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mercoledì 17 maggio 2023

Deathwatch - La trincea del male (2002)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2023 Qui - Non (è secondo me) un film trascendentale, ma sicuramente abbastanza originale, quantomeno nella sua ambientazione. Un thriller paranormale di discreto ritmo che riesce, grazie alle sue atmosfere dense di pathos, a risultare sufficientemente interessante e non privo di situazioni ad effetto. Il primo film di Michael J. Bassett (girato con un budget non esorbitante) è un mix abbastanza riuscito tra guerra e horror, dove il male vero viene proprio interpretato come il conflitto bellico trasformato da una trincea maledetta. Un horror atipico, non per tutti, dove la fanno da padrone le ottime interpretazioni del cast, tra cui il ragazzo protagonista di Billy Eliott (girato due anni prima ed esordio cinematografico dello stesso Jamie Bell), molto bravo nel suo ruolo di soldato spaventato dal dover adempiere al suo dovere. Sangue molto poco, ma va considerato che le scene forti sono pochine, anche se fatte bene, con qualche trucco di camera per rendere il tutto credibile. A tratti sconfina col soprannaturale in modo discutibile (le scene del filo spinato, seppur fatte bene, non mi hanno convinto). Regia solida e ben messa in campo senza strafare, e un finale che lascia comunque le sue impressioni molto variabili nello spettatore. Voto: 6,5

venerdì 16 dicembre 2022

The Batman (2022)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/12/2022 Qui - Trilogia di Christopher Nolan inarrivabile, difficile anche per Robert Pattinson venire dopo Christian Bale perché il confronto è chiaramente improponibile, però Matt Reeves riesce a proporre un film diverso dai Batman a cui siamo stati abituati, un noir moderno con una storia di mistero a sorreggerla, temi cupi e freddi che lasciano sempre una sensazione di degrado. Interessante ed intensa è infatti questa rivisitazione dell'eroe pipistrello figlia del pessimismo odierno, nella quale gadget e orpelli fantascientifici lasciano spazio a una rappresentazione più realistica e scarna del mito di Batman. Il ruolo più centrale della polizia richiama la serie tv Gotham mentre nello schermo si citano ampiamente pellicole come Saw, Il corvo e Seven. Bravo comunque Robert Pattinson che trasmette la malinconia di un eroe antieroe, saggia la decisione di non scegliere altre superstar per i ruoli di supporto, a parte un irriconoscibile Colin Farrell, più simile al Robert De Niro de Gli intoccabili. E insomma ho apprezzato (nonostante alcune scelte discutibili e poco coerenti), certamente più (perché obbiettivamente pessimo) del Batman di Zack Snyder. La durata non è un problema, ma diciamo che il film non è così intrigante come auspicabile, speravo in qualcosa di meglio, e tuttavia abbastanza riuscito, coinvolgente e non annoia nonostante non ci sia molta azione. Voto: 6+

martedì 31 maggio 2022

Venom - La furia di Carnage (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Un passetto indietro rispetto al (già deludente) precedente, perché al secondo giro una sceneggiatura così semplicistica non basta più e si comincia a risentire di uno schema ripetitivo (che non riserva colpi di scena). L'umorismo è la cosa che funziona meglio perché l'azione stenta a ingranare e il super scontro con Carnage sembra semplicemente un 2.0 di quanto già visto nel primo capitolo. Sempre in parte Tom Hardy, ben scelto Woody Harrelson (anche se non molto spessore ha il suo, come gli altri cattivi, personaggio), più defilata e pleonastica la Michelle Williams. Un simpatico passatempo (l'arguzia dell'alieno ed una vivace colonna sonora danno brio ad un semplice film d'azione, da vedere senza troppi pensieri) ma nulla di più, e forse visto che fa comunque parte (seppur marginalmente e solo tramite i post credits) dell'MCU un po' di impegno in più lo si poteva mettere. Voto: 5+

