerato ladro sia cosi 
fredda, passiva e senza sentimenti, lo è, però non mi aspettavo che 
fosse pure un pochino fesso. Diabolik, ultima fatica dei Manetti Bros., 
tratto da uno dei primi 
episodi del fumetto, è un film che si preoccupa soprattutto di omaggiare
 l'opera partorita della mente delle sorelle Giussani, attraverso una 
messa in scena fedelissima alle tavole e che risponde ad una precisa 
volontà del duo in regia, una scelta tuttavia solo in parte riuscita, 
convinta e convincente. Il problema di Diabolik non è (solo) il miscasting 
(l'unica davvero 
ottima è Miriam Leone nei panni di Eva Kant), ne la bassa lega dei 
comprimari, ma il pathos che affoga minuto dopo minuto: troppo lento il
 ritmo, dilatato a causa di insistiti dialoghi e primi piani 
notevolmente stucchevoli. L'azione purtroppo latita, ed è un peccato, 
perché nell'incipit si intravede quanto si poteva spingere 
sull'artigianato di stunt ed effetti, ed invece Diabolik, supereroe 
senza poteri, resta una chimera per chi non conosce il fumetto. Nel 
complesso comunque il film è gradevole, ma mi aspettavo di più. 
Solamente una sufficiente trasposizione da parte dei Manetti Bros., che 
paradossalmente firmano con questo film il loro miglior prodotto. Voto: 6
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Black Widow (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Il problema vero di questo film è che sia uscito fuori tempo massimo, 
dopo i fatti di Endgame infatti sappiamo quello che succederà a Black 
Widow, quindi tutto l'interesse per questo film è scemato 
inesorabilmente. Preso a sé stante invece non è nemmeno male, buone 
scene d'azione (anche se Cate Shortland alla regia si impegna ma si vede
 che l'azione non è il suo genere) e una storia abbastanza interessante,
 che però avrebbe meritato sicuramente maggior attenzione e 
approfondimento. La Vedova Nera infatti è uno dei personaggi col passato
 più enigmatico e interessante, sicuramente c'era spazio per fare molto 
meglio (rammarico in ogni caso per l'ultima volta di Scarlett Johansson nei suoi panni). Sul suo personaggio avrebbero dovuto imbastire qualcosa di più 
"fumettoso" e meno drammatico-cervellotico-familiare. Ok, il film 
intrattiene ed in un paio di occasioni diverte pure, ma alla stessa 
maniera di altri prodotti simili. In conclusione credo sia (solo)
un film da vedere se amanti dell'universo Marvel, che però non aggiunge 
nient'altro a quello di già visto fino allo scontro con Thanos, 
se non per aggiungere il personaggio di Yelena che serve alla (mini)serie di 
Hawkeye (prossima alla visione). Voto: 6
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6 Underground (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Michael Bay è incorreggibile, indifendibile, ma anche una certezza se si
 punta a spegnere il cervello e a godersi un marchingegno di sola azione
 ed adrenalina. Per questo appare quasi inutile indignarsi se, 
per citare uno degli esempi più plateali, per lui l'Italia dei centri 
storici (in questo caso Firenze viene letteralmente messa a soqquadro da
 una spericolata corsa in macchina senza fine) risulta rappresentabile 
solo in quanto popolata da turisti utilizzati come birilli (e ci può 
anche stare) e suore dai talari svolazzanti. Il re dello 
stereotipo e dell'adrenalina a pelle se ne frega, e prosegue 
imperterrito la sua strada tutta ostacoli ed accelerate, che si forgia 
di scene d'azione tecnicamente strepitose, di tipi tosti belli, 
intelligentissimi, onesti a fare da contraltare a cattivi così sadici da
 suscitare quasi simpatia. E poi donne-virago sensualissime, 
truccatissime, discintissime e letali come quelle della migliore 
tradizione bondiana. 6
 Underground si forgia di dialoghi deliranti ma anche spiritosi, spinti 
ed
 ironici che contribuiscono a rendere fragorosamente e 
ruffianamente spumeggiante lo spettacolo usa e getta, prerogativa da 
sempre di tutto (o quasi) il cinema del gradasso Bay. Condito da uno 
humor evidente, il film si lascia guardare senza 
grosse incertezze ma anche senza grande entusiasmo per colpa di alcune 
prolissità evitabili. Cast ben assortito, con Ryan "Deadpool" Reynolds a ben tirare le fila. Voto: 6
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Venom - La furia di Carnage (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Un passetto indietro rispetto al (già deludente) precedente, perché al secondo 
giro una sceneggiatura così semplicistica non basta più e si comincia a 
risentire di uno schema ripetitivo (che non riserva colpi di scena). 