venerdì 13 agosto 2021

Non succede, ma se succede... (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - Per la regia spesso brillante e spigliata di Jonathan Levine, un esperto di commedie indiavolate (che qualche sbaglio l'ha però pure fatto, si ricordi di Fottute!), ed a volte pure autore con sprazzi di efficace e malizioso piglio narrativo che ricorda, qui in particolare, lo stile sfrontato e disarmante dei fratelli Farrelly dei tempi di Tutti pazzi per MaryLong Shot (titolo originale più indicativo di quello un po' insensato italiano) si trasforma poco per volta in una commedia sempre in bilico tra comicità a grana spessa, se non proprio greve, e quel politically correct camuffato per il suo esatto contrario. Di fatto il film ha momenti esilaranti che funzionano bene, e si giova di due protagonisti superlativi e che insieme funzionano clamorosamente bene: Charlize Theron, statuaria più che mai, ma capace di ridicolizzarsi e umanizzarsi anche restando un'icona di perfezione, ed un Seth Rogen pungente e masochista come appare nelle migliori produzioni cameratesche made in Judd Apatow o James Franco. Forse non propriamente originale per il soggetto e per come si sviluppa, ma il film di Levine appare (non per caso) come un prodotto gradevole, spigliato e dinamico, che intrattiene senza sforzi anche facendo uso di dialoghi e situazioni, a volte, un po' enfatici. Nonostante la durata, superiore alle 2 ore, il film scorre piacevolmente (il buon ritmo sopperisce a certe lungaggini), risultando così una commedia simpatica dove alla fine ci si accorge che non si è riso sguaiatamente ma si è sorriso in attesa del lieto fine. Voto: 6+

martedì 18 giugno 2019

Black Panther (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/11/2018 Qui - Per la prima volta nella storia dei cinecomics, a dieci anni esatti dall'inaugurazione del Marvel Cinematic Universe (Iron Man ha compiuto dieci anni ad Aprile scorso), ecco arrivare il primo film (il diciottesimo del MCU) tratto da fumetti con protagonista un eroe di colore (il film è infatti basato sul personaggio di Pantera Nera della Marvel Comics), con un cast e una crew quasi completamente composta da talenti di settore di colore, un unicum persino a Hollywood che mai aveva visto un progetto di tale scala (e budget), realizzato da attori, registi, tecnici, sceneggiatori e produttori afroamericani. Questo aspetto produttivo e l'unicità del personaggio facevano di Black Panther, film del 2018 diretto e co-scritto da Ryan Coogler, un film storicamente importante (perché strutturalmente e concettualmente diverso), non solo nell'ambito del genere, ed era quindi normale che le aspettative fossero alte. Anche perché in tal senso tutti parlavano di un film diverso, ben lontano dai soliti Marvel che, ammettiamolo pure, belli e divertenti (altresì eccezionali), ma sono un po' tutti uguali. Ecco dopo aver visto quest'ultimo action fumettistico, non sono poi così convinto che qualcosa di diverso significhi "qualcosa di buono", a me è sembrata un'accozzaglia di roba abbastanza difficile da digerire per intero. Accozzaglia che la critica americana, anche questa volta, l'ha etichettata come l'ennesimo capolavoro Marvel, ma la verità (come sempre, quasi sempre, perché i due Guardiani della Galassia capolavori lo sono per davvero e tanti altri sono davvero eccezionali) sta nel mezzo. Giacché è abbastanza ovvio che questo cinecomic, in questo frangente, venga utilizzato come mezzo per parlare di rivalsa dei neri e porre dunque l'attenzione sulla questione delle minoranze etniche, afroamericane in particolare. Black Panther, quindi, sembra essere una "tacita" risposta alle manovre politiche (in quasi un anno poco è cambiato) di Donald Trump, dacché si riempie la bocca di tanti temi importanti, quali l'immigrazione, l'integrazione tra popoli diversi e la corsa agli armamenti, cercando una dimensione narrativa propria dove ambisce mettere in parallelo messaggi politici e intrattenimento, laddove quest'ultimo (ahimè) viene meno. Perché certo, ci sta ed è anche giusto che questi temi vengano alla luce, ma per colpa di ciò il film diviene presto statico, appesantito, debolissimo per la mancanza di ritmo e, paradossalmente, si rivela povero di combattimenti.

giovedì 6 giugno 2019

Star Wars: Gli ultimi Jedi (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/09/2018 Qui - Parlare di Star Wars non è mai facile, tra il pericolo di spoilerare troppo e l'inevitabile soggettività di giudizio a cui si presta ogni capitolo di una saga di tale calibro, si finisce quasi per camminare a tentoni in un campo minato da fanbase, fanservice, aspettative. Proprio nel caso di quest'ultime erano molte attorno a Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson, ma il regista (sebbene solo in parte) non le ha deluse, lasciando lo spettatore a bocca aperta per gran parte della pellicola. Una pellicola che è un kolossal in tutto e per tutto, durata importante (si sfondano i 140 minuti), macchina cinematografica a pieno regime, comparto tecnico strabiliante, cura del dettaglio che sfiora la perfezione. Tuttavia l'arduo compito di dare sostanza alle premesse de Il Risveglio della Forza riesce solo in parte: la storia subisce infatti una brusca accelerazione, proiettandosi prepotentemente in avanti e mettendo moltissima carne al fuoco. C'è molto da raccontare e il sovraffollamento narrativo è tangibile, con sequenze meno azzeccate di altre e alcuni passaggi dialogati poco riusciti. Star Wars: Gli ultimi Jedi difatti, ottava pellicola della saga di Guerre stellari e il secondo della cosiddetta Trilogia sequel, non è un film perfetto, sicuramente più confuso e caotico rispetto al precedente di J.J. Abrams, il quale aveva diretto un sequel a metà tra nostalgia e innovazione senza allontanarsi troppo dalla scia narrativa che aveva caratterizzato la prima trilogia, costruendo un prodotto (forse fin troppo) equilibrato che strizzando l'occhio ad "Una nuova speranza" cercava di accontentare tutti i fan della saga. Rian Johnson al contrario (regista conosciuto soprattutto per Looper, un film fantascientifico intrigante ed affascinante ma non proprio solidissimo), partendo appunto dalla base di fondo lasciata dal Risveglio della Forza, stravolge tutte le carte, in un continuo alternarsi di plot twist e colpi di scena disseminati nelle 2 ore e mezza della pellicola, che ribaltano completamente l'universo dei Jedi così come lo avevamo conosciuto. E sorprendentemente tutto, anche se parzialmente, funziona.

domenica 26 maggio 2019

The War: Il pianeta delle scimmie (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/06/2018 Qui - Quando, nel lontano 2010, 20th Century Fox annunciò il reboot della saga de Il Pianeta delle Scimmie in pochi avrebbero puntato un euro sulla riuscita dell'operazione. Il periodo era quello dei remake da parte di tutte le case cinematografiche, segno, secondo molti, di povertà creativa. Le idee originali, ad Hollywood, sembravano latitare e Rise of the planet of the apes uscì un po' in sordina. Il successo di pubblico e critica fu immediato e lo stesso fu per Dawn of the planet of the apes, nonostante il passaggio di regia nelle mani di Matt Reeves. Ed è per questo che ci si aspettava una conclusione ad altissimi livelli per chiudere una trilogia prequel d'autore. Così è stato. The War: Il pianeta delle scimmie (War for the Planet of the Apes), film del 2017 diretto e co-sceneggiato dal regista statunitense, è il film (un film che si regge benissimo sulle proprie gambe, malgrado gli ovvi rimandi non solo ai due prequel ma anche alla saga originale, con una chiusa nient'affatto scontata, di certo non per come matura) più riuscito dell'intero trittico dedicato alle scimmie. Questa nuova trilogia (una saga che è partita abbastanza bene con il film di Rupert Wyatt ed è andata a crescere: come ambizioni, epicità e anche come durata dei film) de Il pianeta delle scimmie è infatti e probabilmente uno dei casi di blockbuster fantascientifici più interessanti dei nostri tempi. Perché sì, dopo l'incipit finale di Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie era quello che ci si aspettava da questo capitolo (molto probabilmente) finale, ovvero la spettacolare resa dei conti, ma ciò avviene in modo (alternativo, più adulto) ancor più migliore di quello che si prospettava, giacché The War: Il pianeta delle scimmie è il punto di arrivo che non ci saremmo mai aspettati all'inizio della saga, qualcosa di più unico che raro nel cinema hollywoodiano contemporaneo, qualcosa che si può certamente paragonare ad altri due blockbuster del 2017 (ed entrambi visti quest'anno, entrambi con risultati e giudizi finali più che lusinghieri): Logan: The Wolverine di James Mangold e Blade Runner 2049 di Denis VilleneuveThe War difatti non è solo un film di guerra (perché anche qui siamo di fronte ad una rielaborazione di generi riuscitissima, western, azione e fantascienza), un'opera stratificata e complessa capace di raggiungere un lirismo epico e un respiro cinematografico d'altri tempi, accompagnato però da uno spettacolo visivo sempre protagonista.