L'umorismo è la cosa che funziona meglio perché l'azione stenta a 
ingranare e il super scontro con Carnage sembra semplicemente un 2.0 di 
quanto già visto nel primo capitolo. Sempre in parte Tom Hardy, ben 
scelto Woody Harrelson (anche se non molto spessore ha il suo, come gli 
altri cattivi, personaggio), più defilata e pleonastica la Michelle 
Williams. Un simpatico passatempo (l'arguzia dell'alieno ed una vivace 
colonna sonora danno brio ad un semplice film d'azione, da vedere senza 
troppi pensieri) ma nulla di più, e forse visto che fa comunque 
parte (seppur marginalmente e solo tramite i post credits) dell'MCU un 
po' di impegno in più lo si poteva mettere. Voto: 5+
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Songbird (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - A 4 anni dalla comparsa, il Covid19 è diventato molto più letale (lo 
chiamano Covid23) con conseguente imposizione di misure rigidissime come
 la deportazione forzata degli infetti, ma un corriere immune è disposto
 a tutto per ricongiungersi alla donna amata. Girato a Los Angeles in 
piena pandemia, un film distopico che cerca di cavalcarne l'onda emotiva
 fallendo su tutti i fronti, a riprova che non sempre l'aggancio alla 
realtà si traduce in maggior realismo: discutibile nei contenuti, 
superficiale e confuso nella messa in scena, approssimativo e 
stereotipato nel disegno dei personaggi. Tipo Peter Stormare costretto 
per l'ennesima volta a recitare sempre la parte dello sbroccato pazzo o 
la Alexandra Daddario in un ruolo un po' fuori contesto rispetto alla 
narrazione. E' una storia semplice, a volte anche retorica in certi 
momenti, ma un 
film non vive di soli spunti e la parte action è piuttosto limitata. Non
 sarà certo il primo film nel suo genere, ma sperando che nel 2024 non 
saremo davvero a questo punto, la prossima volta si spera riuscirà 
meglio di così. 
Voto: 5
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Sonic - Il film (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Quante ore a giocare con il Sega Master Systems guidando il riccio 
ultraveloce alla ricerca degli smeraldi del caos, mi sembra ieri ma sono
 passati quasi trent'anni (e non si poteva neanche salvare...). Dopo 
lunga attesa esce il film dedicato a Sonic destinato ovviamente ad un 
pubblico molto giovane anche se è divertente ed il simpatico porcospino,
 dopo aspri dibattiti sul look finale, è abbastanza ben fatto. Jim 
Carrey nei panni del villain Dr. Robotnik è stata una scelta azzeccata, 
genio del male con evidenti problemi caratteriali schizofrenici. James 
Marsden è il fidato amico umano dell'alieno blu e risulta abbastanza 
simpatico nella parte. Tutto sommato l'ho visto con piacere, è 
realizzato abbastanza bene a livello tecnico, con effetti speciali buoni
 ed una storia gradevole (anche se abbastanza superficiale). Nel suo genere funziona abbastanza, certamente
 meglio dell'ultimo Tom & Jerry, anche se niente di 
memorabile. 
Raggiunge la sufficienza tranquillamente, anche per la simpatia dei suoi
 personaggi, oltreché le citazioni e gli omaggi (la velocità prelude 
dopotutto evidenti similitudini sceniche). I titoli di coda fanno 
ben sperare per un sequel, già bell'e che pronto, all'altezza. Voto: 6+ 
Ron - Un amico fuori programma (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Graziosa (forse un po' troppo tirata per le lunghe) storia d'amicizia 
tra due creature imperfette ma di buon cuore: da una parte un ragazzino 
con problemi di socializzazione, dall'altra un robottino difettoso. 