venerdì 1 febbraio 2019

Fungus the Bogeyman (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/10/2016 Qui - Fungus, andato in onda in due parti, il 16 e il 23 settembre, è un atipico e alquanto strano film tv girato in live-action, prodotto da Imaginarium Studios Production per Sky Television, e tratto dall'omonimo libro per bambini di Raymond Briggs, Fungus The Bogeyman. Incentrato sul bizzarro personaggio di Bogeyman, diventato un cult tanto da ispirare anche Paul McCartney nel brano BogeyMusic, il film racconta la storia di Fungus (Bogeyman, L'Uomo Nero), strano essere che vive nel sottosuolo insieme alla moglie Mildew e al figlio Mould, e il cui lavoro (come quello di tutti i Bogeyman), è fare scorribande notturne nel "Mondo di sopra", quello degli umani, per seminare il panico tra di loro. Tra ribellioni e fughe del figlio, e rocambolesche avventure per riportarlo a casa, Fungus abbandonerà il suo aspetto 'mostruoso' per prendere le sembianze umane e mimetizzarsi nel loro mondo, scoprendo ogni giorno cose nuove. Il film vede un cast d'eccezione con Timothy Spall (Il discorso del re, Turner) nelle sembianze umane di Fungus, e la partecipazione di Dean-Charles Chapman, il giovane attore britannico che interpreta il ruolo di Tommen Baratheon nella serie tv Il Trono di Spade a partire dalla quarta stagione. Fungus, film britannico del 2015, è forse quello più originale e divertente di quelli visti, perché grazie ai bellissimi costumi e geniali intuizioni è davvero simpatico. Non tanto alcune immagini disgustose e orripilanti (c'è veramente di tutto e puzzolente) che condiscono i vestiti, le case e la vita di questi strani esseri, quanto per il modo in cui il film è concepito, divertire divertendo. Anche se non è che fa proprio ridere, ma è proprio per questo che alcune trovate nonostante la prevedibilità (come quella della storia, un po' campata per aria a volte) e la bruttezza di alcune fa sorridere. Si sorride per il modo in cui il regista immagina il sottosuolo e le dinamiche dei personaggi, ma anche per la 'stranezza', sia visiva sia fantasiosa del mondo immaginato e poi messo pazzescamente in scena. Un mondo sia brutto che bello, capovolto e intricato nonché abbastanza non spiegato adeguatamente per risultare interessante. Comunque è un film che si lascia vedere, anche se a volte il rischio di vomitare è elevato, difatti esagerano davvero tanto in fatto di 'abbellimenti' insaturi. In ogni caso originale e fresco, ma non eccezionale. S.V.

mercoledì 23 gennaio 2019

Star Wars: Il risveglio della Forza (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/09/2016 Qui - Chissà perché ma neanche a farlo apposta questo è il mio 300esimo post, niente di incredibile ma in questa occasione è capitato di recensire il film più atteso, poiché dopo un'attesa di 9 mesi (no non è nato nessuno), e dopo aver assistito a due mesi di pubblicità, trailer e cose varie (dribblando anche gli spoiler), finalmente grazie a Sky sono riuscito a vedere l'ultimo capitolo di una delle saghe di fantascienza più longeve, famose e conosciute di sempre, Star Wars. Perché io, nonostante non sono un fan accanito (ma solo amante del cinema e della fantascienza) ero impaziente di vedere, conoscere e capire le dinamiche, le situazioni e i nuovi personaggi di questo settimo capitolo. Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens) è infatti il settimo episodio della saga di Guerre stellari, il sequel della trilogia originale, così simile nei contenuti a quella straordinaria che dopo aver visto questo, mi è venuto il dubbio che questo fosse un remake sotto mentite spoglie. E difatti è proprio per ciò che il film mi è piaciuto tanto, per le sensazioni (e non solo) simili provate a distanza di anni. Eccezionali le sequenze d'azione, i personaggi e i momenti più drammatici, anche se le emozioni non sono più le stesse, ma era scontato, d'altronde son passati quasi 40 anni. Il film poi come è ovvio riprende la storia, il film (del 2015 diretto, co-scritto e co-prodotto dal bravissimo J. J. Abrams) è infatti ambientato all'incirca trent'anni dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi, e racconta della ricerca di Luke Skywalker (scomparso ormai da tempo) da parte dell'indipendente e solitaria Riley (Daisy Ridley)il soldato pentito Finn (John Boyega) e il pilota di caccia Poe (Oscar Isaac), grazie ad una traccia nascosta nel droide BB-8 e della loro lotta al fianco della Resistenza, guidata da veterani dell'Alleanza Ribelle come la principessa Leila (Carrie Fisher), divenuta un generale, che insieme a nuovi amici, nemici e volti noti, come quello di Ian Solo (Harrison Ford) e del fidato Chewbecca, lotteranno contro il minaccioso Kylo Ren (Adam Driver) e il Primo Ordine, successore dell'Impero Galattico, sotto il comando del leader supremo Snoke (Andy Serkis).

martedì 4 dicembre 2018

Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/02/2016 Qui - Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie (Dawn of the Planet of the Apes) è un film del 2014 diretto da Matt Reeves. E' il sequel de L'alba del pianeta delle scimmie uscito nel 2011. E' però, questo secondo capitolo della nuova trilogia, il sesto film (più 2 serie tv) dal 1968. In principio era Charlton Heston, l'astronauta ammarato sul Pianeta delle Scimmie (senza dubbio un grandissimo e bellissimo, stupendo classico del cinema e della fantascienza), ora tutto gira intorno al cyber-protagonista: l'attore-scimmia digitale Andy Serkis. Il film si colloca temporalmente dieci anni dopo l’evasione delle scimmie dal laboratorio e l'inizio della diffusione del virus tra gli umani. Il virus che loro stessi hanno involontariamente creato, ha ridotto la popolazione umana al 5%, se non estinta, invisibile. I pochi sopravvissuti immuni al contagio si organizzano in una comunità insediata nelle rovine di San Francisco, capeggiata da Dreyfus (Gary Oldman). Le scimmie invece, rifugiatosi nella foresta, vivono tranquille nella cresciuta società costruita di villaggi di legno, credendo di essere ormai soli. Questa fantascientifica preistoria scimmiesca società dei primati è guidata da Cesare, che ha messo su famiglia e impostato le basi di una civiltà, in cui vengono trasmessi i principi base della convivenza pacifica (scimmia non uccide altra scimmia), dove graffiti in inglese, linguaggio dei segni e principi pacifisti la fanno da padrone, e in cui la diffusione della conoscenza ha un posto di rilievo. Ma il mondo è piccolo e gli umani si imbattono nella tribù di primati, che non sono proprio bendisposti con la nostra razza. E neanche noi nei loro confronti; loro più forti e tendenzialmente pacifici, noi più intelligenti ma tradizionalmente più guerrafondai. Gli umani infatti hanno un bisogno urgente di elettricità, e l'unica soluzione sembra essere proprio una diga situata nella foresta dove vivono le scimmie. Le due razze proveranno ad instaurare una collaborazione, tuttavia sia tra le scimmie che tra gli umani c’è chi pensa che una via pacifica sia impossibile e questo porterà ad una spaccatura tra chi vuole la guerra e chi invece pensa si possa vivere in pace.