L'iter narrativo è uguale a quello di altre produzioni similari (si 
parte da un rapporto inizialmente complicato per giungere man mano a un 
legame profondo), ma il ritmo è discreto, la grafica e l'animazione 
buone, i personaggi simpatici (la nonna di Barney) e il 
finale soddisfacente. In sostanza, niente affatto male. Ron - Un amico 
fuori programma infatti, seppur sbilanciato, ma, in fin dei conti, 
divertente, seppur manchi quella marcia in più da grande produzione che 
avrebbe fatto la differenza, è un film riuscito. Un film abbastanza 
simpatico, colorato con una bella morale e con uno spunto di riflessione
 molto attuale: il valore dell'amicizia e l'educazione all'uso della 
tecnologia per scongiurare il grande pericolo dell'assuefazione e 
alienazione che ne deriva dall'uso spropositato. Banale, fanciullesco, 
ma non brutto. Voto: 6
Nocturne (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Buon dramma dark che riveste di sentori faustiani una classica storia di
 ambizione, rivalità musicale e rivalsa dei "mediocri" in stile Amadeus,
 declinata secondo gli stilemi del thriller psicologico dalle parti de 
Il cigno nero e del coming of age movie orrorifico. Zu Quirke, al suo 
esordio, dimostra una buona padronanza della macchina da presa, 
confezionando un prodotto fine, elegantemente freddo e mediamente 
inquietante (con uno stile reminiscente di cose recenti sul tema tipo 
Starry Eyes o The Neon Demon, trova la sua ragione d'essere nell'aspetto
 satanico-soprannaturale, anche se la componente paranormale viene 
affrontata rimanendo nel consono, lasciando sottintendere e intuire o 
poco più). In risalto Sydney Sweeney, brava e carina. Il film soffre per
 la scarsa originalità di fondo (il finale è ampiamente prevedibile), ma
 la cura formale lo sostiene. Ha i suoi tempi morti ma si lascia seguire. Voto: 6
The Vast of Night (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Negli anni '50 in un paesino del New Mexico mentre tutti sono intenti a 
seguire una partita di basket, una centralista ed il conduttore di una 
emittente locale cercano di capire da dove provenga uno strano segnale 
radio. Omaggio dichiarato ad una serie mitica (Ai confini della realtà),
 un esordio registico (di Andrew Patterson, che è da tenere 
d'occhio) in
 chiave minimalista che in alcune sequenze riesce a creare tensione con 
pochissimi mezzi  (bellissima nella sua fluidità la carrellata lungo le 
strade deserte) ma è penalizzato dall'eccessiva verbosità che, 
soprattutto nella prima parte, si traduce in dialoghi sfibranti (ma 
atmosfera ben fatta, con anche vaghi richiami Lovecraftiani). Più 
promettente che riuscito, più curioso che appassionante, un'opera 
elegante (bella ricostruzione anni '50, bella colonna sonora), 
evanescente eppur struggente. A fine visione quello che resta è una gran
 voglia di silenzio. Voto: 6
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martedì 17 maggio 2022
Gli occhi di Tammy Faye (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Ascesa e caduta di una celebre coppia di telepredicatori americani. Un 
fenomeno quasi sconosciuto da noi, che il film aiuta senz'altro a 
comprendere meglio. Sebbene la narrazione sia abbastanza tradizionale e 
la regia (di Michael Showalter) non denoti una grande personalità (il 
suo The Big Sick funzionava decisamente meglio), il film si avvale di 
un'eccellente ricostruzione ambientale e di ottime scelte di casting. 
Lodata la prova della Jessica Chastain (premiata con l'Oscar), va 
sottolineata almeno la prova di altri due attori, Cherry Jones e soprattutto Andrew Garfield,
 che cesella con minuziosa cura i termini di un personaggio che si 
dimostra, quello sì e al contrario della consorte un po' ingenua, un po'
 aliena, davvero rivoltante e spietato come il più pericoloso dei 
rettili. Anche se, malgrado le ottime interpretazioni di costoro il
 film non regala momenti indimenticabili, tutto è prevedibile e 
convenzionale. La durata si fa sentire, si è ripetitivi e la 
sceneggiatura non riesce a dare una vera spiegazione sulla natura di 
alcuni gesti dei protagonisti. Tutto rimane vago e il film viene presto 
dimenticato, peccato, poteva essere migliore. Infatti, a parte la 
Chastain, gonfia di viso come un tacchino riempito per la festa, col suo
 trucco scientemente posticcio non meno di quello "aggrappato" alla 
sagoma del vero personaggio di Tammy (basta questo per due Oscar in 
uno), che vale tutto il film, il 
suddetto non presenta altri motivi di entusiasmo né pregi artistici di 
sorta per elevarsi ad opera di rilievo. Voto: 5,5
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Andrew Garfield,
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Film drammatico,
Fredric Lehne,
Jessica Chastain,
Michael Showalter,
Premio Oscar,
Sam Jaeger,
Vincent D'Onofrio
Quattro buone giornate (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - L'inferno della tossicodipendenza e rapporto madre/figlia. Il film si 
fonda sull'interpretazione delle due attrici e l'affiatamento fra la 
Glenn Close e la Mila Kunis è molto buono. Il tossico dipendente è una 
bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento e siamo 
sempre sul sottile confine tra volontà di uscire dal tunnel e tentativo 
manipolatorio della figlia nei confronti della madre. La storia è già 
rivista, ma tutto sommato ben raccontata ed attenta nel non scivolare 
nel retorico o nello straziante in maniera gratuita. Per quanto sorretto
 da struttura piuttosto convenzionale, non dissimile a prodotti 
mediamente televisivi un po' usa e getta, Quattro buone giornate ha 
infatti il merito di essere sorretto da una sceneggiatura che evita 
facili ricatti melodrammatici, attenendosi ad un realismo che riesce a 
focalizzare piuttosto verosimilmente l'incubo di una dipendenza che 
genera derive esistenziali difficilmente dirimibili. Rodrigo Garcia (che
 ha già usufruito del talento della grande diva altre volte e in diverse forme e vesti) dirige con 
professionalità un film che non brilla per qualità tecniche 
particolarmente evidenti, un film a tratti intenso e coinvolgente, anche
 se più spesso frenato da eccessiva verbosità su questioni marginali. Un
 film nella media e certamente interessante (non mancano comunque le forzature) ma che se non fosse stato 
nominato agli Oscar (peraltro per la canzone originale, neanche poi così
 tanto eccezionale) non avrei sicuramente visto, dopotutto di memorabile non c'è praticamente niente. Voto: 6
Drive My Car (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Conoscere l'opera dello scrittore russo Anton Pavlovic Chekov (Zio 
Vanja) avrebbe certamente aiutato ad apprezzare (nel mio caso ancora di 
più) Drive my car del giapponese Hamaguchi Ryusuke, che comunque sa 
accendere la sfera emotiva con discreta sensibilità, senza mai cercare 
sentimentalismi d'accatto che sarebbero anche fin troppo facili per un 
film del genere. Un film seppur volutamente arido nella rappresentazione
 dei sentimenti, e con alcune digressioni superflue, riflessivo e 
malinconico ma anche rasserenante grazie al calore d'un abbraccio. Drive
 my car (adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Haruki Murakami) inizia con un lunghissimo prologo, quasi quaranta minuti, 
dopo i quali partono i titoli di testa. E' importante perché il film è 
tutto un gioco di rimandi in cui il teatro è anche rappresentazione del 
reale. Due esistenze alle prese con i propri rimorsi, di una moglie e di
 una madre che forse potevano essere salvate. L'auto diventa il luogo 
comune dove le riflessioni dell'attore/regista condivide il suo sguardo 
con la sua autista, entrambi con un passato che li tiene prigionieri del 
proprio dolore. Personalmente non lo avrei portato avanti per 3 ore, 
poiché i concetti 
espressi potevano essere spiegati in modo più dinamico e più fluido. A 
parte questo piccolo appunto sulla durata, devo riconoscere però a Drive
 my car una certa capacità di rendersi appetibile, coinvolgendo lo 
spettatore con una storia ben calibrata tra sentimenti e rimpianto 
esistenziale, tra orgoglio e amoralità, espressi in maniera sobria, 
malinconica e allo stesso tempo con serena accettazione. Buona la regia e
 la prova del cast (in cui posso solo "riconoscere" il Masaki Okada di Confessions, altro buonissimo lungometraggio), abili nel mettere gli accenti giusti in una storia 
garbata e intima. Sicuramente non capolavoro, ma un film ben fatto, che l'Oscar ha meritato. Voto: 7
Madres paralelas (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Ci sono fondamentalmente due sottotrame in questo film. Quella minore 
non è sviluppata adeguatamente. Quella principale magari centra in parte
 la componente psicologica, ma utilizza dispositivi già abusati, oppure 
forzati e poco rilevanti, ma certamente prevedibili. Film quindi 
sottotono questo di Pedro Almodóvar, che non c'entra del tutto il 
bersaglio (sicuramente meno che in Dolor y gloria). Egli che ha i sui 
fans che digeriscono e amano tutto quello che fa. Io, pur non essendo 
fra questi, ne riconosco il talento e non perdo nessuna delle sue 
pellicole. Questo Madres Paralelas aveva tutti i presupposti per destare
 la mia attenzione, l'incrocio fra un dramma personale con il ricordo di
 un pezzo di storia drammatica spagnola. Purtroppo l'aspettativa è stata
 parzialmente delusa. Ha prevalso l'esercizio stilistico, con attrici 
perfettamente messe in scena (si parla di Penélope Cruz e Milena Smit, anche se nel caso della prima mi è sembrata esagerata la candidatura agli Oscar), il senso dei due drammi emerge in tutto la
 sua prorompenza, peccato che il tutto non sembra avere un senso 
compiuto. La complicità dei fatti è una forzatura e seppure col cuore in
 mano (perché il film è denso di emozioni) alla fine prevalgono i dubbi.
 In sostanza un film slegato, seppure con temi forti che il regista 
spagnolo ci mette davanti: la maternità, la morte di un figlio 
scambiato, una famiglia disgregata, il valore del ricordo, la dignità 
dei morti, lo sfogo saffico. Ma a parte questo la storia non appassiona come dovrebbe, il film si dimentica in fretta. Voto: 5,5
West Side Story (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Non ho mai fatto mistero della mia avversione ai musical (non è questa 
la prima volta e non sarà l'ultima), ma al di là di questo io non ho 
problemi se un film è girato bene, tanto che ho amato la rivisitazione 
moderna del genere in La La Land. West Side Story, ad una prima visione 
per me è (solo) un bel film. Non è infatti al livello di quel gioiello, 
ma pur con le sue variazioni tutto il film è un valido remake che non 
impallidisce di fronte all'originale, e che non solo rende omaggio al 
calco originale, ma anche soprattutto al cinema di quell'epoca. A 
proposito dell'originale, dello suddetto ricordo prevalentemente alcune 
immortali canzoni, qui rivisitate in maniera eccelsa, come eccelsi sono i
 costumi, le scenografie e coreografie. La regia stessa di Steven 
Spielberg è sempre precisa e non è semplice per un 70enne che per la 
prima volta affronta il genere/musical, ma solo lui poteva cimentarsi 
nell'impresa del remake del più classico e celebre dei musical, lui il 
"cantore" per eccellenza del cinema americano. Remake ma con 
ambientazione sempre negli anni del film originale, quasi
 a sottolineare che i problemi di integrazione e razzismo sono sempre un
 prerogativa tipicamente americana, ieri come oggi. Sotto questo punto 
di vista tali tematiche sono ancora più messe in evidenza in questo 
remake dove corre sottile l'equilibrio fra inclusione del sogno o essere
 trattato come spazzatura. Al netto di qualche variazione stilistica non
 imprescindibile, il risultato è infatti discretamente soddisfacente, 
fatta salva ovviamente la mancanza di originalità dell'operazione. Si 
tratta nel complesso di uno spettacolo visivamente appagante, con 
un'ambientazione metropolitana affascinante, performance musicali 
eccellenti e un'ottima prova del cast, un cast che non abbisogna di nomi
 altisonanti per funzionare (il premio Oscar ad Ariana DeBose lo 
conferma). Tutto è davvero ben fatto, e le due ore e mezza scorrono via 
piacevolmente. Non sarà un capolavoro, ma questo era il remake 
(nell'anno con più operazioni di questo genere) che più statuette 
meritava, in ogni caso buonissimo film, utile per fare conoscere un 
classico alle giovani generazioni (che forse come me non ha mai visto). Voto: 7
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CODA - I segni del cuore (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Questo è un film che si potrebbe etichettare sbrigativamente con 
l'aggettivo "carino", è fatto per scaldare il cuore e fare versare 
qualche lacrimuccia e ci riesce con discreto mestiere, ma se non fosse 
stato per i premi ricevuti (ne ha vinti tre) credo che non l'avrei 
sicuramente selezionato per una visione. Anche perché l'originale, I 
segni del cuore è infatti il remake (americano) de La famiglia Bélier, 
film del 2014 diretto da Éric Lartigau, mi era piaciuto tanto e non 
aveva di certo bisogno di essere "rigirato", già perché nonostante 
qualche cambio rispetto all'originale (dall'ambientazione rurale si 
passa a una cittadina che vive di pesca, il personaggio del fratello è 
qui più grande) rispecchia quasi pedissequamente le scene madri non 
aggiungendo alcunché di veramente memorabile, anzi, inferiore anche per 
la mancanza di momenti comici che ravvivavano il film orgogliosamente 
francese. Rimangono la potenza del messaggio sulla diversità e la 
bravura del cast (qui composto prevalentemente da attori senza udito, 
non lo è Emilia Jones, ma brava anche lei, anzi, la si apprezza 
particolarmente), ma è troppo poco per essersi meritato l'Oscar al 
miglior film (un film appunto carino, ma niente di più). E non lo 
meritava di certo l'originale per dire (all'epoca snobbato), ma sappiamo
 già che l'Academy a conto suo 
va, e che la non originalità premiata va, la qualità invece, di no mi 
sa. Voto: 6+
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La fiera delle illusioni - Nightmare Alley (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - C'era una certa fremente attesa per il ritorno in regia del messicano 
Guillermo Del Toro, dopo il successo ed i premi de La forma dell'acqua 
del 2017, e purtroppo questo suo film (remake dell'omonimo noir di 
Edmund Goulding) parzialmente le delude. Non posso fare paragoni con 
l'originale del '47 perché non l'ho visto ma il film di Del Toro è come 
un viaggio sulle montagne russe tra alti e bassi. Se tecnicamente e 
visivamente egli sa infatti mettere in piedi uno spettacolo per gli 
occhi, dal punto di vista narrativo paga pegno ad una certa 
discontinuità e prevedibilità delle situazioni. La parte iniziale, con 
il circo e i suoi strambi occupanti (non a caso perfettamente a fuoco 
con l'estetica del regista), pare più frizzante e coinvolgente, con in 
prima linea Willem Dafoe, Toni Collette e il primo Bradley Cooper 
versione ruspante. Con il prosieguo, il trasferimento nelle atmosfere 
sciccose newyorchesi e il Bradley Cooper in chiave decisamente più noir e
 tragica, la storia perde mordente e appare tirata per le lunghe. Il 
gioco va difatti per le lunghe e le due ore e mezza di durata si fanno 
sentire. Alla fine i pregi superano i difetti questo è certo, ma mi 
aspettavo comunque qualcosa di più perché il materiale messo a 
disposizione era davvero interessante, e qualche taglio avrebbe 
sicuramente giovato, con tutto il rispetto per la sempre fantastica Cate
 Blanchett. Al di là di tutto il film sembra infatti a più riprese 
sfilacciato, come se i rapporti tra i personaggi non riuscissero a 
consolidarsi col passare del tempo. Anche le scene più drammatiche, di 
conseguenza, appaiono riuscite solo a metà. A colpire, invece, è senza 
ombra di dubbio l'atmosfera, e il beffardo finale. Non male, ma neanche 
tanto bene. Voto: 6
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La persona peggiore del mondo (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Questo film sembra tante cose insieme: commedia romantica, film quasi 
comico (in certi momenti soprattutto all'inizio), film drammatico, non 
riesci a dargli una definizione, ma certamente è un film riuscito, 
frutto di una sceneggiatura originale e brillante che racconta in 
maniera originale le vicissitudini amorose di una ragazza Norvegese 
senza istinto materno. In questo senso il film di Joachim Trier (già 
visto all'opera con l'interessante Thelma) fa centro nel dipingere 
l'inconsistenza e l'indecisione del giovane di oggi, in rapporto anche a
 un contesto che toglie sempre più spazio ai "vecchi" e alle loro 
abitudini. Un bel lavoro di scrittura e di regia, elegantemente diviso 
in piccoli capitoli (programmaticamente) senza fulcro e un po' asciutto 
di emozioni e sensazioni. Viene un po' il dubbio che l'hype da Oscar e 
il battage pubblicitario ne abbiano esagerato le potenzialità, tuttavia 
buon film, anche perché a contornare il tutto un'ambientazione 
azzeccata, con una società scandinava perfetta di cui ti viene voglia di
 scoprire i meccanismi più segreti e dei personaggi secondari 
perfettamente delineati (paradossalmente anche meglio della 
protagonista) che fanno ridere e commuovere per la loro umanità. Brava 
comunque la Renate Reinsve (vincitrice a Cannes 2021, dove il film è stato presentato, di un premio) nelle sue trasformazioni emotive e onesto il 
suo ruolo senza scadere in provocazione libertaria. Nel complesso un 
film particolare da non sottovalutare, ma che l'Oscar difficilmente poteva vincere. Voto: 6,5
Speciale Premi Oscar 2022
Post pubblicato su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Inizialmente doveva esserci oggi lo speciale omaggio, in occasione del 
suo settantesimo compleanno (che cadeva tuttavia sabato scorso), a Robert Zemeckis, dato che della sua filmografia me ne mancavano solamente due, ma purtroppo non ho trovato il suo film esordio (1964 - Allarme a N.Y. arrivano i Beatles!) ed ho dovuto rinunciare, per ora almeno, ma in ogni caso l'altro che mancava ho già visto (La fantastica sfida)
 e due rivedrò nel corso di quest'anno (uno peraltro ci sarà nel listone
 di questo mese). Così ne ho approfittato (annunciandolo peraltro a fine
 Marzo) per fare uno speciale sulla 94ª edizione dei premi Oscar, uno 
speciale che avevo da quest'anno abolito, lo ripropongo, però con 
diverse modalità e finalità. Infatti se lo scopo era commentare i film 
premiati con le mie personali considerazioni, conscio d'averne peraltro 
visti giusto una manciata, stavolta ecco un mini listone di recensioni 
di ben 8 film candidati e/o premiati recentemente visti. Visti grazie a Disney Plus e Sky, da quest'ultimo tra l'altro l'occasione era di vederne anche un altro in più, difatti Spider-Man: No Way Home
 potevo vedere a 0,99 centesimi, ma ho declinato l'offerta. Dopotutto 
spendo già quasi 100 euro al mese per i miei abbonamenti, tra Fibra, DAZN, Sky (comprendente Netflix) e Prime (più Disney Plus
 che tuttavia e fortunatamente non pago), che spendere anche solo un 
euro in più non era giustificato. Presumibilmente nel corso dell'anno 
sarà incluso nell'abbonamento, per cui inutile avere fretta, come questo
 anche tutti gli altri, e al momento dei principali 34 ne restano 12 
(tra l'altro dagli scorsi Oscar ne rimangono ancora 5), certamente 
vedrò, e a tempo debito. Nel frattempo ecco com'è andata con questa 
tranche cinematografica legata all'Academy.
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